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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 24 Febbraio 2009
PARLAMENTO EUROPEO: GARANTIRE L’INFORMAZIONE E LA CONSULTAZIONE DEI LAVORATORI  
 
Bruxelles, 24 febbraio 2009 - Il Parlamento europeo sollecita una corretta trasposizione nel diritto nazionale della direttiva che impone alle imprese l´obbligo d´informazione e consultazione dei lavoratori, chiedendo agli Stati membri di prevedere pene sufficientemente severe in caso di violazione. Li invita inoltre a istituire sistemi a tutela dei rappresentanti dei lavoratori, assicurando che le loro mansioni possano essere svolte durante l´orario di lavoro e, quindi, essere debitamente retribuite. La direttiva 2002/14/Ce è la prima direttiva dell’Unione europea a stabilire in maniera generale un obbligo di informazione e consultazione dei lavoratori a livello di imprese. Approvando con 598 voti favorevoli, 21 contrari e 32 astensioni la relazione di Jean Louis Cottigny (Pse, Fr), il Parlamento constata però che la sua trasposizione ha accumulato «un ritardo considerevole» in taluni Stati membri e ingiunge a quelli che non l´hanno trasposta correttamente di farlo «al più presto». Alcuni di essi, infatti, non hanno tenuto in conto nelle loro misure di recepimento del caso specifico dei giovani lavoratori, delle donne che lavorano a orario ridotto o dei lavoratori occupati per un breve lasso di tempo con contratti a tempo determinato. Chiede quindi alla Commissione di adottare quanto prima misure che consentano di assicurare un corretto recepimento della direttiva e di avviare procedure di infrazione contro quelli che non l´abbiano recepita o che non la abbiano recepita correttamente. Il Parlamento esorta poi gli Stati membri a istituire sanzioni «efficaci, proporzionate e dissuasive» in caso di inosservanza delle regole in materia di diritto all’informazione e alla consultazione dei lavoratori. In tale contesto ritiene necessario individuare e mettere a disposizione degli Stati membri una griglia di sanzioni possibili che potrebbero adottare. Ribadisce inoltre che la sussidiarietà «non può costituire una giustificazione per la mancata ottemperanza . All´obbligo di istituire sanzioni sufficientemente severe che inducano i datori di lavoro a evitare qualsiasi violazione». Ma le informazioni che, se rese note, potrebbero avere ripercussioni estremamente negative sull’impresa «dovrebbero essere soggette all´obbligo di assoluta riservatezza fino al momento della decisione finale su questioni economiche sostanziali concernenti l´impresa (ad esempio sotto forma di una "lettera di intenti")». I deputati invitano inoltre tutti gli Stati membri che non ne dispongano di istituire sistemi di tutela dei rappresentanti dei lavoratori e di prevedere efficaci forme di tutela complementari a favore dei rappresentanti dei lavoratori per i casi di fallimento delle trattative. Ritengono anche necessario definire le modalità di esecuzione dell´incarico di rappresentante dei lavoratori «affinché le relative mansioni possano essere svolte durante l´orario di lavoro e quindi debitamente retribuite». Rilevano poi l´esigenza di garantire ai rappresentanti dei lavoratori dell´amministrazione pubblica e delle imprese statali o del settore finanziario gli stessi diritti di informazione e consultazione attribuiti alle altre categorie di lavoratori. Il Parlamento ritiene anche necessario «ritornare sulla possibilità di ricorrere alla consultazione diretta» per evitare che il datore di lavoro «intervenga in questioni che rientrano nell´ambito della negoziazione collettiva di competenza dei sindacati, come ad esempio le retribuzioni». I deputati, inoltre, chiedono di valutare la necessità di modificare le soglie di organico dell´impresa o dello stabilimento sulla cui base viene applicata la direttiva, per «non escludere dal suo campo di applicazione le microimprese». Invitano poi la Commissione ad adoperarsi affinché, nell’ambito delle decisioni relative a operazioni di fusione e acquisizione, «vengano rispettate le regole nazionali e comunitarie in materia di informazione e consultazione». Infine, il Parlamento chiede alla Commissione di presentare una relazione sulla valutazione dei risultati ottenuti mediante l´applicazione della direttiva 2002/14/Ce per quanto riguarda il rafforzamento del dialogo sociale e la capacità di anticipazione, prevenzione e occupabilità nel mercato del lavoro, ma anche sull´efficacia della direttiva stessa nell´evitare eventuali difficoltà amministrative, giuridiche e finanziarie all´interno delle piccole e medie imprese, integrandola, se del caso, con opportune proposte. .  
   
   
PARLAMENTO EUROPEO, PROFESSIONI: UN "PASSAPORTO" PER PROMUOVERE I SERVIZI TRANSFRONTALIERI  
 
Bruxelles, 24 febbraio 2009 - Il Parlamento rileva la necessità di una "tessera professionale europea" che, contenendo informazioni sulla carriera dei professionisti, abbia lo scopo di agevolarne la mobilità all´interno dell´Ue. Gli obiettivi sarebbero di contribuire alla sicurezza dei cittadini che si avvalgano di servizi transfrontalieri, ridurre gli oneri amministrativi e i costi, stimolare la fornitura di servizi temporanei e fornire informazioni rilevanti ai datori di lavoro per facilitare assunzioni transfrontaliere. La mobilità nell´Unione europea resta bassa, in quanto solo il 4% della forza lavoro ha vissuto e lavorato in un altro Stato membro e circa il 2% vive e lavora attualmente in un altro Stato membro. Approvando con 607 voti favorevoli, 21 contrari e 27 astensioni la relazione di Charlotte Cederschiöld (Ppe/de, Se), il Parlamento sottolinea che «il valore aggiunto di una tessera professionale europea, assieme alle attuali misure intese a facilitare e stimolare la mobilità, deve essere riconosciuto per la maggior parte delle professioni». A sostegno di questa tesi, i deputati ricordano che l´introduzione ("considerando") alla direttiva 2005/36/Ce sul riconoscimento delle qualifiche professionali rileva che «l´introduzione, a livello europeo, di tessere professionali . Potrebbe agevolare la mobilità dei professionisti, in particolare accelerando lo scambio di informazioni tra lo Stato membro ospitante e lo Stato membro di origine». Tale tessera, inoltre, «dovrebbe rendere possibile controllare la carriera dei professionisti che si stabiliscono in vari Stati membri . [e] contenere informazioni . Sulle qualifiche professionali del professionista (università o istituto frequentato, qualifiche ottenute, esperienza professionale), il suo domicilio legale, le sanzioni ricevute in relazione alla sua professione e i particolari della pertinente autorità competente». In proposito, il Parlamento nota che in alcune professioni regolamentate ed armonizzate, quali quelle di avvocato e di professionista della salute, esistono o sono in fase di istituzione tessere professionali europee. Ma in altre professioni ciò «sembra difficile». Sottolinea inoltre che l´introduzione di una tale tessera potrebbe rappresentare un vantaggio anche per le professioni non regolamentate e non armonizzate, «in quanto assumerebbe una funzione informativa, specialmente per i datori di lavoro e i consumatori, come nel caso della maggior parte delle professioni liberali». Il Parlamento chiede quindi alla Commissione di accertare se una tessera professionale europea, congiuntamente ad altre misure, potrebbe: contribuire alla sicurezza dei cittadini in caso di contatto con un prestatore di servizi transfrontalieri, poiché sarebbero in grado di accertarne identità e qualifiche, apportare una semplificazione amministrativa e una riduzione dei costi, sostituire nel lungo termine gli schedari e i fascicoli cartacei e accrescere la trasparenza, stimolare la fornitura di servizi temporanei, stimolare la fornitura dei corrispondenti servizi di elevata qualità nell´Ue e in Stati terzi, servire quale mezzo di comunicazione delle informazioni rilevanti ai destinatari di servizi, «al fine di proteggere meglio la salute e la sicurezza dei consumatori», servire quale mezzo di comunicazione delle informazioni rilevanti ai datori di lavoro (nel settore pubblico e privato), «al fine di facilitare l´assunzione a livello transfrontaliero». Precisa peraltro «che qualsiasi altra misura pubblica debba implicare una descrizione ben definita dei tipi di professione e delle necessità specifiche che la tessera deve soddisfare». Caratteristiche della tessera professionale europea - I deputati ritengono che qualsiasi tessera professionale, se esiste sufficiente domanda per la sua introduzione, «dovrebbe essere il più semplice, facile e liberale possibile, evitando nuovi oneri burocratici», e «potrebbe stabilire una "lingua comune" nelle qualifiche di alcune professioni». Insistono poi sul fatto che tale tessera «dovrebbe essere utilizzata soltanto come prova del diritto di circolare, senza costituire una condizione per tale circolazione». Rilevano inoltre che la tessera non dovrebbe creare nuovi ostacoli, in particolar modo alle persone con qualificazioni minori o meno specifiche. Ribadendo che l´utilizzo di una o più tessere europee dovrebbe rispettare le differenze tra professioni o Stati membri, il Parlamento ritiene che le professioni stesse dovrebbero finanziarne lo sviluppo e l´applicazione, «ove lo ritengano opportuno». Sottolinea poi che l´informazione su tale tessera «deve essere affidabile, convalidata e aggiornata regolarmente dalle autorità nazionali competenti», e potrebbe includere i dati contenuti nei Cv Europass. Fermo restando che l´accesso ai dati contenuti nella tessera «deve attenersi ai più alti standard di protezione della vita privata». Riconoscimento delle qualifiche professionali - Più in generale, il Parlamento incoraggia quindi tutte le iniziative intese a facilitare la mobilità transfrontaliera, «quale strumento di efficiente funzionamento dei mercati del lavoro e dei servizi e quale mezzo per stimolare la crescita economica in ambito Ue». E, al riguardo, sottolinea la responsabilità dell´Ue di rendere più facile la mobilità geografica ed occupazionale, migliorando la trasparenza, il riconoscimento e la comparabilità delle qualifiche e garantendo al contempo la sicurezza dei pazienti e dei consumatori. I deputati, infatti, rilevano che sussistono ostacoli importanti per le persone che vogliono lavorare in un altro Stato membro, tant´è che il 20% dei ricorsi ricevuti da Solvit nel 2007 riguardava il riconoscimento delle qualifiche professionali richieste per esercitare una professione regolamentata. Sollecitano quindi gli Stati membri in ritardo a recepire la direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali (2005/36/Ce), esortandoli a lavorare per un approccio «più armonizzato al riconoscimento delle qualifiche e delle specializzazioni, a semplificare i relativi processi amministrativi e a ridurre i costi a carico dei professionisti». .  
   
   
PARLAMENTO EUROPEO: MISURE SPECIFICHE PER PROMUOVERE IL TERZO SETTORE  
 
Bruxelles, 24 febbraio 2009 - Cooperative, mutue, associazioni, imprese, organizzazioni sociali e fondazioni contribuiscono a un modello economico sostenibile. E´ quanto afferma il Parlamento europeo chiedendo misure adeguate per farle prosperare, quali l´accesso agevolato al credito e sgravi fiscali, lo sviluppo del microcredito, l´introduzione di statuti europei, nonché un adeguato finanziamento dell´Ue e incentivi. Occorre anche promuovere il dialogo fra le istituzioni pubbliche e i rappresentanti del settore. L´economia sociale - o "terzo settore" - si è sviluppata attraverso forme imprenditoriali organizzative e/o giuridiche particolari come cooperative, mutue, associazioni, imprese e organizzazioni sociali e fondazioni. Approvando con 580 voti favorevoli, 27 contrari e 44 astensioni la relazione di Patrizia Toia (Alde/adle, It), il Parlamento osserva che si tratta di 2 milioni di imprese (ossia il 10% del totale europeo), solitamente piccole e medie (Pmi) «che contribuiscono a un modello economico sostenibile in cui gli individui sono più importanti del capitale» e che rappresentano il 6% dei posti di lavoro totali. Secondo i deputati, unendo redditività e solidarietà, l´economia sociale «svolge un ruolo essenziale nell´economia europea permettendo la creazione di posti di lavoro di qualità e il rafforzamento della coesione sociale, economica e territoriale». Più in particolare, aiuta inoltre a rettificare tre tipi principali di squilibri sul mercato del lavoro: «la disoccupazione, il precariato e l´esclusione sociale e lavorativa dei disoccupati» e «svolge un ruolo nel miglioramento dell´occupabilità, crea posti di lavoro solitamente non soggetti a delocalizzazione e contribuisce al conseguimento degli obiettivi enunciati nella strategia di Lisbona». Genera inoltre capitale sociale, promuove «la cittadinanza attiva, la solidarietà e una visione dell´economia fatta di valori democratici» e appoggia lo sviluppo sostenibile e l´innovazione sociale, ambientale e tecnologica. Il Parlamento riconosce però che l´economia sociale «potrà prosperare e sviluppare tutto il suo potenziale soltanto se potrà beneficiare di premesse e condizioni politiche, legislative e operative adeguate». Pertanto esse non dovrebbero essere soggette all´applicazione delle stesse regole di concorrenza delle altre imprese e necessitano «di un quadro giuridico certo, (. ) che permetta loro di operare su un piano di parità rispetto alle altre imprese». L´unione europea e gli Stati membri debbono quindi riconoscere l´economia sociale e i soggetti che ne fanno parte nell´ambito della loro legislazione e delle loro politiche. In tale ambito, il Parlamento propone che queste misure comprendano: «l´accesso agevolato al credito e sgravi fiscali, lo sviluppo del microcredito, l´introduzione di statuti europei per le associazioni, le fondazioni e le mutue, nonché un adeguato finanziamento dell´Unione europea e incentivi per sostenere meglio le organizzazioni dell´economia sociale che operano nei settori di mercato ed extra-mercato e che vengono create a scopi di utilità sociale». Più in particolare, il Parlamento chiede alla Commissione di tener conto della realtà dell´economia sociale nella revisione della politica degli aiuti di Stato. La invita inoltre a non ostacolare le normative nazionali in materia societaria e fiscale, «come quelle che si applicano alle cooperative nel settore bancario e in quello della grande distribuzione, che operano sulla base dei principi della mutualità, della democrazia societaria, della trasmissione intergenerazionale del patrimonio, dell´indivisibilità delle riserve, della solidarietà, nonché dell´etica del lavoro e dell´impresa». Commissione e Stati membri dovrebbero inoltre sviluppare programmi che offrano sostegno finanziario, informazione, consulenza e formazione, e semplificare il processo di costituzione di tale tipo di imprese (ad esempio riducendo i requisiti di capitale iniziale per le società), al fine di «aiutarle a fronteggiare un´economia sempre più globale, peraltro attualmente colpita dalla crisi finanziaria». Dovrebbero anche creare strumenti e incentivi mirati e facilitare, in caso di crisi, «la possibilità di trasformare le imprese in imprese di proprietà dei lavoratori». Al contempo, la Commissione dovrebbe definire chiare regole che stabiliscano quali entità possano operare legalmente come imprese dell´economia sociale e introdurre efficaci barriere giuridiche di accesso per garantire che solo queste possano beneficiare di finanziamenti o di politiche pubbliche concepite a loro favore. Il Parlamento invita poi la Commissione a integrare l´economia sociale nelle sue altre politiche e strategie in materia di sviluppo sociale, economico e imprenditoriale, a valutare la possibilità di riattivare la linea di bilancio specifica per l´economia sociale e a determinare condizioni atte ad agevolare gli investimenti nell´economia sociale, in particolare attraverso fondi per gli investimenti, la concessione di crediti garantiti e di sovvenzioni. Chiede infine alla Commissione di promuovere il dialogo fra le istituzioni pubbliche e i rappresentanti dell´economia sociale a livello nazionale e comunitario «per stimolare la comprensione reciproca e promuovere le buone prassi». .  
   
   
DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA IN EUROPA: IL RITORNO DELLE CARAVELLE  
 
Roma, 24 febbraio 2009 - Per due giorni, su invito della Commissione europea e della Regione Toscana, duecento rappresentanti di associazioni, organizzazioni non governative e reti di cittadini hanno discusso lo scorso fine settimana a Firenze della democrazia partecipativa in Europa , pensando alle prossime elezioni europee ed alla legislatura che inizierà a metà luglio quando si riunirà a Strasburgo il settimo Parlamento europeo eletto a suffragio universale e diretto. I sondaggi dell´Eurobarometro indicano da tempo un costante livello di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni pubbliche prima di tutto nazionali ed in misura minore europee mentre in tutti i paesi dell´Unione europea è calato drasticamente il numero degli iscritti ai partiti ed ai sindacati ed è aumentato il numero degli iscritti ad associazioni culturali e di volontariato. Le nostre democrazie rappresentative nazionali vivono da tempo in una situazione di malessere che si accompagna ad una crescente incapacità di risolvere problemi a dimensione sovranazionale. Di fronte a questa situazione, le risposte del potere politico non si indirizzano sempre verso una maggiore democrazia ma crescono invece le spinte autoritarie, si fa strada un populismo diffuso e trovano spazio elettorale tendenze xenofobe e di intolleranza. Il punto di partenza delle riflessioni di Firenze è stata la consapevolezza che lo sviluppo della democrazia partecipativa a livello europeo può rafforzare la democrazia rappresentativa o meglio può creare le condizioni per dare forma e sostanza ad una democrazia rappresentativa che esiste nelle istituzioni europee ancora allo stato embrionale. Infatti e contrariamente a quel che avviene a livello nazionale, gli elettori europei non determinano con il loro voto la formazione di un governo europeo né la scelta del Presidente dell´esecutivo dell´Unione e non esiste una vita politica comparabile a quella dei nostri paesi. Laddove i governi nazionali hanno negato al Parlamento europeo un potere di codecisione, il Consiglio dei Ministri ed il Consiglio europeo deliberano spesso senza un controllo effettivo parlamentare in materie democraticamente sensibili come la politica estera e le questioni di sicurezza e giustizia. La costituzione europea conteneva un titolo dedicato alla "vita democratica nell´Unione europea" all´interno del quale erano previsti nuovi strumenti per lo sviluppo della democrazia partecipativa in Europa. Nel Trattato di Lisbona è stato invece eliminato il riferimento diretto alla vita democratica nell´Unione ed è stata cancellata l´espressione "democrazia partecipativa" insieme ai simboli della dimensione sovranazionale come la legge, la bandiera e l´inno europei. È stato mantenuto invece il diritto dei cittadini europei di chiedere alla Commissione europea - ad iniziativa di almeno un milione di elettori - di proporre al Consiglio e al Parlamento di legiferare in un settore non coperto dalle norme europee, uno strumento di democrazia diretta che già conosciamo in Italia e Austria con risultati deludenti poiché rari sono stati i casi in cui il Parlamento ha prestato attenzione alle proposte dei cittadini. Il Trattato di Lisbona prevede inoltre la consultazione delle organizzazioni europee della società civile sulle politiche dell´Unione, una pratica già ampiamente usata dalla Commissione europea che - insieme alla trasparenza e all´accesso all´informazione - costituisce solo una premessa alla democrazia partecipativa. Fra le pratiche partecipative è stata ricordata a Firenze la Convenzione di Aarhus in materia ambientale che è entrata in vigore nel 2001 ed è stata fatta propria dall´Unione europea con una decisione del Consiglio nel 2005. Pur prevedendo oltre all´informazione anche la partecipazione dei cittadini e l´accesso alla giustizia, la Convenzione di Aarhus è ancora largamente disattesa dai governi nazionali e dalle istituzioni europee mettendo in evidenza che l´obbligatorietà di una norma non provoca direttamente la sua attuazione ma che è necessario incentivarne l´applicazione e prevedere sanzioni nei casi in cui essa sia stata violata. In questo spirito, si è proposto a Firenze di proporre l´inserimento nei prossimi regolamenti delle politiche comuni con implicazioni finanziarie (ricerca, ambiente, cultura, giovani, educazione. ) l´obbligo di consultazione previsto nei regolamenti dei fondi strutturali. Fra gli strumenti discussi a Firenze anche in vista dei negoziati europei sul finanziamento dell´Unione, si distingue il bilancio partecipativo inventato a Porto Alegre in Brasile e sviluppatosi prima in America Latina e poi in un numero crescente di città europee. Allo strumento dei bilanci partecipativi in Europa è stata dedicata recentemente una ricerca della Fondazione Hans-böckler con studi monografici che si possono trovare sul sito www. Buergerhaushalt-europa. De. Nel presentare i risultati della ricerca, il professor Yves Sintomer ha parlato significativamente del "ritorno delle Caravelle" poiché per la prima volta le strade dell´innovazione istituzionale sono andate da Ovest a Est e dal Sud al Nord. Al tema del bilancio partecipativo è stato associato a Firenze quello dei beni comuni ed in particolare di quali beni possono essere garantiti a livello europeo - specialmente attraverso le finanze dell´Unione - e non più a livello nazionale. In questo quadro, è emersa l´idea di una terza Convenzione Europea, dopo quelle sulla Carta dei diritti e sull´avvenire dell´Europa, dedicata ai beni comuni ed al bilancio dell´Unione. Pubblicheremo prossimamente una sintesi delle discussioni di Firenze per consentire anche ai nostri lettori di intervenire con commenti e proposte sulle riflessioni avviate dal Forum sulla democrazia partecipativa. Pier Virgilio Dastoli Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea . .  
   
   
EUROPA E STATI UNITI: INSIEME PER LE MISSIONI SU GIOVE E SATURNO  
 
Bruxelles, 24 febbraio 2009 - Recentemente due principali agenzie spaziali hanno preso una decisione epocale: collaboreranno in due progetti importanti, vale a dire nelle missioni dedicate allo studio di Giove e Saturno e dei loro satelliti. L´agenzia spaziale europea (Esa) e l´americana Nasa (National Aeronautics and Space Administration) hanno deciso di riunire i propri progetti segnando un importante passo avanti nel partenariato in questo ambito. Grazie a questa decisione sorgono soprattutto enormi potenzialità per ottenere nuove conoscenze sul nostro sistema solare. Le iniziative, avviate pressoché in contemporanea ma separatamente dalle due agenzie, sono ora confluite in un unico progetto, che richiama grande attenzione e mira a coniugare i concept e le offerte d´eccellenza dei due giganti del settore. Per la ricerca nell´ambito della planetologia, questo partenariato rappresenta la possibilità di trovare risposta a una delle domande che persistono da più tempo in questo ambito: esistono altri pianeti oltre al nostro che presentano condizioni di abitabilità? "Questa missione congiunta rappresenta un´ottima sfida dal punto di vista dell´esplorazione e costituirà una pietra miliare nella planetologia del Xxi secolo," ha sottolineato David Southwood, direttore del Dipartimento per l´esplorazione scientifica e robotica dell´Esa. "Sono certo dell´assoluta correttezza della cooperazione transatlantica che abbiamo portato avanti fino a questo momento così come di quella futura, sia tra Stati Uniti e Europa, che tra Nasa e Esa e all´interno delle rispettive comunità scientifiche. Dobbiamo metterci al lavoro. " Nel 2008 la Nasa ha selezionato due mission concept (tra i quattro progetti proposti nel corso del 2007). Uno dei progetti prevedeva l´esplorazione di Europa (la luna di Giove) e l´oceano d´acqua presente sotto la sua superficie, mentre l´altro prevedeva di riesplorare Titano, un satellite di Saturno. Analogamente, in seguito a un concorso del 2007, l´Agenzia spaziale europea si apprestava a selezionare due progetti finalisti per la missione principale. Il primo prevedeva di orbitare attorno a Giove (e di atterrare possibilmente su Europa), mentre il secondo prevedeva di orbitare attorno a Titano e di esplorarlo, così come di esplorare Enceladus, un altro satellite di Saturno. A metà febbraio le due agenzie si sono riunite a Washington, negli Stati Uniti, per analizzare le proposte avanzate da entrambe e per discutere l´attuabilità della collaborazione nelle missioni denominate Europa Jupiter System Mission e Titan Saturn System Mission. In questa occasione hanno deciso di dare la precedenza alla missione relativa al sistema di Giove, il cui lancio è programmato per il 2020. L´incontro ha rappresentato il primo passo di un progetto che richiederà studi più approfonditi e un´attenta programmazione. "Questa decisione rappresenta una situazione di equo beneficio per tutte la parti coinvolte," ha affermato Ed Weiler, Associate Administrator della direzione per le missioni scientifiche della Nasa. "Sebbene la Jupiter System Mission sia stata scelta per una prima opportunità di volo, per la comunità scientifica la missione relativa al sistema di Saturno continua ad essere una priorità. " Per la missione su Giove, il progetto prevede che Esa e Nasa costruiscano due veicoli spaziali distinti, che verranno lanciati nel 2020. Nel 2026 veicoli spaziali raggiungeranno la loro destinazione, dove si fermeranno per i tre anni successivi per svolgere ricerche. Lo studio comprenderà analisi approfondite di Giove e dei suoi satelliti Io, Ganimede, Callisto e Europa (un satellite considerato particolarmente interessante per la sua eventuale abitabilità alla luce del suo oceano putativo). Il contributo europeo alla missione su Giove sarà portato a termine sotto la supervisione della direzione per l´esplorazione scientifica e robotica dell´agenzia Esa, mentre il laboratorio della Nasa per i jet a propulsione gestirà la parte del progetto condotto dalla Nasa per conto della direzione Nasa per le missioni scientifiche. Per ulteriori informazioni, visitare: Agenzia spaziale europea (Esa) http://www. Esa. Int/esacp/index. Html Portale della Commissione europea dedicato allo spazio: http://ec. Europa. Eu/enterprise/space/index_en. Html Nasa (National Aeronautics and Space Administration): http://www. Nasa. Gov/home/index. Html .  
   
   
EUROREGIONE NORD/EST -ALPE-ADRIA-PANNONIA: DA IERI HA UNA SEDE A KLAGENFURT IN AUSTRIA, TRIESTE DOVRÀ ATTENDERE LEGA E FRATTINI VOGLIONO ANCHE LA LOMBARDIA  
 
Klagenfurt (Austria), 24 febbraio 2009 - Se a Roma i governi Prodi e Berlusconi non hanno ancora approvato le norme nazionali che consentono la nascita dell’ Euroregione, ieri è arrivato l’annuncio, da parte del presidente della Karinzia Gerhard Doerfler, che a Vienna è stata approvata la legge del Land. Nel dare la notizia il presidente della Karinzia ha voluto sottolineare che nei colloqui trilaterali tra Carin­zia, Friuli Venezia Giulia e Vene­to dopo la morte di Haider quale sede interinale del Gect era stata proposta Klagenfurt pertanto Trieste diventerà comunque la sede dell’ Euroregione. Ovviamente da ieri l’ Euroregione, avendo un punto di riferimento, potrà muoversi ed avviare i propri progetti nel frattempo si spera in un analogo provvedi­mento governativo italiano per la Regione Friuli Venezia Giula e per il Veneto. Intanto Klagenfurt, avrà un ruolo trainante per coordinamento e di supporto alle prime iniziative. I progetti che al momento potrebbero trovare sostegno proprio nei partner dell´Euroregione sono: il corridoio ferroviario Baltico-adriatico e la candidatura trinazionale al Campionati del mondo di sci alpino. Da considerare invece che sia la Lega Nord, che il ministro degli esteri Frattini avevano suggerito un tipo diverso di Euroregione che tenesse in considerazione anche la Lombardia. .  
   
   
LA COMMISSIONE EUROPEA AUTORIZZA LA MODIFICA DEL REGIME ITALIANO DI CONFERIMENTO DI CAPITALE AGLI ISTITUTI DI CREDITO  
 
 Bruxelles, 24 febbraio 2009 - La Commissione europea ha accettato, ai sensi delle norme in materia di aiuti di Stato previste dal trattato Ce, alcune modifiche al regime italiano di ricapitalizzazione approvato dalla Commissione il 23 dicembre 2008 (vedi Ip/08/2059). Le modifiche forniscono essenzialmente alle banche un´opzione alternativa per la remunerazione dei titoli. Il regime modificato rispetta le indicazioni date dalla Commissione sulle misure di sostegno alle banche nel contesto della crisi finanziaria (vedi Ip/08/1495 e Ip/08/1901). Esso prevede, in particolare, una remunerazione adeguata per l´intervento statale e opportuni incentivi per un´uscita anticipata dal regime di aiuti. Le misure modificate sono dunque compatibili con l´articolo 87, paragrafo 3, lettera b) del trattato Ce, che permette la concessione di aiuti per porre rimedio ad un grave turbamento dell´economia di uno Stato membro. Neelie Kroes, commissario responsabile per la concorrenza, ha dichiarato: "Le autorità italiane hanno chiesto il permesso di modificare l´impianto del loro regime per renderlo più interessante per le banche sane che intendono utilizzare capitali statali soltanto per un periodo molto breve. Il regime modificato garantisce una remunerazione adeguata per lo Stato ed incoraggia l´uscita anticipata ed è altresì in linea con le norme Ue". Il regime approvato dalla Commissione il 23 dicembre 2008 consente all´Italia di sottoscrivere strumenti di debito subordinati, computabili nel patrimonio di vigilanza di base core tier 1. Potranno beneficiare della ricapitalizzazione solo banche giudicate fondamentalmente solide sulla base del loro livello di spread sui contratti di credit default swap (Cds), del rating loro attribuito e dell´ulteriore valutazione effettuata dalla Banca d´Italia. La dotazione di capitale è limitata al 2% del valore dell’insieme delle attività della banca ponderate per il rischio e, in linea di massima, entro un livello dell´8% del capitale tier 1. Le condizioni di remunerazione comprendono un coupon iniziale con clausole di step-up fissi, aumenti della remunerazione connessi ai pagamenti di dividendi ed al costo di finanziamento dello Stato italiano nonché un premio sul prezzo di riscatto che aumenta col passare del tempo. Per il regime di ricapitalizzazione sono state fissate anche condizioni relative alla politica dei dividendi, alla remunerazione dei vertici aziendali e a impegni comportamentali oltre che un codice etico. La modifica principale al regime precedente è l´introduzione di un´opzione di remunerazione alternativa con un coupon iniziale più elevato ed un livello annuo del coupon più alto fino al 2014 in cambio di un prezzo di riscatto inferiore fissato al valore nominale fino al giugno 2013. È inoltre prevista la possibilità che lo Stato partecipi alle ricapitalizzazioni qualora vi sia una partecipazione di investitori privati pari ad almeno il 30% ed a parità di condizioni rispetto a questi. Il regime prevede l´obbligo adeguato di presentare relazioni alla Commissione per garantire l´opportuno controllo delle misure. La Commissione ha concluso che il regime modificato relativo agli apporti di capitale costituisca uno strumento adeguato, necessario e proporzionato per ristabilire la fiducia dei mercati finanziari e per consentire alle banche italiane di continuare a garantire il credito all´economia reale. In particolare, la Commissione ha concluso che il livello di remunerazione è adeguato e garantisce che la partecipazione dello Stato al capitale delle banche sia quanto più breve possibile. .  
   
   
BANCHE: FAISSOLA, BENE APPROVAZIONE UE A PIANO GOVERNO PER PATRIMONIALIZZAZIONE  
 
Milano, 24 febbraio 2009 - L’associazione Bancaria Italiana valuta positivamente l’approvazione, giunta il 20 febbraio dalla Commissione Europea, alle modifiche apportate al piano italiano di ricapitalizzazione delle banche. “Il via libera di Bruxelles – ha detto il Presidente dell’Abi, Corrado Faissola - apre la strada a una soluzione in linea con le norme europee, tenendo anche conto delle ultime modifiche apportate. Le misure messe a punto, riservate solo alle banche giudicate ‘fondamentalmente solide’, costituiscono un ulteriore riconoscimento per il nostro sistema, che anche di fronte alla crisi sta continuando a sostenere famiglie e imprese”. .  
   
   
UNIPOL BANCA CAMBIA NOME: NASCE UGF BANCA  
 
Bologna, 23 febbraio 2009 - Da ieri Unipol Banca cambia nome e diventa Ugf Banca. Il cambiamento del nome nasce dalla volontà di armonizzare le diverse realtà, bancarie e assicurative, che compongono Ugf - Unipol Gruppo Finanziario. Carlo Salvatori, Amministratore Delegato di Ugf, ha dichiarato: “Nella strategia di Ugf, il ruolo della Banca è quello di ampliare e meglio qualificare l´offerta di servizi e consulenza proposta ai nostri clienti dalle reti distributive di Aurora e Unipol. La nuova denominazione di Ugf Banca è funzionale a conseguire una sua maggiore integrazione con le reti delle agenzie assicurative, ed è coerente con l’obiettivo di una più forte e riconoscibile identità dell’intero nostro Gruppo. ” Ugf Banca conta 299 filiali presenti in 18 regioni e 78 province, nella maggior parte, ad oggi 183, filiali bancarie integrate con agenzie assicurative: un doppio servizio con un solo interlocutore, chiaro e semplice per le esigenze più articolate di famiglie e imprese. “ Non si tratta soltanto di “cambiare il nome” – ha sottolineato Luciano Colombini, Direttore Generale di Ugf Banca - ma di proseguire con determinazione sempre maggiore nel percorso di integrazione e distinzione sul mercato. Trasparenza, accessibilità, vicinanza al cliente, attenzione alle esigenze delle imprese, capacità di cogliere le opportunità che offre il mercato: questo è ciò che Ugf Banca porta con sé, aggiungendo oggi modernità e dinamicità , grazie alla forza che deriva dall’essere parte di Unipol Gruppo Finanziario. ” La ridenominazione riguarda anche le Società appartenenti al Gruppo Bancario: Unipol Merchant e Cooperleasing che diventano rispettivamente Ugf Merchant, la Banca per le Imprese attiva nel merchant banking e nei finanziamenti a medio e lungo termine, e Ugf Leasing, la specializzata nel leasing che opera in tutti i settori produttivi rivolgendosi alle imprese di ogni dimensione e mercato e ai liberi professionisti. Alcuni aspetti legati al cambio del marchio saranno operativi già a partire da ieri, in primis i nuovi siti internet della Banca (www. Ugfbanca. It), Merchant Bank (www. Ugfmerchant. It) e Società di Leasing (www. Ugfleasing. It). .  
   
   
GENERALI INCORPORA ALLEANZA. APPROVATO PIANO11 DI INTEGRAZIONE DELLE ATTIVITA’ ASSICURATIVE DI ALLEANZA E TORO IN UNA NEWCO. NASCE UNA NUOVA COMPAGNIA VITA E DANNI  
 
Roma/Milano/Torino, 24 febbraio 2009. I Consigli di Amministrazione di Generali, Alleanza e Toro hanno esaminato ed approvato ieri un piano che prevede la fusione per incorporazione di Alleanza e Toro in Generali, previo conferimento delle attività assicurative di Alleanza e Toro in una nuova società controllata interamente da Generali. In particolare, con il conferimento saranno trasferite nella nuova realtà le riserve tecniche, gli attivi patrimoniali a copertura delle stesse, gli altri attivi e passivi correlati e ulteriori cespiti o elementi dell’attivo di Alleanza e Toro idonei a garantire la copertura del fabbisogno relativo al margine di solvibilità. Al termine dell’operazione, Generali deterrà quindi l’intero capitale sociale della nuova compagnia e avrà il pieno controllo delle attuali partecipazioni di Alleanza, fra cui il 100% di Generali Properties e il 50% di Intesa Vita. Per quanto riguarda la Governance della nuova compagnia: Amato Luigi Molinari, attuale Presidente di Alleanza, sarà Presidente della nuova realtà; Luigi De Puppi, oggi Presidente e Ad di Toro, ricoprirà il ruolo di Amministratore Delegato. Motivazioni Strategiche Dell’operazione L’operazione contemplata nel piano è finalizzata a: disporre di una maggiore spinta competitiva sul mercato domestico attraverso la creazione di un´unica compagnia assicurativa vita e danni, che si avvantaggerà delle competenze di prodotto e delle capacità distintive delle reti distributive di Alleanza e Toro e potrà contare sulla più estesa e capillare struttura mista di vendita in Italia con oltre 18. 000 persone e circa 2. 000 punti vendita. Grandi vantaggi deriveranno dalla forte complementarietà dei canali distributivi delle compagnie e dell’offerta assicurativa: le reti di Toro si fondano su agenti e sono molto presenti nel Nord Ovest, quella di Alleanza è composta da dipendenti e produttori liberi ed è fortemente presente nelle altre aree del Paese. Inoltre, la combinazione delle due aziende garantirà grosse potenzialità di cross selling di prodotto attraverso le rispettive reti su un bacino di 3,3 milioni di clienti; garantire, attraverso la nuova struttura distributiva unica nel suo genere, un’offerta completa di prodotti idonei a soddisfare pienamente le esigenze assicurative e previdenziali della famiglia, il segmento che costituirà il target di riferimento della nuova compagnia. Grazie infatti alla nuova realtà Alleanza potrà distribuire prodotti danni retail alla propria clientela e Toro, a sua volta, rafforzare la presenza nel settore vita supportata dal know-how di Alleanza; realizzare entro il 2012 sinergie di ricavo e di costo stimate a regime in € 160 milioni annui lordi. L’operazione consente anche di generare a partire dall’esercizio 2011 e per 9 anni, risparmi fiscali annui per circa € 60 milioni, ovvero circa € 40 milioni al netto del costo-opportunità relativo al pagamento dell’imposta sostitutiva di cui al D. L. 185/08. Sul versante delle sinergie si evidenzia come quelle di ricavo – stimate in circa € 100 milioni ante imposte, da portare a regime nel 2012 – deriveranno principalmente dalle opportunità sopra illustrate di cross selling. Le sinergie di costo – stimate in circa € 60 milioni ante imposte, da portare a regime nel 2012 – deriveranno in particolare dal pieno ingresso di Alleanza nel modello operativo di Gruppo basato su servizi comuni a livello di territorio; aumentare la flessibilità nell’utilizzo degli asset di Alleanza al fine di una migliore allocazione del capitale. Giovanni Perissinotto, Amministratore Delegato del Gruppo Generali dichiara: “L’operazione consente al Gruppo Generali di rafforzare ulteriormente il suo posizionamento competitivo nel mercato domestico. Con l’integrazione di due realtà eccellenti come Toro e Alleanza, creiamo una combinazione distributiva unica in Italia al servizio dei bisogni assicurativi delle famiglie italiane. Crediamo anche che queste siano la tempistica e la modalità ideali per raggiungere un assetto che, rispettando le specificità dei marchi e delle reti distributive, ci porterà benefici duraturi migliorando allo stesso tempo la struttura del nostro capitale”. Effetti Economici, Finanziari E Patrimoniali Dell’operazione - Grazie al forte contenuto industriale, il Piano genera valore sia per gli azionisti di Alleanza che per quelli di Generali. In particolare per Generali l’operazione, anche senza sinergie, è immediatamente accrescitiva in termini di Embedded Value per azione. Considerando anche le sinergie l’Embedded Value per azione è previsto salire di circa il 2%. Anche in termini di utili prospettici Ifrs per azione la transazione è a regime accrescitiva. Per quanto riguarda la solvibilità, l’indice Solvency Ii, calcolato sulla base del modello interno di Economic Balance Sheet che ha come riferimento il rating Aa, migliora; l’operazione risulta invece neutra in termini di Solvency I. Non si determina alcun incremento dell’indebitamento di Gruppo. Rapporto Di Cambio Della Fusione Per Incorporazione Di Alleanza In Generali - Il rapporto di cambio applicabile all’incorporazione di Alleanza in Generali, esaminato in data odierna dai Consigli di Amministrazione – con l’assistenza dei rispettivi advisor – è stato fissato nella misura di n. 0,33 azioni ordinarie di Generali per ogni azione ordinaria di Alleanza. Il rapporto di cambio riflette un premio rispettivamente del 6% e del 13% rispetto al rapporto di cambio medio espresso dai prezzi di Borsa degli ultimi 3 e 6 mesi. Il rapporto di cambio è stato determinato sulla base di valutazioni, informazioni e dati sia storici che prospettici disponibili alla data odierna, riflessi anche nelle analisi valutative effettuate dagli advisor e confermati nelle rispettive fairness opinion. E’ peraltro intenzione delle parti fare quanto possibile affinché i dividendi, che Generali ovvero Alleanza dovessero distribuire in occasione dell’approvazione del bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2008, siano di ammontare tale da non richiedere una modifica del rapporto di cambio. Ai fini delle valutazioni relative al rapporto di cambio, il Consiglio di Amministrazione di Generali è stato assistito da Mediobanca e Ubs Investment Bank e il Consiglio di Amministrazione di Alleanza da Bnp Paribas e Jp Morgan. Per la determinazione del rapporto di cambio sono state considerate le seguenti metodologie di valutazione: la somma delle parti, le medie storiche dei prezzi di Borsa, i multipli di mercato di società comparabili e il metodo dei target price pubblicati dagli analisti finanziari. La congruità, dal punto di vista finanziario, del rapporto di cambio è stata confermata dalle fairness opinion predisposte dai medesimi consulenti finanziari. Come previsto dalla normativa applicabile, la congruità del rapporto di cambio fissato nel progetto di fusione sarà oggetto di valutazione da parte di uno o più esperti indipendenti nominati dal Presidente del Tribunale di Trieste, su istanza congiunta di Generali ed Alleanza. Il calcolo del rapporto di cambio e i metodi adottati saranno descritti in dettaglio nelle relazioni dei Consigli d’Amministrazione sul progetto di fusione e nella documentazione informativa da predisporsi per le Assemblee straordinarie degli azionisti. Per effetto della fusione, sulla base della attuale composizione del capitale sociale di Generali e del sopraccitato rapporto di cambio, la percentuale di partecipazione al capitale sociale di Generali post fusione dei vecchi azionisti si riduce di circa il 9%. Mancanza Dei Presupposti Per Il Diritto Di Recesso - Agli azionisti di Alleanza non spetterà il diritto di recesso, in quanto non si realizza alcuna delle condizioni previste dagli articoli 2437 e 2437-quinquies Cod. Civ. In particolare, entrambi gli statuti di Generali e Alleanza prevedono che le società abbiano ad oggetto l’esercizio di attività assicurativa, quindi, il perfezionamento dell’operazione non determinerà alcun cambiamento significativo dell’attività sociale. Le azioni di Generali sono – e rimarranno successivamente alla fusione – quotate sul Mercato Telematico Azionario. Tempistica Dell’operazione - Sulla base delle valutazioni preliminari svolte dai Consigli di Amministrazione di Generali, Alleanza e Toro, e subordinatamente all’ottenimento delle autorizzazioni da parte delle Autorità competenti, si prevede di poter realizzare i principali passaggi dell’operazione secondo la seguente tempistica: entro marzo 2009: approvazione da parte dei Consigli di Amministrazione di Generali, Alleanza e Toro del progetto di fusione; luglio 2009: assemblee straordinarie di Generali, Alleanza e Toro per l’approvazione dell’operazione di fusione; settembre 2009: stipulazione degli atti di conferimento da parte di Alleanza e Toro e stipulazione dell’atto di fusione. I titoli Alleanza cesseranno di essere quotati sul Mercato Telematico Azionario per effetto della fusione in Generali. Fermi restando gli obiettivi del piano di riorganizzazione e la struttura del Gruppo risultante dalla sua realizzazione, le modalità attuative delle diverse fasi in cui si articola il piano potranno essere riviste alla luce delle indicazioni e richieste provenienti dalle autorità competenti. Parti Correlate E Interessi Degli Amministratori - La riorganizzazione prospettata si configura come operazione con parti correlate ai sensi degli Articoli 2391-bis Cod. Civ. E 71-bis del regolamento Consob n. 11791/1999 (che fa riferimento alla definizione riportata nel principio contabile Ias 24), in quanto Generali è la società controllante di Alleanza, detenendo (direttamente e tramite altre società appartenenti al proprio Gruppo) una partecipazione di circa il 50,4% del capitale sociale di quest’ultima, nonché azionista unico di Toro. Alleanza e Toro sono soggette all’attività di direzione e coordinamento da parte di Generali. Nella predisposizione e nell’approvazione del piano, Generali e Alleanza si sono conformate ai principi previsti dalle linee guida in materia di operazioni con parti correlate approvate dai rispettivi Consigli d’Amministrazione, anche alla luce delle raccomandazioni contenute nel Codice di Autodisciplina delle società quotate. Alcuni amministratori di Generali, Alleanza e Toro sono portatori di interessi ai sensi dell’Articolo 2391 Cod. Civ. , in quanto ricoprono la carica di amministratori anche in una delle (o in entrambe le) altre società coinvolte nell’operazione, ovvero sono legati da un rapporto di lavoro subordinato con una delle altre società coinvolte. A questo riguardo, tali amministratori, nel corso delle riunioni odierne dei Consigli di Amministrazione delle rispettive società, hanno reso le dichiarazioni richieste in conformità alla normativa applicabile e nel rispetto dei principi di governance delle società stesse. Per effetto dell’operazione, non sono previste variazioni dei compensi dei membri del Consiglio di Amministrazione di Generali e delle sue controllate, né modifiche all’attuale struttura di governance. Organi O Amministratori Che Hanno Partecipato All’operazione E Advisor - L’operazione è stata seguita: (i) per Generali, dall’Amministratore Delegato Giovanni Perissinotto, (ii) per Alleanza, dal Presidente Amato Luigi Molinari e (iii) per Toro, dal Presidente e Amministratore Delegato Luigi De Puppi. Generali è assistita dagli advisor finanziari Mediobanca e Ubs Investment Bank, mentre Alleanza è assistita da Bnp Paribas e Jp Morgan. Toro è assistita da Kpmg per gli aspetti valutativi del proprio compendio aziendale ai fini del conferimento. Gli aspetti legali sono curati da Freshfields Bruckhaus Deringer Llp. The Boston Consulting Group fornisce la propria assistenza con riguardo agli aspetti industriali. Mediobanca detiene una partecipazione pari al 14,1% in Generali e intrattiene direttamente, o per il tramite delle rispettive controllate, rapporti continuativi – anche di natura finanziaria – con il Gruppo Generali. A sua volta Generali è titolare di una partecipazione pari all’1,99% del capitale sociale di Mediobanca. Tali rapporti non sono ritenuti rilevanti ai fini del conferimento dell’incarico e dell’indipendenza di Mediobanca nella sua qualità di advisor finanziario di Generali, con riferimento alla suddetta operazione. .  
   
   
NEL 2008 L’EXPORT ITALIANO TIENE IL PASSO DEI MAGGIORI COMPETITOR EUROPEI MALGRADO IL RALLENTAMENTO MEDIO ANNUO DELLE VENDITE SUI MERCATI INTERNAZIONALI (- 0,5%) IN LINEA CON GERMANIA (-0,7%) E FRANCIA (-0,8%).  
 
Roma, 24 febbraio 2009 - Nonostante gli effetti della crisi economica internazionale abbiano condizionato, negli ultimi mesi, le performance esportative delle imprese italiane, a causa soprattutto del rallentamento della domanda globale, il nostro Paese chiude il 2008 con un lieve rallentamento medio annuo delle vendite di prodotti sui mercati internazionali (- 0,5%), in linea con i principali competitor europei, Germania e Francia, che tuttavia fanno registrare, nello stesso periodo, una flessione più accentuata, rispettivamente dello 0,7% e 0,8%. Se si guarda all’andamento di medio periodo (2004-2008), l’Italia risulta, inoltre, il secondo Paese esportatore europeo in termini di crescita media annua dell’export (+6,7%) preceduta solo dalla Germania (+8,3%), con un valore delle vendite pari a 365, 8 miliardi di euro. Nel corso del 2008, rispetto all’anno precedente, le esportazioni complessive hanno mostrato una crescita del 2%, con incrementi maggiori nel settore agroalimentare (+9,6%), metalli e prodotti in metallo e macchine ed apparecchi meccanici (+3%). In leggero rallentamento, invece, la performance esportativa sui mercati europei che mostra, per lo stesso periodo, una contrazione pari allo 0,7% , malgrado l’accelerazione delle vendite per il comparto agroalimentare (+10,3%). “Nonostante la difficile congiuntura mondiale che ha fatto sentire i suoi effetti soprattutto negli ultimi mesi del 2008, l’Italia continua a mantenere le proprie posizioni sui mercati internazionali - commenta Edoardo Pollastri, Presidente di Assocamerestero - Se la flessione dell’andamento delle esportazioni italiane non è stata così evidente è per merito del dinamismo delle nostre imprese e dell’impegno e della costanza dei soggetti impegnati nell’internazionalizzazione delle pmi. Le Camere di Commercio Italiane all’Estero hanno dato al Governo la propria disponibilità per il sostegno alle politiche di promozione del made in Italy nel mondo”. .  
   
   
REGIONE TRENTINO-ALTO ADIGE/SÜDTIROL: RIPARTITE LE COMPETENZE FRA GLI ASSESSORI DELLA NUOVA GIUNTA REGIONALE L’ESECUTIVO REGIONALE IN PIENA OPERATIVITÀ  
 
Trento, 24 febbraio 2009 - Il Presidente della Regione Luis Durnwalder ha firmato il decreto che assegna le competenze agli assessori della nuova Giunta regionale, che può ora lavorare nella piena operatività. Di seguito, nel dettaglio, la ripartizione delle competenze, così come stabilito dal decreto. Al Presidente della Regione Luis Durnwalder è riservata la trattazione dei seguenti affari: Rapporti con gli Organi dello Stato e con Organismi interregionali, nazionali ed europei; affari istituzionali; partecipazioni societarie; gestione del Testo Unificato delle leggi regionali sulle iniziative per la promozione dell’integrazione europea e disposizioni per lo svolgimento di particolari attività di interesse regionale, approvato con D. P. G. R. 23 giugno 1997, n. 8/L, ad eccezione degli interventi ai sensi del combinato disposto dell´art. 5 - commi 1 e 2 e dell´art. 2 - comma 1 lett. D), f), j), relativamente alla valorizzazione delle minoranze etniche del Testo medesimo; interventi a favore delle popolazioni dei paesi extracomunitari ai sensi della L. R. 30 maggio 1993, n. 11 e successive modificazioni; ordinamento del servizio antincendi, degli enti di credito a carattere regionale, delle Camere di Commercio, dei Libri fondiari, della cooperazione; eventuali materie non riservate alla competenza di altri assessori. Al Vice Presidente Sostituto Lorenzo Dellai è riservata la trattazione dei seguenti affari: normativa di attuazione in materia di organizzazione giudiziaria e coordinamento delle funzioni regionali per assicurare l’operatività degli uffici del Giudice di pace; iniziative al fine di contribuire alla funzionalità degli uffici giudiziari; ordinamento degli Uffici regionali e del personale ad essi addetto; bilancio; patrimonio; applicazione dei principi di trasparenza, di partecipazione, di semplificazione e di autocertificazione e in materia di protezione dei dati personali; Bollettino Ufficiale. Alla Vice Presidente - Assessore effettivo Martha Stocker è riservata la trattazione dei seguenti affari: interventi a favore della famiglia nel campo della previdenza integrativa e delle assicurazioni sociali; interventi a sostegno della previdenza complementare volti a incentivare e sostenere lo sviluppo delle prestazioni pensionistiche aggiuntive; Pensplan e pensione complementare; ordinamento delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (Ipab) e delle aziende pubbliche di servizi alla persona (Apsp); ordinamento degli enti previdenziali e sanitari. All’assessore effettivo Margherita Cogo è riservata la trattazione dei seguenti affari: Ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni, comprese le istituzioni di nuovi comuni e modifiche alle loro circoscrizioni e denominazioni; ordinamento del personale dei comuni, iniziativa popolare e referendum per le leggi regionali; elezioni dei consigli comunali; ordinamento degli enti pararegionali; contributi di miglioria in relazione ad opere pubbliche eseguite dagli altri enti pubblici nell’ambito del territorio regionale; espropriazione per pubblica utilità non riguardanti opere a carico prevalente e diretto dello Stato e le materie di competenza provinciale. All’assessore effettivo Florian Mussner è riservata la trattazione dei seguenti affari: Interventi ai sensi del combinato disposto dell’art. 5 – commi 1 e 2 dell’art. 2, comma 1, lett. D, f, j, relativamente alla valorizzazione delle minoranze etniche del Testo Unificato delle leggi regionali sulle iniziative per la promozione dell’integrazione europea e disposizioni per lo svolgimento di particolari attività di interesse regionale, approvato con D. P. G. R. 23 giugno 1997, n. 8/L. .  
   
   
IN VENETO LA COSTITUZIONE ITALIANA TRADOTTA E COMMENTATA IN ARABO: UNA PRIMA NAZIONALE  
 
Padova, 24 febbraio 2009 L´opera, a cura di Anci Sa, è stata realizzata in occasione del Sessantesimo anniversario della Carta. Verrà presentata alla stampa venerdì 27 febbraio alle 11. 45 in Comune a Padova; presenti Zanonato, Pegoraro, Pillon e Menara La Costituzione Italiana tradotta e commentata in lingua araba. L´opera, a cura di Anci Sa (la società che fornisce servizi amministrativi per conto di Anciveneto), è una “prima” assoluta in Italia: verrà presentata alla stampa venerdì 27 febbraio alle 11. 45 nella sala Bresciani Alvarez di Palazzo Moroni – Padova. Nell´occasione interverranno Flavio Zanonato, sindaco di Padova, Lucio Pegoraro, ordinario di Diritto Pubblico Comparato all´Università di Bologna, Cesare Pillon, presidente Anci Sa e Dario Menara, amministratore delegato Anci Sa. Le prime 62 pagine del libro - che si legge “al contrario”, come vuole la cultura araba – presentano i commenti alla Costituzione scritti dal prof. Pegoraro; nella seconda metà viene riportato il testo vero e proprio in lingua araba. .  
   
   
BOLZANO: DA OGGI DURNWALDER IN GHANA, TOGO E BENIN: IERI INCONTRO CON ALPIDIO BALBO  
 
Bolzano, 24 febbraio - Con il volo da Monaco il presidente Durnwalder parte il 24 febbraio per l´Africa occidentale, nel viaggio che in dieci giorni lo porterà a visitare alcuni progetti finanziati dalla Provincia in Ghana, Togo e Benin. Si tratta delle iniziative di cooperazione internazionale coordinate dal Gruppo Missionario Merano presieduto da Alpidio Balbo. Da decenni il Gmm è impegnato in Benin, Togo e Ghana nella realizzazione di pozzi per l´acqua potabile, di scuole e strutture sanitarie, nella promozione delle adozioni a distanza e del dialogo tra le culture. "La Provincia negli ultimi anni sostiene 52 progetti in questi Paesi - ha ricordato Durnwalder - con finanziamenti per circa 1,3 milioni €. " Dei progetti avviati, 36 sono in Benin, 6 in Togo e 10 in Ghana. Ieri 23 febbraio a Palazzo Widmann il presidente Durnwalder ha incontrato Balbo, che per ragioni di salute non potrà accompagnarlo nel viaggio. Con il commerciante di Merano, che dal 1971 opera in Africa occidentale portando aiuti e instaurando legami tra quei paesi e i gruppi in Italia, Durnwalder ha fatto il punto delle diverse iniziative e approfondito alcuni aspetti del suo viaggio. Luis Durnwalder è accompagnato in Africa dal suo Capo di gabinetto Klaus Luther e dalla direttrice dell´Ufficio Affari di gabinetto, responsabile per la cooperazione internazionale, Elisabeth Spergser. Con loro anche il giornalista e scrittore meranese Paolo Valente, che segue attualmente alcuni progetti di cooperazione in Africa. La delegazione rientra in Alto Adige giovedì 5 marzo. .  
   
   
TOSCANA, MARTINI: «NO A NUOVI CENTRI DI IDENTIFICAZIONE E ESPULSIONE» PERPLESSITÀ DI FRONTE AL MANCATO COINVOLGIMENTO DELLE REGIONI NELLE SCELTE  
 
 Firenze, 24 febbraio 2009 - «Condivido pienamente il dissenso espresso ieri da vari amministratori locali, sia in Toscana che in altre regioni, a proposito della creazione di nuovi Centri di identificazione e espulsione annunciati dal Ministero degli Interni». Così il presidente della Regione Claudio Martini commenta la notizia che anche la Toscana potrebbero ospitare nuove sedi di Cie permanenti. «Sembra – ha aggiunto Martini - che sia arrivato il momento delle decisioni, ma quello che ci lascia perplessi è il mancato coinvolgimento delle Regioni in queste scelte. E’ evidente che in questo modo diventa difficile costruire quella collaborazione tra governo e istituzioni locali che è necessaria per poter affrontare e cercare di risolvere questo genere di problemi». «Nel merito – ha concluso il presidente Martini – la Regio ne Toscana ha sempre sostenuto che questi strumenti sono inefficaci, mortificano la dignità delle persone e non risolvono il problema dell’immigrazione clandestina. Quello che chiediamo invece al governo è un impegno forte verso politiche che affrontano l’immigrazione rispettando i diritti delle persone e favorendo l’integrazione tra i popoli». .  
   
   
SALUTE SUL LAVORO: PARTE DA PESARO E URBINO UNA CAMPAGNA DI PREVENZIONE NEL COMPARTO DEL LEGNO.  
 
 Ancona, 24 febbraio 2009 - Partira` a breve un progetto sperimentale di prevenzione per i lavoratori del comparto del legno delle Marche e, in particolare del distretto legno della provincia di Pesaro e Urbino. Le linee guida sono definite da un protocollo d´intesa che sara` sottoscritto da Regione, Inail, Ispesl (Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro), Cgil-cisl-uil, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Claai, Confapi, Confindustria Pesaro Urbino e Asur. ´Il settore del legno ´ dichiara l´assessore regionale alla Salute, Almerino Mezzolani ´ e` tra quelli caratterizzati dalla maggiore incidenza infortunistica e dalla persistenza di patologie da lavoro, per questo si e` deciso di attivare ed estendere a livello territoriale esperienze gia` fatte a livello nazionale´. I dati parlano della presenza al 2006 sul territorio regionale di 3422 unita` produttive, di cui 1506 nella provincia di Pesaro e Urbino. Gli addetti, nel 2005, erano 18. 360 (circa la meta` nella stessa provincia del nord delle Marche). Nel periodo 2000-2006 gli infortuni sono stati 10. 193 (5509 a Pesaro-urbino) e 520 malattie professionali denunciate (360 nella provincia di Pesaro e Urbino). ´Si tratta di un progetto ´ continua Mezzolani ´ che integra gli aspetti di informazione, formazione, comunicazione e assistenza alle imprese con quelli di vera e propria verifica, in modo da diffondere tra tutti gli addetti una maggiore cultura della sicurezza´. L´intesa, della durata di tre anni, privilegera` la ricerca della massima condivisione da parte delle imprese destinatarie, stimolandone l´interesse e il coinvolgimento attivo nell´incremento delle condizioni di sicurezza degli ambienti di lavoro. Tra gli obiettivi anche l´allargamento della platea dei soggetti coinvolti nelle azioni della campagna, in particolare dei datori di lavoro e dei lavoratori delle microimprese; il coinvolgimento delle aziende anche per filiere produttive; l´attenzione alla crescita della sensibilita` e capacita` di intervento dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza aziendali e territoriali; l´attenzione ai lavoratori stranieri; lo sviluppo di sensibilita` e competenza anche tra i soggetti che a vario titolo affiancano il datore di lavoro. .  
   
   
REGIONE EMILIA-ROMAGNA - SECONDA RIUNIONE DEL "TAVOLO DI CRISI". GIUDIZIO POSITIVO SULL´INTESA NAZIONALE SUGLI AMMORTIZZATORI IN DEROGA E ACCORDO SU TEMPI CERTI E STRETTI PER L´APPLICAZIONE A LIVELLO LOCALE  
 
Bologna, 24 febbraio 2009 – Giudizio positivo sull’accordo tra Governo e Regioni sugli ammortizzatori sociali e sul lavoro svolto al tavolo nazionale dal presidente dell’Emilia-romagna Vasco Errani e accordo sulla tempistica per la definizione a livello locale delle modalità di applicazione degli ammortizzatori sociali in deroga. E’ quanto stabilito dalla seconda riunione del “tavolo di crisi”, l’organismo che riunisce istituzioni, mondo economico, sindacati, sistema bancario e che è stato voluto dal presidente della Regione Vasco Errani come luogo di confronto per seguire l’evoluzione della crisi in Emilia-romagna e promuovere nuove occasioni di sviluppo. Il tavolo è partito dall’analisi delle condizioni di applicazione dell’intesa fin qui raggiunta a Roma e non appena si concluderà il lavoro dei tavoli tecnici nazionali - che definiranno la quantità di risorse per ogni Regione e le modalità di intervento - si riunirà nuovamente per un’intesa sulle modalità di applicazione a livello locale e sui soggetti destinatari degli interventi . Il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Bertelli e l’assessore alle attività produttive Duccio Campagnoli hanno riproposto, ottenendo la piena condivisione di tutte le parti sociali ed economiche, l’accordo per costruire una pre-intesa basata sull’impegno collettivo a salvaguardare l’occupazione ed evitare soluzioni traumatiche unilaterali, come i licenziamenti. Dall’emilia-romagna, inoltre, parte la richiesta al governo di poter utilizzare immediatamente, in via transitoria e con le modalità già definite lo scorso anno per gli strumenti in deroga, le risorse già sbloccate come anticipo per le Regioni (10 milioni di euro). Si è, inoltre, valutato positivamente l’efficacia dell’accordo sul credito - su cui l’Abi ha portato dati relativi al primo mese di attività - decidendo che saranno fatti step di verifica per monitorarne l’efficacia, in modo da garantire il sostegno alle imprese per attraversare la crisi, e valutare possibili forme di estensione dell’intesa alle famiglie. .  
   
   
“SVILUPPO LOCALE E RECESSIONE GLOBALE. QUALI STRUMENTI PER LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI.” SEMINARIO, ORGANIZZATO DA AIDA E LEGAUTONOMIE LOMBARDIA, RIVOLTO AGLI AMMINISTRATORI PUBBLICI E AGLI OPERATORI DELLO SVILUPPO  
 
Milano, 24 febbraio 2009 - Aida - Associazione Italiana delle Agenzie di Sviluppo Locale e Marketing Territoriale e Legautonomie Lombardia organizzano a Milano il workshop “Sviluppo Locale E Recessione Globale. Quali Strumenti Per Le Pubbliche Amministrazioni”. Attraverso quest’iniziativa, Aida e Legautonomie Lombardia vogliono offrire agli amministratori pubblici e agli operatori dello sviluppo l’occasione di confrontarsi sui modelli di governance e di collaborazione istituzionale e sui dispositivi finanziari su cui fare leva per promuovere interventi di sviluppo territoriale duraturi e sostenibili, anche in un contesto di crisi economica globale come l’attuale. Saranno approfonditi due ambiti tematici: gli strumenti finanziari provinciali, regionali, nazionali ed europei a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni per lo sviluppo locale. Il ruolo che possono svolgere le pubbliche amministrazioni in collaborazione con le agenzie di sviluppo locale nell’affrontare momenti di recessione e di crisi economica come l’attuale, come era già avvenuto negli anni ’90 nel rilancio dei territori in situazione di crisi industriale. Il seminario è rivolto in particolare ad amministratori pubblici, esperti e operatori provenienti da Comuni, Province, Comunità montane (e rispettive reti), agenzie di sviluppo locale, Bic, Camere di Commercio e loro aziende speciali, finanziarie regionali e altri operatori finanziari. Prima sessione (Ore 10. 00 – 12. 30) - Presentazione: Daniela Gasparini – Presidente pro-tempore Aida Angela Fioroni – Segretaria Legautonomie Lombardia; Ore 10. 30 – 11. 00 Il “patto di lucidità”: come avvicinare istituzioni e paese reale Fabrizio Pezzani – Università Bocconi; Ore 11. 00 – 11. 20 Agenzie di sviluppo locale: modelli a confronto Renato Galliano – Presidente Eurada - European Association of Development Agencies, Luigi Campitelli; Presidente Ebn – European Bic Network; Ore 11. 30 – 13. 00 Discussione: Crisi economica e nuove forme di cooperazione istituzionale Modera: Francesco Cerisano, giornalista Italia Oggi Ne discutono: On. Oriano Giovanelli – Presidente Legautonomie nazionale; Piergiorgio Monaci – Direttore Settore Attività Economiche e Innovazione, Provincia di Milano; Pier Attilio Superti – Segretario Generale Anci Lombardia; Umberto Fava – Direttore Agenzia di sviluppo Langhe Monferrato Roero **Roberta dall’Olio, Ervet; Seconda Sessione (Ore 14. 00 - 16. 30) - Discussione: Crisi economica e nuovi strumenti finanziari per lo sviluppo locale Modera: Francesco Cerisano, giornalista Italia Oggi; Ne discutono: Maria Bonfanti – Vice presidente Coordinamento nazionale Bcc, Stefano Robol - Direttore Generale Trentino Sviluppo, Emanuel Danieli - Direttore Fidindustria Emilia Romagna, **Rappresentante Cassa Deposito e Prestiti, **Rappresentante Bei – Banca Europea per gli Investimenti. Conclusioni : Daniela Gasparini – Presidente Aida. L’adesione al seminario è gratuita. Per motivi organizzativi è obbligatoria la prenotazione. Numero di posti limitati. Lunedì 2 Marzo 2009 (ore 10. 00 – 16. 30) Palazzo Castiglioni - Sala Turismo c/o Unione Ctsp della Provincia di Milano C. So Venezia 49, Milano (Mm1 fermata Palestro) www. Aidaweb. Org, www. Legautonomie. It Per confermare la propria partecipazione contattare: Aida - Associazione Italiana delle Agenzie di Sviluppo Locale e Marketing Territoriale c/o Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo Gianluca Sala (sala@milanomet. It) Tel. 02-24126 540 www. Aidaweb. Org www. Legautonomie. It .  
   
   
BOLZANO, FSE: 13 MILIONI PER FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO DEI LAVORATORI  
 
Bolzano, 24 febbraio 2009 - Per sovvenzionare attività formative “anticrisi”, la Giunta ha approvato oggi il bando Fse che mette a disposizione 13 milioni di euro per interventi urgenti a sostegno delle imprese e dell’occupazione. Domande entro il 15 aprile. "Per i lavoratori colpiti dalla crisi è fondamentale garantire l´opportunità di non perdere contatto con la realtà aziendale e utilizzare questa fase di rallentamento della produzione per migliorare le proprie competenze", sottolinea l´assessore Barbara Repetto. ”La Giunta vuole offrire interventi che attenuino l’impatto negativo dell’attuale fase di crisi sui soggetti più a rischio sul mercato del lavoro – afferma l’assessore provinciale Barbara Repetto - e allo stesso tempo promuovere l’adattabilità dei lavoratori e dell’imprese nonché l’aumento delle conoscenze del lavoratore. ” Il bando Fse varato dalla Giunta prevede di dare priorità ai progetti di formazione rivolti ad imprese e settori che in Alto Adige presentano segnali di crisi. Devono quindi prevedere attività formative e di accompagnamento indirizzate alla riqualificazione e all’innalzamento delle competenze di lavoratori e degli imprenditori. Le priorità per realizzare gli obiettivi del Fse sono interventi formativi rivolti a persone over 45 (in particolare donne) occupate in ambiti oggetto di cambiamenti nei sistemi produttivi e in settori colpiti da crisi economica; progetti rivolti ai lavoratori con contratti di lavoro precari, atipici e flessibili (part-time, stagionali) con particolare rilevanza a coloro che sono presenti in settori colpiti da crisi economica; interventi formativi rivolti ad occupati in settori produttivi che sono fortemente esposti alla concorrenza internazionale e a fenomeni di delocalizzazione produttiva. Il bando si rivolge inoltre a progetti per aziende interessate da processi di ristrutturazione (es. Mobilità, Cigs), progetti formativi che valorizzano il contributo delle parti sociali e degli imprenditori attraverso un percorso di coinvolgimento attivo, progetti che prevedono lo sviluppo del lavoro autonomo o l’avvio di imprese da parte di persone over 50, in particolare per la creazione di nuove imprese sociali. Il bando sarà pubblicato sul sito del Servizio Fse e sul Bollettino ufficiale della Regione il 3 marzo. Il termine per presentare le proposte di progetto da ammettere a finanziamento scade il 15 aprile 2009. .  
   
   
LOIERO AI SINDACI RIUNITI A LAMEZIA TERME: “DALLA REGIONE INTERVENTI PER UN MILIARDO E 300 MILIONI PER I DANNI DEL MALTEMPO”  
 
 Lamezia Terme, 24 febbraio 2009 - Il Presidente della Regione Agazio Loiero, incontrando i sindaci e altri soggetti istituzionali a Lamezia Terme per fare il punto a seguito degli eventi alluvionali a cavallo tra 2008 e 2009, annuncia che “La Regione è pronta a intervenire con un programma di spesa in grado di ripristinare le strutture devastate e ricostruire il territorio. Abbiamo effettuato una prima stima delle risorse potenzialmente destinabili alla difesa del suolo in Calabria per un ammontare complessivo di 1 miliardo e 300 milioni di euro, 900 con risorse del Por e di bilancio e 400 di fondi infrastrutturali strategici. Per affrontare questa emergenza – avverte però il presidente – dovremo sacrificare una parte delle azioni strutturali programmate prima degli eventi calamitosi. I quindici milioni stanziati dal governo nazionale rappresentano, insomma, poco più dell’1 per cento delle somme necessarie, quasi un miliardo e duecento milioni di euro, per far fronte ai danni del maltempo in Calabria. E anche con i 40 impegnati con un milione all’anno, sarà difficile affrontare la situazione. L’incontro di oggi ha spiegato Loiero, rivolgendosi ai sindaci e ai presidenti delle province, delle comunità montane dei consorzi di bonifica, “l’ho voluto per tranquillizzarvi e informarvi su quanto il governo regionale sta facendo per affrontare e risolvere questo grosso problema, ma anche per ribadire l’esigenza che questa tematica ha un rilievo cosi globale e strategico che non si può risolvere se ciascuno gioca per sé. Occorre un gioco di squadra forte e una governance interistituzionale permanente”. Dopo l’incontro con il sottosegretario Guido Bertolaso, responsabile della Protezione Civile nazionale, che si è svolto proprio all’Agroalimentare di Lamezia, Loiero si è mosso volecemente per stimolare il governo a reperire risorse finanziarie per gli interventi a difesa del territorio regionale a seguito degli eventi alluvionali di novembre-dicembre 2008 e gennaio 2009. Solo per far fronte ai lavori di somma urgenza per i danni di novembre e dicembre, spiega Loiero, “siamo intorno ai trenta milioni di euro e stiamo per trasmettere la documentazione alla protezione civile nazionale per dare sollievo ai comuni che hanno provveduto ad anticipare somme con fondi propri”. Gli uffici della protezione civile regionale e del dipartimento dei lavori pubblici, intanto, hanno quantificato l’ammontare dei danni che verranno segnalati al governo. Le cifre snocciolate da Loiero sono enormi. I danni stimati per gli eventi alluvionali di novembre e dicembre 2008 sono 700 milioni. E per quanto riguarda il mese di gennaio 2009, una prima stima ammonta a 500 milioni. “Come voi potete ben valutare – ha detto Loiero agli amministratori locali – quello che potrà racimolare il governo è ben poca cosa rispetto ai bisogni reali della nostra regione, una cifra esigua a fronte della prima ordinanza, 15 milioni a fronte della seconda datata 18 febbraio con viene attuato il decreto del Presidente del Consiglio. Del 30 gennaio cha ha dichiarato lo stato di emergenza in Calabria, e un ulteriore impegno del governo per altri 40 milioni”. Ecco allora che è la Regione a doversi fare carico dell’immane disastro, sottraendo risorse destinate ad altri bisogni già acclarati: “Molte cose – afferma Loiero – dovremo farcele da soli (visto che tutto il Mezzogiorno non è nelle priorità del governo), con molti sacrifici che pretendono solidarietà e reciprocità, allargando i nostri rapporti e le nostre relazioni con altri territori dell’Ue”. Loiero quindi fa un appello e chiede a tutti i sindaci e alle altre amministrazioni di farsi promotori “affinché i cittadini sappiano quali siano le vere priorità rispetto a un contesto regionale difficilissimo dal punto di vista genetico-territoriale, ma anche martoriato dall’incuria del passato, a tutti i livelli, a dalla mancanza di una vera cultura di rispetto del territorio stesso da parte di noi calabresi”. Un riconoscimento, il presidente della Regione, rivolge infine a Bertolaso per “il rispetto degli impegni assunti, anche a nome del governo”, dando atto dell’importanza dei contenuti dell’ordinanza del 18 febbraio che non si limita solo agli aspetti emergenziali, ma prevede, da parte del commissario delegato, e cioè dello stesso Loiero, la costituzione e il coordinamento di un comitato di indirizzo per un’azione coordinata di tutte le amministrazioni preposte alla gestione e governo del territorio per affrontare, in maniera strutturale, il dissesto idrogeologico ed idraulico in Calabria. Purtroppo, una regione orograficamente difficile come la Calabria impone interventi strutturali di lunga portata che dobbiamo avviare immediatamente e che fino a pochi anni fa non sono stati affrontati in maniera globale (basti pensare che l’attrezzatura del territorio, il consolidamento delle aree degradate, la bonifica dei siti inquinati, la difesa delle coste, per citare alcuni dei grandi interventi necessari, richiederebbero risorse per decine di miliardi di euro”. Per affrontare l’emergenza maltempo, a parte gli strumenti finanziari, occorrerà uno sforzo congiunto, a tutti i livelli, una rete di soggetti capaci di organizzare, nelle migliori condizioni, la prevenzione, il monitoraggio e il pronto intervento. Verrà creata a tale scopo una struttura di coordinamento (protezione civile regionale, dipartimento dei lavori pubblici e autorità di bacino). Tale struttura avrà scopi diversi. Dovrà, in primo luogo, assistere il presidente, in quanto commissario delegato, sia nella fase emergenziale che nella fase di elaborazione del piano generale degli interventi per il governo del territorio previsto dalla seconda ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri. Quindi sarà incaricata di coordinare direttamente gli uffici periferici di prevenzione e pronto intervento sia di competenza regionale, che di competenza provinciale e comunale ai fini del monitoraggio e dell’assistenza ai comuni interessati. Dovrà, ancora, collaborare con i prefetti in quanto soggetti attuatori per il superamento dell’emergenza (verranno mobilitati anche l’Afor e i forestali). E infine sarà a fianco delle province per quanto di loro competenza. Accanto a tale struttura di coordinamento, verranno costituiti 5 nuclei provinciali operativi per i sopralluoghi e l’accertamento dei danni. A livello più strutturale, per come previsto, tra l’altro, dall’ultima ordinanza del Presidente del Consiglio, il commissario provvederà a rafforzare il servizio regionale di protezione civile, assicurando il massimo raccordo tra centro funzionale e sala operativa. Il presidente Loiero ha reso noto poi, nel corso dell’incontro, che l’ufficio dei sindaci presso la presidenza della Regione sarà a disposizione degli amministratori locali per fornire l’assistenza necessaria nei rapporti con la regione e per l’attività di programmazione, nel quadro dell’emergenza alluvionale che ha colpito la Calabria negli ultimi mesi. A questo proposito, Loiero ha voluto ricordare il lavoro di coordinamento svolto nelle ultime settimane dal responsabile dell’Uoa Presidenza, Vincenzo Falcone, che si è incontrato con tutti i sindaci al di sotto dei 1. 000 abitanti (circa 90) per affrontare le loro criticità e trovare delle possibili soluzioni ai problemi più urgenti. “Con il Formez – ha aggiunto Loiero – stiamo attivando un piano di formazione per le amministrazioni comunali in ordine al pronto intervento. Intendiamo, infatti, riorganizzare a pieno il volontariato e creare una federazione tra le associazioni di volontariato per un migliore utilizzo delle risorse umane (prevediamo la sottoscrizione di un apposito protocollo operativo). Anche per i forestali intendiamo dare mandato al commissario dell’Afor di predisporre un programma di utilizzo produttivo degli operai per il superamento di questa emergenza”. Loiero ha quindi dato notizia che i consorzi di bonifica si sono dichiarati disponibili a collaborare attivamente in questo senso, sia a livello emergenziale che strutturale (Falcone li incontrerà il 25 per fare il punto sui danni e sulle prospettive in modo organico). Sono stati promossi, poi, incontri d’area (Locride, sindaci della Piana di Gioia Tauro, Crotonese, ecc. ) che interesseranno tutte le province della Calabria; “Avvieremo un dialogo forte con le prefetture, con le università, con l’Anci, con l’Upi, con le amministrazioni centrali dello stato, con il corpo forestale dello stato – ha detto infine Loiero – e ci avvarremo del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian) per tutti i servizi e le informazioni disponibili e dell’Agea”. .  
   
   
LAVORO: PIANO CRISI GOMMA-PLASTICA PROVINCIA DI GORIZIA  
 
Udine, 24 febbraio 2009 - - La Giunta regionale ha approvato il Piano di gestione della situazione di grave difficoltà occupazionale del settore gomma-plastica nel territorio della Provincia di Gorizia. Settore nel quale vi sono 148 lavoratori in mobilità a seguito di una crisi manifestatasi lo scorso anno a causa della concorrenza dei Paesi asiatici. Il provvedimento proposto dall´assessore regionale al Lavoro, Università e Ricerca, Alessia Rosolen, prevede che il Piano abbia la validità di due anni e che si possa prorogare nel caso la crisi lavorativa si dovesse protrarre ulteriormente. Per l´eventuale proroga dovranno essere seguite le stesse procedure previste per la formazione del Piano stesso, che è stato redatto dalla Provincia di Gorizia su decreto dell´assessore regionale competente, con la collaborazione dell´Agenzia regionale del Lavoro e della Formazione professionale. Il Piano di gestione approvato dalla Giunta mira a monitorare il comparto e a progettare interventi utili a fronteggiare la crisi attraverso la salvaguardia delle risorse umane e professionali che vi operano. Ciò con un processo di aggiornamento, formazione professionale e ricollocazione produttiva e occupazionale. In questo processo, e nella gestione delle imprese e nel monitoraggio degli interventi, coinvolge gli attori della concertazione. Il Piano si pone altresì gli obiettivi di promuovere una rete di gestione tra la Provincia di Gorizia, i Centri per l´impiego e operatori privati in grado di generare buone prassi ritenute particolarmente importanti per la qualificazione del mercato del lavoro provinciale e più in generale del Friuli Venezia Giulia. Nonché, di promuovere la cultura e la sensibilità diffusa nella gestione dei processi di crisi, coinvolgendo i Comuni e sollecitando un ruolo attivo e un forte protagonismo delle lavoratrici, dei lavoratori e delle imprese coinvolte nella crisi. Il settore della gomma-plastica in provincia di Gorizia, all´epoca dell´ultimo censimento del 2001, contava diciassette sedi produttive, nelle quali erano impiegati 571 addetti, cioè l´1,3 per cento della forza lavoro dell´intero territorio provinciale. Si trovava dunque in buone condizioni visto che, rispetto a dieci anni prima, aveva acquisito cinque nuove aziende e 219 addetti. Dal 2004 al 2008, secondo dati della Camera di commercio isontina, si sono perse cinque aziende, mentre i lavoratori occupati sono attualmente meno di 500. Un altro indicatore della crisi si ricava dalla caduta delle nuove assunzioni, che, mentre erano 57 nel 2003, nei primi otto mesi del 2008 sono state soltanto 3. Anche le cessazioni del rapporto di lavoro sono aumentate, passando da una media di sei l´anno, nell´ultimo decennio, a 88 nel 2008. Sono fortemente aumentati anche i lavoratori in mobilità: da poche unità l´anno a 148 nel 2008. Ed è principalmente a loro che si rivolge il Piano di gestione della situazione di grave difficoltà occupazionale, con interventi atti a favorire sia la ricollocazione dei lavoratori che per costruire il reinserimento lavorativo utilizzeranno la permanenza all´interno della cassa integrazione e nelle liste di mobilità. Il percorso previsto è quello delle attività di informazione, consulenza orientativa e attività di formazione, con l´obiettivo di aggiornare la professionalità dei lavoratori e di renderla adeguata alle nuove opportunità che si manifestino sul mercato del lavoro. Questo per accompagnarli nell´ingresso in un nuovo contesto aziendale. Il Piano ipotizza infatti anche la ricerca di nuove opportunità di lavoro coinvolgendo le imprese che assumano lavoratori nell´ambito del normale "turn-over", o in conseguenza di ampliamenti produttivi, oppure nuove aziende. Prevede infine incentivi per la formazione e l´auto imprenditorialità dei lavoratori interessati dalla crisi. .  
   
   
EXPO 2015: FIRMATO UN PROTOCOLLO D’INTESA TRA PROVINCIA DI MILANO E PROVINCIA DI SALERNO  
 
Milano, 24 febbraio 2009 - È stato firmato il 20 febbraio a Palazzo Isimbardi tra il Presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, e il Presidente della Provincia di Salerno, Angelo Villani, il Protocollo d’Intesa per la definizione di attività a supporto di Expo 2015. L’accordo, il primo di una serie di intese che la Provincia di Milano sta promuovendo con altre amministrazioni provinciali, prevede la collaborazione tra Milano e Salerno in vista di Expo Milano 2015. Il protocollo prevede l’attivazione di un “tavolo di coordinamento” per la progettazione congiunta di iniziative dedicate alla valorizzazione dei principali eventi artistici, culturali, agroalimentari e turistici offerti dalla Provincia di Salerno che potranno essere integrati nel circuito degli eventi di approfondimento dei temi prescelti per Expo Milano 2015 o tra gli appuntamenti di promozione dell’evento. “Il sistema Expo – dichiara Penati - deve essere un sistema paese. È necessario un interscambio tra nord e sud per promuovere il territorio e creare le prospettive per valorizzare reciprocamente le eccellenze locali”. .  
   
   
AMIANTO, PRESIDENTE BURLANDO: "DAL GOVERNO UNA PAROLA CHIARA E RISOLUTIVA SULLA VICENDA AMIANTO, PER RISOLVERE UNA SITUAZIONE MOLTO CRITICA"  
 
 Genova, 24 Febbraio 2009 - "Il Governo deve dire una parola chiara e risolutiva sulla vicenda dei trattamenti pensionistici dei lavoratori esposti al rischio dell´amianto e sui lavoratori dell´ex Consorzio Autonomo del Porto di Genova, perché non si può pensare che delle persone vivano senza pensione come sta succedendo a Genova". Lo ha detto ieri mattina il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando al termine del vertice in Regione con i lavoratori, coinvolti dal blocco delle pensioni per chi è stato esposto per anni al rischio amianto e con i parlamentari di maggioranza e di minoranza per il Pdl Giorgio Bornacin, Enrico Musso, Roberto Cassinelli, per il Pd Mario Tullo, Sabina Rossa, e Massimo Zunino. Gli esponenti di entrambi gli schieramenti hanno concordato su come procedere: fare in modo che vengano dichiarati ammissibili dalla Camera i due emendamenti sull´amianto da inserire nel decreto sulle attività produttive, superare il problema della copertura finanziaria lavorando con il Ministero dell´Economia, premere sul Governo affinché dia un parere favorevole e parallelamente lavorare con Prefettura, Inail e Inps perché tutto nel frattempo resti fermo. L´esame del provvedimento sulle attività produttive che dovrebbe contenere i due emendamenti prenderà il via domani in Commissione per poi approdare in Aula nel giro di due settimane. "Abbiamo però molta preoccupazione - ha ribadito il presidente Burlando - in quanto riteniamo che l´unica strada possibile per risolvere la questione sia quella politica, ma l´ufficio legislativo del Ministero delle Finanze ha espresso delle perplessità su entrambi gli emendamenti, sia per quanto riguarda la copertura finanziaria, sia per la ´asistematicità´ della disposizione per quanto riguarda i lavoratori del Porto di Genova". Una dicitura, secondo il presidente della Regione poco chiara e soprattutto che non contribuirebbe alla semplificazione e alla risoluzione della vicenda. "Non si capisce - ha ribadito il presidente della Regione - come possa non esserci copertura per dei provvedimenti pensionistici emananti molti anni fa, se si parte infatti da una posizione storica la copertura deve esserci. Il Governo si deve rendere conto che qui abbiamo una situazione molto grave per i lavoratori che va risolta". Per questo il presidente della Regione si è detto disponibile ad unirsi ai lavoratori in tutte le iniziative che ritengano di dover organizzare, compresa un´eventuale manifestazione a Roma. E ha dato incarico all´assessore Vesco di monitorare la vicenda, facendo il punto ogni settimana in Regione insieme ai parlamentari di maggioranza e di minoranza e ad una rappresentanza di lavoratori. Nel frattempo il prossimo Giovedì alcuni parlamentari di maggioranza e di minoranza si recheranno presso la sede Inps di Roma per cercare di tenere ferma la vicenda in attesa di una risoluzione definitiva. .  
   
   
CONGIUNTURA PIEMONTESE: LA PRODUZIONE INDUSTRIALE DEL IV TRIMESTRE DIMINUISCE DEL 12,4%, PORTANDO A -3,6% LA VARIAZIONE COMPLESSIVA ANNUA AUTOMOTIVE, MECCANICA E TESSILE-ABBIGLIAMENTO TRA I PROTAGONISTI DELLA CRISI DEL TESSUTO MANIFATTURIERO REGIONALE  
 
 Torino, 24 febbraio 2009 - Dopo la serie positiva avviata sul finire del 2005 e proseguita per undici trimestri consecutivi, già nel Iii trimestre del 2008 si era manifestata l’inversione di tendenza del comparto manifatturiero piemontese e la produzione industriale aveva registrato una flessione tendenziale del 3,2%. Il risultato conseguito nell’ultimo trimestre del 2008 non solo conferma il trend negativo, ma pone l’accento su una situazione che ha tutte le connotazioni di una crisi strutturale e generalizzata del sistema produttivo. Nel periodo ottobre-dicembre 2008, la variazione tendenziale grezza (ossia confrontata sullo stesso trimestre dell’anno precedente) è stata di -12,4 punti percentuale, risultato in linea con la dinamica complessiva nazionale (-10,3%). La deludente performance del tessuto manifatturiero regionale si associa ai risultati negativi concretizzati dagli altri indicatori congiunturali: gli ordinativi interni scontano una battuta d’arresto del 5,1% rispetto al Iii trimestre dell’anno, mentre sul fronte dei nuovi ordini dall’estero la flessione è del 9,4%. Il fatturato delle imprese subisce mediamente una contrazione dell’11,1% rispetto al periodo ottobre-dicembre del 2007. Questi sono alcuni dei risultati emersi dalla 149ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nei mesi di gennaio e febbraio 2009 con riferimento ai dati del periodo ottobre-dicembre 2008 e ha coinvolto 1. 067 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 97. 010 addetti e un valore pari a 52 miliardi di euro di fatturato. “La crisi economica che stanno vivendo tutti i settori produttivi piemontesi impone alle istituzioni, che a vario titolo operano sul nostro territorio, una presa di coscienza realistica della situazione e allo stesso tempo una maggior consapevolezza della nostra capacità di reagire con energia alla ‘lunga notte’ che stiamo attraversando. Non dobbiamo mai perdere la fiducia. Le Camere di commercio, come ha sottolineato il Ministro per lo sviluppo economico Scajola, sono uno strumento privilegiato per veicolare le opportunità di crescita, promuovere la modernizzazione del nostro apparato produttivo, monitorarne l’andamento e diffondere gli anticorpi che sono necessari per attenuare l’impatto recessivo della crisi. Solo lavorando tutti insieme, come già stiamo facendo, riusciremo a ristrutturare il nostro sistema produttivo, così da poter ripartire con maggior slancio una volta che la crisi sarà solo un ricordo” commenta Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere Piemonte. Nessun settore risulta esente dagli effetti della crisi. La brusca battuta d’arresto del tessuto manifatturiero regionale trae origine, infatti, dai deludenti risultati manifestati da tutti i principali comparti produttivi. Tra i settori più colpiti spiccano i mezzi di trasporto, che subiscono una flessione della produzione superiore al 23%. Fortemente negativi anche i dati della chimica (-16,8%) e del tessile-abbigliamento che sconta una contrazione dell’output pari al -16,3%, confermando le difficoltà che accompagnano la filiera a partire dall’inizio del 2007. Anche la meccanica e il comparto dei metalli subiscono brusche frenate, registrando rispettivamente diminuzioni della produzione del 9,9% e 12,7%. Il settore dell’elettricità ed elettronica sconta una flessione dell’8,5%; più contenute le contrazioni degli altri settori, in particolare di quello alimentare (-2,7%), filiera storicamente anticiclica. La performance negativa del tessuto produttivo regionale trae origine dalle contrazioni produttive di tutte le realtà provinciali. Torino (-14,7%) e Biella (-17,6%) registrano risultati peggiori rispetto alla media regionale, mentre il Piemonte meridionale (Cuneo, Asti e Alessandria, rispettivamente con -6,5%, -8,4% e -7,0%) e Verbania (-8,3%) subiscono contrazioni della produzione di entità minore rispetto al dato piemontese. Vercelli (-11,8%) e Novara (-11,9%), infine, non si discostano molto dalla media regionale. .  
   
   
VERBANO CUSIO OSSOLA - TESTO UNICO IN MATERIA DI ARTIGIANATO  
 
 Baveno, 24 febbraio 2009 - In data 6 febbraio 2009 è entrata in vigore la legge regionale 14 gennaio 2009, n. 2 "Testo unico in materia di artigianato", che ha ridisegnato le competenze in materia di tenuta dell´Albo delle Imprese Artigiane nell´ottica della semplificazione amministrativa, a tutela della professionalità delle imprese artigiane. La tenuta dell´albo delle imprese artigiane è delegata alle Camere di commercio che la esercitano attraverso l´ufficio dell´albo delle imprese artigiane, e la commissione provinciale per l´artigianato. L´ufficio dell´albo delle imprese artigiane, verificato il possesso dei requisiti di cui alla legge 443/85 (legge quadro per l´artigianato), provvede direttamente alle iscrizioni, nonché alle successive modifiche e cancellazioni, anche ai fini previdenziali ed assistenziali, seconde le procedure previste dalla normativa vigente per l´iscrizione delle istanze al registro delle imprese. La commissione provinciale per l´artigianato svolge funzioni di controllo sulle iscrizioni, modifiche e cancellazioni disposte dall´ufficio dell´albo delle imprese artigiane e decide in merito alle iscrizioni, modifiche e cancellazioni d´ufficio. Contro le decisioni dell´ufficio dell´albo delle imprese artigiane e della commissione provinciale per l´artigianato è ammesso ricorso in via amministrativa alle Commissione regionale per l´artigianato entro 60 giorni dalla notifica della stessa. Il nuovo testo unico in materia di artigianato attribuisce alle Camere di commercio le funzioni di accertamento ed irrogazione delle sanzioni amministrative ai trasgressori delle disposizioni concernenti la tenuta dell´albo delle imprese artigiane. .  
   
   
DI QUALI PROFILI PROFESSIONALI HA BISOGNO FIRENZE? PUBBLICATO UN BANDO PER IDENTIFICARE IL FABBISOGNO OCCUPAZIONALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE  
 
 Firenze, 24 febbraio 2009 - La Provincia di Firenze ha pubblicato un bando per azioni di assistenza a strutture e sistemi per aiutare l´indentificazione dei profili professionali richiesti dal tessuto produttivo del territorio. Le domande di partecipazione devono essere presentate da agenzie formative accreditate, da società di consulenza, da imprese, enti di ricerca pubblici e privati e da Università, anche in forma associata, e devono pervenire online entro il 26 febbraio, per quanto riguarda la generazione della domanda, e entro il giorno successivo per quanto riguarda il progetto vero e proprio. Le aree sulle quali realizzare le attività integrate di ricerca sono chiaramente indicate nel bando (scaricabile all’indirizzo http://formazione. Provincia. Fi. It/download/ob3-2006-aass-bando. Pdf ) e sono state individuate sulla base di due criteri: sono stati scelti settori trainanti dell’economia provinciale che stanno attraversando un periodo di crisi per supportarne i processi di adeguamento e trasformazione e settori che manifestano una tendenza di crescita positiva, per favorire l’inserimento di nuova occupazione. La cifra complessiva messa a disposizione dall’Amministrazione Provinciale per il bando è di € 500. 000. Sulla base dei risultati delle azioni integrate di ricerca, la Provincia finanzierà da settembre corsi di formazione professionale mirati. “Il bando - spiega l’assessore alla Formazione della Provincia di Firenze, Elisa Simoni - punta a far avvicinare il più possibile domanda e offerta di formazione, cercando di ascoltare e analizzare con attenzione le necessità dei nostri territori. D’altra parte le dinamiche occupazionali e del mondo del lavoro sono in continuo e costante mutamento, per diverse cause, non ultima la crisi profonda che sta attraversando l’economia mondiale e che sta mostrando già in modo palese i primi segnali anche sul nostro tessuto produttivo. Come amministrazione provinciale dobbiamo essere pronti ad intervenire anche con interventi come questo per rafforzare settori in crisi e per favorire lo sviluppo di nuove possibilità e occasioni di crescita. ” .  
   
   
INCONTRI PLURALI : “L’INFLUENZA DELLA TRADIZIONE ISLAMICA SULLA CULTURA ITALIANA” GIOVEDÌ 26 FEBBRAIO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA  
 
Verona, 24 febbraio 2009 - Le radici della cultura e della storia italiana, l’influenza araba, e il concetto che oggi abbiamo di essa. Momento nevralgico che ha cambiato la visione dell’Occidente: 11 settembre 2001. Oggi, più che mai, sorge prepotentemente l’esigenza di risposte negli ambiti di integrazione, accoglienza e tolleranza, nel rispetto del prossimo, soprattutto nei confronti della cultura islamica, che ha influenzato per secoli, segnandola, la nostra cultura. Questo il tema del quarto appuntamento di “Incontri Plurali”, dibattito aperto al pubblico che si terrà giovedì 26 febbraio alle 17, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Verona, Polo Zanotto. A discutere de “L’ influenza della tradizione islamica sulla cultura italiana”, questo il titolo dell’incontro, quattro personaggi di primissimo piano, che per la prima volta in Italia, a Verona, scelgono di confrontarsi apertamente sulla questione: Abdallah Redouane, sunnita, responsabile del Centro Culturale Islamico a cui è affidata la gestione della Moschea di Roma dal 1995. Mohammad Fanai Nematsara, sciita, docente di teologia e filosofia presso l’Istituto Khomeini di Qom, il più importante centro culturale della rivoluzione iraniana; Pietrangelo Buttafuoco, scrittore italiano di grande fama, autore di un recentissimo saggio dal significativo titolo «Cabaret Voltaire. L´islam, il sacro, l´Occidente» edito da Bompiani; Paolo Branca, docente di Lingua araba all’Università Cattolica di Milano. L´incontro sarà introdotto e moderato da Sergio Noto, docente alla facoltà di Economia e coordinatore di “Incontri Plurali”. È la prima volta che nella nostra città si svolge un incontro di tale livello con la presenza di studiosi del mondo arabo, provenienti dai maggiori centri culturali del mondo arabo, in grado di offrire un profilo non distorto di una fede, che coinvolgendo centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, impone un´approfondita riflessione anche in Occidente. . .  
   
   
BOLZANO: MEDIAZIONE INTERCULTURALE, PRESENTATO UNO STUDIO  
 
Bolzano, 24 febbraio 2009 - Il ruolo e l´importanza di una nuova figura professionale, quella del mediatore interculturale, all´interno di una società che, anche in Alto Adige, sta diventando sempre più multietnica. Questo il contenuto di un volume pubblicato dalla Formazione professionale italiana, tedesca e ladina, che a marzo daranno il via ad un nuovo corso per mediatori. Il mediatore interculturale, inserito per la prima volta nell´ordinamento italiano dalla legge Turco-napolitano del 1998, è ormai diventato un punto di riferimento importante per tutte le politiche di integrazione sociale nel campo dell´immigrazione. Anche l´Alto Adige, come dimostrano le recenti statistiche dell´Astat, sta diventando una terra multietnica: dai 9. 500 stranieri del 1996 si è passati ai 33mila di fine 2007. I due terzi degli stranieri presenti nella nostra provincia sono extracomunitari, la cui incidenza sulla popolazione locale sfiora ormai il 7%: una cifra superiore a quella degli altoatesini di madrelingua ladina. "In quest´ottica - ha sottolineato l´assessore Barbara Repetto - è sempre più importante il ruolo dei mediatori interculturali, figure professionali insostituibili nei settori della scuola, dell´educazione, del sociale e della sanità. Il loro compito è quello di favorire la convivenza pacifica e la coesione sociale, attutendo le interferenze dovute ai problemi linguistici e delle differenti culture di provenienza". Anche in Alto Adige i rapporti dell´Osservatorio provinciale sulle immigrazioni segnalano la presenza di resistenze dirette e indirette nei confronti degli stranieri, e il potenziamento della mediazione interculturale potrebbe favorire la ricerca di quel punto di equilibrio tra uguaglianza delle opportunità e uguaglianza dei doveri. Per favorire la formazione di queste fondamentali figure professionali, i Centri di formazione professionale italiana e tedesca, organizzano anche quest´annno un corso che consente di ottenere la qualifica di "mediatore/trice interculturale". Il corso, che prenderà il via ai primi di marzo, è riservato a 18 cittadini, stranieri o italiani, con adeguate conoscenza delle lingue delle nuove minoranze. Sono previste 800 ore di lezione, 300 delle quali di tirocinio "sul campo". "L´invito a tutte le istituzioni - ha concluso la Repetto - a partire dalle scuole, è quello di affidarsi sempre di più a coloro che hanno ottenuto la qualifica professionale in Alto Adige". Il volume "Mediazione interculturale in ambito educativo e culturale", curato da Ingrid Facchinelli, oltre ad uno sguardo riassuntivo sulla situazione migratoria in provincia di Bolzano, raccoglie una parte del materiale teorico e pratico delle lezioni affrontate durante il corso. .  
   
   
BASILICATA: CRPO, AL VIA IL “FORUM DELLE DONNE ELETTE” “ABBIAMO LA RESPONSABILITÀ E NECESSITÀ DI ESSERE PRESENTI IN POLITICA”  
 
Potenza, 24 febbraio 2009 – Oggi alle ore 10. 00, presso la Sala ‘A’ del Consiglio regionale della Basilicata, su iniziativa della ‘Commissione regionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna’, sono state invitate le donne elette della provincia di Potenza per prendere parte ad un incontro preliminare per la costituzione del “Forum delle donne elette”. L´obiettivo è quello di creare relazioni più strette, approfondite ed efficaci fra le istituzioni che rappresentano nell’ambito del mondo politico. A riferirlo è Lella Romagno, componente dell’organismo. “Una ‘rete delle elette’ può essere utile? Riuscire a sistematizzare rapporti e relazioni per sostenere la partecipazione femminile alla politica può dare più forza e sostegno a coloro che hanno scelto di entrare in questo mondo, dove i dati ci dicono che la presenza quantitativa delle donne è ancora poco significativa?”. Queste le domande che faranno da cornice all’iniziativa che si svolgerà presso la sede della Crpo di Basilicata. ”Si condivideranno e saranno approfondite – si legge nella nota diffusa alla stampa - riflessioni sulla presenza e la partecipazione femminile alla politica e sarà presentato il progetto del “Forum delle donne elette” che la Crpo ha individuato come strumento potenziale di incontro fra le donne, utilizzando tutti gli strumenti significativi per dare l’avvio al piano di lavoro. Le donne presenti all’incontro saranno, inoltre, chiamate a partecipare al ‘Forum delle pari opportunità del Sud’ che la Commissione sta organizzando per il 27 e 28 Marzo 2009. Soprattutto – continua la nota - si cercherà di ritrovare insieme la motivazione, la passione, la determinazione per superare le difficoltà che si incontrano nel mondo politico e continuare a rimanere al servizio della cittadinanza. Si tratta, senza dubbio, di una fondamentale occasione per non rimanere isolate e per ‘fare squadra’, per proseguire insieme sulla via del riconoscimento delle parità di genere in politica”. .  
   
   
SERVIZI PER L´INFANZIA, LA PROVINCIA DI MILANO IN PRIMA LINEA PER INFORMARE E ORIENTARE LE FAMIGLIE  
 
Milano, 24 febbraio 2009 - La Provincia di Milano, da sempre impegnata in attività a sostegno dell’infanzia e delle famiglie, dopo aver varato l’iniziativa “Cerchi un nido”, un piano di investimenti che ha finanziato oltre 100 progetti di costruzione e ampliamento di strutture per la prima infanzia, intende offrire una serie di servizi aggiuntivi. L’amministrazione provinciale ha attivato, in collaborazione con Bic La Fucina, uno sportello di informazione per le amministrazioni comunali e per tutti i soggetti che gestiscono, o intendono aprire, servizi per l’infanzia e ha promosso gruppi di lavoro tra tecnici e operatori per continuare a migliorare qualitativamente i servizi. Di questi temi si è discusso oggi, allo Spazio Oberdan, all’interno del convegno “I servizi per l’infanzia: una risorsa per le famiglie”. Durante il convegno sono state presentate le nuove pubblicazioni“I servizi per l’infanzia: una risorsa per le famiglie” e “Quale nido per il nostro bambino?”, due guide, rivolte rispettivamente agli operatori e ai genitori, per orientarli nella realtà delle strutture per l’infanzia. “Proprio guardando ai genitori e agli operatori, abbiamo deciso di predisporre le guide che presentiamo oggi, che contengono una serie di informazioni sui servizi di supporto alla famiglia e in particolare sull’asilo nido, un luogo prezioso sia per il piccolo che per la sua famiglia- spiega Ezio casati, Assessore alle Politiche sociali della Provincia di Milano-. Lo scopo non è aggiungere un testo in più alla letteratura scientifica ma disegnare una mappa degli elementi centrali e dei nodi critici, focalizzando l’attenzione sulla realtà locale provinciale e offrendo indicazioni che possano essere d’aiuto nella programmazione, nella gestione e nella scelta di queste strutture, risorse importanti per i cittadini e sempre più necessarie”. Nel frattempo continua e si concretizza l’impegno di “Cerchi un nido?”, volto a realizzare nuove strutture per l’infanzia. Grazie all’ulteriore finanziamento, stanziato nel mese di dicembre, di quasi un milione di euro che si va ad aggiungere ai 17 milioni già messi a disposizione dall’amministrazione provinciale, saranno realizzati altri 15 asili nido per 350 bambini della provincia. Saliranno quindi a 105 le nuove strutture create in 87 Comuni dell’area metropolitana milanese, per un totale di quasi 4mila nuovi posti. Un impegno che, una volta completate tutte le strutture, porterà la Provincia di Milano ad aumentare del 25% l’offerta dei servizi alla prima infanzia, con 21mila posti nido disponibili. “Se è vero che secondo le statistiche la Lombardia è tra i primi posti nell’offerta di posti negli asili nido a livello nazionale, è anche vero che siamo al di sotto delle medie europee e dell’obiettivo di Lisbona; con ‘Cerchi un nido’, una delle più imponenti iniziative condotte in Italia, si vuole dare un segnale, rispondendo alle richieste, sempre in aumento, delle famiglie e fornendo ai comuni un incentivo concreto per valorizzare l’offerta dei servizi alle famiglie sul proprio territorio. Un’opportunità significativa nel territorio provinciale e un valore aggiunto: non si tratta infatti solo di costruire edifici che aumentano l’offerta quantitativa di posti nei nidi ma servizi e progetti innovativi che arricchiscono le risorse del territorio, e incidono in modo importante sulla qualità della vita dei bambini e delle famiglie”, ribadisce Filippo Penati, Presidente della Provincia di Milano. .  
   
   
POTENZA, PARITA’: QUESTIONARIO A LAVORATRICI PROVINCIA  
 
Potenza, 24 febbraio 2009 - Un questionario sulla condizione lavorativa delle donne nella Provincia di Potenza. L’iniziativa rientra nell’ambito dell’attuazione della Carta Europea per “l’uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale”, ratificata dal Consiglio Provinciale il 29/03/2007. La Carta prevede che ogni firmatario debba redigere un “Piano d´azione per la parità” che fissi le priorità, le azioni e le risorse necessarie alla sua realizzazione. Pertanto, l’ufficio Politiche Sociali e l’ufficio Consigliera di Parità della Provincia di Potenza, a seguito di un confronto con i rappresentanti sindacali, hanno ritenuto opportuno, prima di redigere un piano di azioni positive, somministrare alle lavoratrici dell’ente un questionario per fotografare la realtà lavorativa, e successivamente individuare modalità, i percorsi e le iniziative realizzabili all’interno dell’Ente per favorire il passaggio dalla parità formale alla parità sostanziale, come ha spiegato Marcella Avena, responsabile del settore Politiche Sociali. Attualmente la Carta europea è stata ratificata oltre che dalla Provincia, da 39 Comuni del territorio provinciale e dalle Comunità Montane Alto Agri e Melandro. La Provincia intende, inoltre, proporre, in seno alla Conferenza Provinciale delle Autonomie Locali e Funzionali, la modalità operativa attuata nell’ente, affinché attraverso il trasferimento di buone prassi, si possa giungere ad una mappatura completa della situazione lavorativa delle donne negli enti locali del territorio provinciale. .