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Notiziario Marketpress di Mercoledì 22 Novembre 2006
RIFORMA ZUCCHERO: È NECESSARIO RIDURRE LA PRODUZIONE LA RIFORMA È ENTRATA IN VIGORE IL 1° LUGLIO 2006  
 
 Bruxelles - Mariann Fischer Boel, commissaria europea all’agricoltura e allo sviluppo rurale, ha esortato lunedì i ministri dell’agricoltura e l’industria saccarifera a mettercela tutta per portare a buon fine il processo di ristrutturazione del settore dello zucchero nell’Unione europea. Uno degli elementi chiave della riforma di questo settore, entrata in vigore il 1° luglio 2006, è la costituzione di un fondo di ristrutturazione finanziato dai produttori di zucchero per agevolare il processo di ristrutturazione, indispensabile per rendere l’industria più competitiva. L’obiettivo è di ridurre la quota di produzione di circa 6 milioni di tonnellate, in modo da riportare il mercato in equilibrio dopo un periodo di transizione di quattro anni. Nel corso del primo anno, il piano di ristrutturazione ha portato alla revoca di circa 1,5 milioni di tonnellate di quota. Il 31 gennaio 2007 scade il termine per la presentazione delle domande per il 2007/2008, ma poiché le consultazioni con le parti interessate possono richiedere fino a 45 giorni, le intenzioni di ristrutturazione devono essere comunicate entro i primi di dicembre. Purtroppo, per il momento le intenzioni dichiarate di rinunciare alla quota nel 2007/2008 ammontano ad appena 0,7 milioni di tonnellate, cifra di gran lunga inferiore al quantitativo necessario per riequilibrare il mercato. “I produttori di zucchero non competitivi dovrebbero smettere adesso, nel loro stesso interesse e ai fini dell’equilibrio generale del mercato: questa è la logica della riforma”, ha dichiarato la commissaria Fischer Boel. “Il quantitativo revocato finora è molto inferiore a quello che avevamo auspicato al momento di elaborare la riforma. Se questo risultato permane, ci ritroveremo con un’eccedenza di 4,5 milioni di tonnellate, pari al 25% della quota per la campagna 2007/2008. Non è intenzione della Commissione salvare l’industria. L’industria saccarifera deve assumere le proprie responsabilità e favorire il processo di ristrutturazione, in collaborazione con gli Stati membri. Se il piano di ristrutturazione non va in porto, le conseguenze sono note a tutti: non ci saranno altri fondi per agevolare la ristrutturazione del settore dello zucchero e dovremo procedere a una riduzione lineare delle quote entro il 2010”. Antefatti: Uno degli elementi chiave della riforma del settore dello zucchero nell’Ue, entrata in vigore il 1° luglio 2006, è la costituzione di un fondo di ristrutturazione finanziato dai produttori di zucchero per agevolare il processo di ristrutturazione, indispensabile per rendere l’industria più competitiva. L’obiettivo è di ridurre la quota di produzione di circa 6 milioni di tonnellate, in modo da riportare il mercato in equilibrio al termine del periodo di transizione. Nel corso del primo anno, il piano di ristrutturazione ha portato alla revoca di circa 1,5 milioni di tonnellate di quota. Ciò significa che, all’inizio della campagna di commercializzazione 2006/2007, il 1° luglio 2006, le quote sono diminuite di 1,5 milione di tonnellate. Ogni tonnellata di quota revocata è stata compensata con 730 euro/t a carico del fondo di ristrutturazione. Questo livello è mantenuto anche per il 2007/2008, dopodiché l’aiuto alla ristrutturazione scenderà a 625 euro/t nel 2008/2009 e a 520 euro/t nel quarto e ultimo anno 2009/2010. Gli zuccherifici che non sono in grado di produrre a circa 400 euro/t dovrebbero approfittare quest’anno dell’aiuto alla ristrutturazione, mentre è ancora di 730 euro/t. Per incoraggiare i produttori a rinunciare alle loro quote nel secondo anno, cioè per la campagna di produzione 2007/2008 che inizia il 1° ottobre 2007, la compensazione è mantenuta allo stesso livello elevato di 730 euro/t. Tuttavia, per il momento le intenzioni dichiarate di rinunciare alla quota nel 2007/2008 ammontano ad appena 0,7 milioni di tonnellate, cifra di gran lunga inferiore al quantitativo necessario per riequilibrare il mercato. Considerando il tempo necessario per le consultazioni, le intenzioni di ristrutturazione devono essere comunicate entro i primi di dicembre. Il fondo è alimentato con contributi dei produttori di zucchero, isoglucosio e inulina proporzionalmente alla loro quota di produzione. I produttori che cessano la produzione possono ottenere aiuti dal fondo di ristrutturazione. L’importo dell’aiuto alla ristrutturazione varia secondo il grado di smantellamento degli impianti di produzione ed è decrescente nell’arco del quadriennio. Il fondo e il programma saranno chiusi al termine del quarto anno. La commissaria Fischer Boel ha annunciato l’intenzione di pubblicare tra breve una nota per informare gli operatori del settore sulla posizione della Commissione e facilitare il processo decisionale. .  
   
   
ZUCCHERO: CONFAGRICOLTURA, RICONSIDERARE ASSEGNAZIONE SOMME DEL FONDO PER LA RISTRUTTURAZIONE PER TUTELARE I BIETICOLTORI  
 
 Confagricoltura apprezza le dichiarazioni del commissario europeo all’Agricoltura Fischer Boel, che ha escluso operazioni di salvataggio dell’industria saccarifera nei Paesi che non hanno ancora proceduto alla ristrutturazione del settore. L’italia, infatti, è l’unico grande produttore europeo di zucchero ad aver imboccato questa strada, pagando un prezzo elevatissimo soprattutto a livello agricolo. A questo punto, se non si realizzerà l’auspicato e necessario coinvolgimento degli agricoltori nei progetti di riconversione dell’industria saccarifera, andranno prese opportune decisioni per garantire valide alternative colturali alle oltre 30. 000 aziende, per un totale di 140. 000 ettari, che hanno dovuto definitivamente dismettere la bieticoltura, con la chiusura degli zuccherifici di riferimento. E’ la richiesta che il presidente della Confagricoltura, Federico Vecchioni, fa al ministro per le Politiche Agricole, Paolo De Castro, di fronte al crescente stato di incertezza sul futuro del settore bieticolo saccarifero. Il danno economico, per queste aziende - spiega l’Organizzazione agricola - è duraturo e strutturale, e non è adeguatamente compensato dall’indennizzo “una tantum” che proviene dall’assegnazione del solo 10% dell’aiuto alla ristrutturazione dell’industria saccarifera e che, peraltro, andrà per la maggior parte a ristorare le perdite subite dalle imprese agromeccaniche. Secondo Confagricoltura, l’industria saccarifera nazionale, compensata della chiusura degli zuccherifici con aiuti comunitari per oltre 560 milioni di euro, non può sottrarsi all’impegno di assicurare un’opportunità di reimpiego delle superfici bieticole dismesse. La riconversione di queste aree verso colture agroenergetiche, al centro dei progetti presentati dai diversi gruppi saccariferi, sta perdendo di prospettiva, sia per la perplessità di alcuni enti locali sull’impatto ambientale dei nuovi insediamenti, sia per la difficoltà a creare filiere agroenergetiche nelle zone interessate, dati i limiti imposti a livello progettuale. “Se la nuova prospettiva non si concretizzasse – scrive il presidente Vecchioni al ministro De Castro - potrebbe rendersi necessario riconsiderare congruamente, a vantaggio della componente agricola, l’assegnazione delle somme inerenti il Fondo per la ristrutturazione, posto che il Fondo è l’unico strumento compensatorio che l’U. E. Affida agli Stati che ridimensionano sostanzialmente la produzione saccarifera. ” .  
   
   
BANDO DI GARA: STUDI E PROGETTI PER LA POLITICA COMUNE DELLA PESCA  
 
La direzione generale della Pesca e degli affari marittimi (Dg Fish) della Commissione europea intende concludere tre contratti di servizi riguardanti vari aspetti dell´applicazione della politica comune della pesca. Gli aspetti in questione, che rappresentano diversi lotti di questo appalto, sono i seguenti: - lotto 1: valutazione dell´impatto della politica in materia di rigetti per prodotti specifici della pesca; - lotto 2: analisi dell´importanza economica e sociale della flotta peschereccia comunitaria che utilizza attrezzi a strascico per la pesca di altura; - lotto 3: efficienza energetica delle operazioni di pesca della flotta peschereccia comunitaria. Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Commissione europea, All´attenzione di R. Priebe, direttore, Ufficio J99, B-1049 Bruxelles- Per ulteriori indicazioni sull´avviso consultare il seguente indirizzo web: http://ted. Europa. Eu/udl?uri=ted:notice:235684-2006:text:it:html .  
   
   
POSTA ELETTRONICA CERTIFICATA ALL´ AGENZIA LUCANA DI SVILUPPO E DI INNOVAZIONE IN AGRICOLTURA. (ALSIA)  
 
Si perfeziona il processo di digitalizzazione dell’attività amministrativa intrapreso dall’Alsia, Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura. L’agenzia dispone ora della Pec, la Posta elettronica certificata. La Pec è uno strumento che consente di inviare e ricevere documenti con valore legale. La posta elettronica certificata, infatti, ha lo stesso valore di una raccomandata con ricevuta di ritorno, con la differenza, importante, di non avere alcun costo, né per l’amministrazione, né tanto meno per l’utente, nonché di avere maggiore immediatezza e sicurezza di ricezione. Con l’adozione della Pec l’Agenzia figura ora nell’Indice delle Pubbliche Amministrazioni, “l’anagrafe” degli enti pubblici attivata dal Cnipa, il Centro Nazionale per l’Informatica nelle Pubbliche Amministrazioni. “Aver raggiunto questo importante risultato – sottolinea il commissario dell’Alsia, Franco Dell’acqua – è per l’Agenzia un passo importante verso un’organizzazione efficiente, efficace ed economica, che migliorerà i rapporti con gli utenti. Chiunque di loro, che sia un’impresa, un cittadino o un altro ente – spiega – potrà accedere a questo servizio e consegnare comodamente da casa al protocollo dell’Alsia qualsiasi domanda, atto, o richiesta di controllo di una pratica. Unica condizione, perché la richiesta abbia valore legale, che l’utente disponga anch’esso di una casella di posta elettronica certificata, aperta presso uno dei gestori accreditati, cosa peraltro sempre più comune in Basilicata grazie anche a specifici programmi che la Regione ha posto in atto per il sostegno e la diffusione delle nuove tecnologie nelle famiglie lucane. ” L’adozione della Pec da parte dell’Agenzia è strettamente collegata al sistema di protocollo informatico, che l’Alsia ha adottato – tra le prime amministrazioni in Basilicata – il 1° gennaio 2004, secondo quanto previsto dal Dpr n. 445/2000. Il sistema permette di seguire elettronicamente la tracciabilità del documento dalla sua registrazione alla sua archiviazione. Il lavoro è stato messo a punto attraverso tre fasi. Il primo livello, chiamato “Nucleo minimo”, che ha uniformato le sedi dell’Agenzia alle procedure per la segnatura, la classificazione e l’archiviazione della corrispondenza. Il secondo, “Gestione dei flussi documentali”, ha consentito la scansione e l’archiviazione ottica di ciascun documento. La terza fase, tuttora in corso, è il “Workflow documentale”, con cui l’Agenzia potrà effettuare il monitoraggio dei procedimenti amministrativi verificando il livello di completamento di ogni attività. Sul sito www. Indicepa. Gov. It. , sfogliando l’indice alfabetico o facendo una breve ricerca per nome o per area geografica, si trova una finestra di dialogo sull’Agenzia, da cui poter inviare la posta elettronica certificata, il cui indirizzo è: alsia@postecert. It. Dalla stessa schermata sarà presto possibile visionare i servizi e l’organigramma dell’ente. .  
   
   
PRESIDENZA DI GRANDE PRESTIGIO PER SIAB: ALBERTO BAULI AL VERTICE DELL’OTTAVA EDIZIONE  
 
 Una presidenza di grande prestigio per Siab - International Techno-bake Exhibition: Alberto Bauli ha accettato l´incarico di Presidente della manifestazione Siab 2007, ottava edizione, che si terrà a Verona dal 5 al 9 maggio prossimi. Bauli, laureato in Economia e Commercio, presiede l’omonima industria dolciaria, leader nazionale per i prodotti da forno da ricorrenza. Nell´azienda di famiglia è entrato nel 1960, occupandosi specificatamente delle aree amministrativa e commerciale e portando l´azienda dolciaria veronese ai vertici del mercato. E´ anche componente dei Direttivi dell´A. I. D. I. (Associazione Industrie Dolciarie Italiane), di Centromarca (Centro di coordinamento dell´Industria di marca) e di Upa (Utenti Pubblicità Associati). L’attribuzione della presidenza ad un esponente di primo piano dell’industria dell’Arte Bianca è una scelta che qualifica fortemente Siab, salone di riferimento per l’intero settore del bakery in Italia e appuntamento di grande prestigio a livello europeo. Siab - International Techno-bake Exhibition, propone le migliori tecnologie, materie prime e semilavorati che servono a realizzare alcuni fra i più apprezzati prodotti del “food” italiano in tutto il mondo: pane, pasticceria, pasta, pizza e gelato. La presidenza Bauli rappresenta il miglior biglietto da visita per l’attuazione del progetto di potenziamento e sviluppo internazionale che caratterizza il «nuovo corso» della mostra, sancito dalla partnership organizzativa stretta fra Veronafiere, proprietaria del marchio, ed Ipack-ima Spa, organizzatore di primaria importanza per le fiere di processo, packaging e tecnologie alimentari, con specifica esperienza nel grain based food. «Siab è una mostra di grande tradizione che mette a confronto il meglio della produzione degli impianti con il meglio degli utilizzatori», afferma il presidente Alberto Bauli. «Chi espone a Verona ha anche il vantaggio di trovare in loco la parte più qualificata delle industrie clienti italiane e non è di poco conto la vicinanza del quartiere fieristico con la zona produttrice di impiantistica. Questa stretta connessione fra la fiera ed il suo territorio assume una valenza molto importante per la valorizzazione dell´Arte Bianca nell´ambito del «Food» italiano, un segmento che ha le caratteristiche e la tradizione per confrontarsi non più e non solo su scala europea, ma a livello globale». «Sono certo», conclude Bauli, «che il mondo che gravita intorno al Siab sarà in grado di valutare bene l´importanza di questi aspetti». .  
   
   
PRESENTATO UN PACCHETTO DI NUOVI PROVVEDIMENTI PER POTENZIARE TUTELA E SICUREZZA IGIENICO-ALIMENTARE DEI PRODOTTI VENETI  
 
Un sistema informativo unico e un´unica banca dati per il monitoraggio di tutta la filiera agroalimentare; un sistema di valutazione per la prevenzione del rischio e una task force di esperti per la comunicazione del rischio; l´istituzione di un “competence center” in materia di sicurezza alimentare presso l´Istituto Zooprofilattico delle Venezie; l´istituzione di un Nucleo Operativo Regionale Veterinario (Norv) altamente specializzato per migliorare i controlli sull´uso di sostanze illecite: questi i nuovi provvedimenti adottati dalla Giunta regionale veneta per garantire maggiormente il consumatore e valorizzare i prodotti veneti, illustrati il 21 novembre 2006 a Vicenza, nel corso di una conferenza stampa dagli assessori regionali alla tutela del consumatore, sicurezza alimentare e servizi veterinari, Elena Donazzan e alle politiche sanitarie, Flavio Tosi. “Il sistema di sicurezza alimentare della Regione del Veneto, data la rilevante produzione agroalimentare, è già considerata a un ottimo livello di standard igienico sanitario”, hanno detto i due assessori che, congiuntamente, hanno preparato e portato all´approvazione della Giunta veneta i due nuovi provvedimenti, “con queste nuove decisioni ci poniamo l’obiettivo di aumentare tali standard per garantire maggiormente il consumatore e valorizzare nel contempo le produzioni del nostro territorio, per rendere la sicurezza alimentare del Veneto, che è già un sistema di controllo capillare, un sistema unico per prevenzione e tracciabilità dei prodotti”. “Questi due provvedimenti, in pratica – ha detto l´assessore Donazzan – costituiscono un piano unico per la sicurezza alimentare, destinato in particolare alle produzioni venete e sono una risposta a quella sicurezza che il consumatore chiede, dal campo alla tavola; stiamo inoltre preparando una legge regionale sulla sicurezza alimentare che riguarderà mondo della produzione, della trasformazione e della distribuzione”. “Questo pacchetto di provvedimenti – ha detto l´assessore Tosi – eleverà ulteriormente i già alti standard di qualità del nostro sistema di prevenzione e di controllo, che rende il Veneto una delle Regioni più sicure d´Italia; saremo la prima Regione in Italia ad avere un´unica banca dati, un unico sistema di raccolta, analisi e studio dei dati”. Questi, in sintesi, gli elementi essenziali dei due nuovi provvedimenti: sarà realizzato un sistema informativo unico regionale integrato per la programmazione e la gestione delle attività dei Servizi Veterinari e dei Sian (Servizi Igiene Alimentare e Nutrizione) che favorirà la raccolta di dati relativi alle strutture produttive e alle produzioni in esse effettuate. I vantaggi saranno: condivisione e raccolta uniforme dei dati; possibilità di utilizzarli ai fini della valutazione del rischio, cosa che consentirà di mirare gli interventi e di interagire efficacemente con le strutture produttive. Il sistema informativo unico permetterà, inoltre, di attivare la rete di epidemiosorveglianza e di garantire la tracciabilità delle produzioni lungo tutta la filiera produttiva, prevista dai nuovi regolamenti sulla sicurezza alimentare. Sarà istituito, presso l´Istituto Zooprofilattico delle Venezie (Izsve), che già fornisce supporto tecnico-scientifico alla Regione e alle Asl per il miglioramento della salubrità e della qualità delle produzioni alimentari destinate al consumo umano, un “competence center” in materia di sicurezza alimentare, cioè una struttura in grado di dare supporto e conoscenze ai diversi portatori di interesse (aziende private, associazioni di categoria, consumatori), nei settori della formazione e informazione, della ricerca e dell’applicazione uniforme dei sistemi di autocontrollo. Sarà realizzato un Piano di Sorveglianza epidemiologica che avrà come obiettivi: l’acquisizione di informazioni per una valutazione dello stato sanitario degli allevamenti e quindi della salubrità degli alimenti di origine animale destinati all’uomo e la razionalizzazione e armonizzazione delle attività di monitoraggio e sorveglianza delle patologie presenti negli allevamenti: verrà attuato mediante l´acquisizione delle informazioni relative alle dinamica della popolazioni animali (anagrafe degli allevamenti, identificazione dei capi, importazioni etc. ); la sorveglianza delle malattie endemiche (Tbs, Brucellosi, leucosi); il monitoraggio delle altre malattie (malattia vescicolare del suino, pesti suine, Bleu tongue, etc. ); la gestione delle emergenze epidemiche (influenza aviaria etc. ). Sarà creata una task force di esperti per la valutazione del rischio che consentirà di valutare la probabilità e la gravità di una malattia alimentare legata alla presenza di un determinato pericolo in un alimento e per la comunicazione del rischio ai fini di una corretta informazione del consumatore e evitare inutili allarmismi. Sarà realizzato un Piano di monitoraggio per il miglioramento della produzione di Carne bovina con il duplice obbiettivo di garantire la sicurezza alimentare del consumatore finale sul consumo di carne e assicurare, anche attraverso il suo miglioramento, la qualità delle produzioni di carne bovina prodotta in Veneto. Infine, per contrastare l’uso di sostanze non consentite, sarà istituito il Norv (Nucleo Operativo Regionale Veterinario) costituito da veterinari delle Asl, un nucleo altamente specializzato che, con metodologie modernissime e innovative, dovrà supportare l’attività del veterinario ufficiale esercitando un potere di dissuasione nei confronti degli allevatori che impiegano sostanze illecite con attività anabolizzante e controllare non solo le strutture di macellazione, ma anche quelle di allevamento dei bovini da carne: in base ai rilievi in sede di macellazione e sulla base degli esiti delle determinazioni analitiche per le partite dubbie e/o sospette verranno disposti controlli immediati e a sorpresa negli allevamenti di origine degli animali. .  
   
   
LA GRANDA È OGM FREE ANCHE PER IL MAIS  
 
 Ancora una volta Cuneo ha superato brillantemente l’esame, come conferma la recente intervista realizzata da Daniela Bianco in Camera di Commercio a Cuneo. Lo screening sulla presenza o meno di mais geneticamente modificato nel raccolto 2006 ha confermato l’assenza, praticamente assoluta, di prodotto transgenico nelle nostre campagne. Il test ha, infatti, evidenziato tre soli campioni con tracce estremamente contenute, non superiori allo 0,03%, dovute alla presenza accidentale di Mon 810 e Bt 11, autorizzati nell’Unione europea. Complessivamente, i prelievi di granella, assicurati dal Consorzio agrario, sono stati 100, provenienti dai centri di essicazione di Savigliano, Caraglio, Cavallerleone, Cussanio, Saluzzo, Barge, Beinette, Morozzo, Castelletto Stura e Cherasco. L’operazione, attuata per il secondo anno consecutivo, ad iniziativa di Camera di Commercio e Provincia con la collaborazione delle associazioni professionali agricole, si è materializzata nel Laboratorio Chimico della Cdc di Torino, che ha svolto una serie di analisi biomolecolari. Il tutto si è svolto in un contesto operativo mutato negli ultimi 12 mesi, a causa delle numerose nuove varietà di mais ogm consentite a livello europeo e dalla adesione del Piemonte alla rete delle regioni ogm free, con attivazione di una moratoria che impedisce la coltivazione di piante geneticamente modificate sino al 31 dicembre 2008. Intanto, il quadro generale si presenta in continua evoluzione, caratterizzato dalla crescita costante degli ogm nel mondo (a fine 2005, la superficie interessata è risultata pari a 90 milioni di ettari, con un aumento dell’11 per cento rispetto al 2004), dall’obbligo, per i produttori, di conformità alla direttiva comunitaria vigente e, nel contempo, dalla necessità di salvaguardare i raccolti nazionali ed i prodotti tipici locali, supportando anche le scelte dell’industria di escludere i transgenici. “L’indagine conclusasi con esiti tanto soddisfacenti - sostiene il presidente della Camera di Commercio, Ferruccio Dardanello - è uno strumento straordinario per dare fiducia ad un comparto in difficoltà a seguito della mondializzazione dei mercati. I dati scientifici di supporto confermano come il made in Cuneo sia di assoluta fiducia per il consumatore. La Camera di Commercio di Cuneo ha dimostrato di essere vicina ai produttori sin dal 2000, con l’apertura dello sportello di riferimento ogm, in grado di fornire informazioni tecniche in materia e consentire l’accesso al laboratorio chimico di Torino a prezzi scontati”. “Nella Granda - afferma Marcello Gatto, presidente della Coldiretti Cuneo - il mais è voce importante: interessa una superficie di oltre 50. 000 ettari, in crescita negli ultimi anni. La produzione, invece, è sostanzialmente stabile, intorno ai 3. 500. 000 quintali. Per questo motivo, approviamo la scelta dell’ente camerale di sostenere il settore, di importanza strategica anche per la zootecnia”. L’intervista prosegue con l’intervento di Ilio Piana che sostiene: “Gli Agricoltori, dopo un periodo burrascoso dovuto alle polemiche insorte per l’utilizzo di mangimi contaminati, hanno compreso e condiviso l’obiettivo delle istituzioni di scegliere un percorso di salubrità. I risultati confermano quest’impegno”. Le conclusioni spettano a Giovanni Piatti, responsabile Analisi Dna del Laboratorio Chimico che riconosce alla Camera di Commercio di Cuneo una grande sensibilità a questo tipo di iniziativa, per aver saputo cogliere appieno l’importanza dell’indagine. .  
   
   
MONTANA ALIMENTARI: RINNOVATO LO STABILIMENTO DI BUSSETO (PR), DEDICATO AI SALUMI E IN PARTICOLARE ALLE PRODUZIONI DOP E IGP. NEGLI ULTIMI 3 ANNI INVESTITI COMPLESSIVAMENTE 17,1 MILIONI DI EURO.  
 
Nell’ambito di un innovativo progetto industriale, Montana Alimentari (Gruppo Cremonini), ha ampliato lo stabilimento produttivo di Busseto (Pr), dedicato alla produzione di salumi, confermandosi uno dei protagonisti del settore in Italia nelle produzioni tipiche D. O. P e I. G. P. L’impianto, che coniuga i più avanzati processi tecnologici con le antiche lavorazioni tradizionali, è all’avanguardia in Europa e fiore all’occhiello dell’industria alimentare italiana. Con 106 dipendenti e una superficie coperta che raggiunge ora i 28. 000 mq dai precedenti 15. 000, il rinnovato stabilimento di Busseto ha una produzione annuale di 2. 400. 000 salami, 1. 200. 000 mortadelle, 310. 000 salumi tipici (coppe e pancette) e 25. 000 culatelli. In particolare, è specializzato nelle produzioni a marchio D. O. P. (Culatello di Zibello, Salamino Italiano alla Cacciatora) e I. G. P. (Mortadella di Bologna). Gli investimenti relativi all’impianto di Busseto, negli ultimi 3 anni, sono stati pari a 17,1 milioni di Euro e hanno consentito di ampliare la struttura e di potenziare la capacità produttiva, che è passata da 4. 500 a 13. 500 tonnellate all’anno. Lo stabilimento di Busseto è stato acquisito dal Gruppo Cremonini nel 2002, nell’ambito del piano strategico di riorganizzazione industriale volto alla valorizzazione delle produzioni D. O. P. E I. G. P. , un settore di mercato con trend di crescita interessanti: nel 2010 si prevede che il 40%* della produzione italiana di salumi, che oggi vale circa 7 miliardi di Euro, sarà realizzata con prodotti a marchio di tutela. Alcune tra le peculiarità dello stabilimento di Busseto (Pr): il reparto salami è dotato di un sistema computerizzato che, grazie a “robot” intelligenti in grado di muoversi autonomamente all’interno dei locali, sorveglia l’andamento delle stagionature, analizzando i singoli prodotti e movimentandoli secondo i parametri di volta in volta riscontrati, per arrivare alla stagionatura ottimale; la cantina di stagionatura, interamente rivestita in mattoni e con pavimenti in cotto è in grado di ospitare fino a 80. 000 culatelli. Un’ampia gamma di mortadelle firmate fetta dopo fetta con il classico “Cuore”. Oggi le unità produttive di Montana Alimentari dedicate al settore dei salumi sono quattro localizzate oltre che a Busseto, a Gazoldo degli Ippoliti (Mn), Postalesio (So) e Paliano (Fr), per un totale di 430 addetti. Montana Alimentari S. P. A, società del Gruppo Cremonini, è uno dei principali operatori italiani nel settore della produzione, commercializzazione e distribuzione di salumi, carni in scatola e elaborati di carne fresca, snack e prodotti surgelati, con oltre 230 referenze a marchio Montana. Nel 2005 il fatturato aggregato del settore salumi è stato pari a 153,3 milioni di Euro, in crescita del 12% rispetto al 2004, dato che colloca Montana Alimentari al 9° posto tra i grandi produttori italiani del settore. .  
   
   
INVESTIMENTI PER 2,8 MILIONI DI EURO NELLO STABILIMENTO APOFRUIT DI APRILIA PREVISTI UN AUMENTO DELLA CAPACITÀ FRIGORIFERA, UNA ULTERIORE SALA DI LAVORAZIONE E L’ADOZIONE DI NUOVE TECNOLOGIE - LINEE DI ALTA QUALITÀ, BIOLOGICO  
 
Nuovi investimenti per 2,8 milioni di euro ad Aprilia per Apofruit Italia. La grande cooperativa ortofrutticola italiana - 3800 soci produttori, 220. 000 tonnellate di ortofrutta fresca trattata annualmente, 8 stabilimenti di lavorazione distribuiti tra Emilia Romagna, Lazio e Basilicata, 179 milioni di euro di fatturato consolidato nel 2005 –con questo ulteriore investimento si pone l’obiettivo di valorizzare le produzioni ortofrutticole laziali di qualità sui mercati internazionali. Il progetto prevede la realizzazione di nuove celle frigorifere per una capienza di 4. 000 tonnellate (+45% rispetto alle strutture frigorifere attuali), una nuova sala lavorazione e l’adozione di nuove e più avanzate tecnologie che permetteranno lavorazioni a maggior valore aggiunto. L’investimento prevede anche la realizzazione di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia rinnovabile e pulita. Investimenti, innovazioni e prospettive sono stati esaminati giovedì 16 novembre nello Stabilimento Apofruit Italia di Aprilia (Latina), dopo una visita alla struttura, nel corso del Convegno: “La Valorizzazione Internazionale dei prodotti ortofrutticoli del Lazio - Le proposte di Apofruit Italia”. L’intervento progettato da Apofruit Italia nello stabilimento di Aprilia si inquadra in una più ampia strategia, messa a punto dall’azienda, per valorizzare la propria produzione sui mercati internazionali, che prevede: sviluppo di linee di alta qualità, incremento delle produzioni biologiche e gestione di varietà vegetali in esclusiva. I principali prodotti ortofrutticoli del Lazio, kiwi e susine, hanno le caratteristiche per poter cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione, che pure causa al settore gravissimi problemi di competizione. Già oggi Apofruit Italia esporta l’82% della propria produzione di susine Angelino, il 96% del kiwi giallo e il 75% del kiwi verde. «Il nostro obiettivo oggi –afferma Renzo Piraccini Direttore Generale di Apofruit Italia– è quello di consolidare questi positivi risultati. Allo scopo intendiamo raddoppiare, nei prossimi due anni, le vendite a marchio Made in Blu, la linea di alta qualità promossa dalla Compagnia Italiana della Frutta Spa, che vede Apofruit Italia insieme ad altri importanti imprese private e cooperative». Apofruit Italia intende anche rafforzare la propria presenza nel biologico, settore nel quale esprime già una forte leadership a livello nazionale. L’obiettivo non è solo quello di incrementare le vendite ma anche di fare del marchio Almaverde Bio un punto di riferimento per il mercato europeo. «I positivi risultati conseguiti fino ad ora nel Lazio ha sostenuto Giovanni Teresi Consigliere delegato di Apofruit Italia per il Lazio- sono anche il frutto delle innovazioni varietali sviluppate in questi anni, basti pensare al kiwi giallo. Continueremo ad investire in innovazione. Ad esempio, abbiamo in corso importanti contatti con costitutori americani e francesi di nuove varietà di susine ad elevata qualità gustative. Inoltre stiamo testando, con la consulenza tecnico-scientifica dell’Università di Udine e di Bologna, nuovo materiale genetico sul kiwi. Dal 2008 passeremo alla sperimentazione in campo, sia nel Lazio che in Romagna». Gli investimenti previsti e la nuova strategia produrranno un significativo incremento occupazionale per lo stabilimento di Aprilia, che già nell’ultimo triennio ha visto aumentare le giornate lavorative dalle 3100 del 2002 alle 9. 600 del 2005, e un considerevole aumento di attività nell’indotto. Un elemento che crea soddisfazione, ed incontra il favore di Pio Scaciotti, Capo della segreteria dell’Assessorato regionale alle Attività produttive. Lo sviluppo realizzato da Apofruit Italia è anche il frutto di un costruttivo rapporto con le Istituzioni locali, tra cui in particolare la Regione Lazio, e con le Organizzazioni Sindacali laziali con cui, nei mesi scorsi, l’azienda ha sottoscritto un importante accordo sulla flessibilità. Per Luciano Sita, alla sua prima “uscita” pubblica come Presidente Nazionale di Legacoop Agroalimentare, occorre non solo sostenere politicamente e dal punto di vista delle istituzioni e delle associazioni un simile progetto, ma andrà sostenuto anche finanziarmente. Sita, che ha definito Apofruit Italia un bell’esempio di efficienza e di integrazione fra diverse realtà produttive, ritiene sia importante supportare simili “operazioni” anche attraverso quegli strumenti finanziari di cui la Lega Coop si sta dotando. .  
   
   
WORKSHOPTECNOLOGIE ENEA PER IL TRATTAMENTO E LA VALORIZZAZIONE DEI REFLUI CASEARI  
 
Nei laboratori dell´Enea sono state sviluppate diverse tecnologie di trattamento del siero di latte che permettono di valorizzare questo rifiuto speciale, ricavandone prodotti di interesse alimentare, zootecnico e nutraceutico. Le attività di ricerca internazionale dimostrano, infatti, che il siero contiene sostanze di grande interesse nutrizionale e farmaceutico, come proteine, peptidi, vitamine, zuccheri con proprietà prebiotiche, etc. I ricercatori dell´Enea hanno messo a punto due diversi processi di trattamento del siero: uno consente di separare e valorizzare efficacemente i costituenti del siero (proteine, zuccheri, sali minerali, acqua) per la produzione di prodotti ad alto valore aggiunto, come integratori alimentari e bevande speciali; l´altro, specificamente indirizzato ai caseifici di dimensioni piccole e medie, permette di valorizzare i reflui caseari mediante la produzione in situ di un concentrato destinato all´alimentazione zootecnica, utilizzando un dispositivo (brevetto Enea n. Rm2003a000114) che consente un notevole recupero di energia sotto forma di acqua calda. In particolare, il primo processo, basato principalmente sull´impiego delle tecnologie di membrana e di evaporatori speciali, consente di generare una vasta gamma di prodotti raffinati ad alto valore aggiunto, eliminando il carico inquinante del siero. Si tratta di un processo che consente di separare e valorizzare efficacemente i costituenti del siero (proteine, zuccheri, sali minerali, acqua) per la produzione di integratori alimentari e bevande speciali. Le Sieroproteine (Sp), cioè la frazione proteica che rimane nel siero a seguito del processo di caseificazione (che consiste nella precipitazione delle caseine del latte e di parte del grasso), costituiscono un prodotto ad altissimo valore biologico. Esse sono presenti nel latte di vacca, di capra e di pecora in concentrazioni che variano da una specie animale all´altra. Le Sieroproteine vengono utilizzate dall´industria casearia solo in minima parte, attraverso la produzione della ricotta, che però è un prodotto di limitato consumo. Le Sieroproteine vengono già ora utilizzate per le loro proprietà funzionali, come ad esempio la capacità di assorbire l´acqua, di formare gel, emulsioni ecc. , ma anche di "fat replacer", cioè di sostituire il sapore del grasso e di esaltare il gusto e gli aromi dei cibi in generale. Tali proprietà hanno consentito di impiegare i sieroderivati nell´industria alimentare (pasta, cioccolato, biscotti, maionese, sughi, prodotti per l´infanzia ecc. ). Le industrie alimentari e farmaceutiche del nostro Paese hanno bisogno di grandi quantità di Sieroproteine in forma di polvere, che al momento sono costrette ad importare dagli Usa, Germania, Olanda, Francia e Nuova Zelanda, per un ammontare di circa 40. 000 ton/anno. I prodotti ricavabili dal siero con l´impiego delle tecnologie di membrana sviluppate dall´Enea favorirebbero una produzione di specialità nutraceutiche, con ricadute economiche positive, attraverso nuove iniziative imprenditoriali. Il 94% in volume del latte impiegato per la caseificazione) è rappresentato dal siero(8 milioni ton/anno 2005, che viene destinato prevalentemente all´alimentazione zootecnica. Nel Nord Italia gli ingenti quantitativi di siero, derivanti dalla produzione di parmigiano, provolone e gorgonzola, sono già destinate ai numerosi allevamenti zootecnici, soprattutto di suini. Nel Meridione il siero e la "scotta" (residuo di produzione della ricotta) spesso non trovano un impiego zootecnico, con il rischio che il loro smaltimento non sia in regola con quanto previsto dalle normative ambientali. La ricerca è stata presentata nel corso del workshop "Siero di Latte: Trattamento e valorizzazione nel rispetto dell´ambiente", che si è tenuto oggi presso il Centro Ricerche Enea della Casaccia. Il comparto lattiero caseario italiano (latte, burro, formaggi e yogurt) figura al primo posto del Made in Italy alimentare nelle classifiche del 2005, con un fatturato in crescita che ha raggiunto 14,1 miliardi di euro. La produzione nazionale di formaggi conta su un patrimonio di 32 formaggi a marchio Dop (Denominazione d´Origine Protetta) e Igp (Indicazione Geografica Protetta) e su 481 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni. Tutti i prodotti caseari derivano dalle caseine del latte, compresi quelli di largo consumo come mozzarella e parmigiano, comportando ingenti quantità di siero di risulta dei processi di lavorazione, pari a circa 8 milioni ton/anno di siero (per il 2005). La vigente normativa ambientale (Dm 125/06) considera il siero di latte un rifiuto speciale, evidentemente a causa del suo alto carico inquinante (Domanda Chimica di Ossigeno =70. 000 ppm di ossigeno). Spesso l´onere dello smaltimento del siero di latte grava attualmente solo sulle industrie casearie ed è stimato da 4 a 6 ¬ per m3di siero, con il rischio di procedimenti illegali, che possono avere gravi ripercussioni ambientali. Il Workshop è stata l´occasione per un approfondimento e aggiornamento di queste tematiche, con l´obiettivo di mettere a disposizione i risultati delle ricerche Enea e di aprire un confronto con gli operatori del settore: operatori industriali del settore caseario, ricercatori, tecnologi, esponenti dell´industria impiantistica e degli integratori alimentari, al fine di promuovere iniziative produttive e collaborazioni. Nel corso del workshop è stato presentato il volume dell´Enea: Tecnologie di processo per il recupero e la valorizzazione delle componenti del siero di latte, a cura di Massimo Pizzichini. .  
   
   
EISMANN, CON L’ORO BIANCO DELLA PATAGONIA IL FATTURATO SCHIZZA A 100 MILIONI DI EURO LE VENDITE DI PESCE PREGIATO SI IMPENNANO E LA NOTA AZIENDA OPERANTE NEL SETTORE DELLA DISTRIBUZIONE PORTA A PORTA DI SURGELATI VA A CHIUDERE IL 2006 CON UN TURNOVER A OTTO ZERI  
 
Sona (Vr) – Eismann Italia continua la sua scalata al vertice del settore della vendita porta a porta di surgelati, accrescendo la propria quota di mercato al 25% del totale e apprestandosi a battere nuovamente il fatturato record dell’anno precedente. Nel 2005 il turnover è stato di 95 milioni di Euro; secondo le previsioni, entro la fine dell’anno in corso si sfioreranno i 100 milioni, andando oltre il +5%. La filiale italiana del Gruppo Eismann, presente in altri 7 Paesi europei, si conferma dunque – dopo la casa madre tedesca – la più dinamica dell’intera organizzazione, realizzando il 20% del fatturato globale, pari a 500 milioni di Euro. «Considerato che operiamo nella terra della culinaria per eccellenza, si tratta di un risultato che ha dello straordinario,» – commenta soddisfatto l’amministratore delegato Giovanni Paolino, – «che ripaga il nostro incessante impegno alla ricerca della qualità. Ad esempio, per rispondere a una crescente richiesta di prodotti ittici da parte del mercato, abbiamo investito fortemente per assicurarci l’approvvigionamento del prelibato merluzzo della Patagonia, così pregiato da essere noto tra gli addetti ai lavori come “oro bianco”. Le vendite nel settore pesce sono così aumentate del 10 %, e di questo passo ci garantiranno una crescita di fatturato del 15 % nel prossimo triennio. » Il merluzzo della Patagonia, tratto dalle acque più profonde e incontaminate, viene lavorato e surgelato direttamente sul posto, e da lì fino al domicilio del cliente i filetti di pesce vengono mantenuti a una temperatura costante di 18 gradi sotto lo zero. «Questo è il segreto di tutti i nostri prodotti» – spiega Giovanni Paolino. – «Dall’origine fino al consumatore, la catena del freddo non viene mai interrotta, a garanzia di un alimento sempre perfetto sia dal punto di vista organolettico che da quello nutrizionale». Per ottenere questi risultati l’azienda ha varato il Sistema Qualità Eismann, che prevede l’aggiornamento costante delle tecnologie e del personale addetto, con un investimento in ricerca, attrezzature e formazione che mediamente supera i 5 milioni di Euro l’anno. Il mercato italiano conferma la validità delle scelte dell’azienda veneta: nell’ultimo anno i clienti Eismann sono passati da 350. 000 a 380. 000, e la fidelizzazione è aumentata del 20%. Commenta l’ad: «Il nostro cliente-tipo è quello che risiede in piccoli centri abitati, lontano dai grandi agglomerati urbani. Ma aumentano anche le casalinghe che si sono accorte che, a conti fatti, i supermercati non sono poi così convenienti, e che hanno scoperto la comodità di farsi portare a casa tutto l’occorrente per mettere la famiglia a tavola in poco tempo, con successo, e a costi decisamente contenuti». A fronte del raddoppio dei prezzi applicato da altre realtà del settore alimentare dopo l’avvento dell’Euro, infatti, il ritocco di listino annualmente praticato da Eismann è stato sempre inferiore all’1%. Un’altra scelta in controtendenza da parte di Eismann, dato il periodo di recessione economica, è quella di espandere ulteriormente la propria rete commerciale. Ultimamente, infatti, Eismann ha aperto tre nuove filiali – una a Fossano (Cn), una a Potenza e la terza a Domodossola – che si vanno ad aggiungere alle 42 già presenti su tutto il territorio nazionale, il che ha comportato un investimento di oltre un milione di Euro e l´ingaggio di altri 20 incaricati alle vendite, oggi oltre 700. Inoltre l’azienda sta portando a termine il previsto investimento di 9 milioni di Euro per l’acquisto di 250 nuovi automezzi non inquinanti per la consegna della merce. Le previsioni per il futuro sono decisamente positive. Un trend di crescita eismann del 10% annuo per il servizio di consegna della spesa a casa e un aumento medio annuo di produttività del singolo venditore pari al 3% confortano le ottimistiche aspettative dell’azienda, secondo la quale nell’anno a venire il fatturato aumenterà ulteriormente di 10 milioni di Euro. Ciò a fronte di un ingresso di altri 60 venditori in organico. .  
   
   
VERONAFIERE E FIERE DI PARMA INSIEME PER LA PROMOZIONE INTERNAZIONALE DELL’AGROALIMENTARE ITALIANO  
 
Alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole alimentari e forestali Paolo De Castro è stato sottoscritto un accordo che lega Veronafiere e Fiere di Parma (che rappresentano oltre il 60% dell’offerta fieristica nazionale del settore) per la promozione sui mercati esteri del Food&wine italiano. Dal 23 al 25 novembre Vinitaly China con Cibus a Shanghai. E’ stato siglato oggi alla presenza del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali on. Paolo De Castro un accordo di collaborazione tra Veronafiere e Fiere di Parma finalizzato alla promozione del settore agroalimentare Made in Italy sui mercati esteri. Si tratta di un vero e proprio accordo strategico che si concretizza, come si legge nel documento sottoscritto da Luigi Castelletti e Franco Boni, presidenti rispettivamente di Veronafiere e Fiere di Parma, nel “pianificare e realizzare una strategia comune per potenziare l’internazionalizzazione del comparto alimentare e vitivinicolo attraverso le rassegne fieristiche Cibus e Vinitaly con il dichiarato intento di promuovere il prodotto italiano all’estero attraverso iniziative efficienti, di rilevante impatto e rispondente alle effettive esigenze delle imprese”. Va ricordato che Veronafiere e Fiere di Parma rappresentano con i loro marchi fieristici oltre il 60% dell’offerta fieristica nazionale del settore agroalimentare: da oggi porteranno insieme nel mondo l’Italian Food&wine. Luigi Castelletti presidente di Veronafiere, primo organizzatore diretto di rassegne in Italia, ha sottolineato che “Si tratta di un agreement che rappresenta il primo vero caso di collaborazione proiettata sui mercati internazionali da parte di due tra i principali organizzatori di fiere nel settore Food&wine in Italia. Una collaborazione a tutto beneficio del sistema imprese e dell´integrazione con la promozione attuata dalle Istituzioni, e che prevede anche sinergie nei settori del marketing, della comunicazione e ovviamente nella promozione dei due marchi fieristici all´estero, con sperimentati benefici sulle rassegne che si svolgono in Italia”. “Premessa di questo accordo – ha spiegato Franco Boni, presidente di Fiere di Parma – è la considerazione che il settore agroalimentare italiano necessita di iniziative promozionali efficienti e rilevanti per visibilità internazionale, nelle quali la produzione italiana sia in grado di esprimere tutte le sue potenzialità nei confronti delle catene della distribuzione internazionale. Cibus e Vinitaly sono da decenni l’espressione di iniziative di comprovato successo internazionale, poiché nate e cresciute in territori a forte vocazione nel settore alimentare e vinicolo”. L’accordo prenderà corpo nei prossimi giorni dalla Cina, da Shanghai. Dal 23 al 25 novembre prossimi in occasione dell’ottava edizione di Vinitaly China, che vedrà la partecipazione di oltre 200 aziende vitivinicole italiane e sarà inaugurata dal ministro Paolo De Castro Cibus si proporrà, per la prima volta al fianco della manifestazione di Veronafiere leader mondiale del settore, al pubblico cinese con una serie di Masterclass di presentazione della cucina italiana. La manifestazione è realizzata in stretta collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministero del Commercio internazionale, Buonitalia, Ice, Istituto nazionale per il commercio estero, Federalimentare, Regione del Veneto e Regione Emilia Romagna. .  
   
   
NASCE L’ASSOCIAZIONE ASSAGGIATORI PARMIGIANO-REGGIANO  
 
Riconosciuta e sostenuta dal Consorizo, è stata presentata ufficialmente oggi a Reggio Emilia Diffondere l’apprendimento dell’arte dell’assaggio, promuovere le caratteristiche sensoriali, storiche e nutrizionali di questo prezioso formaggio, incentivare gli incontri ludico didattici con il prodotto attraverso la creazione di giochi e percorsi formativi interattivi, coinvolgere i produttori di latte e di Parmigiano-reggiano per un approfondimento alla conoscenza del loro prodotto. Sono questi, in sintesi, gli obiettivi dell’associazione Assaggiatori Parmigiano-reggiano, riconosciuta e sostenuta dal Consorzio, presentata ufficialmente oggi presso la sede di Reggio Emilia. “L’approccio all’assaggio – ha spiegato Bruno Morara, presidente dell’Apr – sarà attuato secondo una metodologia semplice, facilmente applicabile da tutti gli amanti del Parmigiano-reggiano. A questo proposito, i corsi dell’Apr saranno strutturati su due livelli: il primo per aspiranti assaggiatori ed il secondo destinato a “laureare” assaggiatori esperti. Per rendere ancora più agevole la partecipazione al corso, Apr organizzerà le sue lezioni in tre province del comprensorio: a Reggio Emilia i corsi inizieranno il 21 novembre, a Modena il 20 gennaio 2007 e Parma il 27 febbraio 2007”. Quattro i soci fondatori dell’Apr che hanno scommesso su questa esperienza altamente qualificante: il Consorzio Formaggio Parmigiano-reggiano, i centri di assistenza tecnica Arte Casearia di Modena e Clc (Centro Lattiero Caseario) di Parma e il Crpa (Centro Ricerche Produzioni Animali). “Il Consorzio – ha dichiarato il direttore Leo Bertozzi – crede nell’eccellenza delle qualità organolettiche del Parmigiano-reggiano e per questo, come accade per i migliori vini, è necessario preparare figure esperte al pari dei sommeliers, che possano fornire ai consumatori e agli stessi produttori un parere autorevole sul formaggio allo scopo di raggiungere un costante miglioramento del prodotto stesso”. La sede dell’Apr, a cui ci si può rivolgere per ulteriori informazioni, è presso la Sezione di Reggio Emilia del Consorzio Formaggio Parmigiano-reggiano, in via Gualerzi,18/1 (Tel. 0522-506160; mail: domenichini@parmigiano-reggiano. It) .  
   
   
CASEIFICIO TONON: TRADIZIONE E FUTURO INSIEME, CON LA CERTIFICAZIONE ISO 22000  
 
Il Caseificio Tonon di Zero Branco (Tv), da anni protagonista nel mercato italiano della mozzarella, conferma il proprio impegno per la qualità e il continuo miglioramento con un nuovo traguardo prestigioso: il conseguimento della certificazione del sistema di gestione della sicurezza alimentare secondo il nuovo standard internazionale Iso 22000, prima fra le aziende del settore caseario in Italia. Il riconoscimento è stato rilasciato da Dnv (Det Norske Veritas), ente internazionale leader nella certificazione, che ha certificato secondo la stessa norma anche Rotogel, l´azienda del Gruppo Tonon che si occupa di taglio e surgelazione di prodotti lattiero-caseari. In particolare, per il Caseificio Tonon, Dnv ha verificato la conformità alla norma Iso 22000 dei processi di produzione di formaggi a pasta filata freschi ed affumicati, mentre per la Rotogel sono stati verificati i processi relativi alle attività di porzionatura, surgelazione e confezionamento di formaggi. La certificazione Iso 22000 rappresenta il riconoscimento ufficiale ed oggettivo degli sforzi fatti per il miglioramento continuo degli standard di qualità e sicurezza in tutte le fasi del processo di produzione, dalla selezione delle materie prime ai controlli sul prodotto finito; un impegno che nel corso degli anni ha permesso al Gruppo Tonon di ritagliarsi una posizione di rilievo nel mercato della mozzarella, sia in Italia che all´estero, rispondendo alle aspettative di clienti sempre più esigenti. Il sistema certificato di gestione della sicurezza alimentare permette alle aziende del Gruppo di standardizzare e razionalizzare i processi, fornendo gli strumenti per analizzare e gestire sistematicamente qualsiasi tipologia di rischio, attraverso l’individuazione delle criticità, la valutazione dei pericoli, l’identificazione e verifica delle misure utili a prevenire, eliminare o ridurre i rischi. Un prodotto alimentare sicuro e con le caratteristiche qualitative attese dai consumatori è sempre il risultato di una serie di processi e controlli rigorosi; la certificazione del sistema di gestione della sicurezza testimonia l´impegno dell´azienda in questa direzione e rappresenta un fondamentale messaggio di affidabilità e trasparenza nei confronti di tutti i suoi interlocutori, dai fornitori ai clienti, fino ai consumatori finali. Gestire la sicurezza – La norma Iso 22000 Lo standard Iso 22000 “Food safety management systems – Requirements”, pubblicato il 1 settembre 2005 dall’International Organization for Standardization, definisce i requisiti dei sistemi di gestione della sicurezza applicabili in tutto il settore agroalimentare. La norma, che raccorda i principi dell’Haccp ai pre-requisiti delle Buone pratiche, si basa su alcuni elementi ritenuti fondamentali per assicurare la sicurezza lungo tutta la filiera alimentare, sino al punto finale di consumo: comunicazione interattiva con tutte le parti interessate, compresa l’autorità di controllo; sistema di gestione; controllo di processo; principi dell’Haccp applicati secondo quanto previsto dal Codex Alimentarius; programmi dei pre-requisiti, quali le Gmp (Good Manufacturing Practices), il monitoraggio degli infestanti, le procedure di pulizia e disinfezione, ecc. Lo standard Iso 22000 si applica a tutti gli attori direttamente o indirettamente coinvolti nella filiera alimentare: quindi, dalle aziende agricole a quelle di trasformazione, dagli allevamenti ai punti vendita all’ingrosso e al dettaglio, senza tralasciare produttori di packaging e attrezzature di produzione, trasportatori e imprese di pulizia. La qualità Tonon Chi è abituato a trattare una materia sensibile come il latte per farne un prodotto delicato come la mozzarella ha un´attenzione particolare per la sicurezza e la qualità alimentare. Il Caseificio Tonon ha intrapreso fin dall´inizio la strada della qualità, quando ha deciso di operare una scelta coraggiosa dal punto di vista commerciale: produrre solo ed unicamente mozzarella, per farlo nel migliore dei modi. Questo ha permesso di sviluppare un attento ascolto alle nuove tendenze del mercato, ed infatti il Gruppo Tonon si distingue anche per la capacità di anticipare i tempi: prodotti innovativi e tecnologie sempre all´avanguardia caratterizzano il lavoro di continua ricerca. Da più di vent´anni l´azienda è leader nel campo del taglio e della surgelazione di formaggi con il sistema Iqf (Individually Quickly Frozen), che è in grado di allungare la shelf-life di prodotti che deperiscono velocemente a causa dell´azione dei fermenti lattici vivi. Questo sistema di surgelazione, di volta in volta adattato alle necessità di impiego del prodotto, permette di garantirne l´integrità e la perfetta conservazione fino a dodici mesi, oltre a consentirne una calibrata distribuzione nella catena di produzione. L´applicazione della catena del freddo ha permesso altresì di estendere l´orizzonte commerciale di un prodotto – la mozzarella, appunto – che presso i mercati esteri è fortemente connotato nel suo legame con la pizza, il prodotto italiano per eccellenza. Grazie all´esperienza acquisita negli anni di studio e applicazione della crioconservazione, il prodotto del Gruppo Tonon – dopo aver consolidato la propria presenza nel Nord Europa – è approdato con soddisfazione ai mercati dell´Estremo Oriente. Per maggiori informazioni: www. Tonongroup. It .  
   
   
MADAMA DORÈ: ALLA SCOPERTA DI UN EVENTO “DI GUSTO” “NUOVI INGREDIENTI DI STILE”: UNA SERATA DAL SAPORE UNICO.  
 
Madama Dorè, stimata società di catering e banqueting genovese presenta le sue novità mercoledì 22 Novembre alle ore 18. 00 ai Magazzini del Cotone di Genova, con un evento esclusivo dal titolo “Nuovi Ingredienti di Stile” dedicato a stampa, aziende e agenzie specializzate nell’organizzazione di eventi. Un viaggio dentro la preparazione di un evento impeccabile, alla scoperta dei sapori della tradizione ligure, dei prodotti tipici e delle originali proposte creative Madama Dorè, con la partecipazione di Alberto Marcomini, firma eccellente del giornalismo enogastronomico italiano. Marcomini condurrà gli ospiti all’interno di un percorso di degustazione che vedrà da un lato Madama Dorè reinterpretare i prodotti tipici in “piatti da esposizione”, dall’altro un’ampia scelta di creazioni culinarie degli chef distribuiti in aree degustative tematiche ideate e personalizzate da Madama Dorè. Ingredienti di prima qualità, che insieme allo stile, alla passione e alla professionalità di Madama Dorè, renderanno speciale e indimenticabile la serata del 22 novembre, come speciali e indimenticabili sono tutti gli eventi organizzati da Madama Dorè. Un’ occasione unica per scoprire uno ad uno gli ingredienti del successo Madama Dorè, che grazie al suo forte spirito di evoluzione e all’appartenenza al Gruppo Maestro di Casa, da quest’anno può avvalersi della certificazione di qualità e conformità allo standard Iso 9001. Un evento da non perdere, per una completa esperienza sensoriale, un elogio al gusto e ai sapori originali del territorio con la perfetta regia di Madama Dorè. .  
   
   
ANTICHI BORGHI, ANTICHI SAPORI, DOMENICA 26 NOVEMBRE L’ATTESA SAGRA DEL CASTAGNACCIO NEL TERRITORIO PRATESE  
 
La mostra mercato e il gemellaggio fra Cantagallo e Fabbriche di Vallico, piccolo comune della Garfagnana. Censimento per le castagne: a Cantagallo sono 150 i produttori di farina e 22 le canicciaie accese Sarà una giornata all’insegna della castagna, il prodotto principe dell’alta Val di Bisenzio, quella di domenica 26 novembre a Luicciana, con la trentunesima sagra del castagnaccio e gli oltre trenta stand nella mostra mercato che proporranno necci, polentina e altre specialità. La castagna è il prodotto attorno a cui ruota tutto il programma autunnale di Antichi borghi, antichi sapori, che culmina appunto nella festa di domenica, giunta alla quinta edizione, promossa e organizzata dal Comune di Cantagallo con il sostegno dell’assessorato al Turismo della Provincia, della Comunità montana e della Camera di Commercio di Prato e il patrocinio della Regione Toscana. Antichi borghi, Antichi sapori è stata presentata a palazzo Banci Buonamici dall’assessore al Turismo provinciale, Roberto Rosati, e dall’assessore alla Cultura del Comune di Cantagallo, Sandra Bolognesi. “Si tratta di una manifestazione che ha grande valore per la promozione di prodotti e cultura della montagna – ha detto Rosati – ma è importante anche perché intercetta un target di turisti interessanti alla scoperta della Toscana vera, quella dove arte e cultura si intrecciano con la vita quotidiana e il saper fare della gente”. “Sulla castagna il Comune di Cantagallo ha voluto fare un censimento e abbiamo scoperto che oggi sono 150 i raccoglitori e produttori di farina di castagne e 22 le canicciaie accese in queste settimane (10 a Migliana e 12 nella zona Luicciana Cantagallo) – ha aggiunto l’assessore Bolognesi – Numeri che hanno stupito anche noi, significa che una gran parte della popolazione del Comune è impegnata in questi mesi, come lo è stata per secoli, nella produzione della farina”. La farina di quest’anno si annuncia abbondante e di buona qualità e se si rileva un problema è proprio quello della mancanza di canicciaie per il trattamento delle castagne. Sul potenziamento della filiera sta infatti lavorando la Comunità montana che ha in progetto un’associazione dei produttori che promuova anche l’utilizzo delle canicciaie. Ma torniamo alla festa che, tempo permettendo, richiama oltre 1. 500 visitatori e che sarà anche ecologica perché utilizzerà stoviglie e bicchieri in mais forniti dalla Provincia, e contenitori dove gettarli insieme all’organico. Il programma si apre subito con una novità, una visita animata (ore 9,30 ritrovo al bivio per La Villa) con personaggi in costume che faranno rivivere un’antica e suggestiva leggenda locale, la Leggenda di Albachiara. Si tratta di una passeggiata fino al castello Averardi dove si terrà la rappresentazione (a cura di Farearte prenotazioni al 335 5312981). Alle 10 è prevista l’apertura degli stand della mostra mercato, dotata di punti informativi a cura del centro visite della Riserva naturale Acquerino-cantagallo, Cascina di cave e di Vespaio (Legambiente e Cooperativa Acomà). Fra gli espositori le Proloco di Fossato, Gavigno, Luicciana e Migliana, la Misericordia di Luicciana, il frantoio consortile di Sofignano, i boscaioli dell’Abat, associazioni, aziende agricole, forni, alimentari e così via. Legata alla manifestazione c’è anche un’offerta dei ristoranti e degli agriturismi di Cantagallo, degustazioni di piatti a base di castane nei mesi di dicembre e gennaio. Infine sarà presentato Il libriccino di 100 anni fa, riedizione, curata da Ester Scritti e Daniele Poli, di una raccolta di scioglilingua, canzonette, giochi e stornelli di un secolo fa scelti dal maestro Giovanni Giannini, a cui Poli ha aggiunto un cd di musica e canzoni. .  
   
   
GLI ITALIANI E L’OLIO D’OLIVA: CONSUMATORI INFORMATI? UN’INDAGINE TRA LEGGENDA E VERITÀ A CURA DELL’ “OSSERVATORIO BERTOLLI. IL GUSTO DEL BENESSERE”, IL CENTRO DI STUDIO E RICERCA NATO NEL 2001  
 
Olio d’oliva: re della cucina mediterranea. Dal Sud Italia ha risalito tutto lo Stivale ed è arrivato a conquistare, da metà del secolo scorso, anche le regioni più settentrionali, tanto che oggi tutti ne parlano, sempre più se ne scrive e la quasi totalità delle famiglie italiane lo porta in tavola ogni giorno. Ma, in realtà, gli italiani quanto conoscono davvero l’olio d’oliva? Questa è la domanda che si è posto l’ “Osservatorio Bertolli. Il gusto del benessere”, il centro di studio e ricerca nato nel 2001 con l’obiettivo di esplorare il mondo dell’olio d’oliva dal punto di vista delle valenze nutrizionali ma anche del gusto e del piacere, oltre che per promuoverne la diffusione della cultura. L’osservatorio Bertolli ha quindi commissionato ad Astra Ricerche un’indagine per rilevare il grado di conoscenza degli italiani in materia di olio. Sorprendenti sono i risultati: se dovessimo assegnare una pagella al nostro Paese solo il 13% degli abitanti (dai 15 anni in su) sarebbe promosso a pieni voti, il 35% passerebbe con sufficiente mentre il 46% sarebbe rimandato e il 7% bocciato. C’è quindi un forte divario tra coloro che utilizzano l’olio nelle preparazioni di tutti i giorni e chi ne conosce realmente caratteristiche e virtù. Oltre ad una scarsa conoscenza della materia da parte degli italiani, l’indagine di Astra ha fatto emergere anche una serie di luoghi comuni e “leggende” sul mondo dell’olio d’oliva, ancora oggi fortemente radicate in gran parte della popolazione. Una tra le false credenze più condivise riguarda l’utilizzo degli oli in cucina: il 44% degli italiani erroneamente ritiene, infatti, che in frittura sia da preferire l’olio di semi perché più “leggero” e digeribile. E’, invece, stato dimostrato il contrario dalla ricerca “Impiego a caldo degli oli alimentari” condotta dall’Università degli Studi di Bologna per l’Osservatorio Bertolli. “Dal nostro studio è emerso chiaramente come l’olio extra vergine di oliva sia sempre da preferire in tutte le preparazioni a caldo, inclusa la frittura” sostiene il prof. Giovanni Lercker “Questo perché è più resistente alle alte temperature e più ricco di antiossidanti, proprietà che si mantiene valida anche quando l’alimento cucinato non viene consumato subito ma a distanza di qualche giorno”. Pensando poi a quanto il consumatore oggi sia sempre più attento alla propria alimentazione, sia per una questione salutistica sia per motivazioni puramente estetiche, sorprende il fatto che il 45% degli intervistati coltivi convinzioni errate in tema di calorie, grassi e colesterolo in relazione al mondo dell’olio. Il 47% non sa che l’olio di oliva contiene delle sostanze naturali (i polifenoli) che agiscono come anti-ossidanti e sono un valido aiuto contro l’invecchiamento. Ma ancora di più stupisce che il 34% per cento creda che l’olio extra vergine di oliva apporti più calorie rispetto ad un olio di semi. “Un luogo comune duro da sconfiggere” secondo la dottoressa Elisabetta Bernardi dell’Università di Roma “La Sapienza” Tutti gli oli, d’oliva e di semi, hanno in realtà lo stesso potere calorico: 9 kcal per grammo. Tuttavia, a parità di apporto calorico, l’olio extravergine di oliva è molto più saporito e consente quindi di utilizzarne di meno mantenendo un sapore soddisfacente”. Un altro argomento che è risultato sconosciuto agli italiani riguarda la produzione dei diversi oli: l’indice di esattezza circa la conoscenza della produzione dell’olio è risultato infatti basso/nullo per l’86% degli intervistati. “Un dato confermato dalle tante convinzioni sbagliate del consumatore in questa area. ” sostiene Luigi Caricato, oleologo “Prima fra tutte quella che l’olio venduto in frantoio sia diverso e migliore rispetto a quello industriale. Non è così, perché gli oli che si trovano nella grande distribuzione vengono comunque prodotti nei frantoi e poi distribuiti in ogni angolo d’Italia o del mondo. Il cosiddetto “olio del contadino”, inteso quale baluardo di una civiltà ancorata al passato, va superato. La qualità va misurata avvalendosi di alcuni parametri di giudizio oggettivi, senza cadere in abusati e inutili luoghi comuni. ” Sempre più spesso, quando si parla di alimentazione, viene sottolineato anche il concetto di qualità. Ma quanti sanno riconoscere realmente se un olio è di qualità? Dall’indagine di Astra risulta che l’84% della popolazione appare disinformata sull’argomento. Il 67% crede che un olio che pizzica in gola abbia un’acidità più elevata e il 38% considera in maniera negativa il gusto amaro, valutando entrambi come difetti di qualità dell’olio. Il 45%, inoltre, non sa che solo un gruppo di assaggiatori esperti può riconoscere la vera qualità dell’olio. Anna Cane, Responsabile Qualità Bertolli, spiega: “Quando un consumatore si accinge a valutare il gusto di un extra vergine non è certo in grado di applicare le regole del Panel test che seguono gli assaggiatori professionisti. Come può allora distinguere un olio da un altro? Innanzitutto l’olio va valutato il più possibile da solo, per evitare che altri sapori od odori interferiscano con il reale gusto dell’extra vergine. La prima valutazione è quella olfattiva, che permette di percepire le note aromatiche positive (quali il fruttato ed i sentori di erba o di vegetali), sia gli attributi negativi. Successivamente, al palato, non solo vengono confermate le note olfattive, ma si apprezzano anche le sensazioni di amaro e piccante. Queste ultime sono note assolutamente positive, da non classificare come difetti, anche se talvolta alcuni consumatori possono non gradirle” Concludiamo l’excursus sui dati dell’indagine con qualche valutazione positiva: il livello della conoscenza è buono se si parla di gusto, anche se il 25% non sa ancora cogliere le sfumature dell’olio, come per i vini, e una minoranza crede ancora che l’olio prodotto da olive senza nocciolo sia migliore. Buone le conoscenze anche sulla conservazione dell’olio: la maggior parte degli italiani sa che l’olio va conservato al buio, ben chiuso e che soffre il caldo. Dura a morire rimane però l’errata convinzione che sia corretto conservare l’olio in un’oliera, magari con continui rabbocchi: questo è in realtà solo un ottimo sistema per far diventare rancido anche il migliore degli oli. Infine c’è addirittura un 19% che crede sia meglio consumare l’olio dopo alcuni mesi dall’acquisto, mentre è vero che si possono apprezzare le proprietà dell’olio proprio quando è giovane e che con il tempo i benefici e la qualità diminuiscono sensibilmente. Alla luce di questi risultati, diventa importante rimediare alla scarsa conoscenza da parte del consumatore di un alimento così diffuso e così importante dal punto di vista nutrizionale come l’olio d’oliva. Dal 2001 l’Osservatorio Bertolli lavora proprio in questa direzione e, avvalendosi della consulenza dei massimi esperti in materia di olio, promuove ricerche e iniziative volte a diffondere la cultura dell’olio, facendo della corretta informazione il suo obiettivo primario. Una delle iniziative più recenti è la realizzazione di un opuscolo informativo rivolto al consumatore in collaborazione con Unc (Unione Nazionale dei Consumatori) dove, insieme ai massimi esperti di ciascuna area, ha risposto alle dieci domande più frequenti del consumatore in materia di olio d’oliva. “L’olio extra vergine di oliva è stato definito il principe degli oli perfino dalla Corte di Cassazione” osserva l’avvocato Massimiliano Dona, Segretario Generale dell’Unione Nazionale Consumatori “ma forse è anche il principe degli alimenti e i suoi pregi vanno sostenuti senza riserve”. Da questa collaborazione è nato così uno strumento di conoscenza utile e accessibile a tutti, dove le tematiche sono affrontate con estrema chiarezza, con l’obiettivo di fare cultura sul mondo dell’olio e sconfiggere i luoghi comuni che ne impediscono un corretto consumo e non ne lasciano apprezzare le importanti qualità. Le Cinque Principali False Credenze Sugli Oli L’olio di semi è migliore per friggere perché più leggero e digeribile l’olio d’oliva apporta più calorie rispetto a quello di semi L’olio va conservato in un’oliera L’olio del frantoio è migliore dell’olio industriale L’olio Extra Vergine che pizzica in gola è acido, quindi di scarsa qualità .  
   
   
PIZZOCCHERI E RISOTTO NELLE SCUOLE DI MEZZA EUROPA GARA DI CUCINA A DISTANZA PER EDUCARE ALLA BUONA ALIMENTAZIONE NEL "MISTERY BOX" PRODOTTI TIPICI E VIDEO SU COME PREPARARLI  
 
 Un gemellaggio tra scuole fondato esclusivamente sulla buona tavola e sull´educazione alimentare. Un progetto internazionale, promosso da Regione Lombardia, denominato "The Mistery Box" - "Il Pacco Misterioso" che ha coinvolto più di cento scuole lombarde e di differenti Paesi europei attraverso un concreto scambio di esperienze gastronomiche. "Un´iniziativa - spiega la vicepresidente della Regione e assessore all´Agricoltura, Viviana Beccalossi - particolare e coinvolgente. Un´idea che si inserisce in una serie di azioni più ampie con le quali proviamo a rispondere alla crescente e sempre più attuale domanda di attenzione nei confronti dell´educazione scolastica. Un tema che coinvolge situazioni troppo spesso sottovalutate come il rapporto tra adolescenti e alimentazione". Ed ecco dunque che attraverso "The Mistery Box" una quarta del liceo scientifico "Donegani" di Sondrio cucina i pizzoccheri confrontandosi con i pari età di una scuola di Francoforte, così come, sempre un´elaborazione della specialità valtellinese, diventa protagonista del confronto tra una seconda media dell´istituto "Carlo Porta" di Lurago d´Erba (Como) e una scuola svedese di Hallefors. E ancora, un gruppo di bambini dell´elementare "Cabrini" di Milano collabora con i colleghi islandesi di Akureyri per realizzare la "Portaromana", una pasta ai 4 formaggi tutti rigorosamente lombardi, mentre la terza media del "Collegio Gallio" di Como si cimenta in una polenta e missoltini con i coetanei svedesi di Stoccolma o, infine, la quarta elementare dell´ "Anna Frank" di Binasco (Milano) prepara un risotto al Grana Padano in collaborazione con gli alunni di una scuola serba di Belgrado. Quelle elencate sono anche le classi e gli istituti che, dal primo al quinto posto, l´assessorato regionale all´Agricoltura ha deciso di premiare con videocamere e macchine fotografiche digitali per aver interpretato al meglio il progetto mirato a valorizzare i prodotti tipici lombardi. Ricevuto dalla Regione "Il Pacco Misterioso" contenente i prodotti tipici per realizzare una ricetta lombarda e organizzatisi per riprendere in video l´elaborazione del piatto, studenti e docenti hanno spiegato, in inglese, ai giovani degli altri Paesi come si prepara e consuma la pietanza. Quindi si è provveduto a comporre un nuovo "Mistery Box" spedendolo, insieme alla videocassetta, alla classe estera gemellata che ha ripetuto tutti i passaggi dei colleghi lombardi rispedire a sua volta un video in Regione. Oggi infine in Regione è stata celebrata la fase finale del progetto con la premiazione delle classi e degli istituti vincenti. "Il nostro obiettivo - conclude Viviana Beccalossi - è quello di rendere consapevoli i ragazzi dell´importanza della qualità e salubrità dei prodotti, affermandone i valori della stagionalità e recuperando i principi di una sana e corretta alimentazione. Il progetto ha avuto un grande successo e siamo già al lavoro per riproporne una nuova edizione". .  
   
   
UNIONE RISTORANTI DEL BUON RICORDO: ARRIVA PAOLO PETRINI, L’ITALIANO CHE INSEGNA LA BUONA TAVOLA AI FRANCESI  
 
A Parigi, il numero 6 di rue du Débarcadère, nel Xvii arrondissement, accoglie una delle insegne più acclamate di Francia: è il ristorante Paolo Petrini, importante “new entry” dell’Associazione Ristoranti del Buon Ricordo. Petrini, nato a Pisa ma trasferitosi in gioventù a Trieste con la famiglia, emigrò in Francia e nel 1985, “autodidatta ispirato” della cucina, aprì il suo primo ristorante parigino, “Il Ritrovo”. Quattro anni dopo si spostò in rue d’Argenteuil, nel Primo arrondissement, con il “Paris Parme”: qui modificò completamente la carta dei piatti, trasformando questo storico indirizzo in un vero ristorante italiano; l’anno dopo, vorrà un restyling totale dell’ambiente e chiamerà il ristorante “Paolo Petrini”. Nel frattempo, le guide e la stampa gastronomica iniziano a interessarsi alla sua cucina, al carattere semplice delle sue proposte, che coniugano i sapori della Toscana all’esperienza triestina, il tutto in un matrimonio che l’esigente stampa francese non esita a definire “sublime”. Nel 1996, considerati gli spazi risicati del ristorante, Petrini decide di spostarsi nel Xvii arrondissement, dove la sua insegna avrà la collocazione definitiva. Intanto, anche dall’Italia piovono consensi per il suo lavoro: nel 1996 Petrini è insignito dalla Presidenza della Repubblica del titolo di “Ambasciatore della cucina italiana all’estero”; l’anno dopo è nominato Cavaliere del lavoro. Nel 2004, grazie alla creatività dell’artista argentino Alberto Bali, l’ambiente del suo ristorante viene rivisto: oggi è uno degli indirizzi più eleganti di Parigi, dove accanto alla buona tavola regna la buona musica. Petrini, appassionato d’opera, e cantante lui stesso, accoglie sovente serate musicali con alcune tra le più belle voci liriche di Francia. L’arrivo nel Buon Ricordo di Petrini, ambasciatore del buon gusto e della creatività italiane in Francia, è un passo importante per l’Unione Ristoranti del Buon Ricordo che, dopo Vienna, Lussemburgo, Hong Kong e Giappone, sbarca a Parigi confermando il suo ambizioso programma di sviluppo internazionale che valorizza la ristorazione italiana e la qualità dei prodotti enogastronomici tricolori in Europa e nel mondo. Informazioni: Unione Ristoranti del Buon Ricordo, tel. 02 80582278, e-mail: info@buonricordo. Com .  
   
   
APICOLTURA: SUGLI ANTIBIOTICI NOVITÀ IN ARRIVO DAL MINISTERO DELLA SALUTE E DALL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ  
 
Un’importante novità è in arrivo per gli apicoltori. Il ministero della Salute sta per varare una circolare, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, nella quale si viene in soccorso a tutto il settore apistico per dare una svolta al problema antibiotici. Di cosa si tratta? E’ prevista una fase di conversione per tutti gli apicoltori che vogliono farla finita con gli antibiotici. Così sarà tollerato un residuo minimo di antibiotici nel miele (si pensa a un livello di 15-20 ppb?), misurabile in base alla quota minima che oggi le strumentazioni di rilevazione misurano. Ma attenzione, subito dopo si tornerà al residuo zero. E’ comunque una apertura che mette fine a uno scriteriato “guardia e ladri” nel rapporto fra Istituzioni e Apicoltori: si accorda fiducia a chi vuol cambiare. “Si sta per varare una strategia più morbida sui livelli di antibiotici presenti nel miele per venire incontro agli apicoltori che intendono venirne fuori e farla finita con un metodo apistico mediante il quale si poteva usare di tutto in alveare. In parole povere, il ministero della Salute ha deciso di aiutare gli apicoltori in difficoltà attuando una linea improntata su una maggiore tolleranza. Subito dopo, però, si tornerà a diminuire i livelli perché gli antibiotici rappresentano un grave danno per la salute umana e animale, senza risolvere i problemi della peste americana. La cosa più giusta è tenere, finita la fase di conversione, ferma la barra sul residuo zero. Ho fiducia negli apicoltori e a loro dico di puntare tutto sulla qualità per garantirsi un futuro produttivo” ha dichiarato ad Apitalia il dottor Giorgio Camponi, Direttore generale del Segreteriato Nazionale per la Valutazione del Rischio nella Catena Alimentare (ministero della Salute). Un grosso successo questo per Apitalia che si è fatta promotrice presso le autorità sanitarie di una linea più soft sugli antibiotici. Una precisazione. Siamo sempre per il residuo zero ma riteniamo non sia giusto criminalizzare gli apicoltori che vogliono farla finita con gli antibiotici e che sino ad oggi non sono mai stati aiutati nella loro lotta contro la peste americana. Con questa decisione finisce la criminalizzazione dell’apicoltura. Le Istituzioni, sollecitate, vengono in aiuto dell’apicoltura e lo fanno traghettandola verso la qualità. Maggiore qualità si coniugherà, statene certi, con maggiore commercializzazione. Non facciamoci sfuggire l’occasione. .  
   
   
L’OLIO PUGLIESE PROTAGONISTA DI QOCO 2006  
 
Concorso gastronomico ad Andria (Bari), dal 28 novembre al 3 dicembre, con gran finale alla Tenuta Cocevola Giorni di delizie in terra pugliese: è l’edizione 2006 di Qoco, kermesse gastronomica che vede laboratori, corsi di cucina, aperitivi, cene a tema, passeggiate con degustazione tra ulivi secolari. Filo conduttore della manifestazione è il profumatissimo olio extravergine d’oliva, di cui Andria è la prima città produttrice al mondo (solo qui se ne produce tanto quanto nell’intera Toscana!). L’elegante masseria immersa in una campagna costellata di ulivi, Tenuta Cocevola, è la sede della Finale internazionale del concorso gastronomico. Venerdì 1 dicembre 10 chef “under 30” provenienti dai paesi del bacino del Mediterraneo si sfidano a colpi di piatti innovativi e originali con solide basi nella tradizione, interpretando ed esaltando l’olio extravergine di oliva, mentre sabato 2 dicembre si tiene la premiazione. Cuochi di Egitto, Francia, Grecia, Italia, Malta, Marocco, Slovenia, Spagna, Tunisia, Turchia propongono le proprie interpretazioni degli ingredienti della cucina mediterranea. Due le prove selettive: la prima riguarda un piatto a tema libero mentre la seconda chiama i cuochi a misurarsi su un ingrediente e un tema stabilito, che quest’anno è il pesce azzurro. I criteri che i giurati devono tenere in considerazione per la propria valutazione sono la mediterraneità, il rapporto con l’olio extravergine di oliva, l’originalità, la presentazione e l’equilibrio in generale. Nomi d’eccezione compongono la giuria chiamata a dare i voti ai piatti: il presidente è Alfonso Iaccarino, del ristorante Don Alfonso 1890, attorniato da Jean-jacques Daumy, presidente Jeunes Restaurateurs d’Europe; Marco Bistarelli, presidente della sezione italiana della medesima associazione; Enrico Lupi, presidente dell’Associazione nazionale Città dell’olio; Roberto Burdese, presidente Slow Food; lo chef Moreno Cedroni, del ristorante La Madonnina di Senigallia; Enzo Vizzari, direttore Guide de L’espresso; Luigi Cremona di Qui Touring; Alessandra Ruggi, di Gambero Rosso Channel e Michele Peragine di Rai Tre. Durante la serata di premiazione, domenica 3 dicembre, la Tenuta Cocevola ospita un ghiotto buffet internazionale con le specialità di tutti i paesi presenti alla manifestazione, curato dallo chef Mauro Pansini, da Michele Memeo e dalla “brigata di cucina” della Cocevola, e servito dai concorrenti. Tenuta Cocevola di Andria, oltre che un accogliente resort, è un autentico marchio di alta qualità: comprende un’azienda agricola con oliveti Dop e vigne Doc. Due anni fa è nato l’Olio extra vergine Dop Terra di Bari-castel del Monte ottenuto esclusivamente dalla cultivar Coratina e dall’antico vitigno autoctono dell’agro di Andria “Nero di Troia” lavorato in purezza, si è ottenuto nel 2003 il Vandalo, vino rosso Doc Castel del Monte di grande pregio ed in seguito gli altri due vini Doc: il Rosso Cocevola e il Rosato, oltre alle due grappe una bianca e l’altra affinata in barriques. Imperdibili le degustazioni di questi prodotti coi Taralli Caserecci fatti a mano e impastati con olio extra vergine di oliva. E il tempo non mancherà durante i giorni dell’evento per provare le più ghiotte specialità della cucina pugliese! Alla Tenuta Cocevola i prezzi per il soggiorno partono da 75 euro a persona in camera doppia con trattamento di mezza pensione. Per la disponibilità durante le giornate del concorso si può telefonare direttamente alla Tenuta Cocevola. E-mail: info@tenutacocevola. Com Sito Web: www. Tenutacocevola. It.  
   
   
CESARINI SFORZA FA INNOVAZIONE BIOTECNOLOGICA NEL SETTORE DEI LIEVITI PER SPUMANTIZZAZIONE  
 
Cesarini Sforza Spumanti ha partecipato a Bologna al 20° Convegno Internazionale Foodmicro 2006, evento biennale di ampio respiro internazionale, inerente la microbiologia e la sicurezza alimentare. Il Convegno ha visto la partecipazione di ricercatori e studiosi appartenenti a 25 Paesi, i quali hanno affrontato i differenti aspetti microbiologici e biotecnologici in campo alimentare. Cesarini Sforza ha presentato l’importante contributo scientifico del dr. Matteo Cavagna, inerente i risultati preliminari di un’importante ricerca applicata, svoltasi in collaborazione con il Dipartimento Scientifico e Tecnologico dell’Università di Verona, con l’obiettivo di recupero e di studio dei ceppi di lieviti storici aziendali. I risultati presentati al Convegno hanno riguardato essenzialmente la prima fase di studio dei ceppi in laboratorio, attraverso la loro identificazione e caratterizzazione mediante moderne metodiche basate sull’analisi di Dna e sullo studio delle caratteristiche tecnologiche di maggiore rilevanza per la valorizzazione e la tipicità del prodotto. Nei primi anni ’90 sono stati eseguiti da Cesarini Sforza dei tiraggi–prova con ceppi di lieviti indigeni, oltre a quelli già in uso in Azienda, per studiare la capacità fermentativa e il potenziale organolettico. Negli anni questi spumanti sono stati conservati in catasta e degustati periodicamente per valutarne l’evoluzione. Considerata la longevità e le capacità olfatto–gustative di particolare pregio, si è cercato di recuperare e selezionare i lieviti presenti in queste bottiglie da 15 anni. La massa di lieviti prelevata da una bottiglia, che si pensava esaurita, è stata fatta sviluppare su un terreno nutritivo sterile, dando vita a ben 8 ceppi di lieviti diversi sottoposti poi ad attento studio. Da questi 8 lieviti ne sono stati scelti 3 per i loro caratteri interessanti e messi in tiraggio per valutarne le potenzialità: questo lavoro ha permesso di rivitalizzare e ampliare la tradizione di Cesarini Sforza nell’uso di lieviti propri per la spumantizzazione dei suoi prodotti. La ricerca rappresenta la naturale continuazione del progetto intrapreso da Cesarini Sforza per la valorizzazione della Zona Classica di produzione, individuata in collaborazione con Cantina La-vis e Valle di Cembra, attraverso il Progetto Zonazione. Studi scientifici hanno infatti appurato che il lievito – nel processo di spumantizzazione – può influire in maniera importante nel conferimento delle proprietà organolettiche del prodotto. In particolare le azioni dei ceppi utilizzati da Cesarini Sforza in rifermentazione hanno contribuito a caratterizzare il vino spumante mediante il conferimento di note organolettiche peculiari, esprimendo al massimo la tipicità del territorio d’origine. .  
   
   
PRESENTATI A MILANO I RISULTATI DEL CONCORSO ENOLOGICO SELEZIONE DEI VINI 2006, TOSCANA PROMOSSA A PIENI VOTI ASSESSORE CENNI: "I NOSTRI PRODUTTORI SANNO RILANCIARE SU SE STESSI NEL SEGNO DELLA QUALITÀ"  
 
Milano Promosso. A pieni voti. Il vino di Toscana supera anche l´esame più delicato, quella di tutto il comparto. Sono ben 818 i vini che hanno passato i severi esami della Selezione 2006 e che diventeranno così ambasciatori della regione nelle iniziative di promozione previste in tutto il mondo. "E´ il segno che i nostri produttori non temono gli esami ma li ritengono utili a monitorare costantemente la qualità dei loro vini" sottolinea l´assessore all´agricoltura della Regione Susanna Cenni. "Questi dati - continua - sottolineano la capacità di un intero comparto di saper tenere armonicamente insieme qualità, impegno e creatività". L´assessore ha presentato, a Milano, presso l´Hotel Westin Palace, i risultati ufficiali della Vii edizione della Selezione dei vini di Toscana, svoltasi nel mese di ottobre a Siena. E sarà sempre il capoluogo lombardo che per 3 giorni, dal 24 al 26 novembre, ospiterà la prima serie di degustazioni dei vini selezionati. Quest´anno la partecipazione dei produttori è stata da record, (1. 062 le etichette ammesse) e elevatissima la percentuale dei vini promossi: il 77 per cento. Notevole anche il numero delle menzioni speciali, ben 231 (pari al 22%), attribuite ai vini che hanno ottenuto punteggi di eccellenza secondo le 9 giurie della selezione, formate da enologi, sommelier e giornalisti. "Questo settore - ha detto ancora Susanna Cenni - è in grado di continuare a rilanciare su se stesso. In questi anni, istituzioni e operatori hanno fatto molto per proteggere e rafforzare l´immagine di qualità dei nostri vini e favorire la crescita di tutto il settore vitivinicolo. I riconoscimenti ottenuti ci dicono che siamo sulla strada giusta e ci permettono di guardare con un certo ottimismo al futuro di un settore vitale della nostra economia, di cui fanno parte oltre 30mila aziende e che produce quasi 3milioni di ettolitri di vino all´anno, il 61% dei quali Docg e Doc". I risultati della selezione giungono a coronamento di un anno davvero speciale per il vino di Toscana: basti pensare ai 48 vini premiati con 5 bottiglie dalla Guida dell´espresso, ai 55 che hanno ricevuto il massimo punteggio dei 3 bicchieri da quella di Gambero rosso e Slow food. In entrambi i casi la Toscana ha ottenuto la leadership nazionale quanto a numero di riconoscimenti. A Milano, però, è emersa anche una ulteriore e sempre più spiccata caratteristica del vino di Toscana: quella di affidarsi sempre di più al talento e al lavoro delle donne. La crescita del 30%, rispetto all´edizione precedente, della presenza di "Vini delle Donne" tra i partecipanti alla Selezione e il fatto che, di questi, il 76% (cioè 200 su 263) sia stato promosso credo evidenzi in modo inequivocabile il ruolo di protagoniste che le donne ricoprono in questo settore. Si tratta di un fenomeno importante per lo stesso futuro del vino toscano. Le donne, infatti, grazie alla sua creatività, alla sua sensibilità e al suo rigore, può dare - e di fatto lo sta dando - un contributo importante alla crescita del settore vitivinicolo toscano. .  
   
   
CAVIT: IN FORTE CRESCITA TUTTI GLI INDICI DEL BILANCIO GIUGNO 2005/MAGGIO 2006. FATTURATO A 172,1 MILIONI DI EURO, MARGINE OPERATIVO LORDO (EBITDA) A 10,4 MILIONI DI EURO, L´UTILE NETTO A 6,4 MILIONI DI EURO.  
 
L´assemblea dei soci di Cavit, la cantina che raggruppa 11 cantine sociali trentine, con 4. 500 viticoltori associati, ha approvato il 20 novembre 2006 il bilancio relativo all´esercizio giugno 2005/maggio 2006 nella sede di Ravina di Trento. Sotto l´aspetto del fatturato l´azienda quest´anno ha registrato una significativa crescita passando dai 162 milioni di Euro del precedente esercizio agli attuali 172,1 con un incremento pari al 6,5%. Diversi i fattori che hanno reso possibile questo risultato, in primis una sempre maggiore penetrazione nei mercati esteri. L´export infatti ha registrato una crescita complessiva del 4,5% in fatturato e dell´8,1% in volumi: sono progrediti tutti i più importanti mercati, in particolare quello Usa che vede il marchio trentino leader nella ristorazione e l´Inghilterra con una crescita del 6% ma anche i mercati minori hanno dato segnali significativi, dai paesi scandinavi (+67%) alla Cina-hong Kong (+52%) a conferma della validità delle strategie di diversificazione distributiva nei mercati di sbocco. Ma anche sul fronte del mercato interno, caratterizzato da un peggioramento del quadro congiunturale che ha determinato una significativa riduzione dei consumi, Cavit ha saputo ottenere risultati positivi mantenendo le sue quote di mercato e talvolta incrementandole. In questo caso il risultato è attribuibile anche alle performance qualitative della cooperativa trentina con il conseguimento di numerosi e prestigiosi premi enologici e riconoscimenti produttivi che si sono dimostrati importanti veicoli di comunicazione per il marchio. Sono ben 89 infatti i premi ottenuti nel 2006 nei maggiori concorsi enologici nazionali ed internazionali a fronte dell´impegno che l´azienda da 55 anni infonde nella ricerca della qualità dei propri prodotti. In particolare ricordiamo i 3 bicchieri del Gambero Rosso che per la quarta volta consecutiva hanno premiato lo spumante Altemasi Riserva Graal vendemmia 1997, e la qualifica di Produttore dell´Anno nel Mercato Europeo secondo la prestigiosa competizione tedesca Mundusvini, oltre alla già citata conferma del primato nel mercato americano come marchio più venduto nella ristorazione. Il perseguimento costante della qualità è riscontrabile anche nella composizione del fatturato: i vini Doc (Denominazione di Origine Controllata) ne rappresentano infatti circa il 55%, il 40% è coperto dai vini Igt mentre i Vini da Tavola incidono per un 5% sul fatturato. Sotto l´aspetto della redditività il bilancio 2005/2006 di Cavit ha registrato un miglioramento del margine operativo lordo che ha raggiunto i 10,4 milioni di Euro con una crescita di ben 82 punti percentuali rispetto ai 5,7 milioni di Euro dell´esercizio precedente mentre l´utile netto si è attestato sui 6,4 milioni di Euro rispetto ai 1,8 milioni di Euro dell´esercizio precedente. Una ottimizzazione delle politiche di pricing e un attento controllo dei costi di gestione hanno portato la cooperativa trentina al conseguimento di questo risultato straordinario in un anno ancora una volta segnato da un contesto economico instabile e sempre più complesso L´anno appena trascorso ha visto inoltre completare i lavori di ristrutturazione della sede aziendale con il recupero delle superfici della cantina storica. L´ammontare complessivo degli investimenti dell´esercizio è stato pari a 8. 615. 775 Euro. Per quanto riguarda gli investimenti programmati l´assemblea dei soci ha deliberato un impegno di oltre 22 milioni di Euro nei prossimi 3 esercizi per interventi tesi a ottimizzare produzione e logistica destinando l´intero utile a patrimonializzare l´azienda pur mantenendo inalterati i prezzi di conferimento ai soci. L´assemblea ha inoltre eletto il nuovo Presidente Adriano Orsi con la maggioranza dei voti. Vice Presidente è invece Carlo Malfatti. .  
   
   
VINITALY JAPAN, L’ITALIA DEL VINO AFFASCINA IL CONSUMATORE GIAPPONESE  
 
Prima volta di Vinitaly in Giappone. Il Paese del Sol Levante si è aggiunto quest’anno alle tappe estere nei principali mercati mondiali e in quelli emergenti dell’importante manifestazione enologica. L’inaugurazione ufficiale di Vinitaly Japan è avvenuta ieri presso il New Otani Hotel di Tokyo, dove sono in programma seminari organizzati in collaborazione con Buonitalia e altri di degustazione dedicati ai vini di Sicilia e del Veneto, a cura rispettivamente dell’Istituto regionale della vite e del vino della Sicilia e di Uvive – Unione consorzi vini veneti doc. Una sessantine le aziende italiane presenti, di queste una quarantina partecipano al workshop commerciale organizzato con 500 tra importatori, distributori, stampa e opinion leader giapponesi. La trasferta in Giappone arriva in un periodo di ripresa per l’export italiano nel Paese del Sol Levante. “Nei primi 8 mesi di quest’anno – spiega Camillo Cametti, consigliere di Veronafiere, con delega all’internazionalizzazione - l’export italiano di vino in Giappone è ammontato a quasi 62,4 milioni di euro, contro 56,4 dello stesso periodo dello scorso anno. Si tratta di quasi 18,8 milioni di litri, rispetto a 16,7 del periodo gennaio-agosto 2005”. “Per organizzare Vinitaly Japan ci siamo avvalsi dell’esperienza che abbiamo acquisito come Veronafiere nel corso di molti anni di attività nel Far East, in Russia e Usa, ponendoci come sistema integrato di promozione attivo 365 giorni all’anno al servizio di tutte le aziende che vogliono andare all’estero” - spiega Giovanni Mantovani, direttore generale dell’Ente fiere veronese. “Questa missione in Giappone, tra l’altro – conclude Mantovani -, precede l’8^ edizione di Vinitaly China, in programma a Shanghai dal 23 al 25 novembre prossimi”. In Giappone i vini italiani godono di un alto posizionamento e l’aumento dei consumi in atto va sostenuto facendo conoscere, attraverso momenti di cultura enologica come quelli organizzati nell’ambito di Vinitaly Japan, le migliori produzioni italiane e la loro storia, che ben si abbinano con la cultura millenaria del Paese asiatico. I giapponesi, tra l’altro, sono consumatori attenti al prodotto e amano capirlo. Ne è convinto Naohisa Muto, presidente di Clio International, che importa vini italiani ormai da 12 anni. “Abbiamo scelto i vini italiani – spiega Muto – perché sono i migliori in termini di caratteristiche, livello qualitativo, costo, tradizioni e natura delle persone che lo producono e lo promuovono”. I giapponesi, spiega Muto, “preferiscono vini corposi, fruttati, sapidi, con sentore di barrique. Generalmente li consumano al ristorante e negli alberghi, che rimangono i canali ideali per i prodotti italiani, mentre i supermercati potranno avvicinare nuovi consumatori a tipologie di vino diverse da quelle attualmente disponibili”. Le prospettive commerciali sono molto interessanti, perché in questo Paese, che non ha una tradizione enologica, più di due terzi della popolazione di età superiore ai 18 anni beve vino. I consumi medi annuali sono per ora di soli 2 litri pro capite, ma i giapponesi che bevono vino abitualmente hanno consumi simili a quelli europei. .  
   
   
IL SUCCESSO SANCITO DALLA SECONDA EDIZIONE DI ENOTRIA I VINI ABRUZZESI ALLA RIBALTA DEI MERCATI INTERNAZIONALI  
 
Lanciano - Nata dall’esigenza di soddisfare la crescente richiesta degli operatori locali per l’affermazione delle produzioni vitivinicole autoctone di qualità, Enotria –Wine Workshop d’Abruzzo- alla sua seconda edizione ha già manifestato tutte le sue potenzialità. Ventinove buyers internazionali della domanda, provenienti da 20 diversi paesi, e oltre 200 rappresentanti italiani, hanno incontrato a Chieti, nello straordinario scenario del Museo Archeologico della Civitella, 46 operatori dell’offerta, tutti rigorosamente abruzzesi, per una due giorni che ha sancito l’affermazione della produzione vitivinicola regionale. Altissimo il grado di soddisfazione degli operatori, più che soddisfacente il numero medio degli incontri, superiore a quelli che si realizzano nel corso di manifestazioni più blasonate e, di sicuro, molto più concreti. Il risultato è il frutto di una rigorosa selezione dei buyers operata dall’organizzazione in collaborazione con l’Istituto del Commercio Estero. Un giudizio altamente positivo che colloca la manifestazione, malgrado la giovane età, nel panorama delle rassegne di settore, in un segmento definito, dagli stessi operatori, “medio-alto”. Il Wine Workshop, frutto di una partnership pubblico-privata che vede tra i promotori l’Anci Abruzzo, l’Associazione Città del Vino, la Provincia di Chieti, la Regione Abruzzo attraverso l’Arssa, la Camera di Commercio di Chieti e le principali associazioni degli imprenditori agricoli e della cooperazione, rappresenta un innovativo e vincente strumento di promozione commerciale e turistica in quanto ha permesso agli operatori nazionali e stranieri di conoscere, in una felice combinazione, enogastronomia, arte e cultura. Alla manifestazione erano, infatti, presenti numerosi stand di Res Tipica, marchio registrato in 32 Paesi di quattro continenti, per la promozione e la salvaguardia di produzioni tipiche locali. I prodotti scelti per l’occasione sono stati: l’olio e in particolora le Doc “Aprutino Pescarese” e “Colline Terramane”, il Pecorino di Farindola, la Ventricina del Vastese, il Pane di Cappelli, le Lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, il Tartufo dei boschi dell’Aquilano e del Teramano, lo Zafferano di Navelli, il Miele e le Castagne di Valle Roveto e dei Monti della Laga. Per i buyers della domanda sono stati, inoltre, organizzati appositi “educational tours” i cui itinerari, oltre a portare gli ospiti in numerose aziende vitivinicole, hanno consentito di far loro conoscere alcune tra le più belle località della Regione. Al consenso degli operatori si è unito quello degli amministratori che hanno evidenziato come l’Abruzzo “sia ormai divenuta una realtà vitivinicola matura ed affermata a livello nazionale ed internazionale, con un altissimo patrimonio professionale, in grado di esprimere, come ha sottolineato l’Assessore Regionale all’Agricoltura, Marco Verticelli, una manifestazione come Enotria, capace di promuovere il territorio e il suo inestimabile patrimonio vitivinicolo, direttamente sul campo”. La produzione complessiva della Regione si attesta annualmente su una media di circa 3,6 milioni di ettolitri, pari a circa il 7% della produzione nazionale che è mediamente di 50 milioni di hl. Quasi un terzo di quella regionale (1 milione di hl. ) è a Doc e Docg. Nel 2005 il prodotto confezionato ha superato 100 milioni di bottiglie. Una produzione di tutto rispetto che colloca l’Abruzzo, anche grazie ai numerosi riconoscimenti conquistati in questi ultimi anni, fra le regioni emergenti nel composito panorama enologico italiano e Enotria Wine Workshop, tra le manifestazioni imprenscindibili per la commercailizzazione delle produzioni vitivinicole autoctone di qualità. “Enotria, ha detto, infine, il presidente della manifestazione, Enzo Giammarino, trova la sua forza nella compartecipazione e condivisione dei suoi scopi da parte di tutti i partners istituzionali, oltre ad una chiara scelta strategica che vede la partecipazione dei produttori solo ove questi la ritengano effettivamente produttiva e costruttiva per la propria azienda”. .  
   
   
OTTAVA EDIZIONE DEL CONCORSO ENOLOGICO “CALICE D’ORO”  
 
Novara - Venerdì 17 novembre si è svolta l’ottava edizione del concorso enologico delle Colline Novaresi “Calice d’Oro 2006”, abilitato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali al rilascio di distinzioni. La manifestazione, promossa dalla Camera di Commercio e dall’Amministrazione Provinciale di Novara, è stata realizzata, presso la sede camerale, con la collaborazione dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani che si è assunta la responsabilità dell’esecuzione tecnico-operativa delle selezioni. Il Concorso, riservato solo ai vini a denominazione di origine controllata e a denominazione di origine controllata e garantita prodotti da aziende aventi sede nella provincia di Novara, si propone di evidenziare le produzioni enologiche della zona, diffonderle ai consumatori e agli operatori, nonché premiare e stimolare le aziende locali al continuo miglioramento qualitativo dei loro prodotti. I vini sono stati suddivisi in tre categorie: Nebbioli da invecchiamento (Boca, Fara, Ghemme, Sizzano); Colline Novaresi Doc rossi e rosati (Barbera, Bonarda, Croatina, Spanna, Vespolina); Colline Novarese Doc bianchi. I campioni sono stati catalogati a cura della Camera di Commercio e successivamente resi anonimi da Mariano Savastano, pubblico ufficiale. Le operazioni di selezione, divise in due sessioni, si sono ufficialmente aperte venerdì 17 novembre in occasione di un incontro durante il quale è stata presentata la manifestazione. Nella stessa occasione si è proceduto alla formazione, per sorteggio, delle commissioni di valutazione. I commissari, divisi in tre commissioni, ognuna composta da un giornalista e sei enologi (di cui uno operante nella provincia di Novara), sotto la presidenza dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani, hanno valutato i campioni presentati da diverse aziende novaresi. Ogni vino è stato valutato da due commissioni diverse e il risultato finale di ogni campione è stato calcolato, dopo aver eliminato la scheda con il punteggio più alto e quella con il punteggio più basso di ogni commissione, attraverso la media aritmetica delle 10 schede rimanenti. Complessivamente è stato selezionato l’80% dei vini presentati. A tutti i vini che hanno conseguito il punteggio complessivo di almeno 80 centesimi, corrispondenti all’aggettivazione “ottimo” in base al metodo di valutazione Union Internationale des Oenologues, è stato assegnato un diploma di merito. Al vino di ogni categoria che ha ottenuto il miglior punteggio, purché abbia raggiunto il minimo di 85 centesimi, è stato attribuito il trofeo “Calice d’Oro 2006”. I vini selezionati saranno promossi a livello stampa e con particolari manifestazioni a cura della Camera di Commercio e della Provincia di Novara. La cerimonia di premiazione si svolgerà nel gennaio 2007 nell’ambito delle manifestazioni legate ai festeggiamenti di San Gaudenzio, patrono di Novara. Durante le selezioni sono state compilate complessivamente 798 schede, per un totale di 11. 172 giudizi. Sono state valutate 114 bottiglie e utilizzati circa 1. 000 bicchieri. .  
   
   
MAGNESIA BISURATA AROMATIC: LE PASTIGLIE CONTRO BRUCIORI E ACIDITÀ DI STOMACO  
 
Avvertono senso di pesantezza, sonnolenza e bruciori, soprattutto dopo i pasti. Sono costretti a osservare periodicamente un giorno o due di dieta leggera per rimettersi in forma. Sono le persone che soffrono di dispepsia e cioè di disturbi digestivi. E sono più numerose di quello che si potrebbe pensare: stando a recenti studi condotti in Italia, Gran Bretagna, Norvegia e Usa, il “popolo dei dispeptici” oscilla tra il 20 e il 40% della popolazione. Fra i disturbi della digestione, uno dei più frequenti è l’acidità di stomaco, chiamata in termine medico pirosi gastrica, che si manifesta soprattutto dopo i pasti con una sgradevole sensazione di bruciore allo stomaco o alla base dell’esofago, cioè appena sotto lo sterno. I bruciori allo stomaco possono essere accompagnati da sensazione di pesantezza, sonnolenza, nausea, meteorismo. Inoltre, se sono di particolare intensità, possono evolvere in fastidiosi dolori epigastrici: il cosiddetto “mal di stomaco”. La terapia dell’acidità di stomaco. È fondamentale un corretto trattamento dietetico, così come è importante consultare il medico al fine di escludere che le cause del disturbo siano da attribuire a lesioni organiche, gastroduodenali o esofagee. Quando si è certi che l’acidità di stomaco dipende da una gastrite di origine alimentare o da dispepsia funzionale aspecifica, i prodotti antiacidi tradizionali costituiscono il trattamento sintomatico più efficace e meglio tollerato. Gli antiacidi sono una famiglia di composti la cui funzione consiste nel neutralizzare l’acido cloridrico secreto dalle cellule parietali dello stomaco. I composti più comunemente usati sono il bicarbonato di Sodio, il carbonato di Calcio e gli idrossidi di Alluminio e Magnesio. La neutralizzazione dell’acidità gastrica prodotta dagli antiacidi, sommandosi all’effetto neutralizzante esercitato dal cibo, oltre che ridurre la sensazione soggettiva di iperacidità, ha anche come effetto quello di accelerare lo svuotamento gastrico. Anche l’efficienza del transito esofageo viene aumentata. Magnesia bisurata aromatic pastiglie: per neutralizzare l’acidità in eccesso e far scomparire rapidamente i bruciori. Magnesia bisurata aromatic pastiglie di Wyeth Consumer Healthcare, conosciuta e apprezzata da molti anni, appartiene alla categoria degli antiacidi, una famiglia di composti la cui funzione consiste nel neutralizzare l’acido cloridrico secreto dalle cellule parietali dello stomaco. * Proprietà magnesia bisurata aromatic pastiglie, grazie alla combinazione di magnesio carbonato, sodio bicarbonato e calcio carbonato, neutralizza l’acidità in eccesso e fa scomparire rapidamente i bruciori. Il prodotto è particolarmente indicato nelle turbe digestive caratterizzate da iperacidità, in quanto esplica un’azione neutralizzante rapida (grazie al sodio bicarbonato) e duratura (grazie ai carbonati di calcio e di magnesio). * indicazioni magnesia bisurata aromatic pastiglie è indicata per il sollievo dei bruciori e dei disturbi digestivi causati da un eccesso di acidità del succo gastrico (iperacidità). .  
   
   
RICOLA SENZA ZUCCHERO ALLE ERBE SVIZZERE, LA RISPOSTA PER UNA BUONA IGIENE DENTARIA  
 
Ricola senza zucchero alle erbe svizzere sono caramelle che uniscono freschezza vitalizzante e gusto eccellente ad un effetto balsamico per la bocca e la gola. Le quattro varianti sono: Fiori di Sambuca, Erbe Balsamiche, Eucalipto, Melissa Limoncella, tutte fresche, piacevoli e senza zucchero, particolarmente adatte per chi segue una dieta e anche per i soggetti diabetici. Le caramelle sono incartate individualmente e sono disponibili in busta di carta da 70 grammi. Distributore per l’Italia: Divita srl. .