Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


LUNEDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 WEB E DIRITTO PER LE NUOVE TECNOLOGIE GLI EUROINDICATORI
Notiziario Marketpress di Lunedì 30 Ottobre 2006
LINFOMA NON-HODGKIN, UN NUOVO “PROIETTILE RADIOATTIVO” COLPISCE LA MALATTIA  
 
Cannizzaro (Ct), 30 ottobre 2006 – La Sicilia non è un’“isola” nella cura dei linfomi non-Hodgkin recidivanti, ma, con i suoi due Centri di Eccellenza (Messina e Palermo) rende disponibile una tra le più efficaci terapie per la cura di questi linfomi. Si tratta della radioimmunoterapia con 90Y-ibritumomab tiuxetano costituito da un anticorpo monoclonale coniugato con Ittrio-90. Un Centro di Eccellenza dedicato all’applicazione di questa terapia è l’Unità Operativa Complessa di Medicina Nucleare di Messina, diretta dal Prof. Sergio Baldari, nell’ambito della quale esiste un reparto di Terapia Radiometabolica operante in stretta collaborazione con Francesco Di Raimondo, Professore Associato di Ematologia presso l’Università degli Studi di Catania, dove afferiscono i pazienti con linfoma non-Hodgkin. Con 11mila nuovi casi ogni anno, i linfomi non Hodgkin si confermano i più diffusi tumori ematologici, si manifestano soprattutto tra i 40 e i 60 anni d’età e sono sempre più frequenti negli anziani. I linfomi non-Hodgkin costituiscono circa l’80% dei linfomi totali e sono guaribili solo nella metà dei casi per le forme aggressive; percentuale che scende al 20-30% nelle forme cosiddette “indolenti”, molto più difficili da eradicare. La terapia del paziente con linfoma non-Hodgkin prevede molteplici approcci di prima linea, come chemioterapia, radioterapia e immunoterapia, dopo i quali la malattia si può ripresentare. Oggi c’è una speranza in più per chi non guarisce. “Si tratta della radioimmunoterapia (Rit)– spiega il Prof. Baldari - un trattamento innovativo che, sulla scia dei risultati ottenuti in alcuni trial clinici internazionali a cui hanno partecipato studiosi italiani, sta operando una svolta nella cura di questo particolare tipo di patologia tumorale”. Il radiofarmaco utilizzato nella Rit, 90Y-ibritumomab tiuxetano, è costituito da un anticorpo monoclonale coniugato con Ittrio-90. “Questo farmaco - prosegue il Prof. Baldari - può essere immaginato come un “piccolissimo proiettile” radioattivo che introdotto nel sangue va a cercarsi la cellula tumorale, ovunque sia, poiché in essa è espresso un antigene specifico che ne rappresenta “il bersaglio”. Il vantaggio della Rit è pertanto quello di poter arrivare a tutte le cellule tumorali e di farlo senza effetti collaterali significativi”. L’efficacia terapeutica è garantita dal legame stabile che gli anticorpi assumono con le cellule tumorali e dal rilascio delle radiazioni beta emesse dall’Ittrio-90. L’emissione di radiazioni dura alcuni giorni e colpisce le masse tumorali, causando la morte delle cellule neoplastiche. La Rit con 90Y-ibritumomab tiuxetano è disponibile da più di un anno presso il Centro di Messina, viene effettuata nel servizio di Medicina Nucleare e prevede un’unica somministrazione endovenosa a cui non seguono gli effetti collaterali tipici della chemioterapia anche se deve essere preceduta da un’adeguata selezione del paziente, frutto di una stretta collaborazione con l’onco-ematologo, sulla base dei dati clinici ed anamnestici del singolo paziente. La normativa prevede il trattamento del paziente attraverso un breve ricovero ospedaliero presso la struttura di Medicina Nucleare. “Comunque, al momento delle dimissioni non c’è alcuna possibilità neanche teorica di contaminazione e il paziente può condurre una vita normale. Gli effetti collaterali della terapia a base di 90Y-ibritumomab tiuxetano - chiarisce il Prof. Di Raimondo – comprendono solo una limitata sofferenza ematologica che si manifesta nelle settimane successive al trattamento come un modesto e transitorio calo delle piastrine e dei globuli bianchi”. Il paziente viene controllato per un breve periodo con esami prevalentemente ematologici e in seguito con tecniche di tipo radiografico per il normale follow up. “In futuro, per i favorevoli risultati conseguibili, si potranno considerare altre modalità di trattamento in pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin - afferma il Prof. Baldari - non escludendo la possibilità di utilizzo come terapia di prima linea o/e di somministrazioni ripetute o l’estensione ad altre tipologie di linfomi”. .  
   
   
CARDIOPATIE CONGENITE IN ETA´ ADULTA: ARRIVA LA TERAPIA, TRAGUARDO MADE IN ITALY UNO STUDIO IN 15 PAESI COORDINATO DALL´UNIVERSITÀ DI BOLOGNA DIMOSTRA EFFICACIA DI UN FARMACO SULLE MALFORMAZIONI CARDIACHE COMPLICATE DA IPERTENSIONE ARTERIOSA POLMONARE I PAZIENTI AFFETTI DA QUESTA GRAVE MALATTIA INVALIDANTE POTRANNO RESPIRARE MEGLIO E MUOVERSI CON FACILITÀ  
 
Milano, 30 ottobre 2006 – Una ricerca mondiale coordinata dal professor Nazzareno Galiè, responsabile del Centro Ipertensione Polmonare presso l´istituto di Cardiologia dell´Università di Bologna diretto dal professor Angelo Branzi, dimostra la possibilità di curare le cardiopatie congenite complicate con ipertensione arteriosa polmonare. La combinazione di queste due patologie viene chiamata Sindrome di Eisenmenger: si tratta di una malattia altamente invalidante contro la quale fino ad oggi non esisteva nessuna cura se non il trapianto del cuore e dei polmoni nei casi più gravi. Grazie al trattamento con bosentan, un farmaco antagonista recettoriale della endotelina somministrabile per via orale, i pazienti più gravi vedranno aumentate le proprie speranze di sopravvivenza, potranno respirare meglio, liberandosi dall´affanno, e muoversi con più facilità, grazie ad una minore pressione polmonare. Lo studio, pubblicato il 4 luglio sulla prestigiosa rivista medica "Circulation", è stato condotto per quattro mesi su 54 pazienti affetti da Sindrome di Eisenmenger, arruolati in 15 centri sparsi fra Europa, Nord-america e Australia. I ricercatori, all´inizio della sperimentazione, hanno misurato i parametri fortemente influenzati dalla patologia, come la pressione polmonare, la capacità di compiere esercizio fisico e la funzione di pompa del cuore, somministrando poi a ciascun paziente un placebo o una pillola con 125 milligrammi di bosentan due volte al giorno. Dopo quattro mesi gli esperti hanno scoperto che il farmaco ha migliorato la qualità di vita dei pazienti, riducendo i pesanti sintomi della malattia e aumentando del 20% la capacità di compiere un´attività fisica. Il bosentan è riuscito anche ad alleviare il peso sui polmoni e sul cuore, riducendo la pressione dei polmoni del 10%. E per giunta i vantaggi della cura si sono mantenuti nel tempo: a 12 mesi dall´inizio del trattamento i pazienti che hanno continuato a prendere il farmaco hanno mostrato un deciso miglioramento della qualità della vita e delle condizioni di cuore e polmoni. "Il farmaco determina la dilatazione dei vasi polmonari e riduce la proliferazione delle cellule delle pareti arteriose dei polmoni: tutto ciò si traduce in una diminuzione della pressione polmonare e in un miglioramento generale dei sintomi. Ovvero in una specie di liberazione per questi giovani pazienti (l´età media dei soggetti è 40 anni), che si trovano nel pieno della loro attività lavorativa e che la malattia limita tantissimo" - commenta il professor Nazzareno Galiè, coordinatore della ricerca e responsabile del Centro Ipertensione Polmonare presso l´Istituto di Cardiologia dell´Università di Bologna - "Tali benefici risultano tanto più rilevanti quanto più si pensi che la patologia della circolazione polmonare è presente sin dalla nascita e cioè da diversi decenni". Lo studio clinico multicentrico coordinato dall´esperto bolognese è il primo in assoluto ad essere effettuato in soggetti adulti con cardiopatie congenite e verrà preso in esame dalle autorità regolatorie sia degli Stati Uniti (Fda) sia europee (Emea) per confermare l´impiego del bosentan anche nei soggetti con Sindrome di Eisenmenger. "Possiamo dire che per la prima volta abbiamo a disposizione un trattamento semplice ed efficace per una . Malattia complessa e invalidante descritta per la prima volta oltre 100 anni fa e con la quale si sono confrontate molte generazioni di studiosi" - conclude Galiè. Cardiopatie congenite, - Le malattie congenite del cuore rappresentano le malformazioni più frequenti che si osservano alla nascita ed interessano 1´1% di tutti i nati. Se non riconosciute e corrette tempestivamente attraverso interventi chirurgici, alcune di queste cardiopatie si possonó complicare con l´ipertensione arteriosa polmonare, una malattia grave ed estremamente invalidante. Nonostante tutti i progressi fatti recentemente sulla diagnosi prenatale delle cardiopatie congenite e sulla loro correzione chirurgica precoce, ancora oggi si osservano pazienti che si complicano in età adulta con l´ipertensione arteriosa polmonare. Nei paesi in via di sviluppo, dove queste tecniche non vengono applicate, i pazienti che si complicano con l´ipertensione polmonare sono ovviamente molti di più. Cardiopatie conqenite ed ipertensione polmonare: la Sindrome di Eisenmenqer - La combinazione tra cardiopatie congenite ed ipertensione polmonare arteriosa viene chiamata Sindrome di Eisenmenger, dal nome dello studioso tedesco che la descrisse nel 19° secolo. Tale sindrome determina affanno di respiro, ridotta capacità di esercizio ed una colorazione bluastra della cute che viene chiamata cianosi. Si possono verificare numerose complicazioni come emottisi (emissione di sangue dalle vie respiratorie), ascessi cerebrali e sincopi che limitano la sopravvivenza alla quarta e quinta decade di vita. .  
   
   
UN TRICHECO MARINO AIUTA A SVELARE IL MISTERO DELLA CORNEA TRASPARENTE INDIVIDUATA LA PROTEINA CHE IMPEDISCE IL FORMARSI DI VASI SANGUIGNI NELLA CORNEA: UNA SCOPERTA CHIAVE PER LO SVILUPPO DI NUOVI FARMACI ANTITUMORALI E CONTRO LA MACULOPATIA DEGENERATIVA, PRINCIPALE CAUSA DELLA CECITÀ DEGLI ANZIANI.  
 
Roma, 30 ottobre 2006 - “Il mistero della assenza di vasi sanguigni nella cornea e, di conseguenza, la sua trasparenza - un requisito fondamentale per la vista - è stato per 50 anni oggetto di ricerche scientifiche. Questa peculiare caratteristica ha fatto della cornea una piattaforma sperimentale ‘in vivo’ utilizzata per validare sostanze pro- ed anti-angiogeniche, cioè atte a facilitare o ostacolare la formazione dei vasi. Ora i nostri studi hanno portato alla identificazione del responsabile di questo fenomeno: la presenza di elevate concentrazioni della forma solubile di una proteina, il recettore Flt-1”, spiega Sandro De Falco, ricercatore dell’Istituto di genetica e biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli e coautore di una ricerca che ha visto impegnati i laboratori della Kentucky University of Lexington e del Medical College of Georgia (Usa) e ricercatori del Giappone, del Regno Unito, dell’Australia e dell’Italia. I ricercatori sono partiti da una osservazione che all’inizio è sembrata essere un paradosso, e cioè che nella cornea è presente un potentissimo fattore pro-angiogenico, il Vascular Endothelial Growth Factor (Vegf). Questa proteina interagisce con due proteine recettori presenti sulla superficie cellulare, noti come Flt-1 e Kdr, in grado di trasmettere alla cellula i segnali attivati dal Vegf. Il recettore Flt-1 esiste in due forme: di membrana in grado di trasmettere il segnale e in forma solubile non ancorata alla membrana. La chiave dell’assenza di vasi nella cornea è proprio la presenza di elevate concentrazioni di Flt-1 in forma solubile e la contemporanea assenza della forma di membrana. Per verificare questa ipotesi i ricercatori hanno lavorato con approcci sia di tipo biochimico sia di tipo genetico su diversi modelli animali knock-out (topi di laboratorio in cui è stata spenta l’espressione di un singolo gene). “Utilizzando il topo knock-out per il gene Placental Growth Factor (Plgf), appartenente alla stessa famiglia del Vegf ed in grado di interagire anch’esso con il recettore Flt-1”, prosegue De Falco, “abbiamo verificato che anche nel nostro modello animale, bloccando l’espressione di questo recettore, si ottiene una spontanea vascolarizzazione della cornea. Questa prova è stata confermata anche utilizzando varianti della proteina Plgf da noi generate”. A conferma della correttezza degli approcci sperimentali utilizzati per individuare il meccanismo molecolare è stata osservata la cornea del Trichecus Manatus o lamantino, un tricheco marino che vive vicino all’estuario dei fiumi. “Ebbene, nella cornea del lamantino non è presente la forma solubile del recettore Flt-1, ma solo la forma di membrana, che, essendo in grado di trasmettere alle cellule i segnali attivati dal Vegf, determina correttamente la vascolarizzazione della cornea”, spiega De Falco. “La possibile ricaduta delle nostre ricerche sarà l’utilizzo di questa molecola per bloccare l’affermazione di nuovi vasi soprattutto nei tumori in quanto l’angiogenesi è uno dei fenomeni cruciali per la crescita tumorale e fattore di rischio che determina la maculopatia degenerativa, principale causa della cecità degli anziani”. .  
   
   
INI: GIORNATA DI STUDIO SULLA RETINOPATIA DIABETICA, ANTICAMERA DELLA CECITÀ  
 
Roma, 30 ottobre 2006 - La retinopatia diabetica costituisce la più frequente causa di cecità tra i 20 ed i 65 anni. Inoltre, per la riduzione della capacità lavorativa a cui porta nei pazienti colpiti, essa comporta anche una grave implicazione socio-economica anche quando causa soltanto una modesta riduzione dell’acuità visiva (per difficoltà di lettura, guida, lavoro e mobilità). Complicanza del diabete mellito (Dm) sia di tipo 1 che di tipo 2, la retinopatia diabetica rappresenta una frustrante prospettiva per i pazienti diabetici. Il diabete mellito è un problema mondiale in crescita. In Italia si stima che dai 4. 252. 000 di persone affette da questa malattia nel 2000, si passi ai 5. 374. 000 diabetici nel 2030, con un incremento del 27%. Negli Stati Uniti, la crescita nel trentennio sale a più 71%; erano 17. 702. 000 i pazienti affetti da diabete mellito sempre nel 2000 e saranno, stando alle stime, 30. 312. 000 nel 2030. In Africa, poi, si valuta che in trent’anni la patologia diabetica, sia di tipo 1 sia di tipo 2, subisca un’impennata del 160% passando dai 7. 020. 553 pazienti ai 18. 244. 638. Prima della scoperta dell’insulina nel 1921, il paziente diabetico aveva una sopravvivenza di circa 5 anni. Chiaramente il miglioramento delle cure, oltre ad aver allungato la vita media dei pazienti diabetici, ha portato anche ad un drastico incremento delle complicazioni, prima tra cui la retinopatia diabetica. Inoltre, I pazienti con diabete mellito di tipo 1 vanno incontro, con maggior frequenza, a complicanze retiniche più gravi rispetto ai pazienti con diabete mellito di tipo 2, che sono però più numerosi e spesso meno collaboranti. Stando a uno studio (Skrivarhuq T, Diabetologia 2006), le complicanze oculari sono simili; dopo 20 anni di diabete, quasi tutti i pazienti diabetici di tipo 1 e più del 70% dei pazienti di tipo 2 presentano retinopatia diabetica. Il 10,9% dei pazienti diabetici tipo 1 presenta dopo 25 anni di diabete retinopatia diabetica proliferante. Cifre importanti sulle quale è fondamentale discutere. Per questo l’Ini, Istituto Neurotraumatologico Italiano, con il patrocino dell’Università di Roma “La Sapienza”, della Asl Rmh e del Comune di Grottaferrata, ha deciso di organizzare il seminario “La retinopatia diabetica” con l’intento di passate in rassegna le novità terapeutiche del diabete di tipo 1 e di tipo 2. Nel corso dell’incontro verrà inoltre analizzata l’importanza del rapporto medico di base-oculista, saranno ampiamente illustrate le nuove metodologie diagnostiche per lo studio della retinopatia diabetica e l’avvento di terapie sempre più efficaci: orali, con laser ed intravitreali. Alla fine del Xx secolo, dopo la scoperta della fluorangiografia retinica, della fotocoagulazione laser e della vitrectomia, il numero dei casi di cecità si è ridotto tantissimo. Se il paziente diabetico si sottopone ad un corretto trattamento panfotocoagulativo, il rischio di grave perdita visiva dopo 5 anni scende a meno del 5%. Inoltre, un appropriato trattamento laser focale oppure a griglia del polo posteriore, si legge nelle relazioni, riduce in maniera importante il rischio di sviluppare edema maculare clinicamente significativo. Il fine ultimo di tutti gli oculisti e ortottisti che nel mondo si occupano di retinopatia diabetica, è di ridurre ulteriormente i casi di cecità. Essendo spesso asintomatica nelle sue fasi iniziali, e quindi più facilmente trattabili, il rilevamento e il trattamento precoce della retinopatia diventa oggi sempre più indispensabile; come lo è del resto il lavoro di collaborazione tra medico di base e specialista oculista. Nel corso dell’incontro, in particolare, è stato posto l’accento sulle nuove molecole ad uso intravitreale, sulla loro sicurezza e sulla loro efficacia nella riduzione dei casi di edema maculare diabetico clinicamente significativo. Infine, si è tenuta una discussione sui casi deputati alla chirurgia vitreo-retinica, con la proiezione di video ed illustrazione dei risultati delle nuove tecniche di vitrectomia mininvasiva. .  
   
   
ALLARME VISTA IN ITALIA. 3 ITALIANI SU 4 HANNO DISTURBI, MA GLI OCCHIALI SI SCELGONO COL PASSAPAROLA.  
 
Milano, 30 ottobre 2006 - Gli italiani ci vedono poco e, troppo spesso, non sanno come curarsi correttamente, rischiando così di compromettere la salute dei propri occhi. Il 71,2% della popolazione italiana oltre i 40 anni soffre di almeno un disturbo alla vista (tra presbiopia, miopia, astigmatismo e ipermetropia). Di questi quasi la metà (44,3%) è colpito da presbiopia; il valore è pressoché trasversale tra uomini (47%) e donne (42%). A fronte di questa realtà, è la disinformazione a farla da padrone. Da una ricerca condotta da Cra (Acnielsen), emerge infatti che la prima fonte di informazione dei nostri connazionali per la cura dei difetti di vista è il passaparola. Nel 44% dei casi ci si affida all’opinione di amici e parenti per scegliere il tipo di occhiale adatto alla cura dei propri disturbi, senza consultare un esperto. Questa “tecnica” è seguita dal consiglio dell’ottico (30%) o di altri specialisti (22%). Nel caso specifico della presbiopia, il difetto visivo più diffuso in Italia tra gli over 40, la conoscenza delle nuove tecnologie per la cura di questo tipo di malattie si rivela decisamente scarsa. Le nuove lenti progressive di quinta generazione, ad oggi il mezzo più adatto alla cura della presbiopia (associata o meno ad altri disturbi), sono ancora poco conosciute da gran parte dei presbiti italiani. La quota di mercato occupata dalle progressive in Italia è infatti solo dell’11%, contro il 27% degli Stati Uniti, il 26% della Francia, il 21% della Germania e il 20% del Portogallo (dati Anfao/confindustria). Si fa dunque sentire la necessità di un’informazione più puntuale e precisa, unita ad una maggiore consapevolezza del fatto che la vista è un bene prezioso e che, come tale, va tutelato. .  
   
   
ECCO LE FOTO CHE ANCHE I CIECHI POSSONO VEDERE PER IL MUSEO NAZIONALE ALINARI DELLA FOTOGRAFIA LA STAMPERIA BRAILLE DELLA REGIONE TOSCANA HA REALIZZATO UN’ESPOSIZIONE DEDICATA AI NON VEDENTI. UN’OPERA IN 3D UNICA AL MONDO  
 
 Firenze, 30 ottobre 2006 - Foto per ciechi, ovvero immagini trattate in modo che anche i ciechi possano, a modo loro, vederle e apprezzarle. Sono il risultato di un progetto bello e complesso, il primo al mondo, destinato da un lato a offrire orizzonti inesplorati a chi ha perduto la vista, dall’altro a dar vita a uno straordinario percorso d’avanguardia del Museo Nazionale Alinari della Fotografia. E’ un museo nel Museo con tanto di catalogo specializzato, gadget e guida audio per non vedenti. Il progetto nasce da un’idea di Claudio de Polo, presidente della Fratelli Alinari, ed è stato realizzato in collaborazione con la Stamperia Braille della Regione Toscana (ha sede a Firenze nello stesso edificio che ospita l’Istituto Nazionale Ciechi) ed è stato sperimentato attraverso numerosi test con non vedenti che hanno fornito risposte molto positive e non di rado toccanti. Le foto che anche i ciechi possono vedere consistono, in sostanza, nella trasposizione in rilievo delle immagini più significative del Museo, le più adatte a illustrare il percorso storico della fotografia, dal dagherrotipo a oggi. Del resto, come diceva un grande, la fotografia non è solo immagine, ma sopratutto immaginazione”. “Le tre dimensioni sono indispensabili”, spiega il presidente dell’Unione Italiana Ciechi, Carlo Monti, “Come noto, noi privi della vista vediamo attraverso il tatto, interpretando i rilievi con le mani e ricostruendo le immagini nella mente. Per esplorare e conoscere, la mano segue però alcune regole precise che consentono la comprensione. Queste foto in rilievo hanno, al di là della freschezza evocatrice, anche una loro rigorosa ed efficace scientificità” Fondata all’inizio del Novecento e specializzata nella pubblicazione di testi in braille, compresi libri con disegni in rilievo, la stamperia ha operato portando le immagini da 2 a 3 dimensioni. Ma non attraverso un normale procedimento orografico del tipo usato per le mappe, bensì con un processo tutto artigianale, utilizzando materiali fortemente evocativi come vetro, legno, tessuto, carta, sabbia, metallo, adatti non solo a determinare personalissime informazioni tattili, ma anche a stimolare abbinamenti legati alle emozioni e anche, in certi casi, alle percezioni termiche. Il risultato sono tanti pezzi unici, insoliti collage di diverse misure secondo le esigenze della foto da riprodurre, della lettura tattile o del fotografo. Così, una piccola spilla è stata ingrandita per poter essere esplorata con le mani. I faraglioni di Capri mantengono invece le dimensioni del grande originale, per sottolineare appunto il senso della grandiosità. Delle begonie si accentuano carnosità e linearità delle forme. Con 20 manufatti di questo tipo (tutti a colori per chi ha cecità parziale) e con l’aiuto di didascalie in braille, la Stamperia ha sintetizzato la storia della fotografia, avventurandosi anche nella non semplice spiegazione di particolari tecnici. Il dagherrotipo (impressione della luce su lastra d’argento trattata chimicamente) è per esempio riprodotto smontato nei suoi elementi: una lastra di vetro, una cornice decorata, un’immagine incisa su lastra argentata. E per descrivere il difficile concetto del negativo è stato tagliato due volte nel legno il profilo di uno stesso pino, la prima seguendo il perimetro esterno, l’altra quello interno. Per altri soggetti sono state adottate soluzioni diverse. Sabbia per le piramidi, carta indiana profumata per una rosa, scorze di pino per i faraglioni. Assai bizzarro quello della scintillante miliardaria americana Peggy Guggenheim ricostruita con tanto di vistosi occhiali e monili anni 50. Questa collezione avrà uno specifico catalogo contenente anche 10 fotografie tattili. Data la complessità, le copie saranno prodotte solo su ordinazione (055. 4382800, s-braille@regione. Toscana. It). Prezzo: 30 euro. L’audioguida è realizzata dal Servizio del Centro Nazionale del Libro Parlato. .  
   
   
DISABILI, 100MILA EURO PER ACCESSO ALLA LETTURA  
 
Roma, 30 ottobre 2006 - “Centomila euro per consentire l´accesso alla lettura dei disabili fisici o sensoriali”. Ad annunciarlo Alessandra Mandarelli, assessore alle Politiche sociali della regione Lazio e promotrice della delibera approvata al termine della Giunta. “Si tratta - ha spiegato l´assessore Mandarelli - di una delibera che finanzia interventi finalizzati a consentire alle biblioteche pubbliche e private di acquistare attrezzature e documenti specifici per agevolare l´accesso alla lettura da parte di disabili fisici o sensoriali”. Per ogni singola domanda ammissibile è previsto un contributo massimo di 10 mila euro e nell´accoglimento delle richieste verranno finanziati prioritariamente interventi rivolti a non vedenti e ipovedenti, a disabili fisici e sensoriali e le biblioteche pubbliche, con una media di accessi giornalieri più elevata. Le domande, inoltre, dovranno contenere una descrizione dell´intervento ed dei beneficiari dello stesso. “E´ un altro passo - ha concluso l´assessore Mandarelli - per favorire l’integrazione delle persone con disabilità in un quadro che aspira a raggiungere la parità di accesso alla lettura, e dunque al patrimonio culturale in generale”. .  
   
   
PSORIASI: GLI OSPEDALI DI CAVALESE, BORGO E TIONE POTRANNO PRATICARE LA TERAPIA CON I RAGGI ULTRAVIOLETTI DOMENICA È STATA LA GIORNATA MONDIALE DI SENSIBILIZZAZIONE SU QUESTA MALATTIA  
 
Trento, 30 ottobre 2006 – Ieri si è tenuta la terza edizione della Giornata mondiale della psoriasi, evento a cui aderisco una cinquantina di nazioni dedicato alla lotta a questa malattia della pelle sempre più diffusa. L’assessore provinciale alle politiche per la salute Remo Andreolli, nel presentare l’iniziativa, che ha lo scopo di sensibilizzare tutta la popolazione, ha annunciato che gli ospedali di Tione, Cavalese e Borgo Valsugana verranno attrezzati prossimamente con la tecnologia necessaria per la fototerapia, una delle terapie utilizzate per combattere la malattia, nei casi di media gravità, ricorrendo ai raggi ultravioletti. “In questo modo – ha sottolineato l’assessore Andreolli – garantiremo ai cittadini, soprattutto a quelli che abitano nei pressi di tali strutture ospedaliere, l’accesso ad un trattamento specialistico importante, e questo è un ulteriore segno, tangibile e concreto, della nostra volontà di valorizzare le strutture ospedaliere presenti sul territorio. ” In Trentino si stima che ci siano circa 10-15. 000 malati potenziali; circa la metà di essi presenta una psoriasi moderata, ma gli altri possono necessitare di cure più intense e coloro che abbisognano di assistenza e controlli continuativi e periodici sono almeno 150. A presentare il quadro generale di questa patologia in Trentino, nell’ambito delle iniziative di informazione e sensibilizzazione dalla giornata mondiale, assieme all’assessore Andreolli, il presidente dell’Ordine dei medici - nella sua veste di primario di dermatologia - Giuseppe Zumiani, il collega, attualmente presidente delle Terme di Comano (struttura dedicata anche alla cura della psoriasi) Mario Cristofolini e il Gruppo trentino psoriasi. Ma cos’è la psoriasi? “Si tratta di una malattia cutanea infiammatoria cronica – ha detto il professor Zumiani – che colpisce circa il 2,8 per cento della popolazione italiana, spesso in forma lieve, ma a volte creando seri disagi al soggetto colpito. È una patologia di tipo immunitario, determinata da fattori sia di carattere ereditario che ambientali, con forti oscillazioni da caso a caso, che determinano un ventaglio di cure molto ampio. Per chi ha problemi solo circoscritti in zone molto specifiche della pelle la cura è quella che si presta solitamente a chi ha problemi localizzati, ovvero una terapia topica con emollienti, steroidi-cortisonici ed oggi soprattutto derivati della vitamina D. In casi più gravi si passa alle terapie generali: fototerapia a base di raggi ultravioletti B o raggi Uva integrati da farmaci. Infine, nei casi ancora più seri vi sono le terapie sistemiche, che comprendono la somministrazione di vari tipi di farmaci tradizionali o biologici per via orale: pur essendo in genere efficaci, non sono tuttavia prive di effetti collaterali. La terapia termale apporta infine un valido contributo. A proposito di farmaci biologici di ultima generazione, gli ospedali di Trento e Rovereto aderiscono al protocollo di studio Psocare, per il trattamento della psoriasi con farmaci sistemici, rivelatisi particolarmente utili nell’affrontare la patologia. Lo studio avrà durata di tre anni e coinvolge 43 pazienti, di cui 20 sottoposti a terapia tradizionale e 23 con farmaci biologici. .  
   
   
DA NICOTINELL LA NUOVA FORMULAZIONE DA 1 MG DI NICOTINA: IDEALE PER CHI DECIDE DI SMETTERE, ANCHE SE FUMA POCO  
 
Milano, 30 ottobre 2006 - Anche chi fuma poche sigarette al giorno, quando decide di smettere, fa fatica. La dipendenza dell’organismo dalla nicotina, infatti, rende comunque difficile la rinuncia a questa nociva abitudine. Per questo Novartis Consumer Health ha aggiunto una nuova formulazione al suo sistema Nicotinell: una pastiglia al gusto di menta da 1mg di nicotina. Un dosaggio specificatamente studiato per coloro che fumano meno di 20 sigarette al giorno, che fino ad oggi non avevano a disposizione nessun sistema di aiuto alla disassuefazione. Il sistema Nicotinell Nicotinell è un sistema completo ed efficace per la disassuefazione dal fumo, che prevede un percorso personalizzato per le esigenze specifiche dei diversi fumatori. Alcuni fumatori che decidono di smettere preferiscono un programma che preveda una terapia antifumo che non li coinvolga direttamente. Sono i cosiddetti delegatori: per loro Nicotinell ha studiato il cerotto da applicare al mattino, per “non pensarci più”. Altri invece, i partecipativi, assumono un atteggiamento attivo e collaborativo verso la terapia e contemporaneamente sentono di più la mancanza della gestualità legata alla sigaretta. A loro Nicotinell offre la soluzione pastiglie da assumere quando se ne sente il bisogno: adesso disponibili in due diversi dosaggi. Per le recenti disposizioni di legge e per motivi di salute, sempre più persone decidono di smettere di fumare. Il sistema Nicotinell permette di coinvolgere, in modo mirato, chi affronta la propria dipendenza dal fumo e decide di smettere. I cerotti transdermici Nicotinell riducono i sintomi di astinenza da nicotina diminuendo la pulsione verso il fumo per 24 ore. Grazie alla sua formulazione garantiscono concentrazioni plasmatiche di nicotina costanti nell’arco della giornata. Il rilascio graduale e costante di nicotina – evitando i vuoti farmacologici - contrasta l’astinenza da tabacco anche al mattino, quando i livelli plasmatici di nicotina sono meno elevati. I cerotti sono disponibili in tre diverse formulazioni da 21mg, 14mg, e 7mg, da utilizzare per i diversi livelli di dipendenza da nicotina. Il percorso prevede 3 cicli di 28 giorni con l’uso di cerotti a dosaggio progressivamente più basso. I cerotti vanno applicati una volta al giorno, ogni giorno in un punto diverso della cute del tronco, della parte superiore del braccio o della coscia. Nicotinelle Mint pastiglie alla menta, invece, consente di assumere nicotina al momento del bisogno: è un modo attivo di controllare il desiderio del fumo, quando si presenta il desiderio di una sigaretta. La nicotina rilasciata dalla pastiglia è assorbita dalla mucosa orale permettendo di raggiungere concentrazioni plasmatiche che mimano quelle raggiunte con il fumo di una sigaretta. Le pastiglie sono disponibili nella formulazione da 2mg di nicotina e nella nuova formulazione da 1mg – ideale per fumatori lievi e medi. La pastiglia va succhiata fin quando si sviluppa un sapore intenso, poi va mantenuta tra guancia e gengiva. Il sapore tenderà a diminuire, ma succhiandola nuovamente tornerà forte. La dissoluzione completa della pastiglia avviene dopo 30 circa minuti. Nicotinell aiuta a superare la dipendenza da nicotina con efficacia e con la maggior convenienza disponibile oggi sul mercato. Nicotinell è disponibile in farmacia: In numerose farmacie di tutta Italia, nel mese di ottobre e novembre i fumatori potranno valutare la loro dipendenza dalla sigaretta. E trovare risposta alle loro domande su come smettere di fumare. Infatti, nelle farmacie che esporranno la locandina, Novartis Consumer Health mette a disposizione: un semplice esame per misurare la qualità del proprio respiro. La prova viene effettuata tramite un dispositivo che permette di verificare il livello di dipendenza dalla nicotina, misurando la percentuale di monossido di carbonio nell’aria espirata: la presenza in quantità elevata di questa sostanza è indicativa di danno alle vie aeree. Un breve test, su un pratico opuscolo informativo per valutare il grado di dipendenza da nicotina e il livello della motivazione a smettere di fumare; materiale informativo su Nicotinell – un efficace sistema per la disassuefazione dal fumo. .  
   
   
DALLA RICERCA ASTRA PER BAYER: ´I LOMBARDI, GLI ITALIANI E LA SPONTANEITÀ NELL´AMORE´, IL VALORE DEL TEMPO NEL RAPPORTO DI COPPIA. I LOMBARDI SI CONFERMANO PIÙ ATTENTI ALLA DIMENSIONE PROFESSIONALE CHE ALLA VITA DI COPPIA.  
 
Milano, 30 ottobre 2006 - I risultati della ricerca Astra -come ha dichiarato nel suo intervento Enrico Finzi - evidenziano due diverse realtà in Lombardia: una "metropolitana" che comprende Milano e altre città più avanzate della media sotto il profilo industriale, e un´altra, che coincide con le zone collinari e montane, più "tradizionalista", legata a vecchi stereotipi. Solo il 39% dei lombardi dà importanza al sesso inteso come fattore determinante per la qualità della vita di coppia (contro il 43% nazionale, discostandosi di molto da regioni come Puglia e Toscana), ricercando quindi in altri fattori gli elementi per una vita serena. I Lombardi si dichiarano felici in amore (2% in più rispetto alla media nazionale del 52%) e al tempo stesso soffrono meno le conseguenze della ´società della fretta´ (51% contro 54% del dato nazionale), che diminuisce la qualità della vita e rende sempre più arduo avere relazioni uomo-donna ricche, gratificanti entrambi, rilassate e genuine. Emerge una nuova cultura dell´amore e del sesso, che raccoglie il 50% dei residenti (in linea cbn il dato nazionale): essa persegue relazioni di coppia con tempi giusti e non stretti, senza efficientismi e assurde pianificazioni, a favore invece della genuinità, della spontaneità, del darsi mutuo affetto e piacere. In questo quadro, i farmaci per la disfunzione erettile sono noti (il 75% degli adulti lombardi ne è adeguatamente informato, in misura leggermente maggiore rispetto alla media degli Italiani); oggi tali farmaci garantiscono non solo le performance di `lui´ ma anche il piacere di ´lei´ seguendo i tempi del desiderio, la spontaneità delle passioni, la `verità´ di ogni singolo momento della relazione d´amore tra i partner: proprio per questo la maggioranza dei Lombardi (2 su 3) privilegia un farmaco che con il suo meccanismo di azione celere permette alla coppia di assecondare il desiderio e l´impulso in maniera spontanea, rispetto a quello che richiede di programmare i tempi dei rapporti. In negativo il dato che riguarda la felicità in amore: il 14% dei Lombardi dichiara di non aver mai trovato il vero amore (11% è il dato nazionale); mentre il dato relativo agli insoddisfatti dalla vita matrimoniale è decisamente più incoraggiante: il 26% lombardo contro il 32% nazionale. Si smentisce quindi l´immagine di un´insoddisfazione e di uno stress tipicamente lombardo da un Iato, mentre dall´altro l"evoluta" Lombardia si rivela meno "innovatrice" rispetto ad altre regioni, anche del Sud Italia. Fiorenzo Corti, medico di Medicina Generale e Segretario Regionale Fif, conferma questi risultati dal punto di vista clinico: "Il ruolo del medico di medicina generale - nell´aiutare le persone ad affrontare problematiche di disfunzioni sessuali di coppia - è fondamentale, data la vicinanza e la conoscenza della storia dei pazienti. Un tempo si tendeva a non parlare di sessualità. Oggi, invece, che gli studi hanno messo in luce come la De e le disfunzioni di coppia possano essere la sentinella di altre patologie molto serie, oltre che di uno scadimento della qualità della vita, il medico di famiglia ne parla con i propri assistiti, laddove sia il caso, per aiutarli ad affrontare la problematica". Francesco Montarsi, Professore di Urologia presso l´Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, parla espressamente di terapia che rispetta la coppia: "oggi - afferma Montorsi - grazie al proseguire degli studi e della ricerca farmacologica sulla terapia orale per la De (i cosiddetti inibitori della Pde 5), siamo in grado di rispettare i tempi e le esigenze della coppia. Ad esempio, per favorire la spontaneità della coppia, intesa come saper cogliere l´attimo giusto, un farmaco come il Levitra è particolarmente indicato in virtù della sua rapidità di azione. E´ quindi molto importante per lo specialista, al fine di garantire il pieno successo alla terapia, ascoltare sempre le indicazioni e le preferenze che emergono dai pazienti e dalle loro partner´". .  
   
   
GLI ITALIANI, LA SPONTANEITÀ E I TEMPI NELL´AMORE SINTESI DELL´INDAGINE SUGLI ITALIANI ADULTI REALIZZATA DA ASTRA RICERCHE PER BAYER  
 
Milano, 30 ottobre 2006 - Gli italiani in maggioranza considerano essenziale il ruolo del sesso nei rapporti d´amore all´interno della coppia. Ma soffrono assai le conseguenze della ´società della fretta´, che diminuisce la qualità della vita in generale ma rende anche — in particolare — sempre più arduo avere relazioni uomo-donna ricche, gratificanti entrambi, rilassate e genuine. Emerge, però, una `nuova balia´ dell´amore e del sesso, che raccoglie il 43% dei 18-64enni: essa persegue relazioni di coppia con tempi giusti e non stretti, senza efficientismi e assurde pianificazioni, a favore invece della genuinità, della spontaneità, del darsi mutuo affetto e piacere. In questo quadro, i farmaci che aiutano molti maschi a superare il problema della disfunzione erettile non solo sono noti (il 72% degli adulti ne è adeguatamente informato), ma oggi sono richiesti di garantire non solo le performances di `lui´ ma anche il piacere di ´lei´ seguendo i tempi del desiderio, la spontaneità delle passioni, la ´verità´ di ogni singolo momento della relazione d´amore tra i partner. Sono questi alcuni dei principali risultati dell´indagine demoscopica commissionata da Bayer e realizzata da Astra Ricerche nel marzo 2006 tramite 1. 500 interviste ´face to face´, ossia non telefoniche, somministrate col metodo Capi (Computer Aided Personal Interviewing) a un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 anni in su (esclusi i non residenti e i membri delle convivenze: ospedali, caserme, carceri, ecc. ), pari a un universo di 47. 2 milioni di persone. Entriamo nel merito, cominciando dall´importanza data al sesso, considerato non come strumento per la riproduzione o come mera fonte di piacere in sé ma — secondo il ´taglio´ di questa ricerca — quale parte della vita della coppia. Ebbene, il 21% degli adulti non gli riconosce un ruolo significativo, il 32% lo giudica abbastanza importante, il 43% reputa che una buona intesa sessuale influisca assai sulla qualità della vita dei partner. L´italia è visibilmente a metà del guado tra vecchio e nuovo. Specie tra gli anziani poveri e poco scolarizzati prevale l´antica cultura: quella che separa sesso e amore, non riconosce alla donna il diritto al piacere, vuole il maschio cacciatore ma dà per scontato che in molti casi dopo una certa età non sia più in grado di essere ´efficiente´. A metà del guado troviamo alcuni giovani e molti tardo-adulti e vecchi, che vivono il disgregarsi del modello ´classico´ ma senza pieno approdo a una nuova filosofia dell´esistenza e del paritetico rapporto tra i generi. Meno della metà, come a dire 23. 4 milioni di ultral7enni su 47. 2 milioni, risulta portatrice d´un approccio innovativo, basato sul superamento d´ogni imbarazzo nell´affrontare i temi della sessualità, sullo stretto legame tra sesso e amore, sulla rilevanza d´una ricca intesa sessuale tra i membri della coppia, sulla pariteticità di diritti e opportunità dei partner, sul rigetto del maschilismo e sul connesso abbandono dell´ossessione per le prestazioni di `lui´, sul concepire il fare l´amore come strumento di dialogo intimo tra ´lei e `lui´ (ossia come linguaggio e discorso, rispettoso e complice). Questo 43% aperto e moderno vede il predominio di alcuni segmenti della popolazione: infatti, dominano qui i 25-54enni (ma è in atto un´interessante espansione tra i 55-70enni), i diplomati e gli individui con reddito e tenore di vita medi e alti, i salariati e il ceto medio impiegatizio e autonomo con gli imprenditori/dirigenti/professionisti, gli internauti, i residenti nei comuni tra i 3O ila e i 250mila abitanti con in testa i pugliesi, i piemontesi, i liguri/toscani/umbri, i siciliani e i sardi seguiti dai triveneti e dai campani/calabresi/lucani. Il punto-chiave è che - tenendo fermo l´obiettivo della soddisfazione sessuale del partner (e non solo della propria) - tutto deve awenire all´insegna della spontaneità, della naturalità, dell´effettivo mutuo desiderio. Ma ciò non è facile, sostiene il grosso del campione: infatti la nostra è la società della fretta, una società nella quale – secondo il 55% degli intervistati e il 69% degli innovatori – "la grande maggioranza delle persone ha troppo poco tempo a propria disposizione", con aggravamento del fenomeno della scarsità temporale negli ultimi 10-20 anni a parere del 51% del campione e del 67% degli innovatori. Il che, tra l´altro, rende la gente più tesa, nervosa e infelice oltre che meno riflessiva, matura, profonda (anche se per alcuni l´efficienza lavorativa cresce). Siamo di fronte a un nodo scorsoio, che ha carattere generale e specifico. In generale, la povertà di tempo viene dichiarata più grave della povertà di reddito (la differenza tra le due denunce è del 21% sul totale della popolazione). In particolare, troppo spesso lo stress della vita quotidiana agisce negativamente nel senso di rendere affrettati i rapporti d´amore, forti le spinte alla rigida pianificazione dei momenti intimi, ansiosa e ansiogena la vita sessuale. Ciò, secondo il 60% dei 18-64enni, determina la cattiva qualità dei rapporti di coppia, compresi quelli erotici; favorisce il non pieno rilassamento (specie della donna) e l´insorgere della stessa disfunzione erettile (negli uomini). Il risultato è che la maggioranza degli adulti desidera e rivendica una nuova filosofia de€I´a_mcre. Certo, il 28% riconosce che l´amore — quando nasce tra due persone — è spesso sconvolgente, trascinante, urgente. Ma, dopo poco, quel che deve prevalere è la genuinità fondata sulla complicità: il 53% degli ultral7enni (ma ben il 78% della ´nuova Italia´ dell´amore e del sesso) è certo che "tra due persone che si amano e che fanno l´amore è bello se il desiderio nasce spontaneamente", senza che il sesso "sia programmato, pianificato" (i più convinti sono i 18-24enni e i maturi 45-54enni, i diplomati e i laureati, i lavoratori autonomi con le casalinghe e i salariati, gli internauti, i residenti nei comuni tra i lOmila e i 250mila abitanti specie nel Triveneto, nelle regioni ´rosse´, in Puglia/sicilia/sardegna). Tale istanza di naturalezza, spontaneità, ´verità´, complicità, mutuo rispetto — tipica di coloro che cercano rapporti (sessuali, erotici, amorosi, affettivi) sereni e ´pieni´ — si connette anche a specifiche caratteristiche personali, descritte dagli intervistati tramite il cosiddetto auto-profilo: ed ecco che gli innovatori si descrivono più della media allegri e ottimisti (60%), seri e riflessivi (57%), spontanei e istintivi (56%), dotati di auto-stima (53%), calmi e sereni (50%), forti e sicuri di sé (41%), amanti i piaceri della vita (37%), colti (31%), poco nervosi e ansiosi, poco ipocondriaci, poco scontenti di sé, poco deboli e incerti, poco tristi e depressi. Nell´insieme, l´indice di forza serena è alto per il 46% degli innovatori (versus il solo 20% degli altri); quello di consapevolezza è elevato per il 42% degli Innovatori (versus il 23% degli altri), quello di approccio positivo alla vita è alto per il 57% degli Innovatori (versus il ben minore 38% degli altri). La spiegazione di tutto ciò sta in un vero e proprio processo di causazione circolare: per dirla in termini più semplici, avere una personalità positiva (col contorno di una maggiore e aggiornata cultura) rende più avanzato il rapporto personale col sesso all´interno della coppia, mentre una serena, genuina, spontanea relazione di coppia rende le persone migliori, più allegre e felici. Una conferma viene dall´analisi dei dati sulle personali esperienze amorose: premesso che il 40% degli ultral7enni afferma di dare contemporaneamente grande importanza all´amore e al sesso in esso, solo il 52% degli adulti dice di essere ora (35%) o di essere stato (17%) felice in amore, mentre 1´11% non ha ancora trovato un vero amore, il 32% ha avuto relazioni matrimoniali non felici e il 5% è rimasto solo. Gli attualmente felici sono specialmente di classe media, salariati e lavoratori autonomi, 18-54enni residenti nella provincia non minuta (triveneta, delle regioni ´rosse´,-pugliese). Gli ex-felici sono soprammedia ultra54enni (pesa la vedovanza!), di classe inferiore alla media, residenti nella provincia dalla linea Ascoli Piceno-grosseto in su. Coloro che sognano il primo amore vero sono in particolare 18-34enni, provinciali, lombardi e triveneti, medi per consumi e titolo di studio, studenti e casalinghe con i salariati. I soli sono soprammedia giovani, studenti e casalinghe, residenti in Lombardia/puglia. É interessante osservare che la ´nuova Italia´ dell´amore e del sesso è o è stata più felice in amore della media: la differenza è eccezionalmente elevata, dal momento che la loro felicità in amore è dell´86% rispetto al ben minore 42% degli altri. Davvero, chi è felice in amore ama molto e si ama molto; e chi ama bene, con genuinità e trasporto, condividendo il desiderio e il piacere, è nettamente più felice. E i farmaci che - su prescrizione medica - possono aiutare l´uomo a superare talune difficoltà nei rapporti intimi con la propria partner? Beh, essi sono ben noti al 72% degli adulti (tra i maschi s´arriva al 76%, con le femmine che si collocano poco al di sotto, attorno al 68%): la notorietà è maggiore della media tra i 25-54enni, al nord e nelle regioni ´rosse´ con l´aggiunta della Puglia, tra i residenti nei comuni con più di 30mila abitanti, i laureati e i diplomati, gli internauti, i soggetti dalla classe media in su. Ma in nessun segmento della popolazione e in nessuna regione gli ignoranti superano un terzo del totale. Tra i conoscitori che s´esprimono in merito, due su tre preferiscono il farmaco che ha effetto dopo t0-15 minuti dall´assunzione e che ´dura´ per 3-1 ore, n modo da permettere alla coppia di fare l´amore d´impulso, quando nasce il desiderio; solo un terzo privilegia il farmaco che fa effetto in un tempo significativamente maggiore ma dura 48 ore, di modo che due persone possano programmare i rapporti intimi nell´arco di due giorni. Tra gli innovatori la preferenza per il primo arriva all´80%. Questo privilegio, che emerge fortissimo dall´indagine di Astra Ricerche per Bayer, segnala una svolta radicale nella cultura collettiva, che forse è la maggiore scoperta dello studio: i farmaci contro la disfunzione erettile maschile tendono e tenderanno a venir selezionati in relazione non solo alla loro capacità di rendere di nuovo possibile l´amore nella coppia, ma anche e specialmente al loro divenire strumento di una sessualità serena, condivisa, recuperante la spontaneità. Si pone, perciò, la questione dei tempi dell´amore: tempi che si vogliono distesi, scelti e non obbligati, valorizzanti la complicità dei partner al di fuori di ogni filosofia iperefficientistica e a favore invece di una genuinità che la società della fretta tende a rendere sempre meno possibile. Più in generale, solo un settimo dei conoscitori delle specialità farmaceutiche contro la disfunzione erettile ne dà un giudizio negativo, ritenendoli deprimenti e persino offensivi per le donne, che temerebbero di non essere abbastanza attraenti per il proprio partner (7%) oppure adatti ai maschi che tradiscono la loro donna (6%). La netta maggioranza, invece, li valuta positivamente, purché siano usati solo su suggerimento del medico, solo da chi ne ha bisogno e purché fare l´amore sia una scelta spontanea, naturale, non programmata (Io dice il 50% dei conoscitori di questi farmaci e addirittura il 94% delle donne e degli uomini esponenti della ´nuova Italia´ dell´amore e del sesso). L´obiettivo è di "soddisfare chi desidera una vita di coppia più ricca e soddisfacente per sé e il partner" e non solo chi è malato di diabete o di altre patologie. Anzi, quasi quattro su dieci sostengono che tali prodotti aiutano soprattutto !e che "possono avere migliori rapporti col proprio ´lui´. .  
   
   
LA DISFUNZIONE ERETTILE DÌ CASA Sí TRATTA  
 
Milano, 30 ottobre 2006 – “Che Cosa E´ La Disfunzione Erettile?” Si indica come Disfunzione erettile (De) la persistente incapacità di un uomo a raggiungere e/o mantenere l´erezione del pene il tempo necessario alla prestazione sessuale. E´ una patologia decisamente frequente tra gli ultra 40enni ed è largamente sottotrattata. ´ Disfunzione erettile si può tradurre, quindi, sia in insufficiente capacità a raggiungere l´erezione, ovvero la tendenza a mantenere le erezioni solo per brevi periodi, oppure nella totale incapacità a raggiungerla. 2 “Quanto E´ Diffusa La De?” Molti uomini conoscono una difficoltà a raggiungere la completa erezione in un dato momento della loro vita. Circa 152 milioni di uomini in tutto il mondo, il 16% di tutti i maschi dai 20 ai 75 anni a livello mondiale,3 hanno difficoltà erettive e si prevede che la prevalenza della De globalmente raggiunga nel 2025 quota 322 milioni. 4 Nonostante la sua diffusione, i dati più recenti ci dicono che soltanto tra il 15 e il 20% delle De vengono trattate. 5 “Qual E´ La Causa Della De?” La De è spesso sintomo di altre patologie latenti. Si stima che il 70% circa dei casi diagnosticati di De sia originato da disturbi fisiologici concomitanti, come quelli vascolari o neurologici. La De può essere associata a diabete, pressione arteriosa elevata o aterosclerosi. Inoltre la De può essere causata da altri quadri clinici quali infortuni alla spina dorsale, malattie neurologiche e patologie psicologiche associabili ad ansia, senso di colpa o depressione. “Qual E´ L´impatto Della Disfunzione Sulla Qualita´ Di Vita Di Un Uomo?” La ricerca medica ha stabilito un nesso tra la depressione e la De. Per il paziente la De può sfociare in una perdita di autostima, bassa rappresentazione di sé e rottura delle relazioni interpersonalis. Secondo lo studio più esteso mai condotto sul comportamento maschile nei confronti della sessualità e della vita, il 25% degli uomini con De manifestano sintomi di depressione e ansia; e il 26% degli uomini che soffrono di depressione e ansia manifestano la De. 7 “Quali Sono I Trattamenti A Disposizione?” Nonostante le numerose cure disponibili per la De, una percentuale molto bassa degli uomini che soffrono di questa condizione ricorrono normalmente alle cure. Il che testimonia come ci sia bisogno di maggiore consapevolezza delle terapie applicabili in questo campo e di un dialogo maggiore all´interno della coppia rispetto alle opzioni di cura disponibili. Gli attuali trattamenti disponibili per la De includono Medicamenti: terapia orale, terapia di iniezione intracavernosa/intrauretrale. Altri metodi: dispositivi che favoriscono l´erezione con sistema di vuoto compresso – device; impianto di protesi di pene; chirurgia vascolare; psicoterapia. Di solito il medico raccomanda di provare prima i metodi meno invasivi come il farmaco orale, nei casi in cui questo sia il più indicato e solo in caso di insuccesso consiglia le terapie che richiedono una via di somministrazione con metodi più invasivi. “Le Terapie Farmacologiche Orali” Gli inibitori della fosfodiesterasi 5 (Pde-5), un enzima presente in prevalenza nei corpi cavernosi del pene che ne regola lo stato di turgore, sono considerati come primo trattamento per i casi più comuni di disfunzione erettile. I farmaci orali aiutano a ottenere e mantenere un´erezione solo in presenza di una stimolazione sessuale (come baci e carezze). Questi farmaci invece funzionano sempre a fronte di una stimolazione sessuale. Il tempo necessario à una coppia, in trattamento con questi farmaci e prima di un rapporto sessuale, varia secondo quali farmaci siano stati prescritti. Prima di assumere qualsiasi farmaco, importante parlarne sempre con il medico. .  
   
   
WORKSHOP SUI BIOMARCATORI E SUL LORO POTENZIALE PER IL BIOMONITORAGGIO UMANO E IL CONTROLLO DELLA SALUTE AMBIENTALE  
 
 Bruxelles, 30 ottobre 2006 - Il 29 novembre avrà luogo a Lussemburgo un workshop sui biomarcatori e sul loro potenziale per il biomonitoraggio umano e il controllo della salute ambientale. L´obiettivo della manifestazione è offrire una panoramica sullo stato attuale della scienza in materia di biomarcatori e discuterne potenziale e limiti per quanto riguarda le attività di biomonitoraggio umano e controllo della salute ambientale. Il workshop è rivolto in primo luogo alle parti interessate in materia di salute ambientale, compresi i membri del Forum consultivo su ambiente e salute, i responsabili politici, le organizzazioni per la salute ambientale e dei consumatori, l´industria e i gruppi di sostegno dei pazienti. L´iniziativa è organizzata dalla Rete di eccellenza Ecnis (Environmental Cancer Risk, Nutrition and Individual Susceptibility). Http://www. Ecnis. Org/index. Php?option=com_content&task=view&id=233 .  
   
   
LA TUTELA DEI DIRITTI DEI SORDI CHE POSSONO SENTIRE  
 
Milano 30 ottobre 2006 – L´associazione Genitori ed Utenti Audiovestibologia Varese (Aguav), nel corso di una conferenza stampa svoltasi al Circolo della Stampa di Milano, ricordando che oggi, grazie alle moderne protesi acustiche e all´impianto cocleare, anche i sordi profondi possono sentire, ha rivendicato il diritto di assicurare ai propri figli un futuro di bambini "normoudenti" a cui hanno, a tutti gli effetti, diritto. Introducendo l´incontro, a cui hanno partecipato anche numerosi genitori e bambini assistiti dal Servizio di Audiovestibologia di Varese, il più importante centro italiano e tra i primi in Europa per le cura delle sordità infantili, la Presidente di Aguav, Tiziana Basso, ha espresso: "Grande preoccupazione per la campagna promossa dall´Ente Nazionale Sordomuti per ritornare al passato nella gestione della sordità infantile. Campagna che vorrebbe imporre nelle scuole l´insegnante di sostegno o addirittura un assistente alla comunicazione che comunica con i gesti a tutti i bimbi sordi, compresi quelli che sentono grazie all´impianto cocleare o a protesi; imporre a tutti i bimbi sordi l´apprendimento della lingua dei segni; far seguire tutti i bambini da neuro-psichiatri infantili invece che da specialisti dell´udito". "Aguav – ha aggiunto Tiziana Basso - ritiene che ciò, oltre ad essere un´evidente involuzione rispetto alle attuali conoscenze medico riabilitative, non sia corretto, sia per la libertà di scelta sancita nel nostro Paese dalla Costituzione, sia per le capacità cognitive e uditive che i propri figli hanno sviluppato, non senza fatiche, attraverso e grazie all´impianto cocleare e al percorso di riabilitazione svolto con professionalità e costanza dal Centro di Audiovestibologia di Varese". Sia la Presidente di Aguav che altri genitori presenti hanno sottolineato che la loro opposizione alle proposte sostenute dall´Ente Nazionale Sordomuti (Ens) è circoscritta alle diverse problematiche dei bambini che, grazie ai progressi della ricerca, delle tecniche chirurgiche e delle tecnologie, hanno capacità uditive simili a quelle di un normale udente, senza voler disconoscere l´utilità del linguaggio dei segni e delle iniziative promosse dall´Ens per altre tipologie di sordi. Ad oggi sono oltre 650 i pazienti sordi profondi, di cui il 70% bambini, a cui è stato impiantato un impianto cocleare dal team varesino, mentre sono alcune migliaia i bambini con sordità più o meno gravi a cui sono state applicate protesi acustiche. L´équipe varesina è composta da varie professionalità (medici specialisti dell´udito, neuropsichiatri infantili, pediatri supportati da tecnici, riabilitatori e pedagogisti) focalizzate non solamente sull´aspetto chirurgico o diagnostico ma, soprattutto, su tutto il percorso riabilitativo, reso possibile anche a distanza dalle moderne tecnologie di telecomunicazione. L´audiovestibologia di Varese, come si può dedurre da un recente articolo dell´American Journal of Otorhinolaryngology e dai dati dell´Associazione Italiana Audiovestibologia Clinica (Aiac), vanta una bassissima percentuale di rimozioni dell´impianto cocleare (0,4%), contro il 3% della media europea e l´1,4% della media italiana. L´aguav, Associazione Genitori ed Utenti Audiovestibologia Varese, ha superato, ad oggi, i 600 iscritti, residenti in tutte le Regioni italiane. Questo traguardo pone I´aguav tra le associazioni di famiglie più numerose in Italia attive nel campo della sordità sia infantile che dell´età adulta. .  
   
   
LA SORDITÀ INVALIDANTE IN ITALIA  
 
Milano 30 ottobre 2006 - La sordità invalidante, per la normativa italiana, è rappresentata dalle perdite uditive superiori a 75 dB per tutti i pazienti di età superiore a 12 anni e a 60 dB per l´età pediatrica. I dati a cui ci si riferisce riguardano poi i cosiddetti sordi preverbali (o sordomuti) cioè pazienti il cui deficit uditivo è insorto prima dei 12 anni, escludendo di fatto tutte le sordità acquisite in età verbale e tutte le sordità medie e medio gravi (inferiori a 75 dB per i soggetti di età superiore a 12 anni e 60 dB per i bambini). Sordità invalidante: tre diverse tipologie Con l´evoluzione della tecnologia e della medicina la cura della sordità ha subito significativi cambiamenti. L´effetto paradossale di tale evoluzione è stata la compresenza nella società di diverse categorie di sordi, che possono essere così schematicamente presentate: 1) i sordomuti, cioè coloro che non hanno avuto trattamenti sanitari, ma solo educativi e si esprimono con la lingua dei segni. 2) i sordi protesizzati o impiantati tardivamente, che comunicano in modo autonomo ma facendo uso soprattutto della lettura labiale. 3) i nuovi sordi, che possono raggiungere modalità comunicative quasi simili a quelle dell´udente. La società e lo Stato non hanno ben chiara questa diversificazione e tendono erroneamente a raggruppare tutte le categorie di sordi nel primo gruppo, cioè quello dei sordomuti. Le conseguenze sono pratiche oltre che culturali, poiché l´unico Ente che rappresenta formalmente tutti i sordi è l´Ens, Ente Nazionale Sordomuti. Tale rappresentatività non può essere accettata da tutti i sordi poiché i bisogni, gli interessi e la cultura possono essere assolutamente diversi. Il primo gruppo dei sordomuti è rappresentato dall´Ente Nazionale Sordomuti. I sordi oralisti sono rappresentati dalla Fiadda, Famiglie Italiane Associate per la difesa dei diritti degli Audiolesi, nella quale convergono anche molti nuovi sordi che vedono nell´Aguav, Associazione Genitori ed Utenti Audiovestibologia Varese, la rappresentanza più numerosa. I sordi acquisiti, cioè coloro che sono diventati sordi dopo l´acquisizione del linguaggio, non sono rappresentati da nessuna associazione specifica. L´ Ente Nazionale Sordomuti - L´ens è la più antica associazione di sordi presente in Italia. Essa prevede una sede centrale, con ruolo di coordinatore, e sedi periferiche, come luoghi di aggregazione. Tuttavia, recentemente, la sede centrale ha assunto anche un ruolo politico e di indirizzo, presentando 1´Ens come unico rappresentante dei sordi. D´altra parte la Corte dei Conti conferma tale rappresentatività senza documentarne, tuttavia, con dati oggettivi la plausibilità. L´ens, per sua dichiarazione, ha i seguenti fini: a) tutelare, rappresentare e difendere gli interessi morali, civili ed economici dei minorati dell´udito e della parola in osservanza dell´art. 2 della legge 21 agosto 1950, n. 698 e del D. P. R. 313. 1979; b) adempiere ai compiti previsti dalle Leggi dello Stato e delle Regioni, nonché ad ogni iniziativa ad esse riferite; c) promuovere la crescita, la piena autonomia e l´integrazione scolastica, lavorativa e sociale dei minorati dell´udito e della parola; d) tutelare e valorizzare la cultura dei Sordi e la Lineua dei Segni; e) svolgere e promuovere attività culturali, ricreative, formative, sportive e del tempo libero. L´ens rivendica quindi la lingua dei segni come lingua ufficiale della comunità dei sordi e la sola in grado di esprimere la cosiddetta cultura dei sordi. Principio che fa nascere il concetto di minoranza culturale, in contrapposizione alla comunità degli udenti e in cóntrasto con i sordi oralisti e i nuovi sordi. Importanti sono le azioni di gruppi di sordomuti stranieri ed, oggi, anche italiani, contro ogni tentativo di soluzione del problema sordità che non viene considerata una disabilità, ma una condizione etnica, pertanto da accettare come tale. Significativo è il concetto di "olocausto culturale" diffuso da alcune comunità di sordi del Nord America per ostacolare la pratica degli impianti cocleari che dovrebbero risolvere la disabilità comunicativa se correttamente applicati. L´ens, inoltre, considera la sordità invalidante solo nell´ottica del sostegno sociale e non dell´integrazione comunicativa che può essere ottenuta solo risolvendo la disabilità. Oltre a questo il bambino sordo non viene visto come un disabile sensoriale, ma ancora come un soggetto che deve essere seguito dal neuropsichiatra infantile e non già dall´audiologo o dall´otorinolaringoiatra. Questo significa un secco ritorno al passato. Gli iscritti Ens L´ens dichiara, nel marzo 2006, 32. 000 iscritti. La Corte dei Conti, utilizzando la classificazione della statuto Ens del 2001, nel 2003 ha identificato: 17. 200 soci effettivi, 1. 390 aggregati, 12. 960 aderenti (in questa categoria rientrano sia i familiari dei sordi che i sordi acquisiti, ma in ogni caso non i sordi secondo la definizione ufficiale di sordomuto), 740 sostenitori, per un totale di 32. 290 soggetti. Le dichiarazioni dell´Ens si riferiscono quindi alla totalità dei loro iscritti e non alla sua rappresentatività poiché i sordi iscritti nel 2003 erano 18. 590. La rappresentatività dell´Ens - Le indennità di comunicazione erogate nel 2005 dall´Inps sono state 41. 253. I sordomuti iscritti all´Ens sono stati 18. 590 nel 2003, ciò sta a significare che 1´Ens rappresenta meno della metà dei sordomuti (45%) nonostante l´adesione alla associazione sia facilitata dal fatto che l´Inps svolge la funzione di esattore delle quote, sottraendola automaticamente dall´indennità di comunicazione quando richiesto dal singolo, e dalla possibilità di ritenere l´iscrizione all´Ens, erroneamente, necessaria per ottenere benefici e provvidenze riservate ai sordomuti. Considerazioni conclusive I sordi grandi invalidi attualmente residenti in Italia sono circa 45. 000, di cui solo 18. 000 iscritti all´Ens. E´ probabile che le altre associazioni, in particolare la Fiadda, raggruppino quel folto gruppo di cui non si conosce l´appartenenza, ma resta il fatto che l´Ens si propone come unico rappresentante, e questo non è accettabile, soprattutto nei rapporti con le Istituzioni. In particolare è necessario che già da oggi tutte le categorie di sordi siano rappresentate nei rapporti con: Provveditorato agli Studi, Province, Comuni. Asl Commissioni di invalidità. Le richieste nascono da due elementari considerazioni di fondo: che i nuovi sordi vogliono essere curati, mentre i vecchi sordomuti vogliono mantenere la loro disabilità, non riconoscendo nella sordità una patologia; che tutte le categorie di sordi, ad eccezione dei sordomuti, vogliono esprimersi oralmente e non con il linguaggio gestuale. .  
   
   
SANITA’, DEFICIT LAZIO. VELTRONI: “FATTO NASCOSTO NEL CORSO DEGLI ANNI AI CITTADINI”  
 
Roma, 30 ottobre 2006 - “I risultati della ‘due diligence’ sui conti della sanità del Lazio nel periodo 2001- 2005, che il presidente Marrazzo ha oggi reso pubblici, descrivono una situazione di una gravità inaudita per l’intera collettività dei cittadini e delle imprese del Lazio”. Lo afferma in una nota il sindaco di Roma Walter Veltroni. “Ai 4 miliardi di euro di extra deficit già identificati negli scorsi mesi sembrano aggiungersi ulteriori 5 miliardi di sbilanci che nel corso degli anni sono stati in vario modo nascosti e occultati all’opinione pubblica, alle sedi competenti di indirizzo di controllo e al consiglio regionale – aggiunge Veltroni - Un risultato così disastroso chiama in causa rilevanti e ineludibili responsabilità politiche da parte di tutti i soggetti che hanno, di fatto, eluso ogni circuito di responsabilità amministrativa e ogni meccanismo di controllo. L’opera di ricostruzione dovrà cominciare da qui: ricostruire velocemente, trasparenza dei bilanci, circolazione delle informazioni e sistema dei controlli. Ma, al di là delle responsabilità, è lo stesso futuro della finanza regionale e locale del Lazio e di tutti i suoi territori che rischia di essere messo in crisi dalla completa emersione del debito sommerso lasciato in eredità dalla Giunta Storace. “Il comune di Roma esprime tutta la sua solidarietà al presidente Marrazzo e alla sua Giunta – conclude Veltroni - Al tempo stesso dobbiamo dire che il Lazio e le sue collettività non potranno essere lasciati soli dal governo nazionale nell’affrontare un percorso di risanamento finanziario di queste dimensioni. Auspichiamo quindi che l’emergenza finanziaria della sanità del Lazio diventi una priorità condivisa nell’agenda politica di tutte le istituzioni del Paese a partire da quelle nazionali .  
   
   
UNDICI AZIENDE ITALIANE ALLA FIERA CERAFAIR (IRAN) LA MANIFESTAZIONE SI SVOLGE A TEHERAN DALL’1 AL 4 NOVEMBRE  
 
Modena, 30 ottobre 2006 - Saranno undici le aziende italiane che parteciperanno, dall’1 al 4 novembre, alla fiera Cerafair in programma a Teheran (Iran). La manifestazione, giunta alla sua quindicesima edizione, è organizzata dall’associazione dei produttori ceramici iraniani, Iran’s Ceramic Producers Syndicate, e ospita sia i produttori di piastrelle e sanitari sia i fornitori di macchine e apparecchiature, smalti e colori, materie prime ceramiche. Sarà presente a Cerafair uno stand istituzionale Ice-acimac. I fornitori italiani di tecnologia per la ceramica che prenderanno parte all’evento all’interno dell’area “Sistema Italia” sono: Alpina Industriale, Assostampi, Cami Depurazioni, Euroscreen, Ingegneria Ceramica, Nuovafima, Piccinini Impianti, Premier, System, Tecnema e T. S. C. L’iran è ancora oggi uno dei mercati più dinamici. Le aziende iraniane hanno prodotto, nel 2005, 125 milioni di metri quadrati di piastrelle ceramiche, posizionandosi all’ultimo gradino della “top ten” dei principali paesi produttori, con una quota dell’1,8% della produzione mondiale. Un risultato frutto di enormi investimenti in tecnologia compiuti negli ultimi cinque anni: basti pensare che, nel 2001, l’Iran produceva appena 78 milioni di metri quadrati. Il Medio Oriente risulta anche il primo mercato per i produttori italiani di macchine per la ceramica, che nel 2005 hanno realizzato in quest’area il 22% del fatturato estero (pari, in termini assoluti, a poco meno di 300 milioni di euro). L’attività promozionale e formativa di Acimac, in collaborazione con Ice, prosegue il “tour asiatico” con due importanti appuntamenti in programma sempre nel mese di novembre. Dal 14 al 17 novembre, a Delhi (India) si terrà infatti un corso di formazione tecnica incentrato sulla fase di smaltatura e decorazione delle piastrelle ceramiche. Nel workshop previsto nella giornata conclusiva, alcune aziende italiane associate Acimac presenteranno le loro proposte tecnologiche. Si tratta di: Cmf, Euromeccanica, Orizzonte, Tek Mak e System. Il corso è realizzato con il supporto di Promec (agenzia della Camera di Commercio di Modena) e di Icctas, l’associazione dei produttori indiani di piastrelle ceramiche e sanitari. Dal 20 al 23 novembre, infine, a Bangkok (Tailandia) è in calendario un altro corso di formazione Acimac-ice che verterà su pressatura, smaltatura e cottura del prodotto ceramico. Le aziende che terranno una relazione tecnica nel corso del workshop conclusivo saranno: Euromeccanica, Martinelli Ettore, Tek Mak, Tck, Siti Group – Barbieri & Tarozzi e System. Il corso gode del sostegno di Cict, l’associazione dei produttori tailandesi di ceramica. .  
   
   
DA TREVISO A MILANO IL ROAD SHOW DI SPORTITALY LA FIERA SPECIALIZZATA NELL´ARTICOLO SPORTIVO INVERNALE E OUTDOOR  
 
 Bolzano, 30 ottobre 2006 Si chiude con un bilancio positivo il breve tour di presentazione di Sportitaly 2007 che Fiera Bolzano ha realizzato per illustrare alle aziende di settore i dettagli della prima edizione della fiera dedicata al mercato dell´articolo sportivo invernale. La prima presentazione si è tenuta lunedì 16 presso la sede di rappresentanza dell´Unione Industriali della Provincia di Treviso, e ha visto la partecipazione di numerose aziende dell´area nord-est, mentre per la seconda tappa di martedì 24 ottobre, il gruppo di lavoro di Sportitaly si è spostato a Milano, nella sede di Assolombarda. Per entrambe le giornate il bilancio è stato più che positivo con una partecipazione totale di oltre 70 dirigenti in rappresentanza di circa sessanta aziende del settore, e a loro, Fabio Da Col, responsabile di Sportitaly, ha illustrato il work in progress della manifestazione espositiva. In particolare, ha colpito la proiezione dell´occupazione del suolo che è passata da una prima stima di 2. 000 mq al momento dell´annuncio estivo di Sportitaly all´attuale valore di 4. 800 mq: una crescita che dimostra quanto gradimento stia riscontrando l´iniziativa espositiva di Bolzano tra gli operatori di settore. Dal punto di vista organizzativo il gruppo di lavoro è ormai pronto per stendere la prima planimetria così da produrre offerte mirate alle oltre 150 aziende che hanno dichiarato il proprio concreto interesse ad essere presenti con uno stand. Sportitaly è in programma a Bolzano da domenica 18 a martedì 20 febbraio 2007 e sarà riservata esclusivamente agli operatori del settore. Tra i partner della manifestazione fieristica si trovano i principali enti associativi di settore, quali Assosport -l´Associazione Nazionale fra i Produttori di Articoli Sportivi, Aaiss - l´Associazione Agenti Italiani Sport e Sportswear e Federadas - la Federazione Nazionale Dettaglianti Articoli Sportivi. .  
   
   
STORIA NATURALE DELL´INNOMINABILE: LA CACCA - FESTIVAL DELLA SCIENZA DI GENOVA DAL 26 OTTOBRE AL 7 NOVEMBRE 2006  
 
 Genova, 30 ottobre 2006 - Questa mostra trae origine dall’omonimo libro della zoologa inglese Nicola Davis, tradotto in Italia dall’Editoriale Scienza, e affronta gli aspetti più curiosi dell’oggetto “cacca” nel mondo naturale, con l’ausilio di pannelli che riproducono le pagine del libro, exhibits interattivi e modelli realistici. Il percorso ha lo scopo di far conoscere la naturalità di questo materiale dai punti di vista più svariati: una sostanza effettivamente “meravigliosa”, in quanto fonte di cibo, mezzo di comunicazione e di identificazione, combustibile, materiale da costruzione, fertilizzante, nascondiglio e oggetto di studio per gli scienziati. La mostra, caratterizzata da alta valenza didattica e rigore scientifico, si rivolge ai più giovani e alle famiglie. .  
   
   
VEDOVAMAZZEI NAPOLI, 18 NOVEMBRE 2006 - 22 GENNAIO 2007  
 
Napoli, 30 ottobre 2006 - Il Museo d’Arte Donnaregina di Napoli, Madre, presenta la prima retrospettiva dell’opera di vedovamazzei, il duo composto da Simeone Crispino e Stella Scala considerati tra i maggiori protagonisti della scena artistica italiana degli ultimi quindici anni. La mostra, a cura di Mario Codognato, capocuratore del Museo Madre, e del critico d’arte Stefano Chiodi, si svolgerà a partire dal prossimo 18 novembre negli spazi al piano terra del Museo. L’esposizione presenta una selezione di lavori rappresentativi del percorso artistico dei due protagonisti e un gruppo di opere inedite appositamente realizzate per l’occasione. Sin dagli esordi, nel 1991, l’opera di vedovamazzei è stata caratterizzata da una esplicita carica corrosiva, da una visione fortemente sperimentale del lavoro artistico, in cui ogni opera diviene un momento di riflessione insieme poetica e politica sulla condizione umana, una continua sfida alle convenzioni, raccogliendo e mettendo originalmente in rapporto un’ampissima gamma di esperienze, dalla storia contemporanea al cinema, dalla letteratura all’architettura, passando per la ricerca scientifica e la memoria collettiva. La retrospettiva include così opere di forte impatto visivo, come il grande lampadario-rifugio Climbing, posto all’ingresso, l’insegna al neon Bojinka, che trasforma in attrazione spettacolare il nome in codice di uno dei più feroci piani terroristici concepiti in anni recenti, il video sotto il quale scorrono le parole di una canzone pacifista di Johnny Cash, e altre ancora in cui si rende ben visibile lo spirito sottilmente destabilizzante di vedovamazzei, quali le loro “librerie”, di cui viene rovesciata la tradizionale funzione di supporto, o elementi di comune mobilio che acquisiscono con minimi interventi sembianze antropomorfe. Con il loro continuo mettere in crisi le conoscenze, le abitudini percettive, il “buonsenso” e i giudizi convenzionali, con la loro sensibilità per gli aspetti tragicomici della vita umana, vedovamazzei preme affinché l’arte ritrovi nel nostro tempo uno spazio di responsabilità e di autentica forza polemica, una densità di significato dal quale muovere con decisione alla conquista di una rinnovata consapevolezza della costituzione complessa e contraddittoria del nostro presente. .  
   
   
ARTISSIMA 13 INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA A TORINO 10 – 12 NOVEMBRE 2006, LINGOTTO FIERE ASCOLTA CHI SCRIVE  
 
 Torino, 30 ottobre 2006 - Dopo la prima edizione nel 2005 accolta con straordinario interesse e favore, Artissima 13 ripropone Ascolta chi scrive: una speciale iniziativa pensata per il grande pubblico. Esclusivi e affascinanti viaggi alla scoperta della Fiera e dell’arte contemporanea con la guida di prestigiosi critici e giornalisti. Una rassegna come Artissima, dedicata esclusivamente al contemporaneo e alle tendenze più emergenti, con artisti, opere e linguaggi espressivi spesso sorprendenti e inusuali, può creare nel pubblico qualche sconcerto o difficoltà ad orientarsi. Ascolta chi scrive si propone di offrire ai visitatori l’opportunità di vedere la Fiera guidati da un gruppo di esperti del settore, abili comunicatori con una visione non solo specialistica dell’arte. 10 giornalisti di grandi testate nazionali individueranno nell’ambito di Artissima un percorso attraverso il quale accompagnare il pubblico, con una scelta totalmente libera ed personale: per temi, tendenze, correnti, artisti, tecniche, mode, per passione o per curiosità. .  
   
   
PICASSO. IL TEMPO DELLA PACE BROLO, CENTRO D´ARTE E CULTURA MOGLIANO VENETO (TV)  
 
Mogliano Veneto, 30 ottobre 2006 – Prosegue la mostra Picasso. Il tempo della pace, in corso al Brolo Centro d’Arte e Cultura di Mogliano Veneto fino al 10 dicembre 2006. L’esposizione può esser visitata tutti i giorni dalle 10. 00 alle 19. 00 (chiuso il lunedì). Medesimo orario di apertura sarà osservato anche in occasione della festività di Ognissanti. La rassegna – promossa dall´Amministrazione comunale di Mogliano Veneto e curata da Casimiro Di Crescenzo – è posta sotto il patrocinio dell´Ambasciata di Francia e si avvale di un prestito eccezionale da parte della Biblioteca nazionale di Francia, della generosa partecipazione del Museo di Arte e di Storia di Saint Denis e di collezionisti privati. Nell’anno in cui ricorrono i 125 anni dalla nascita del maestro, ottanta opere tra litografie, disegni, manifesti e rari documenti d´archivio testimoniano uno dei periodi più fecondi e felici di Picasso. Al termine del sanguinoso conflitto, in un´Europa distrutta e piegata dai lutti, Picasso condivide il generale bisogno di pace e la diffusa speranza per un avvenire non più funestato dalla guerra. L´incontro con Françoise Gilot, la sua giovane compagna, porterà nuova felicità nella vita sentimentale dell´artista, allietata dalla nascita dei due figli, Claude e Paloma. La sua adesione al Partito Comunista francese nell´ottobre 1944 riflette su un piano politico il suo impegno militante per la difesa della pace. Picasso dichiarò "Sono per la vita contro la morte, per la pace contro la guerra". Grazie al prestito del Museo d´Arte e di Storia di Saint Denis sono esposte in mostra alcune opere che spiegano la posizione anti-fascista dell´artista che si nutre di un idealismo a favore del progresso dell´Umanità. La colomba di Picasso, che decora il manifesto del Congresso per la pace che si svolse a Parigi nel 1949, diventerà il simbolo moderno della rappresentazione tradizionale della pace. Questo intenso periodo della vita di Picasso è illustrato al Brolo da documenti provenienti dall’archivio Mourlot e da opere litografiche, tecnica alla quale si dedica a partire dal novembre 1945, dopo aver conosciuto Fernand Mourlot, titolare del più famoso atelier di litografia a Parigi. Inesauribile capacità creativa e grande abilità produttiva hanno fatto delle sue incisioni una delle più alte espressioni di tutto il Novecento: opere compiute e fini a se stesse, che costituiscono un osservatorio privilegiato sulla sua instancabile attività di ricerca formale e rielaborazione di stili del passato. .  
   
   
ARTE CONTEMPORANEA PER I RIFUGIATI QUARTA EDIZIONE “DIAMO ALLE DONNE LA FORZA DI RICOMINCIARE” 18 GRANDI ARTISTI A SOSTEGNO DEI DIRITTI E DELL’INTEGRAZIONE DI DONNE E BAMBINI COLOMBIANI RIFUGIATI IN ECUADOR  
 
Roma, 30 ottobre 2006 - L’alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha riunito quest’anno 18 artisti di fama internazionale, invitati da Danilo Eccher a partecipare all’iniziativa “Diamo alle donne la forza di ricominciare” al fine di finanziare un programma di sussistenza, cure mediche e istruzione rivolto a circa 7. 200 donne e bambini colombiani rifugiati in Ecuador e 15. 000 persone della comunità ecuadoriana. Le opere saranno in esposizione dal lunedì 30 ottobre al lunedì 20 novembre a Roma, per poi essere battute, il 28 novembre, all’asta milanese di Christie’s, che quest’anno le ha inserite nel suo catalogo autunnale. Da oltre 40 anni in Colombia è in corso una guerra civile, immersa in un colpevole silenzio della comunita’internazionale e dei media, che genera come triste risultato il numero più alto di sfollati nell’emisfero occidentale. Complessivamente sono più di 3 milioni le persone costrette a fuggire dalla loro terra, di cui circa 30 mila hanno trovato rifugio in Ecuador. Per la maggior parte sono bambini e donne rimaste senza i loro mariti, senza casa e senza mezzi di sussistenza. Queste donne costrette ad assumere il ruolo di capofamiglia, spesso sono vittime di stupri e abusi, e spinte dal bisogno cercano assistenza e protezione in Ecuador, dove arrivano in condizioni disperate. L’integrazione in questo paese presenta delle limitazioni e spesso accade che le rifugiate colombiane vengano discriminate e sfruttate. I fondi raccolti nelle passate tre edizioni hanno permesso di finanziare progetti come l’acquisto di latte terapeutico per 400mila bambini in quattro paesi africani, la fornitura di acqua potabile in campi profughi in Etiopia che ospitavano oltre 80mila rifugiati sudanesi e far fronte all’Emergenza Darfur. Le opere che verranno battute all’asta sono di: Carla Accardi, Giovanni Anselmo, Enrico Castellani, Mario Ceroli, Jannis Kounellis, Giuseppe Maraniello, Eliseo Mattiacci, Maurizio Mochetti, Maurizio Nannucci, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Gianni Piacentino, Arnaldo Pomodoro, Remo Salvadori, Salvo, Giuseppe Uncini, Emilio Vedova, Gilberto Zorio. Terme di Diocleziano - Viale Enrico De Nicola, 79 Roma .  
   
   
A VILLA MANIN "EUROHOPE 1153. ARTE CONTEMPORANEA DAL BOSFORO"  
 
 Passariano (Codroipo, Ud) 30 ottobre 2006 – E’ stata inaugurato sabato 28 ottobre A a Villa Manin di la mostra "Eurohope 1153. Arte contemporanea dal Bosforo", che si potrà visitare fino al 25 febbraio 2007. Curata da Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto, la mostra è organizzata dal Centro d´Arte Contemporanea che ha sede nella residenza dogale. Inaugurata nel tardo pomeriggio, la mostra è stata presentata stamani, dall´assessore regionale alla Cultura, Roberto Antonaz, dal presidente dell´Azienda Speciale Villa Manin e sindaco di Codroipo, Vittorino Boem, da Gianpaolo Carbonetto, ideatore e coordinatore del progetto "I Turchi in Friuli", e dai curatori. Proprio il rapporto con la Turchia è stato al centro dei vari interventi. Il 2006, infatti, ha visto l´organizzazione di una serie di mostre, che hanno interessato tutto il territorio regionale, dedicate al rapporto fra il Friuli Venezia Giulia e la Turchia, nel momento in cui quel Paese chiede di entrare nell´Unione Europea e si registra talora il riaffiorare di antiche paure o comunque di obiettive difficoltà di rapporto con il mondo islamico in generale. Allora, se per Boem la mostra di Villa Manin è un´occasione per aprirsi ad artisti giovani di altre parti d´Europa, per il direttore del Centro d´Arte Contemporanea, Francesco Bonami, essa è sì parte del percorso dei "Turchi in Europa", ma lo è anche del Centro stesso, tale da fare del Friuli Venezia Giulia "un laboratorio dei nuovi linguaggi artistici contemporanei europei". Il significato delle iniziative dedicate alla Turchia è stato messo in evidenza dall´assessore Antonaz: "la nostra è sempre stata una regione di confine: non solo a Est o a Nord, ma anche con il mare Mediterraneo, nel cui bacino insiste anche la Turchia, civiltà importantissima con la quale abbiamo avuto e abbiamo scambi economici e culturali". Oltre a ciò, "nel momento in cui vi sono molte diffidenze verso il mondo islamico in generale - ha affermato Antonaz -una migliore conoscenza sua e della Turchia in particolare può contribuire a limitare le spinte negative e a ridare slancio al rapporto fra civiltà occidentale e orientale, che tante contaminazioni ha conosciuto". Infine il ruolo dell´arte contemporanea: "essa è la chiave - ha concluso l´assessore - che pone il sigillo alle iniziative di quest´anno e attraverso essa si mettono in confronto italiani e turchi e assieme si capirà che le ansie e le attese degli uni e degli altri sono i medesimi. Inoltre questa mostra arricchisce l´offerta del Centro di Villa Manin, che con le sue proposte in questi due anni ha richiamato 200 mila visitatori e ha registrato 5 milioni di contatti nel sito internet". Attraverso la cultura, poi, si possono stimolare anche altri tipi di rapporti, in particolare quelli economici. Un tanto è accaduto grazie alle varie iniziative sui "Turchi i Friuli", il cui coordinatore, Carbonetto, ha detto che "il progetto è stato realizzato per presentare un quadro senza preconfezionare risposte: sta a ogni singola persona, attraverso la conoscenza giungere a delle conclusioni. Ci sono sollecitazioni a proseguire il discorso: allora questa mostra non è l´ultimo anello della catena, ma può divenire forse il ponte verso iniziative future". La presentazione di "Eurhope 1153" è stata anche l´occasione per parlare di un´iniziativa che affianca la mostra: "Gli Abi-tanti invadono Villa Manin". Si tratta di "ominidi" ideati da Manuela Corvino e realizzati con materiali di scarto da circa mille bambini di Udine e provincia. L´iniziativa prelude - come indicato da Bonami - alla realizzazione di un Dipartimento didattico del Centro d´Arte Contemporanea, che sarà coordinato da Centro Remida di Passariano. Circa le mostre future, per gennaio è attesa "Maninfesto" che vedrà l´esposizione di opere di otto giovani artisti regionali, scelti fra i numerosi partecipanti all´omonimo concorso; mentre per Pasqua la Villa sarà "trasformata" dalle foto di Hiroshi Sugimoto, uno dei più grandi fotografi viventi. Continua "Sculture nel Parco", alcune delle quali rimarranno stabilmente a confrontarsi con l´habitat naturale. Puntando sul gioco di parole "Eurhope", ovvero Europa e speranza, la mostra di Villa Manin - come hanno spiegato i curatori Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto - presenta un gruppo di giovani artisti turchi che utilizzano principalmente il video e la fotografia e che nel loro lavoro raccontano un mondo multiforme e dinamico, particolarmente rilevante in relazione agli attuali sviluppi artistici internazionali. Il titolo poi reca un numero: 1153. Esso fa riferimento alle miglia marine che separano il Golfo di Trieste dal porto di Istanbul. Un percorso simbolico che vuole ricalcare la storia, sottolineare il presente, ma anche ispirare i futuri rapporti tra due regioni di un mondo in costante trasformazione. La Turchia è una nazione che si esprime geograficamente come ponte tra Europa e Asia e che, particolarmente oggi, può essere principale luogo d´incontro e fondamentale territorio di dialogo tra oriente ed occidente. L´articolata realtà sociale e culturale di questo paese è matrice di un´identità forte caratterizzata tanto dalla sua eterogeneità quanto dalla sua unicità. L´esigenza di dare vita a narrazioni originali che riflettano i mutamenti avvenuti negli ultimi anni in Turchia, la necessità di utilizzare liberamente i diversi mezzi espressivi e il desiderio di sperimentazione sono alcuni degli aspetti che accomunano gli approcci e i linguaggi di questa mostra. Gli artisti esprimono un´ironia corrosiva che smaschera sia le mitologie nazionali che quelle quotidiane: dalla rielaborazione di un passato tanto ricco quanto complesso all´urgenza di analizzare le contraddizioni della società contemporanea, le loro opere forniscono profondi spunti di riflessione sui rapporti tra arte, individuo e società. Portando in Italia le visioni di questi artisti, "Eurhope1153" vuole essere uno strumento di scambio e di conoscenza di realtà differenti attraverso l´arte contemporanea. .  
   
   
AL TEATRO FILODRAMMATRICI LE CINQUE ROSE DI JENNIFER DI ANNIBALE RUCCELLO  
 
 Milano, 30 ottobre 2006 - È lo stesso Arturo Cirillo, icona della nuova scena napoletana, fatta di inconfondibili alchimie e guizzi cromatici, di “femenielli” diventati moderni “travestiti” che non possono più fare da tramite tra cielo e terra se non a prezzo di dolore, a dare parole alla sua nuova sfida: uno spettacolo in cui ritorna ad Annibale Ruccello, uno degli autori per lui più formativi e certo uno di quelli che più hanno reso possibile un teatro coniugato al tempo presente: “Si mette in scena – dice - un pensiero, un pensiero ossessivo e maniacale, quello di Jennifer, travestito napoletano. Un pensiero che porta al suicidio e se questo avviene o non avviene non ha nessuna importanza. Una solitudine di periferia e le sue proiezioni: la radio è se stessa, Patty Pravo è se stessa, la vicina è se stessa. Un io che non è più in grado di pensare l´altro, se non nella creazione immaginaria di un volto dentro una cornice vuota. Si muore di solitudine. Un attore che si traveste, un’attrice che si traveste. Mestruazioni finte, seni piatti, parti mai avvenuti. Tutto nella mente di un ragazzo di una città di provincia…”. Questo è, per suggestioni, il suo Cinque rose di Jennifer. Le note di regia Leggo Le cinque rose di Jennifer come una metafora della nostra esistenza, o per usare il linguaggio di uno degli altri personaggi che abitano la stanza in cui avviene la vicenda: “come una specie di simbolo di questa mia atroce solitudine”. Di tutti i testi che Ruccello ha scritto credo che questo sia quello dove maggiormente egli si sia rappresentato attraverso un altro da sé, certamente è il testo più legato ad una sua personale interpretazione come attore. Tutto è nella mente del personaggio (un travestito napoletano), infatti il piano di realtà, pur essendo estremamente concreto, è continuamente minato dal sospetto che niente esista realmente. Molti sono gli indizi sparsi nel testo: la creazione di un ipotetico quartiere ghetto per travestiti di nuova e non conclusa costruzione; la numerazione dei telefoni che sembrerebbero non appartenere ad una stessa zona (si passa dal 42 di Jennifer al 45 o al 25 degli altri); la corrente elettrica che scompare verso la fine pur lasciando in funzione la radio e che lascerà nel buio solo ed unicamente la stanza di Jennifer; il telefono che perderà la linea per poi riacquistarla negli ultimi istanti della vicenda. A questo elenco va aggiunto poi la creazione di tre personaggi che per buona parte della pièce accompagneranno ossessivamente il protagonista nel suo viaggio verso la notte. Il primo è Franco, uomo del nord, conosciuto da Jennifer una sera e che lei da molto tempo pervicacemente attende ed immagina, attesa che si dimostrerà sempre più straziante ed inutile, frutto unicamente della sua ossessione. Il secondo è un assassino che semina cadaveri nel quartiere attraverso una dinamica illogica (l’arma appartiene sempre alla vittima, la casa è solidamente chiusa dall’interno, gli stessi omicidi aumentano vertiginosamente nel trascorrere delle ore) e che farebbe pensare ad una sua non reale esistenza. Il terzo personaggio, l’unico ad apparire nella stanza, è Anna, altro travestito abitante nel quartiere, il quale per due volte s’intrometterà nel rumoroso mondo di Jennifer portando una variante al dramma della solitudine, e che nella sua seconda intrusione in scena svilupperà un racconto in cui la sua identità e quella di Jennifer slitteranno una sull’altra arrivando quasi alla possibile creazione di un doppio. Avendo scelto di osservare la storia da questo punto di vista credo sia chiaro il perché di certe scelte da me attuate; come l’aver dato alla radio sempre un´unica voce e l’aver fatto entrare Anna la seconda volta con il vestito che Jennifer indossava nella loro precedente scena insieme. Poi c’è la scelta di dare il ruolo dell’altro travestito ad un’attrice. E’ ormai da tempo che io amo giocare nei miei spettacoli su una certa ambiguità dei generi, soprattutto trovo interessante vedere come un attore affronta, attraverso un lavoro quanto è possibile interiore, delle realtà a lui non immediatamente vicine. Mi è sembrato bello e stimolante inserire in uno spettacolo che parla, tra le altre cose, di una non definita identità sessuale lo sguardo e la sensibilità di una donna. In fondo quello che si vede in scena sono due realtà non complete, dei corpi e delle menti in bilico tra il maschile e il femminile (e mi piace qui notare come Ruccello nel testo faccia parlare i suoi personaggi al femminile ma li descriva sempre al maschile). Non esiste il travestito ma esistono i travestiti, diversi come le vite di ogni persona, io e Monica facciamo i nostri, quelli che ci siamo immaginati, e attraverso di loro, anche dolorosamente, parliamo anche di noi stessi, di come noi siamo. Io ignoro cosa abbia spinto Ruccello a decidere di rappresentare la sua sensibilità e la sua emotività attraverso la figura, direi l’archetipo, di un travestito; io ho trovato, in questi personaggi, la disperata necessità della menzogna e dell’illusione per non vedere il niente delle nostre esistenze. Si mette in scena un pensiero, un pensiero ossessivo e maniacale, quello di Jennifer, travestito napoletano. Un pensiero che porta al suicidio e se questo avvenga o non avvenga non ha nessuna importanza. Una solitudine di periferia e le sue proiezioni: la radio è se stessa, Patty Pravo è se stessa, la vicina è se stessa. Un io che non è più in grado di pensare l´altro, se non nella creazione immaginaria di un volto dentro una cornice vuota. Si muore di solitudine. Un attore che si traveste, una attrice che si traveste. Mestruazioni finte, seni piatti, parti mai avvenuti. Tutto nella mente di un ragazzo di una città di provincia. Questo sono le nostre "cinque rose di Jennifer". Arturo Cirillo .  
   
   
DAL 14 AL 26 NOVEMBRE AL TEATRO CIAK DI MILANO ALESSANDRO HABER E ROCCO PAPALEO IN MIRACOLI E CANZONI  
 
 Milano, 30 ottobre 2006 - Two men show per la regia di Giovanni Veronesi Approda al Teatro Ciak di Milano uno spettacolo inedito, animato da due protagonisti d’eccezione - Alessandro Haber e Rocco Papaleo - e da un regista come Giovanni Veronesi, per la prima volta impegnato in ambito teatrale. L’incontro artistico tra due attori amatissimi da pubblico e critica, qui in veste di cantattori. Musica e parole per due straordinari interpreti italiani. Due artisti d’eccezione, due attori di cinema e teatro amati dal pubblico e dalla critica, ma anche due cantautori di talento: Alessandro Haber, al suo terzo disco, e Rocco Papaleo, vincitore della scorsa edizione del Festival Gaber, porteranno sul palcoscenico del Teatro Ciak di Milano uno spettacolo inedito, summa dei tanti e riusciti esperimenti musical-teatrali che hanno messo in scena in questi anni di lavoro insieme. “Miracoli e canzoni. Two men show”, è un concerto, ma soprattutto un racconto che darà voce al loro amore per la musica. E’ da questa passione, e dall’incontenibile voglia di cantare, che la rappresentazione assume l’unicità di un concerto e la fantasia creativa caratteristica del mondo teatrale. I due attori libereranno le proprie emozioni lasciandosi guidare da un percorso musicale che li porterà in un viaggio all’interno della loro memoria, della loro storia, della loro carriera. Scritto dallo stesso Papaleo in collaborazione con Giovanni Veronesi, lo show vede i due interpreti italiani nelle vesti di “cantattori” accompagnati da un gruppo di pregiati musicisti, per chiacchierare, strillare, raccontare, emozionare ed emozionarsi con l’obiettivo di comunicare attraverso la musica. Haber duetterà con la band, attraverso il suo inconfondibile timbro vocale, coinvolgendo il pubblico nei classici della canzone d’autore, fatti suoi attraverso originali arrangiamenti. Papaleo lo accompagnerà con le sue composizioni originali cariche d’ironia e alcuni inediti. Uno spettacolo raffinato e insieme divertente, dove la buona musica si mescola alle capacità di due artisti sopra le righe per talento e stile. Haber e Papaleo ci prenderanno per mano e ci faranno accomodare sul loro “pullman” di canzoni, ricordi e sogni. In un viaggio che, forse, non è solo il loro. .  
   
   
AL PICCOLO TEATRO CONTINUA IL VIAGGIO DI PETER BROOK ATTRAVERSO IL TEATRO SUDAFRICANO “SIZWE BANZI EST MORT”UN GRIDO CONTRO L’APARTHEID  
 
Milano, 30 ottobre 2006 - Prosegue il Festival del Teatro d’Europa e approda a Milano, sul palcoscenico del Teatro Strehler, dal 15 al 25 novembre 2006, Sizwe Banzi est mort, per la regia di Peter Brook. E’ la prima messa in scena in Francia per questo testo scritto negli anni Settanta da un autore bianco e due neri: un teatro storicamente legato al periodo dell’apartheid nel Sud-africa, poiché scritto e rappresentato nelle townships, riserve urbane dove furono relegati i neri. Un teatro nato dalla vita quotidiana di queste città-ghetto, fatto essenzialmente dagli elementi della vita reale delle popolazioni nere. Sizwe Banzi est mort, che il suo autore definì “il più efficace atto d’accusa contro l’apertheid”, è la storia di uno scambio di identità dai tratti pirandelliani: un racconto ricco di humor e di leggerezza. Fugard è autore del romanzo da cui è tratto Il suo nome è Tsotsi, Oscar 2006 per il miglior film straniero. Lo spettacolo è recitato in francese con sovratitoli in italiano. Il teatro delle townships “Un vero momento di teatro non può che essere vissuto nel momento stesso in cui si realizza – non ieri, non domani. Il pubblico è sempre presente. E’ questo aspetto funzionale che distingue il teatro dalle altre forme d’arte. Il teatro delle townships del Sud-africa rappresenta un esempio prezioso di ciò che l’immediato può offrire al teatro. Esso è nato dalla vita di strada, in città diverse dalle altre, le townships, i ghetti dell’apartheid. Questo è un teatro dalla natura molto specifica, ciò che ha prodotto in passato ci tocca oggi nella stessa misura per la precisione della sua forza derisoria, ahimè premonitrice”. Peter Brook .  
   
   
IL SOGNO DEL PRINCIPE DI SALINA: L’ULTIMO GATTOPARDO DI ANDREA BATTISTINI LIBERAMENTE ISPIRATO AGLI APPUNTI E ALLE LETTERE DI GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA IN SCENA AL TEATRO MANZONI  
 
 Milano, 30 ottobre 2006 - Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. L’ideologia politica di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è racchiusa in questa celebre frase di Tancredi usata per delineare la situazione storica della Sicilia del 1860. Andrea Battistini ispirandosi liberamente alle lettere e agli appunti dell’autore de “Il Gattopardo”, scrive e firma la regia dell’ allestimento scenico “Il sogno del Principe di Salina: l’ultimo Gattopardo”, un testo ricco di spunti e suggestioni, dove prevalgono inquieti interrogativi di valore etico e morale. Una lettura che esalta l’attualità del termine gattopardismo, in una metafora che paragona l’immobilismo della Sicilia di allora all’Italia di oggi. La storia narra le vicende del casato nobiliare dei Salina, sospesa tra ricordo ed essere, alterna sprazzi di un passato folgorante a drammaticità borghese, profonde riflessioni sul tempo, specialmente interiore, alla realtà attraverso lo sguardo malinconico e fiero di Fabrizio Corbera, l’ultimo Gattopardo. Uomo dall’ animo complesso, caratterizzato da un profondo conflitto interiore e da una calma apparente, nella sua mente cela pensieri che sfuggono al mondo che lo circonda e lancinanti riflessioni sulla natura umana. Solo l’amato nipote Tancredi ne intuisce la natura travagliata, l’unico in cui l’uomo-gattopardo si vede riflesso mentre impotente assiste alla fine di un’epoca. Il bel Tancredi, entusiasta e scavezzacollo, convincerà Fabrizio ad acconsentire alle nozze con Angelica, la figlia del ricco e parvenu Don Calogero Sedara. Nei saloni della residenza estiva di Donnafugata, assisteremo alla parabola discendente dell’ esistenza, viaggio nel dubbio di un uomo, grande provocatore e sublime vittima, fino all’epilogo della sua vita. Tutto appare meravigliosamente fermo e sospeso in un affresco siciliano di tradizioni, sontuose feste, profumi e olezzi di un aristocrazia allo sbando. Immagini di una terra sensuale, oscura, barocca ma anche vitale e ironica in una girandola di luce, odori, ritmi e suoni, su cui aleggia il senso del disfacimento e della fine imminente. Tutto ciò sembra non appartenere ad un epoca ben precisa, scavalca il tempo, si ripete in modo ciclico e universale, la solitudine irrimediabile del vecchio di fronte al cambiamento, il nuovo che spesso è illusorio. Il ruolo del Principe è interpretato da Luca Barbareschi che raggiunta la maturità artistica dopo trent’anni di carriera coronati da moltissimi successi teatrali, televisivi e cinematografici, si cimenta in questo ruolo straordinario, affiancato da un nutrito cast di attori tra i quali Bianca Guaccero e Alfredo Angelici. Lo spettacolo ha debuttato l’estate scorsa nell’ambito del Festival di teatro di Taormina per poi approdare nel mese di ottobre al Teatro Quirino di Roma dove ha ottenuto ampi consensi di critica e di pubblico.  
   
   
ENRICO BRIGNANO IN “BRIGNANO CON LA O” AL TEATRO NUOVO  
 
Milano, 30 ottobre 2006 - Dal 31 ottobre fino al 12 novembre il Teatro Nuovo di Milano ospiterà il debutto dell’ultima commedia musicale di Enrico Brignano: “Brignano con la O”, alla quale l’attore che ne è anche regista e autore insieme a Mario Scaletta e Augusto Fornari, presta il suo nome… e non a caso. “Brignano con la O” nasce infatti con un preciso intento, quello di intraprendere con spiccata ironia un viaggio, per alcuni versi paradossale, alla ricerca di un’identità personale da chiarire e rendere nota. “Non essere chiunque è il desiderio mio, come me stesso c´è solamente Io”… spiega lo stesso protagonista in una canzone dello spettacolo; Brignano Con La “O”, appunto. Gli spettatori sembrano aver intuito ed apprezzato già in passato l’unicità di questo artista decretando il successo del suo precedente spettacolo teatrale “Evviva”, con la regia di Pietro Garinei, che è stato campione d’incassi per un anno intero. Così come il Dvd dello spettacolo “Non sia mai viene qualcuno”, per sei mesi primo nella classifica di vendite, dopo aver collezionato in teatro un record di pubblico di oltre 200. 000 spettatori; nel mese di novembre è prevista l’uscita del nuovo Dvd “Io per voi un libro aperto”. In questo spettacolo l’attore fa del palcoscenico la sua casa ed è qui che, dopo aver fatto le dovute presentazioni, inaspettatamente incontra la sua parte più profonda, più delicata, più nascosta… Brignan“a”, interpretata dall’effervescente e affascinante Simona Samarelli, performer che riunisce in sé grandi doti di ballerina e attrice. Ultima in ordine di tempo è la sua partecipazione come protagonista in “The Producers”, il musical con Enzo Iacchetti e Gianluca Guidi. Insieme a loro sul palco si esibirà un carismatico corpo di ballo, guidato da Stefano Vagnoli, già coreografo di Brignano in passato, che interpreterà le musiche firmate da uno tra i maggiori musicisti e compositori italiani sia di teatro che di cinema: Germano Mazzocchetti. Dirigerà l’orchestra presente in scena un Maestro del calibro di Giandomenico Anellino, noto ad un pubblico attento a produzioni musicali di qualità. Le scene sono affidate ad Alessandro Chiti, mentre i costumi sono di Sabrina Chiocchio. “Brignano con la O” sarà a Milano dal 31 Ottobre al 12 Novembre, per poi arrivare nella settimana successiva a Torino. La tourneé toccherà altre città, tra cui Latina, Frosinone e Orvieto, fino ad arrivare all’attesissimo debutto nella sua Roma il 19 Dicembre, dove sarà protagonista sul palcoscenico del Teatro Olimpico fino al 18 Febbraio, per poi proseguire ancora in tutta Italia. Lo Spettacolo Un titolo che suona come una voglia di puntualizzare. Troppe volte infatti il cognome del simpaticissimo Enrico è stato travisato, anche dai suoi stessi genitori oltre che dagli spettatori, tanto da arrivare a vivere questa situazione come un “incubo”. Ma l’attore stima il suo pubblico, e vi interagisce con straordinaria complicità, scegliendolo come alleato per riappropriarsi dell’unica certezza che ha e che, a questo punto della sua carriera artistica, diventa anche il suo più grande desiderio: essere per tutti l’Uomo Brignano, con una propria identità, rappresentata da un nome e da un cognome, ma anche da sentimenti e passioni che lo rendono quello che è, e che lo distinguono così da tutti gli altri. E’ grazie all’incontro ed alla conoscenza della sua parte femminile Simona Samarelli che l’attore scopre una nuova e sottile sfumatura della sua identità, che soddisferà il suo tenero bisogno di sentirsi umanamente unico. I protagonisti creano “uno spettacolo nello spettacolo”. Con tanto di abiti di scena i due si incontreranno prima in una paradossale rivisitazione del grande ed eterno amore vissuto da Romeo e Giulietta, attraverso il quale Lei vuole far capire ad Enrico cosa si prova a vivere un grande amore, per poi inscenare un primo appuntamento in cui l’attore, imbattendosi inaspettatamente nella innata sensibilità della donna, riuscirà ad esprimere la sua identità emotiva. Insomma, uno spettacolo divertente e ironico, che punta sull’affermazione dell’identità personale del singolo individuo, e lo porta alla consapevolezza che “In ogni uomo c’è una percentuale di femminilità”. .  
   
   
GIANCARLO ZANETTI E LAURA LATTUADA IN “L’UOMO DEI SOGNI” AL TEATRO SAN BABILA  
 
Milano, 30 ottobre 2006 - Testo teatrale in due atti scritto nel 2003, inedito e mai rappresentato, già vincitore del Premio Letterario “I Fiumi” e del Premio Letterario Internazionale “Firenze-europa”, “L’uomo dei sogni” di Claudio Forti è un thriller ambientato nel mondo della psichiatria. Un noto psichiatra, studioso di una rivoluzionaria teoria sull’origine dei sogni, incontra un misterioso individuo che gli assicura straordinarie rivelazioni a sostegno delle sue idee. Ma dal passato emergono strane coincidenze e il filo della memoria si lega a una irrefrenabile volontà di rivalsa. Zanetti, regista e attore dello spettacolo, fa del suo personaggio - e se vogliamo anche degli altri - un anti-eroe forte e fragile al tempo stesso: incapace di accettare il dramma che lo sconvolse otto anni prima e che ancora lo tiene perennemente in conflitto tra la fama professionale e il desiderio di realizzare una vendetta personale. L’intrigante evolversi della vicenda, ambientata in una atmosfera da Vienna anni’ 40, procede con le caratteristiche dello “psicodramma”. Quasi un giallo “mentale”, ma anche un caso clinico e umano dai risvolti inattesi, dove i sogni assumono una dimensione freudiana, con un gioco di incastri e finale a sorpresa. Il testo si colloca perfettamente nelle teorie psicoanalitiche di Moreno, con un legame diretto con il teatro greco per l’effetto catartico che risveglia nel pubblico. La scenografia di Rubertelli è singolare e incisiva. Le musiche sono del Maestro Stefano Fresi, la cui vena creativa, fondata su una forte cultura musicale, segna una scrittura melodica raffinata e dai colori mutevoli, aggiungendo valore emotivo alla messa in scena già di grande rilievo. .  
   
   
“IL SILENZIO DEI COMUNISTI” A SESTO GIOVANNI RIFLESSIONI SUL COMUNISMO ITALIANO TRATTE DAL CARTEGGIO FRA VITTORIO FOA, MIRIAM MAFAI E ALFREDO REICHLIN  
 
 Milano, 30 ottobre 2006 - In collaborazione con il Comune di Sesto San Giovanni, il Piccolo Teatro presenta Il silenzio dei Comunisti, che Luca Ronconi ha allestito per il Progetto Domani di Torino. Lo spettacolo, riflessione sul comunismo italiano, sul passato e sull’identità futura di una società in transizione, dal carteggio fra Vittorio Foa, Miriam Mafai e Alfredo Reichlin (pubblicato da Einaudi), andrà in scena all’Hangar Sesto Autoveicoli di viale Edison 126, dal 7 al 19 novembre 2006. Per i suoi sessant’anni di storia, in cui un capitolo importante è stato scritto “nelle fabbriche” e con gli operai come uno dei pubblici di riferimento, il Piccolo torna in uno dei “luoghi vivi” della storia della classe operaia italiana, dove le riflessioni sul mutare della città si ritrovano, concrete, in segni evidenti sul paesaggio, urbano e umano. Luogo di produzione, un’area industriale di Sesto, l’Hangar Sesto Autoveicoli diventerà “luogo teatrale” dove l’interrogarsi di tre grandi intellettuali carichi di memoria come Vittorio Foa, Miriam Mafai e Alfredo Reichlin, contestualizzandosi, acquisisce ulteriore forza e riverbero significante. Www. Piccoloteatro. Org .  
   
   
DAL 15 AL 26 NOVEMBRE AL TEATRO SMERALDO LA FEBBRE DEL SABATO SERA  
 
Milano, 30 ottobre 2006 - A grande richiesta ritorna al Teatro Ventaglio Smeraldo il musical ormai cult - che quattro anni fa ha battuto ogni record di presenze a Milano – in un’edizione completamente rinnovata: con nuovi protagonisti e un’esplosiva rivisitazione in chiave latino americana. A dare vita ai mitici personaggi della “nuova Febbre” Simone Di Pasquale, campione della prima edizione Tv di “Ballando con le stelle”, e gli altri maestri del programma di Rai Uno condotto da Milly Carlucci. Dal 15 al 26 novembre il Teatro Ventaglio Smeraldo porta in scena “La Febbre del Sabato Sera”. A distanza di quattro anni dalla fortunatissima versione che ha registrato 16 settimane consecutive di repliche al Teatro Nazionale di Milano, il musical torna in un’edizione completamente rinnovata, nei protagonisti e nelle coreografie. Nuovo il cast, a cominciare da Simone Di Pasquale, vincitore della prima edizione Tv di “Ballando con le stelle”, nei panni del travolgente Tony Manero. Al suo fianco l’affascinante ballerina russa Natalia Titova, che interpreta Stephanie Mangano e gli altri maestri del programma condotto con successo da Milly Carlucci su Rai Uno: la bella Samanta Togni (maestra di Frizzi) e l’eccentrico Andrea Placidi (partner della Ferrari). Straordinaria la partecipazione del vulcanico Stefano Masciarelli, nel ruolo di Dj Monty, con la simpatica “ex – maestra” Francesca Vispi. Nuove anche le coreografie che costituiscono la grande novità di questa edizione 2006. Reinterpretate in chiave latino – americana, vantano infatti la partecipazione di tutti ballerini professionisti nel mondo della danza sportiva. Rimangono invece intatte le atmosfere anni ’70 tipiche della pellicola di John Badham che lanciò John Travolta, così come le sonorità caratteristiche di quei tempi restituite dall’impeccabile falsetto stile Bee Gees di Paride Acacia, Francesco Regina e Max Giusto (già interpreti del trio Gibb nella precedente edizione). La regia e l’adattamento dei dialoghi in italiano (canzoni in inglese) sono dello stesso autore di “Ballando con le Stelle”, Massimo Romeo Piparo. Uno spettacolo che è insieme un grande ritorno, un cult amatissimo dal pubblico e una novità. Un’esplosione di ritmo e danza che circonda l’intramontabile racconto di un’intera generazione, quella de “i mitici anni ‘70”. .  
   
   
NELL´ALDILÀ DEI PESCI PONTE ALLE GRAZIE DI CHICCA GAGLIARDO LETTURA SCENICA CON LISA GALANTINI, SIMONA GUARINO, ROSANNA NADDEO, GIORGIO SCARAMUZZINO  
 
Genova, 30 ottobre 2006 -  "Nell´aldilà dei pesci" (Ponte alle Grazie), un libro di racconti legati da un filo originale e surreale ci porta in un mondo che si trova al di là del mare: il nostro. Qui vivono donne, anzi donnastre, che fanno parte del paesaggio umano contemporaneo: hanno potere, abiti d´alta moda, prodigiosi prodotti di bellezza, vite organizzate e sterili. Sono donne incapaci di amare, che pretendono, comandano, e si condannano alla solitudine, ossessionate come sono dal culto della perfezione. L´atmosfera delle storie è onirica, coinvolgente, di forte presa narrativa. Ogni donna, a un certo punto, incontra un elemento magico, spiazzante, che potrebbe farla uscire dalla gabbia in cui si è rinchiusa, dare una svolta alla sua vita. Ma saper guardare oltre, in un qualsiasi aldilà, è un´impresa che richiede fantasia e coraggio. Al termine della serata l´associazione culturale "Fufa onlus" (nata nel marzo 2002 per ricordare Fulvia Bardelli, per vent´anni una delle protagoniste del Teatro dell´Archivolto) premierà i due vincitori della quarta edizione della borsa di studio Fulvia Bardelli in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica, Romanistica, Arti e Spettacolo dell´Università di Genova. Al termine incontro con l´autrice. Lunedì, 30 novembre 2006 alle ore 21. 00 presso la sala mercato del Teatro dell´Archivolto piazza Modena 3 - Genova . .  
   
   
GOLF - L’ITALIA 29ª NEL MONDIALE A SQUADRE MASCHILE, TITOLO ALL’OLANDA LET: VERONICA ZORZI QUARTA A DUBAI - A VALDERRAMA VINCE L’INDIANO SINGH PADRAIG HARRINGTON PRIMO NELLA MONEY LIST DELL’EUROPEAN  
 
Tour Milano, 30 ottobre 2006 - L’olanda (Joost Luiten 74 71 70 67, Tim Sluiter 72 70 75 72, Wil Besseling 69 70 66 70) ha vinto con 554 colpi (141 140 136 137) il Campionato Mondiale maschile a squadre/Eisenhower Trophy, che si è disputato sui due percorsi del De Zalze Golf Club e dello Stellenbosch Golf Club, a Stellenbosch in Sudafrica. A completare il trionfo degli arancioni anche il successo di Wil Besseling nella classifica individuale. L’italia (Lorenzo Gagli 74 72 70 74, Matteo Delpodio 79 70 72 72, Federico Colombo 73 73 72 75) ha concluso al 29° posto con 577 colpi (147 142 142 146) nel contesto delle settanta formazioni partecipanti. Gli olandesi hanno preso il comando al termine del terzo giro, rilevando il Canada leader per 36 buche, e nel finale hanno respinto gli attacchi avversari grazie al 67 di Joost Luiten e al 70 di Besseling. Il Canada (Richard Scott, Andrew Parr, James Love) ha ottenuto l’argento con 556 (139 139 141 137) e gli Stati Uniti (Jonathan Moore, Chris Kirk, Trip Kuehne) il bronzo con 557 (143 136 140 138). Al quarto posto il Galles (559), al quinto la Corea (561), quindi con 563 Inghilterra, Scozia e Argentina, con 564 Francia e Irlanda. Nella classifica individuale Besseling (275) ha preceduto il francese Julien Grillon. Lo statunitense Chris Kirk e il canadese Richard Scott, tutti con 276. Al quinto posto l’inglese Oliver Fisher con 277, al 51° Lorenzo Gagli con 290, al 70° Matteo Delpodio e Federico Colombo con 293. Gli azzurri, che hanno giocato nel turno finale al De Zalze Golf Club, sono partiti tutti male. Gagli ha trovato un bogey alla buca 2, ha perso ancora colpi alla 10 e alla 13, con un solo birdie alla 8 per il 74. Delpodio ha iniziato con la sequenza doppio bogey-bogey, poi ha recuperato con tre birdie (7, 8, 12) quindi ha chiuso con un bogey (13) e un birdie (18) rimanendo nel 72 del par. Infine Colombo si è trovato tre colpi sopra par dopo tre buche (bogey alla 2, doppio bogey alla 3) poi ha infilato tutti par (75). Prodezza nel giro finale dello scozzese Richie Ramsay, che ha realizzato una “hole in one” alla buca 16 del De Zalze (par 3, yards 222). Let A Dubai: Trionfa Annika Sorenstam, Veronica Zorzi Quarta - La svedese Annika Sorenstam (270 - 65 68 68 69) ha trionfato nel Dubai Ladies Masters, torneo finale del Ladies European Tour disputato sul percorso dell’Emirates Golf Club dove si è comportata ottimamente Veronica Zorzi, quarta con 280 (69 72 69 70) insieme ad Amy Yang. La Sorenstam, al 17° successo nel circuito europeo, ha lasciato a sei colpi la connazionale Helen Alfredsson (276 - 70 71 68 67) e a otto l’australiana Karrie Webb (278 - 70 68 70 70). Al 14° posto con 285 Sophie Sandolo (68 71 73 73), al 50° con 294 Margherita Rigon (70 77 71 76), al 55° con 296 Tullia Calzavara (73 75 74 74). Non hanno superato il taglio dopo 36 buche: 67ª con 149 Barbara Paruscio (78 71), fuori per un colpo, 82ª con 150 Stefania Croce (72 78), 97ª con 153 Isabella Maconi (77 76), 108ª con 156 Diana Luna (80 76). Si è ritirata nel primo giro Federica Piovano. Nell’ordine di merito primo posto per l’inglese Laura Davies. Volvo Masters: Padraig Harrington “Re D’europa”, A Valderrama Vince L’ Indiano Singh - L’indiano Jeev Milkha Singh (282 - 71 71 68 72) ha vinto a sorpresa il Volvo Masters, ultima gara stagionale dell’European Tour svoltasi sul percorso del Golf Club Valderrama a Sotogrande in Spagna. Singh ha approfittato di un bogey dello spagnolo Sergio Garcia sull’ultima buca (283 - 71 70 70 72), secondo insieme all’inglese Luke Donald (69 71 74 69) e all’irlandese Padraig Harrington (73 69 72 69), che grazie a questo piazzamento ha conquistato la leadership nell’ordine di merito europeo superando in extremis l’inglese Paul Casey, giunto 21° con 288 colpi. Ad Harrington, che rendeva prima della gara al rivale 218. 185 euro, è andato un premio di 298. 280 euro, che hanno portato il suo totale a 2. 489. 337, mentre Casey ha intascato 44. 892 euro ed ha chiuso a quota 2. 454. 134. Nel torneo, molto combattuto, si sono piazzati al quinto posto con 284 Niclas Fasth e David Howell e al 7° con 285 José Maria Olazabal e Lee Westwood. Deludente prestazione di Francesco Molinari, 49° con 298 (81 70 73 74), e di Emanuele Canonica, 52° con 300 (76 75 78 71). Per Singh è il secondo successo stagionale e nell’European Tour, dove in precedenza si era imposto in un’altra gara targata Volvo, il China Open. Lpga Tour: Silvia Cavalleri Si Classifica 32ª In Corea - Silvia Cavalleri (219 - 71 77 71) si è classificata al 32° posto nel Kolon-hana Bank Championship (Lpga Tour), disputato al Mauna Ocean G&resort a Ulsan in Corea. Hanno dominato le giocatrici di casa con successo di Jin Joo Hong (205 - 68 67 70), secondo posto di Jeong Jang (208 - 68 72 68), terzo di Se Ri Pak (210 - 70 69 67) e quarto di Ji-yai Shin (211) alla pari con Karine Icher. Seste con 212 Paula Creamer, Jee Young Lee e Mi Jung Hur. Us Pga Tour: Tiene K. J. Choi - Il coreano K. J. Choi (204 - 68 66 70) ha mantenuto il comando al termine del terzo giro del Chrysler Championship, penultimo torneo dell’Us Pga Tour e ultimo valido per l’assegnazione delle 125 “carte” per la prossima stagione che si conclude al Westin Innisbrook Gr di Tampa Bay, in Florida. Al secondo posto con 205 Ernie Els, Brian Gay e Paul Goydos, al quinto con 206 Troy Matteson. In corsa per il titolo anche Mike Weir e Vijay Singh, noni con 209. .