Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


LUNEDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 WEB E DIRITTO PER LE NUOVE TECNOLOGIE GLI EUROINDICATORI
Notiziario Marketpress di Lunedì 23 Ottobre 2006
EVIDENTI DISPARITÀ NELLE CURE PER IL CANCRO IN EUROPA INCIDONO SULLE PROBABILITÀ DI SOPRAVVIVENZA DEI PAZIENTI CANCER UNITED CHIAMA ALL’AZIONE  
 
Bruxelles, 23 ottobre 2006 – Una nuova analisi sulle cure per il cancro in Europa, pubblicata il 19  ottobre, rivela differenze significative nell’entità e nella rilevanza dei servizi offerti ai malati di cancro europei. Dall’analisi del Professor Rifat Atun, Professor of International Health Management (docente di gestione sanitaria internazionale) all’Imperial College di Londra, è emerso che: Le probabilità di sopravvivere al cancro dipendono dal luogo in cui i pazienti abitano all’interno dell’Unione europea. I pazienti appartenenti ai gruppi socio-economici inferiori e delle aree rurali hanno un accesso più limitato a cure di qualità rispetto a quelli appartenenti ai gruppi socio-economici più elevati. L’accesso a cure di qualità globali varia a seconda dei diversi tipi di cancro. Il Professor Atun ha affermato: “Sempre più cittadini europei sono affetti da cancro. Le stime indicano che entro il 2020 il numero dei nuovi casi aumenterà del 25%, sino a raggiungere i 3,4 milioni”. Dalla relazione si evince che i tassi di sopravvivenza sono notevolmente inferiori ai risultati potenziali. “Se non miglioriamo i servizi di cura per il cancro in tutta Europa, sempre più cittadini moriranno perché non hanno ricevuto il trattamento migliore", prosegue il Professor Atun, aggiungendo che “È necessario che l’Europa affronti con un approccio strategico la gestione di tale patologia. Da troppo tempo si attende, infatti, un impegno concertato da parte degli Stati membri e dell’Unione europea”. L’analisi è stata illustrata durante la presentazione di Cancer United, una nuova campagna in favore dell’istituzione di piani nazionali globali di lotta contro il cancro in tutti gli Stati membri. Durante la presentazione, il Professor John Smyth, presidente della campagna e professore di oncologia medica presso la Edinburgh University, nonché presidente della Federation of European Cancer Societies (la federazione delle associazioni europee di cancro), ha dichiarato: ”Ogni paziente affetto da cancro merita il meglio. Sappiamo che piani nazionali globali di lotta contro tale patologia funzionano, come dimostrano i paesi che hanno dato la debita priorità alle cure per il cancro e che vi hanno destinato risorse. Le prassi migliori dovrebbero essere condivise in tutta Europa: le probabilità di sopravvivenza di un malato non dovrebbero dipendere dalla geografia. Dobbiamo cambiare questa situazione. " Ingrid Kössler, co-presidente di Cancer United e presidente dell’associazione svedese di cancro al seno, ha aggiunto: “Quando mi è stato diagnosticato il cancro al seno, ho preso le decisioni sbagliate perché non disponevo di informazioni sufficienti. Secondo me, quel che più conta è che i pazienti abbiano accesso ad informazioni di qualità e che possano discutere le possibilità terapeutiche con i medici, in modo che ogni paziente sia in grado di operare scelte informate. " La campagna Cancer United riunisce per la prima volta, in nome di un’unica causa, tutti i gruppi coinvolti nella cura del cancro: pazienti e relative associazioni, medici, infermieri, ricercatori, aziende del settore, politici nonché i maggiori istituti impegnati nella lotta contro il cancro. L’obiettivo è la raccolta delle firme di un milione di cittadini, al fine di esercitare pressioni sull’Unione europea affinché introduca una strategia contro il cancro. La campagna, che ha inizio a Bruxelles, visiterà tutti i paesi dell’Ue, comprese Bulgaria e Romania, paesi in fase di adesione. Riferirà a Bruxelles nel 2008. Www. Cancerunited. Org .  
   
   
LA RETE NAZIONALE DEI TUMORI RARI : DATI E PROSPETTIVE  
 
Milano, 23 ottobre 2006 - “Attualmente i ricercatori ed i clinici che sono impegnati nello studio e nel trattamento dei tumori non possono più prescindere dal svolgere le attività di ricerca e cura in Rete” dice il prof Marco Pierotti, Direttore Scientifico della Fondazione Irccs-istituto Nazionale dei Tumori di Milano, “Il convegno nazionale intitolato L’oncologia medica dei tumori rari, svoltosi di recente nella nostra struttura , ha un obiettivo di aggiornamento iperspecialistico sulle terapie innovative dei tumori rari. Vi hanno partecipato gli Oncologi medici italiani e ha affrontato diversi tumori solidi dell’adulto a bassa frequenza. Per questa tipologia di tumori, proprio per le loro caratteristiche , è necessario, pertanto, concentrare l’attenzione sia della comunità degli oncologi che degli amministratori sanitari. In Lombardia è in fase di attuazione sui tumori rari il progetto Rol, Rete Oncologica Lombarda, particolarmente innovativo sul piano dell’assistenza sanitaria e di cui la nostra Fondazione coordina le attività. I pazienti portatori di neoplasie rare tramite un’organizzazione sanitaria in Rete, possono accedere alle terapie mirate di centri di eccellenza che sono certamente presenti sul territorio nazionale e che in rete possono sviluppare collaborazioni indirizzate a fornire al paziente le diagnosi e le cure più appropriate evitandone inutili spostamenti e garantendo una tempistica adeguata nell’effettuazione delle cure”. Di recente presso la Fondazione Irccs-istituto Nazionale dei Tumori sono stati dibattuti questi temi: il problema etico delle malattie rare, i farmaci ‘orfani’, le nuove problematiche con i “nuovi” farmaci orfani, cosa richiedere ai centri di riferimento per lo studio e la cura dei tumori rari sul territorio nazionale , come migliorare l’assistenza e la ricerca sui tumori rari a livello regionale e nazionale. Inoltre sono stati presentati i dati del funzionamento della Rete Nazionale dei Tumori Rari ed è stata presentata A. I. G. - la nuova associazione italiana Gist (Gruppo Informazione Supporto Pazienti con Gist - tumori stromali del tratto gastrointestinale). “L’oncologia”, dice il dott. Paolo G. Casali, della Fondazione Irccs-istituto Nazionale dei Tumori,” e Responsabile della Rete Nazionale Tumori Rari,” è un campo in cui la multidisciplinarietà ed il confronto tra esperti è fondamentale e prioritario, ma questo è ancor più vero per i tumori rari”. Proprio per migliorare le conoscenze su questi tumori che sono rari singolarmente ma non globalmente è stata creata la Rete Tumori Rari: si tratta di una collaborazione permanente, su tutto il territorio nazionale, finalizzata al miglioramento dell´assistenza ai pazienti con tumori rari, attraverso la condivisione a distanza di casi clinici, l´assimilazione della diagnosi e del trattamento secondo criteri comuni, il razionale accesso dei pazienti alle risorse di diagnosi e cura. La Rete Nazionale Tumori Rari rappresenta una collaborazione formalizzata tra strutture sanitarie, che liberamente decidono di collaborare nell’attività clinica sui tumori rari o su alcuni di essi. Fanno parte della Rete i clinici su base personale, in rappresentanza delle proprie strutture. Attualmente aderiscono attivamente alla Rete più di 100 strutture oncologiche italiane dislocate su tutto il territorio nazionale. ”Sono particolarmente orgoglioso - dice Luigi Boano, Responsabile Business Unit Oncology di Novartis in Italia -, che Novartis abbia potuto sostenere questa iniziativa. Il nostro impegno infatti non è solo offrire soluzioni terapeutiche innovative, ma affiancare la comunità scientifica per migliorare la diagnosi di tumori rari e sostenere i pazienti supportandoli nella creazione di una nuova associazione. Ciò offre l´opportunità di ottenere informazioni, essere sempre aggiornati e creare una comunità che possa agevolare lo scambio di esperienze. Novartis ritiene infatti che solo con una alleanza tra tutte le forze in gioco si possa ottenere un risultato a vantaggio della salute. ” La Rete nasce da un bisogno reale di confronto tra esperti nazionali, a favore del paziente, in quanto i tumori rari sono rari solo se li si considera singolarmente, ma non nel loro insieme. L’incidenza cumulativa di tutti i tumori rari solidi dell’adulto, cioè i tumori considerati in questo Convegno, può equivalere perlomeno a quella di un tumore frequente. In pratica, circa il 13% dei tumori è di fatto costituito da tumori rari solidi dell’adulto: dunque costituiscono un problema anche numericamente rilevante se si considera che tumori frequenti come il carcinoma del colon-retto e della prostata rappresentano circa l’8% e il carcinoma della mammella e quello del polmone rappresentano rispettivamente circa il 14% e il 15% di tutti i tumori. “I pazienti affetti da tumori rari ,”dice il dott Casali,”non sempre hanno facilità a trovare istituzioni specializzate nel loro trattamento. Queste esistono, su tutto il territorio nazionale, ma fino ad ora hanno lavorato poco insieme. Avere la possibilità di condividere i casi di tumore raro sin dalla diagnosi consente di razionalizzare l’accesso alle risorse disponibili, evitando i viaggi della speranza. La migrazione sanitaria, grazie al funzionamento della rete nazionale non viene evitata completamente, ma viene limitata e soprattutto razionalizzata”. Il nuovo progetto, che sarà operativo nei primi mesi del 2007, oltre all’ up-grade dello strumento informatico, prevede la creazione di un Centro Servizi esterno alla Rete, che si occuperà di garantire tutti i servizi di Rete, quali la condivisione “fisica” o “virtuale” della documentazione radiologica tra i diversi centri della rete e la revisione dei preparati istologici. Questo dovrebbe permettere, fra l’altro, di formalizzare tali servizi, e di quantificarne i costi. Obiettivo principale del progetto è studiare e ottimizzare lo strumento del teleconsulto oncologico, sotto il profilo dei requisiti clinici e tecnologici, dell’organizzazione, della metodologia e dei costi. .  
   
   
NELLA PROVINCIA BOLOGNESE PER COMBATTERE IL DOLORE MALATTIA POCO CONOSCIUTA E CHE TENDE A CRONICIZZARE: SI STIMA CHE CIRCA L’11 PER CENTO DELLA POPOLAZIONE IN QUALCHE MOMENTO DELLA VITA SOFFRA DI DOLORE, EPISODICO O COSTANTE  
 
Bologna 23 ottobre 2006 - Capire e trattare il dolore è una necessità per tutti i medici, soprattutto per quelli di famiglia che hanno a che fare con centinaia di pazienti anziani che ne soffrono, saltuariamente o cronicamente. Si tratta, infatti, di una vera e propria patologia che va affrontata e curata nel migliore dei modi. E´ riduttivo relegare il dolore a semplice conseguenza di qualcos’altro. Di questo si è parlato nella mattinata di sabato 21 ottobre presso il Novotel di Castenaso (Bo). L’iniziativa, dal titolo, appunto, "Capire e trattare il dolore", è stata organizzata da Pfizer Italia ed era rivolta ai Medici di Medicina Generale con l´obiettivo di accrescere la conoscenza del complesso panorama del dolore e delle sue comorbilità, con particolare riferimento al dolore neuropatico. Tema del corso il dolore provocato da lesioni del sistema nervoso centrale (cervello, midollo spinale) o periferico (nervi) che colpisce il 6% degli italiani e che, essendo la diagnosi spesso difficile, è poco identificato e può diventare cronico. Ne può derivare riduzione, perdita della sensibilità, formicolio, sensazione persistente di “corrente elettrica”, fitte, bruciori, dolore continuo per tutta la giornata, deficit funzionali. Le cause più frequenti del dolore neuropatico sono l’herpes zoster, il diabete, le lesioni traumatiche o tumorali di nervi periferici, l’Aids e la sclerosi multipla. “Il dolore normalmente esprime una condizione di sofferenza temporanea dell´organismo e viene giustamente considerato un campanello d´allarme di un possibile o reale danno, spiega il dottor Giancarlo Caruso - Responsabile di Terapia del Dolore - Ospedale Bellaria di Bologna. Il dolore neuropatico rappresenta una particolare tipologia di dolore, in cui un danno spesso irreversibile colpisce proprio il sistema di percezione del dolore: il "campanello" in questi casi risulta come bloccato e suona in continuazione provocando una notevole sofferenza al paziente”. Si tratta di una realtà ancora in molti casi sottostimata se non addirittura ignorata – continua il dottor Caruso - e ciò porta inesorabilmente allo sviluppo di un dolore cronico e ricorrente che diviene esso stesso malattia rappresentando un problema sanitario specifico con severe ripercussioni sulla qualità della vita del paziente. Nel corso degli ultimi anni, la migliore conoscenza dei meccanismi fisiopatologici del dolore ha condotto ad una maggiore capacità di comprendere e quindi di trattare questa condizione così complessa e multidimensionale” In Italia si stima che circa l’11 per cento della popolazione in qualche momento della vita soffra di dolore neuropatico, episodico o costante. Si parla di almeno sei milioni di persone, oltre due milioni dei quali ne soffrono in maniera cronica. Il diabete, l’herpes zoster (“fuoco di Sant’antonio”), l’ictus cerebrale, la lombosciatalgia, la nevralgia del trigemino, postumi di interventi chirurgici o di traumi che abbiano leso i nervi periferici generano una sintomatologia fastidiosa e dolorosa che, alle volte, impedisce persino le normali attività. Traumi subiti in giovane età possono causare dolore che dura per tutta la vita. Le alterazioni dei nervi periferici sono individuate con l’esame clinico, in primo luogo (accurata anamnesi, ascolto del paziente, ecc. ) e gli esami strumentali (es. L’elettromiografia, ecc. ). L’iniziativa si propone di fornire le basi per una corretta valutazione e diagnosi del dolore e di illustrare lo stato dell’arte sugli strumenti terapeutici a disposizione – conclude il dottor Stefano Rubini - Medico di Medicina Generale di Bologna -. E’ indispensabile l’impegno di tutti – pazienti, medici, autorità sanitarie e comunicatori – affinché si parli sempre più della sua esistenza e delle sue caratteristiche per offrire ad un numero sempre maggiore di malati e di medici la possibilità di riconoscerlo e alleviarlo”. .  
   
   
"IL CONTRATTACCO CARDIACO", DIAGNOSI E CURA EXTRAOSPEDALIERA DELL´INFARTO MIOCARDICO. L´ESPERIENZA DELL´AZIENDA OSPEDALIERA SAN GERARDO DI MONZA  
 
Milano, 23 ottobre 2006 - Nella sindrome coronarica acuta, che ogni anno in Italia - secondo fonti Istat - provoca circa 47. 000 morti, l´intervento degli operatori sanitari è mirato a ristabilire nel più breve tempo possibile il flusso dell´arteria interessata dall´occlusione. Le opzioni terapeutiche per il trattamento dell´infarto miocardico acuto Stemi (con slivellamento del tratto St) sono fondamentalmente due: la trombolisi, ossia la "dissoluzione" farmacologia del trombo che occlude la coronaria e l´angioplastica primaria, ossia la rimozione meccanica dello stesso. "L´avvento della terapia trombolitica ha trasformato radicalmente la gestione dei pazienti colpiti da infarto miocardico acuto - ha dichiarato il professor Patrick Goldstein, Direttore del Service d´Aide Medical d´Urgence della Clinica Universitaria di Lille - la cui complicanza più frequente è il decesso improvviso, che generalmente si verifica entro la prima ora dalla comparsa dei sintomi. La trombolisi - continua Goldstein - si è dimostrata capace di ridurre la mortalità sia precoce, sia a lungo termine di circa il 20%. Ma questo dipende dalla tempestività con cui si procede alla riperfusione. " Tutti gli studi che valutano l´effetto della terapia con fibrinolitico, infatti, mettono in luce la relazione tra il beneficio del trattamento e la precocità della somministrazione del farmaco, soprattutto se praticata tra i 30 minuti e le 2 ore dall´inizio della sintomatologia. Intervallo che può essere abbreviato dalla diagnosi e dalla cura pre-ospedaliera. Per questo motivo, l´Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza un anno fa ha applicato la terapia trombolitica nell´infarto miocardico acuto Stemi sulle proprie unità mobili del 118. Dal novembre 2005, su 129 pazienti colpiti da sindrome coronarica acuta con slivellamento del tratto St, assistiti dal Soccorso Sanitario Unità d´Emergenza del 118 Brianza, 30 sono stati sottoposti (tutti con successo) a trattamento con fibrinolitico pre-ospedaliero - ha affermato la dottoressa Gian Piera Rossi, Responsabile del 118 Brianza. Successo - continua Rossi - determinato anche dall´organizzazione della rete di assistenza al paziente con patologia cardiovascolare acuta nell´area della Brianza, che ottimizza le risorse sanitarie esistenti al fine di ridurre la mortalità dei pazienti stessi. " La rete di comunicazione e trasmissione dati che fa capo al Soccorso Sanitario Unità d´Emergenza del 118 Brianza, offrendo la possibilità di eseguire ed inviare alla Centrale Operativa e alle Unità di Terapia Intensiva Coronarica (Utic) l’elettrocardiogramma a 12 derivazioni di un paziente con sindrome coronarica acuta, è uno degli strumenti di evoluzione del sistema di soccorso d’urgenza e ha permesso di iniziare la riperfusione miocardica in fase pre-ospedaliera con terapia fibrinolitica. "In tutto questo, però, - conclude la dottoressa Rossi - l´elemento fondamentale è la tempestività con cui il paziente, colpito dai primi sintomi, chiama il 118 ". Il farmaco attualmente in uso sulle unità mobili del 118 Brianza, è un fibrinolitico di terza generazione (tenecteplase), ottenuto mediante l´impiego di tecniche di bio-ingegneria, che hanno consentito di apportare alla molecola dell´attivatore tissutale del plasminogeno mutazioni selettive a livello della sua catena aminoacidica. Queste nuove caratteristiche garantiscono, una riperfusione rapida e completa del circolo coronario e del microcircolo, una maggior efficacia nel dissolvere trombi meno recenti, un basso rischio di emorragie intracraniche, una bassa incidenza di riocclusione, un´assenza di effetti sulla pressione arteriosa. .  
   
   
GRAZIE ALL’APPROVAZIONE EUROPEA DEL SISTEMA DI STENT PROMUS A ELUIZIONE DI EVEROLIMUS, BOSTON SCIENTIFIC È L´UNICA AZIENDA IN GRADO DI OFFRIRE DUE PIATTAFORME DI STENT A RILASCIO DI FARMACO  
 
Natick, Massachusetts, 23 ottobre 2006 - Lo scorso 20 ottobre Boston Scientific Corporation ha annunciato che il suo sistema di stent coronarico a eluizione di everolimus, Promus ha ottenuto l’autorizzazione al marchio Ce, rendendo di fatto Boston Scientific l’unica società certificata in grado di offrire due distinte piattaforme di stent a rilascio di farmaco in Europa. Questa approvazione consentirà a Boston Scientific di avviare la commercializzazione del nuovo stent a eluizione di farmaco nei 25 Paesi dell’Unione Europea e favorirà le registrazioni in altri Paesi in Asia, America Latina ed Europa Orientale. Promus è un sistema di stent coronarico a eluizione di everolimus prodotto da Abbott con marchio privato Xience V e distribuito da Boston Scientific. Il nuovo prodotto si aggiungerà ai sistemi di stent a eluizione di paclitaxel Taxus, leader nel mercato, di Boston Scientific. La società prevede di lanciare lo stent Promus in Europa nel 2007. “Siamo lieti che questo importante ampliamento del nostro portfolio di stent a rilascio di farmaco abbia conseguito l’autorizzazione al marchio Ce”, ha dichiarato Paul Laviolette, Chief Operating Officer di Boston Scientific. “Boston Scientific è orgogliosa di essere la prima società in grado di offrire al settore medico la possibilità di scegliere tra uno stent a eluizione di paclitaxel e uno a eluizione di everolimus. Il nostro obiettivo è quello di integrare la comprovata sicurezza ed efficacia di Taxus con la straordinaria potenzialità di Promus, avvalorando ulteriormente l’efficacia dei nostri sistemi di stent a eluizione di farmaco nonché la nostra leadership nella fornitura di prodotti innovativi ai cardiologi”. .  
   
   
PARTO CON EPIDURALE, IN LOMBARDIA E´ GIA´ GRATUITO SOLO 26% DELLE DONNE LOMBARDE RICORRE AL CESAREO (35% IN ITALIA)  
 
Milano, 23 ottobre 2006 - L´anestesia epidurale per aiutare il parto naturale in Lombardia è totalmente gratuita, nel pieno rispetto della libertà di scelta della donna. Non da ora, ma dal 2004. Lo ricorda la Regione, in relazione alle notizia, apparsa sulla stampa odierna, che il Consiglio dei ministri da dato il via libera a un decreto di legge che inserisce tale prestazione nei "livelli essenziali di assistenza". In Lombardia il 10% delle donne già ricorre a tale metodica; percentuale che sale al 30% negli ospedali di riferimento milanesi e lombardi. Mentre i parti cesarei sono in Lombardia solo il 26% contro il 35% della media nazionale. Regione Lombardia è infatti impegnata da tempo a in una azione precisa rivolta sia alle donne sia agli operatori sanitari. Verso le donne viene svolta un´attività di informazione a riguardo del parto assistito e della metodica dell´analgesia epidurale. Nei confronti delle strutture sanitarie, la Regione ha sviluppato un´iniziativa per il potenziamento del personale sanitario dedicato ai punti nascita e all´assistenza al parto. Inoltre riconosce (e paga) alle strutture sanitarie il costo "aggiuntivo" della metodica epidurale quando viene impiegata per il parto. Si tratta di una prestazione sanitaria che comporta sforzi organizzativi non indifferenti, perché richiede la presenza 24 ore su 24, di un anestesista esperto (figura professionale non facile da reperire, e proprio per questo la Regione ha investito sulla formazione di questa professionalità). .  
   
   
PRESENTATO “PROFILO DONNA”, APPENDICE ALLA RELAZIONE SANITARIA 2005  
 
Bolzano, 23 ottobre 2006 - Le donne altoatesine sono in una situazione favorevole rispetto ai concittadini maschi per quanto riguarda la speranza di vita, vivono cioè 6 anni in più rispetto agli uomini, ma le patologie di cui sono affette sono di più e diverse e dipendono dalle condizioni di vita. Questo quanto emerso dalla conferenza stampa di oggi nel corso della quale è stato presentato “Profilo donna”, l’appendice dedicata alla salute delle donne che sarà allegata, per la prima volta, alla “Relazione sanitaria 2005” di prossima pubblicazione. Spesso si dice che le donne siano colpite dal paradosso sanitario che le fa vivere di più, ma esse cono maggiormente affette da patologie invalidanti. Infatti, oltre che registrare percentuali oggettivamente maggiori di prevalenza per almeno una malattia cronica, a livello soggettivo le donne si dimostrano più sensibili rispetto al loro stato di salute ed attente ai segnali di disagio fisico e psichico, sottolineando così la particolarità dell’approccio femminile rispetto al rapporto con la salute. Sono questi alcuni degli aspetti maggiore interesse emersi nel corso della conferenza stampa di giovedì 19 ottobre dedicata alla presentazione di “Profilo donna”, l’appendice allegata alla Relazione sanitaria 2005 che sarà pubblicata prossimamente a cura dell’Assessorato provinciale alla sanità ed alle politiche sociali della Provincia. Nel corso della conferenza stampa il dott. Ulrich Seitz, vicedirettore dell’Ufficio Ospedali, la dott. Ssa Carla Melani, Responsabile dell’Osservatorio epidemiologico provinciale, la dott. Ssa Giulia Morsetti, direttrice dell’Ufficio igiene e salute pubblica ed il dott. Eduard Vigl Egarter, primario del Servizio interaziendale di anatomia ed istologia patologica, responsabile del Registro tumori dell’Alto Adige, hanno illustrato i dati statistici di “Profilo donna” dai quali emerge un quadro molto ampio ed approfondito della salute femminile nella nostra provincia. L’appendice “Profilo Donna”, contenuta per la prima volta nella Relazione Sanitaria provinciale 2005 di prossima pubblicazione, si propone di mettere a fuoco e di fornire un quadro informativo d’insieme sulle principali aree d’interesse per la salute dell’universo femminile. “Con questo documento è possibile ora tener conto, in modo più esaustivo dei diversi aspetti della salute della popolazione femminile” ha rilevato nel corso dell’incontro con la stampa il vicedirettore dell’Ufficio provinciale ospedali, Ulrich Seitz. A livello mondiale, ma anche nazionale, è sempre più evidente l’esigenza di attuare un’efficace politica di promozione della salute distinta per genere. Tale promozione abbisogna, oltre che di dati sulla prevalenza di malattie e disturbi nei due sessi, anche di informazioni sulla loro realtà di vita, sui diversi ruoli lavorativi, la diversa esposizione a rischi per la salute. La vita di una donna è influenzata, come emerge chiaramente dai dati dello studio, da una molteplicità di fattori diversi che incidono profondamente sul suo stato di salute. Si tratta di fattori di natura sociale, culturale, economica e biologica. I ricercatori, hanno sottolineato i relatori, non sembrano tenere nella giusta considerazione le specificità della condizione femminile. La sottovalutazione dei bisogni di salute della donna spesso impedisce di cogliere diversità e differenze e di tener conto della diversa risposta terapeutica ai farmaci in relazione al sesso del o della paziente. Gli indicatori socio-sanitari analizzati confermano queste condizioni generali per le donne nei confronti del mondo sanitario: speranza di vita alla nascita per le donne di 6 anni superiore a quella degli uomini; il 25,7% delle donne è affetta da almeno una malattia cronica, contro il 21,1% degli uomini; al 70% delle donne ha annualmente almeno una prescrizione farmaceutica, contro il 50,5% degli uomini; il 18,8% di donne considera il proprio stato di salute non buono, contro il 12,4% degli uomini. La realtà altoatesina si differenzia dalle altre realtà italiane, per quanto riguarda l’universo femminile. Le donne della provincia di Bolzano fanno registrare una mortalità più bassa (un otto per mille contro quasi un 10 registrato a livello nazionale), tassi di fecondità più elevati (1,52 figli per donna in Provincia di Bolzano contro 1,2 della media italiana). Inoltre esiste nelle donne altoatesine una discreta attenzione alla prevenzione e a stili di vita salubri (percentuali più basse di donne in soprappeso e abitudini alimentari “insalubri” più contenute). La percentuale di donne fumatrici e delle donne che consumano almeno una bevanda alcolica è, invece, maggiore rispetto al resto d’Italia. .  
   
   
CURARE IL DOLORE PER NON SOFFRIRE INUTILMENTE  
 
Milano, 23 ottobre 2006 – E’ del 19 ottobre il via libera al disegno di legge presentato dal ministro della Salute, Livia Turco, che semplifica la prescrizione dei farmaci per la terapia anti-dolore, compresi quelli che contengono principi attivi derivati dalla cannabis. Una misura molto attesa da medici, operatori sanitari e pazienti anche perché dovrebbe consentire, tra l’altro, la prescrizione dei medicinali oppiacei anche per le malattie croniche o invalidanti. La sensibilità e l’attenzione dei pazienti rispetto a questo problema trovano conferma nei due appuntamenti di Milano e Busto Arsizio. Ieri, si è tenuto il secondo appuntamento che Donneuropee-federcasalinghe ha organizzato proprio per parlare di terapia del dolore. Nell’incontro, tenutosi all’auditorium dell’Acquario di Milano, si è parlato di “mal di testa”, di prevenzione, ma anche di cura, proseguendo il discorso avviato un anno fa sul diritto di vivere liberi dai dolori “inutili”. Carla De Albertis, Assessore alla salute del Comune di Milano, ha aperto i lavori, affermando che la promozione della cultura della prevenzione e della salute è un obiettivo primario del neo costituito assessorato. Di emicrania, invece, hanno parlato Giancarlo Alicicco di A. I. C. Onlus – Associazione Italiana per la lotta contro le Cefalee e il dottor Paolo Mariconti, Terapista del dolore e Dirigente Medico di Anestesia e Terapia del Dolore presso Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena Irccs di Milano, che interverrà anche martedì 24 ottobre a Busto Arsizio in occasione di un altro incontro rivolto alla cittadinanza. Promossa dal Lions Club Busto Arsizio Lombardia -e patrocinata dal Comune di Busto Arsizio e dalla Provincia di Varese- per parlare di dolore cronico, anche questa iniziativa ha come obiettivo quello di avviare una riflessione sul dolore inteso non solo come sintomo, ma come malattia in sé: un modo per imparare a conoscerlo e per superare pregiudizi e rassegnazione. Ospite della conferenza di Busto Arsizio, Roberto Bolle, la celebre etoile del Teatro alla Scala di Milano che ha accettato volentieri di intervenire per condividere le sue riflessioni su questo tema. .  
   
   
LA RICERCA FARMACOGENOMICA FIORENTINA SBARCA IN U.S.A.. A CHICAGO UNA NUOVA FIORGEN AMERICANA.  
 
Firenze, 23 ottobre 2006 - L’annuncio avviene nel corso di un seminario/workshop appena conclusosi a Chicago, luogo strategico e centrale della ricerca biotech americana: una nuova fondazione, Fiorgen U. S. A. Sarà presto in grado di cooperare parallelamente o in gemellaggio con l’attuale già nota Fondazione Fiorgen fiorentina, onlus sostenuta da Camera di Commercio ed Ente Cassa di Risparmio di Firenze. La nuova struttura, che con probabilità avrà sede a Chicago, perseguirà programmi di ricerca propri in un ambito di stretta collaborazione e forte collegamento con i laboratori italiani del Cerm, diretti dal Professor Ivano Bertini, e del Polo Biomedico di Careggi, sotto le direttive del professor Calogero Surrenti, che assieme costituiscono il cuore pulsante della ricerca Fiorgen. Uno dei punti fondamentali del progetto Fiorgen U. S. A. Sarà quello di offrire ai laureati e post laureati americani l’opportunità di fare esperienze nei laboratori Fiorgen di Firenze mediante accordi universitari e borse di studio. Uno scambio reciproco di nuove idee e conoscenze è il modo migliore per accelerare i risultati scientifici nella la guerra alle malattie più temibili. La Fondazione Fiorgen, che dal 2003 sviluppa ricerca farmacogenomica per progettare terapie farmacologiche efficaci contro le maggiori categorie di malattie causa di decesso nella popolazione, è stata in questi giorni al centro di alcuni incontri svoltisi presso l’Italian Institute di Chicago, organizzati dalla Provincia di Firenze e dalla Camera di Commercio di Firenze attraverso Promofirenze. “ L’esigenza che spinge Fiorgen a proporsi oggi in America a nuovi investitori – spiega Paolo Asso, Presidente della Fondazione – è quella fondamentale di creare nuove sinergie capaci di consentire il trasferimento tecnologico, tema cruciale per lo sviluppo futuro del nostro Paese. Negli Stati Uniti – continua Asso - il rapporto ricerca – imprese è crescente ed ogni anno il governo federale stanzia oltre 28 miliardi di dollari per finanziare la ricerca. Nel nostro Paese, sebbene la ricerca sia a livelli di eccellenza, manca un collegamento con le imprese. Questo determina una difficoltà di trasferimento di tutte quelle conoscenze tecnologiche e biotecnologiche frutto della ricerca, che sono forze realmente capaci di creare nuovi posti di lavoro, di contribuire alla crescita del prodotto interno lordo e di migliorare la qualità della vita. Fiorgen si sta muovendo perché le idee si trasformino in imprese. ” .  
   
   
UN FILO DIRETTO CON GLI ESPERTI NELLO “SPECIALE DEPRESSIONE” ONLINE SU SITO VILLAGGIODELLASALUTE.COM PER FARE CHIAREZZA SU UNA MALATTIA CHE SPESSO SPAVENTA  
 
Milano, 23 ottobre 2006 - Con l’arrivo dell’autunno ci sentiamo stanchi e pigri: il lavoro ci annoia, la vita familiare diventa fonte di stress e tutto ciò che solitamente ci appassiona sembra diventare improvvisamente privo di stimoli. Può trattarsi di una fase momentanea, dovuta al cambio di stagione, oppure di qualcosa di più serio, da verificare con attenzione, eventualmente con l’aiuto del medico. Il rischio maggiore, avvertono gli specialisti, è rappresentato dalla depressione, una patologia sempre più diffusa ed invalidante che colpisce in modo diverso uomini e donne. “E’ il modo in cui si manifesta che differenzia la depressione nell´uomo e nella donna. ” Sottolinea il Prof. Eugenio Aguglia, Ordinario di Psichiatria presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Trieste “Non si può infatti parlare di "depressione maschile" e di "depressione femminile", ma di caratteristiche differenti di questa patologia che si manifesta da un lato con segni di "aggressività", dall´altro con segni di "tristezza". Inoltre” continua lo specialista “negli uomini è molto meno visibile di quanto non sia tra le donne. ” Queste ultime ne sono maggiormente colpite fin dall´adolescenza (circa il doppio rispetto all’uomo). La fascia critica d´età va dai 18 ai 44 anni, con un picco che si innalza dopo i 25. I dati di incidenza si equivalgono tra i 44 e i 65 anni, mentre dopo i 65 ad essere più a rischio sono ancora le donne. Se a ciò si aggiungono le depressioni tipiche femminili, quali ad esempio quella post-partum o i cambiamenti dell´umore dovuti alla sindrome premestruale, si può dire che circa il 25% delle donne soffrirà, nell´arco della vita di almeno un episodio depressivo. Anche i giovani risultano essere vittime della depressione: il 5% degli adolescenti soffre di una forma clinicamente rilevante che, fino alla pubertà ha la stessa incidenza in entrambi i sessi, mentre successivamente colpisce prevalentemente le ragazze, a causa delle fluttuazioni ormonali degli estrogeni. La situazione è più preoccupante se si pensa agli anziani: secondo gli studi più recenti (Studio Ilsa - Italian Longitudinal Study on Aging), l’anziano italiano è il più depresso d´Europa; il 58% delle donne (con picchi elevati fra le vedove) ed il 34% degli uomini oltre i 65 anni. Si stima che, a livello nazionale, circa 5 milioni di anziani siano gravemente depressi. “Non sempre il mal di vivere, la noia o la malinconia sono riconducibili alla depressione ma è compito del medico capire se e come intervenire per non far degenerare una situazione che potrebbe aggravarsi. ” Spiega il Prof. Aguglia “A volte si parla di "disturbi corteo" vale a dire ansia, disturbi alimentari e del sonno. I sintomi possono essere vari e cambiare da persona a persona. In questo” conclude “medico di famiglia prima e specialista poi, svolgono un ruolo fondamentale. ” Per far chiarezza e capire meglio cos’è la depressione, quali possono essere le sue manifestazioni e come è possibile intervenire, è online lo “Speciale Depressione” sul sito www. Villaggiodellasalute. Com”, un dossier di approfondimento a carattere divulgativo che, oltre a fornire informazioni sulla patologia nelle diverse età dell’uomo, permette un confronto diretto con il Prof. Aguglia attraverso la sezione “Lo Specialista risponde”. Un glossario specifico sulla terminologia della depressione, inoltre, completa questo ‘Speciale’ che vuole essere uno strumento per sensibilizzare la popolazione così da evitare di trascurare i primi segnali e trovarsi, nel tempo, ad affrontare un problema molto più grande. La depressione è un disturbo grave che non va mai sottovalutato ed affrontato senza l’aiuto di medici esperti. .  
   
   
FRATTURE VERTEBRALI DA OSTEOPOROSI: UN PROBLEMA SOMMERSO. TRATTATO MENO DI 1 CASO SU 3. IL RIMEDIO RIVOLUZIONARIO ARRIVA DA UN PALLONCINO  
 
Milano, 23 ottobre 2006 - Oggi una nuova tecnica di intervento mininvasiva, la cifoplastica con palloncino, consente di eliminare il dolore e le difficoltà motorie, recuperando quanto più possibile l’altezza originaria del corpo vertebrale fratturato. Un peso sollevato distrattamente, un movimento brusco, talvolta solo l’essersi chinati troppo, rifacendo il letto al mattino: tutti gesti a prima vista innocui e invece suscettibili di provocare, nei soggetti predisposti, il cedimento e il collasso del corpo vertebrale. Fratture dolorose, che determinano cambiamenti nell’aspetto e nella postura, persistente mal di schiena, limitata mobilità e un generale decadimento fisico nei soggetti colpiti, il più delle volte ignari persino della causa del proprio male. Per le categorie a rischio - i pazienti affetti da osteoporosi o da altre condizioni in grado di indebolire l’osso, come le malattie del sangue, le neoplasie con metastasi alla spina dorsale o le prolungate terapie steroidee - l’invito a non sottovalutare i primi sintomi dolorosi e il conforto di una nuova tecnica oggi disponibile, capace di ridurre dolore e deformità della colonna: la cifoplastica con palloncino. Le fratture vertebrali - Una frattura da compressione del corpo vertebrale (Vcf) si determina quando quest’ultimo si rompe, crollando su sé stesso. La conseguenza che ne deriva è un persistente dolore e una sempre più accentuata deformità toracica e lombare, chiamata "cifosi". Nonostante ciò, chi ne è colpito stenta spesso a rendersene conto, confondendo i sintomi con un banale mal di schiena. Una diagnosi precoce, entro i primi mesi dall’evento traumatico, consentirebbe allo specialista un intervento rapido ed efficace, all’origine del problema. «Il paziente che si rivolge a noi spesso presenta da mesi i sintomi di una frattura del corpo vertebrale, pregiudicando un trattamento tempestivo, quale quello garantito dalla cifoplastica con palloncino, tecnica meno invasiva di altre in uso e in grado di alleviare le manifestazioni dolorose e correggere in gran parte la deformità», spiega il prof. Leo Massari, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Locomotore dell’Università di Ferrara e Direttore dell’U. O. Di Clinica Ortopedica e Traumatologica dell’Azienda Ospedaliera-universitaria di Ferrara. «Ecco perché è utile far capire alle categorie a rischio che tali sintomi non vanno trascurati. Una frattura da compressione del corpo vertebrale non trattata correttamente aumenta di 5 volte il rischio di ulteriori fratture, con tutto ciò che questo comporta in termini di qualità della vita del paziente e costi socio-sanitari». Solitamente, in caso di dolori alla schiena dovuti a frattura vertebrale, il paziente è sottoposto ad un trattamento conservativo che contempla la prescrizione di un busto semirigido, l’immobilizzazione prolungata e l’assunzione di farmaci antinfiammatori e antidolorifici. Una soluzione simile, tuttavia, può non essere sempre sufficiente a risolvere il problema, perché il dolore può persistere anche diversi mesi e, soprattutto, il paziente non recupera la postura corretta. La cifoplastica con palloncino, intrinsecamente sicura per caratteristiche e dinamiche d’azione, consente di alleviare immediatamente il dolore, assicurando, inoltre, un buon recupero dell’altezza della vertebra. Le cause - Una delle più frequenti cause di frattura del corpo vertebrale è l’osteoporosi, malattia che colpisce lo scheletro, causando una riduzione della massa ossea, con conseguente aumento della fragilità e del rischio di fratture. Inesorabile e “silenziosa”, la malattia è in rapida diffusione, a causa dell’invecchiamento della popolazione mondiale. Secondo stime recenti[1], si prevede che in Europa il 40% delle donne (8 su 20) e il 15% degli uomini di mezza età (3 su 20) soffriranno, nel corso della loro vita, di una o più fratture osteoporotiche. Un numero impressionante, come la frequenza con cui, nel continente Europeo, si incorre in frattura da osteoporosi: ogni 30 secondi. «Nel nostro paese le persone affette da osteoporosi sono oltre 5 milioni, con 250. 000 fratture da fragilità ogni anno», afferma la prof. Ssa Maria Luisa Brandi, Presidente della Siommms - Società Italiana dell´Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro e della Fondazione F. I. R. M. O. (Fondazione Italiana per la Ricerca sulle Malattie dell’Osso). In considerazione dell’invecchiamento costante della popolazione, c’è da aspettarsi che il numero di italiani colpiti da fratture del corpo vertebrale aumenterà inesorabilmente. Per questo è importante sapere che esiste un modo valido e sicuro, rispetto ad altre tecniche in circolazione, per agire all’origine del problema, garantendo risultati tangibili, nel rispetto di alti profili di sicurezza per il paziente». Le Vcf possono anche essere la conseguenza di un evento traumatico, ad esempio una caduta o un incidente, di malattie del sangue (come il mieloma multiplo o la leucemia), di un tumore con metastasi alla spina dorsale (può avvenire in presenza di tumori solidi del seno, polmone, vescica, rene, prostata) oppure di terapie steroidee a lungo termine, quali quelle impiegate nella cura di alcune patologie dermatologiche o allergologiche, nel trattamento dell’artrite reumatoide o nei pazienti post-trapiantati. La cifoplastica nel dettaglio - La cifoplastica con palloncino è una tecnica chirurgica messa a punto per risolvere gli inconvenienti determinati da una frattura da compressione del corpo vertebrale - dolore, difficoltà motorie, cifosi e cambiamenti della postura – assicurando ai pazienti una migliore qualità della vita. L’intervento dura in media meno di un’ora ed è eseguito in anestesia locale o generale, in base al quadro clinico del paziente trattato. La caratteristica peculiare di questa metodica sta proprio nel piccolo palloncino inserito per via percutanea nella vertebra fratturata, sotto continuo controllo fluoroscopico da parte dello specialista. Una volta gonfiato, infatti, il palloncino è in grado di riportare il corpo vertebrale collassato quanto più possibile vicino all’altezza originale. Solo quando la vertebra è stata sollevata al meglio, si procede con l’inserimento del cemento osseo, la cui distribuzione uniforme è garantita dall’accesso bilaterale alla vertebra, tipico di questa tecnica. Dopo l’intervento, il paziente rimane in osservazione per qualche ora, fino ad un massimo di 24 ore. I benefici - I vantaggi correlati a questa metodica chirurgica sono innumerevoli, come dimostrano già numerose evidenze scientifiche. Innanzi tutto, in base agli studi comparativi attualmente disponibili, si registra una riduzione del rischio di fratture successive pari al 65%, rispetto al semplice trattamento conservativo. Una delle caratteristiche della nuova tecnica, infatti, è che essa presenta non solo un’efficacia terapeutica ma anche un’azione preventiva, poiché una Vcf non trattata, oltre ai disagi che comporta, predispone anche al rischio di nuovi cedimenti vertebrali. Il paziente prova subito meno dolore e la condizione della sua colonna vertebrale risulta più vicina alla condizione fisiologica precedente alla frattura. L’accesso bilaterale, rispetto a quello monolaterale, è più sicuro perché non rischia di coinvolgere aree particolarmente delicate, come il canale midollare della vertebra; anche le dosi di cemento predefinite assicurano un più alto profilo di sicurezza, poiché impediscono all’operatore di sbagliarsi nell’inserimento delle quantità necessarie. La natura del cemento osseo usato, più denso di quello utilizzato in altre tecniche, comporta meno rischi di fuoriuscita in aree sensibili, dentro e fuori la vertebra. Il controllo continuo per mezzo del monitor dell’apparecchio fluoroscopico posto dinanzi al medico, consente infine di tenere costantemente la situazione sotto controllo. Il risparmio sui costi socio-sanitari - Eliminando il dolore provato dal paziente e, soprattutto, prevenendo nuove fratture, la cifoplastica consente di ridurre considerevolmente il ricorso ai farmaci antidolorifici e antinfiammatori nonché gli accessi al Ssn, per effettuare ulteriori visite o esami diagnostici. .  
   
   
CELL THERAPEUTICS, INC. (CTI) ANNUNCIA IL COMPLETAMENTO E L’EFFICACIA DEL PRECEDENTE ANNUNCIATO ACCORDO CON NOVARTIS  
 
Seattle e Bresso 23 Ottobre 2006 - Cell Therapeutics, Inc. Ha annunciato il 19 ottobre che ha ottenuto la richiesta approvazione da parte dell’Autorità antitrust ed ha completato l’accordo per l’acquisto di titoli , precedentemente annunciato il 18 settembre 2006, fra Cti e Novartis Pharma Ag. Inoltre , avendo ottenuto l’approvazione dell’Autorità antitrust, l’accordo di licenza e cosviluppo annunciato il 18 settembre 2006 fra Cti e Novartis International Pharmaceutical Ltd. È diventato effettivo. .  
   
   
ARKIMEDICA S.P.A. SALE AL 78% DI KARREL S.R.L.  
 
Milano, 23 ottobre 2006 - Arkimedica S. P. A. , attraverso la controllata Cla S. P. A. , comunica di aver aumentato la propria partecipazione in Karrel S. R. L. , azienda leader in Italia nella produzione e distribuzione di carrelli specifici per dotazioni ospedaliere, case di riposo e comunità in genere, passando dal 56 % al 78%. Karrel S. R. L. Conta di chiudere il 2006 con un fatturato di circa 7 milioni di euro, in aumento del 40% rispetto al 2005. Simone Cimino, presidente di Arkimedica S. P. A. , commenta positivamente l´operazione: "Karrel è la più dinamica azienda del Gruppo, con una redditività operativa superiore alla media e con prospettive di crescita ulteriori". .  
   
   
“CORSO FIORITO” E "FESTIVAL DEI FIORI” STAR DI “SANREMO IN FIORE” A GENNAIO 2007 FLORICOLTURA E TURISMO ALLEATI PER LO SVILUPPO ECONOMICO DE PONENTE LIGURE.  
 
Sanremo, 23 ottobre 2006 - E’ stato presentato ufficialmente “Sanremo in Fiore”, in programma a Sanremo a fine gennaio 2007, un prodotto turistico che ha al centro la promozione della floricoltura di Sanremo “Sanremo in Fiore” è un cartellone di eventi, che avrà inizio con numerose mostre collaterali, e che entrerà nel vivo nel week-end da venerdì 26 a domenica 28 Gennaio 2007 con il “Festival dei Fiori” kermesse dell’arte della composizione floreale e, domenica 28 gennaio, la tradizionale sfilata del “Corso Fiorito” che quest’anno avrà come tema “I grandi Fumetti”, al quale dovranno ispirarsi i 13 comuni in gara. Anche il Casinò di Sanremo dedicherà a “Sanremo in Fiore” uno dei Martedì Letterari, ormai da decenni salotto culturale della città. “Abbiamo riscontrato una quasi totale sovrapposizione di target geografico fra il mercato del turismo di Sanremo e quello dei Fiori di Sanremo – ha commentato Igor Varnero, Assessore al Turismo del Comune di Sanremo – e questo vuol dire che ‘Sanremo in Fiore’ è la manifestazione giusta per potenziare l’immagine della nostra città”. Importanti le novità di quest’anno: la filosofia della valorizzazione del fiore di Sanremo ha virato verso un più intenso impegno verso il grande pubblico, con l’obiettivo di trasformare “Sanremo in Fiore” in una vera festa del fiore che coinvolga davvero la città. Per questo motivo l’Ucflor - Mercato dei Fiori di Sanremo organizzerà il “Festival dei Fiori” rivolgendosi non più strettamente agli addetti al settore floricolo, ma a un pubblico più esteso di consumatori, dai fioristi dettaglianti, ai flower designers, passando per architetti d’interni, arredatori e semplici amatori. “Noi speriamo che, come ogni anno – ha detto Riccardo Giordano, Presidente Ucflor-mercato dei Fiori – i fiori siano sempre più protagonisti, come speriamo lo siano anche al Festival della Canzone. Daremo il nostro contributo organizzando il ´Festival dei Fiori’, che da quest’anno sarà maggiormente orientato verso i fioristi, operatori economici che devono conoscere, apprezzare e saper ‘lavorare’ i Fiori di Sanremo, oltre che, naturalmente, verso i consumatori. Col ´Festival dei Fiori’ la manifestazione crescerà, e si sposterà in centro città. Anzi, meglio dire che quest’anno ‘i fiori tornano a casa’, nel vecchio Mercato dei fiori oggi trasformato nel moderno Palafiori, che ci accoglierà nei suoi 4 mila mq. ”. .  
   
   
ROMAGNA ANTIQUARIATO A FORLÌ, L’OFFERTA DI QUALITÀ DI CENTO ESPOSITORI DAL 21 AL 29 OTTOBRE REPUBBLICA SLOVACCA IN ITALIA INAUGURERÀ LA MOSTRA DEDICATA A MARTIN BENKA, MAGGIORE PITTORE SLOVACCO DEL XX SECOLO  
 
Forlì, 23 ottobre 2006 - Dieci giorni di antiquariato di qualità con la Xix edizione di Romagna Antiquariato. L’appuntamento è dal 21 al 29 ottobre, con il prologo del 20 ottobre per la giornata commercianti. Il taglio del nastro sabato 21 ottobre alle ore 11 da parte del Sindaco di Forlì Nadia Masini, mentre l’ambasciatore della Repubblica Slovacca in Italia inaugurerà la mostra dedicata a Martin Benka, maggiore pittore slovacco del Xx secolo. La mostra-mercato si è accreditata negli anni come un classico del settore, conquistando un posto di primo piano nel panorama delle fiere antiquarie nazionali, grazie alla elevata qualità dell’offerta. Anche quest’anno è confermata la presenza di un centinaio di espositori provenienti da tutta la penisola, con una forte presenza di antiquari dall’Emilia Romagna (circa il 60%), seguiti da Lombardia, Lazio e Marche. Sono a Forlì anche espositori dal Piemonte, dalla Toscana, dall’Umbria, dal Veneto e dalla Sardegna e qualche presenza dalla Francia e da San Marino. In larga maggioranza si tratta di espositori che amano tornare a Forlì, che hanno scelto da diversi anni di partecipare a questa rassegna, a conferma che Romagna Antiquariato è un appuntamento importante e probabilmente anche una buona piazza, commercialmente parlando. Romagna Antiquariato si rivolge ad un pubblico di collezionisti e intenditori in prevalenza, ma piace anche ai semplici appassionati, l’offerta varia si presta ad attirare anche il piccolo collezionista. In questa rassegna da sempre il mobile d’epoca è il grande protagonista (un 60% circa), molto presente è anche l’argenteria e la gioielleria, si trovano diversi collezionismi minori, dalle ceramiche, ai vetri, dalle stampe antiche, ai tappeti e da alcuni anni si è proposto un interessante antiquariato etnico che ha consolidato la sua presenza a dimostrazione che incontra il favore dei visitatori. Le mostre collaterali: occasioni d’arte. Le suggestioni dell’arte slovacca di Martin Benka. Saranno le opere dell’artista slovacco Martin Benka (1888-1971), fondatore della pittura moderna slovacca del Xx secolo, ad accogliere i visitatori di Romagna Antiquariato, grazie alla mostra curata dall’Associazione Culturale La Città Ideale di Forlì in collaborazione con l’Istituto di Cultura Slovacca in Italia. Viene proposta una personale di Benka, comprensiva di 32 opere (venti tele e dodici matite) esposte per la prima volta in Italia. Benka, definito dagli addetti ai lavori il fondatore della pittura moderna slovacca del Xx secolo, rappresenta oggi uno degli artisti più quotati, amato dai collezionisti. Con il suo stile ornamentale, influenzato dall’arte popolare, nella sue tele ha ritratto come protagonista la natura, i colori e la terra della sua Slovacchia. Aspettando Silvestro Lega. Potrebbe avere questo ideale titolo la minirassegna proposta dalla Pinacoteca Civica di Forlì che richiama la mostra evento dedicata a Silvestro Lega nei Musei del San Domenico di Forlì. In attesa del grande evento, previsto da gennaio 2007, nei padiglioni della Fiera di Forlì per tutto il periodo della rassegna antiquaria saranno esposte Ritratto di popolana con fazzoletto variopinto al collo (olio su tela 58X40) di Silvestro Lega, La modella, (Seduta sopra una panchina una giovane donna legge attentamente all’ombra di un boschetto) (olio su tela 58,5X71,5) di Francesco Vinea, e Buoi al carro (Il carro rosso – olio su tela 117X200) di Giovanni Fattori, quest’ultimo della Collezione Pedriali. Dalla Fondazione. Ad arricchire la valenza artistica e culturale di Romagna Antiquariato interviene anche quest’anno la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, che ha messo a disposizione quattro preziose tele appartenenti alla sua Collezione privata. Si tratta di due splendidi esempi di arte barocca come la “Santa in estasi” di Guido Cagnacci e il “Cristo morto sorretto da due putti angelici” di Baldassarre Carrari, insieme ad un assaggio di arte contemporanea con due tele della pittrice ravennate Gianna Nardi Spada, (1909-1979, artista contemporanea, che ha esposto anche alla Biennale di Venezia nel ’56 e alla Quadriennale di Roma nel ’59. Martin Benka – Breve biografia Martin Benka nasce nel 1888 a Kiripolec, in Slovacchia, da una famiglia di umili origini. Fin dalla prima infanzia manifesta subito uno spiccato talento artistico, che si concretizza nell’apprendimento del mestiere di imbianchino, che gli permette di mantenersi negli studi a Vienna. Imbiancando gli interni delle case borghesi e del Kunsthistorisches Museum di Vienna viene così a contatto per la prima volta con grandi opere d’arte, che segneranno per sempre il suo percorso artistico. La sua carriera ha inizio a Praga, nello studio del pittore Alois Kalvoda: qui si impadronisce dello stile impressionista, della mescolanza dei colori, del modo di dipingere le lumeggiature sulla superficie degli oggetti e nel paesaggio. Nel 1913 torna per la prima volta nella sua terra natale e qui sviluppa una prima fase artistica, dove il folclore moravo rivive negli interni delle case popolari ritratte e nei paesaggi, dinamici e mutevoli universi di simboli. Dopo un secondo viaggio in Slovacchia, nel 1920, Benka cambia decisamente stile: svanisce la macchia colorata, il colore diventa più denso e scuro e la linea più grossa. Il contatto con l’umile vita degli abitanti della Slovacchia influenza definitivamente la sua opera, che ha ora come soggetti i contadini e i pastori che popolano quei monti- piccole figure sullo sfondo dell’immensità del paesaggio - i colori terrosi delle montagne, le dense sfumature delle vallate immerse nella nebbia. Il periodo tra 1931-1934 è definito dalla critica come il periodo eroico dell´arte moderna slovacca: Benka dipinge una Slovacchia idilliaca, pastorale, suggerendo grandi visioni poetiche e metaforiche. Diventa un artista versatile, che non solo disegnava e dipingeva, ma illustrava libri, proponeva copertine, francobolli, poster e lavori monumentali e decorativi per l´architettura. Le sue immagini folcloristiche e figurative venivano ritratte in una specie di vuoto senza tempo, influenzate dallo stile del divisionista italiano Giovanni Segantini, dal simbolismo di Hodler e dagli espressionisti, il tutto accompagnato da una romantica visione di patriottismo. Tramite la propria arte ha saputo creare ed evidenziare una mitologia inesistente delle origini della nazione. .  
   
   
BRESCIA LO SPLENDORE DELL´ARTE 2006 - 2007 TURNER E GLI IMPRESSIONISTI LA GRANDE STORIA DEL PAESAGGIO MODERNO IN EUROPA MONDRIAN LICINI BRESCIA, MUSEO DI SANTA GIULIA, 28 OTTOBRE 2006 - 25 MARZO 2007  
 
Brescia, 23 ottobre 2006 - Composta di 285 opere e divisa in 5 ampie sezioni, la mostra, a cura di Marco Goldin, per la prima volta in Italia tratteggia l’importante vicenda della nascita del paesaggio impressionista. Facendolo però da un punto di vista molto più dilatato e così storicamente fondato. Infatti, la prima sezione indicherà, attraverso l’opera di Constable e Turner, le maggiori preesistenze in Europa, al di fuori della Francia, nei termini della più elevata qualità quanto a una nuova interpretazione del paesaggio. Non è inutile ricordare, tra l’altro, come Constable e Turner siano stati fondamentali, il primo in modo particolare per gli artisti di Barbizon e il secondo specialmente per Monet. Questo capitolo introduttivo sarà già l’affondo dentro una natura descritta e interpretata in modo assai diverso rispetto al Xviii secolo. Con Constable seguendo le vie di un realismo che si tramuta in lume nuovo sulle cose, e con Turner lungo i sentieri di quella dissoluzione della natura nella luce e nel colore che conteranno così tanto appunto per Claude Monet. La seconda sezione, intitolata Dall’accademia ai primi sguardi sulla natura, intende illustrare l’evoluzione del paesaggio da fondale scenografico, luogo in cui accadono le storie della Mitologia e delle Sacre scritture, a genere in cui la natura, pur non assumendo mai quella rilevanza che, negli stessi anni, le era propria con l’opera di Constable e Turner, viene consapevolmente studiata dal vero da pittori come Granet, Constantin, Valenciennes e, naturalmente, Corot. Artisti tutti che, soprattutto nei loro soggiorni italiani, sembrano decisamente capovolgere il gusto della ricostruzione storica in favore di uno sguardo più limpido sulla natura, finalmente accarezzata e amata, percorsa da uno sguardo mai vuoto e inutile. Questa disposizione d’amore sarà il punto di partenza anche per i giovani pittori impressionisti quando, qualche decennio più tardi, si affacceranno sulla scena parigina. Poi sarà l’impressionismo a guadagnare gradualmente il centro della scena. E, naturalmente, volendo spiegare cosa abbia rappresentato, per quel gruppo straordinario di pittori, il paesaggio, bisognerà partire da Barbizon. Nella terza sezione infatti, intitolata Da Barbizon al primo paesaggio impressionista, si avrà modo di misurare quale fu la vera, incredibile novità introdotta da quei pittori, i cui esordi sono da ricondurre ai primissimi anni trenta, riconosciuti come gli artefici di una rottura che segna la fine dell’ascendente teorico ed estetico del paesaggio classico. La natura non è più quella di un’Italia pittoresca e idealizzata, ma quella di una Francia scoperta gradualmente. Si inizia con l’esplorazione delle foreste attorno a Parigi, come Compiègne, Montmorency e Louveciennes. Ma il luogo che, più di altri, rinvigorì il paesaggio contemporaneo francese tra gli anni trenta e gli anni cinquanta, fu la foresta di Fontainebleau con le sue frazioni, Barbizon, Marlotte e Chailly. Corot, Français e Huet furono tra i primi a frequentare questi luoghi mitici, e vennero poi seguiti da Diaz de la Peña, Rousseau, Daubigny e Courbet, solo per dire degli artisti più celebri che hanno costituito un fondamentale ponte tra la pittura accademica di paesaggio in Francia e gli impressionisti. Ai loro esordi infatti Monet, Bazille, Sisley e Pissarro si ritrovano negli stessi anni a dipingere in questo luogo mitico, rielaborando la lezione dei maestri più anziani e sviluppando in particolare un’attenzione affatto nuova per il dato atmosferico e l’importanza della luce. Intitolata Paesaggi dell’impressionismo, la quarta sezione abbraccia oltre 150 opere, dunque il cuore vero di tutta la mostra. Non più solo il paesaggio, ma i paesaggi. Un plurale che si rende necessario per raccontare la ricchezza e diversità di visione che a partire dai primi anni settanta, e fino agli albori del nuovo secolo, tanti pittori della generazione impressionista hanno saputo tradurre nelle loro opere. In quasi quarant’anni di pittura, non solo matura e giunge a compimento il linguaggio impressionista più universalmente noto, ma di lì si evolvono in modo assolutamente perentorio singole figure di artisti che apportano ulteriori e più fecondi elementi di novità. Se al primo momento dunque possiamo associare i nomi, tra gli altri, di Sisley, Pissarro, Guillaumin e Caillebotte, i veri giganti di questa irripetibile stagione sono Manet prima di tutti, e poi Gauguin, Monet, van Gogh e Cézanne. Artisti il cui ruolo dominante è testimoniato in mostra da ampi gruppi di opere di qualità assoluta. L’impressionismo non nasce con un manifesto programmatico stilato in un momento preciso da un maître à penser. E la prima esposizione, presso lo studio fotografico di Nadar nell’aprile del 1874, è solo il battesimo ufficiale di un movimento. I cui protagonisti in realtà si frequentavano già da diversi anni, stimolandosi a vicenda nella ricerca di un linguaggio diverso da quello proposto nei Salon, di un modo nuovo di guardare alla realtà e di farne esperienza. Questa sezione vuole dunque restituire il senso di tale confronto continuo che ha animato le esistenze degli impressionisti, del loro cimentarsi molto spesso su soggetti simili, nello stesso tempo o a distanza di anni, in perfetta solitudine o l’uno a fianco dell’altro. E sarà dunque anche inevitabile, e affascinante, verificare quanto l’apporto di un pittore sia leggibile nell’opera di un altro. Quanto cioè l’impressionismo sia sostanzialmente un riandare continuo, ciascuno con la propria sensibilità, alla natura, tutta, che ci circonda, per coglierne fin dove possibile la fuggevole bellezza. O per trasferirvi, è il caso emblematico di Monet, nel periodo ultimo di Giverny, il senso lacerato di una visione, e, per van Gogh, la corrispondenza con il suo più intimo sentire. In una succedersi affascinante le opere saranno disposte per nuclei tematici. Dalle vedute di Parigi realizzate da molti tra gli impressionisti, Caillebotte in primis, al gruppo fondamentale centrato sulla campagna francese, dove tanti tra questi artisti danno il meglio di loro stessi. Quindi il tema dell’acqua, ovvero i fiumi di Francia, dalla Senna all’Oise, e poi i quadri dedicati al mare, da quelli celeberrimi di Manet, e dai molti che Monet vi dedicò soprattutto durante i soggiorni importanti in Normandia o in Costa Azzurra, fino all’esaltazione dell’accecante luce mediterranea nei quadri di Signac. Sempre restando al tema delle città, un ruolo centrale, anche per i quadri dipinti fuori Parigi, l’avrà ancora Monet, con le immagini di Londra, di Amsterdam e di Venezia, e ancora della cattedrale di Rouen che vivrà in un magnifico raffronto con una superba versione della chiesa di Moret dipinta da Sisley. Questo capitolo della mostra includerà anche i viaggi che gli impressionisti fecero. Allora le visioni olandesi e inglesi di Monet si alterneranno a quelle provenzali di Cézanne, sublimi lungo tutto il corso della sua vita. Senza dimenticare la Bretagna, primo eden abitato da Gauguin e Bernard, e il mitico Sud cercato e dipinto da Van Gogh dopo la scoperta della pittura impressionista fatta a Parigi. Talvolta gli impressionisti non dipingono neppure nella chiarità di un campo o sulla riva del fiume, ma si fermano alla brevità del giardino di casa. A Il giardino è intitolata infatti la quinta e ultima sezione dove sono presentati molti dei capolavori più alti di tutta la mostra. A cominciare per esempio da Un angolo del giardino a Rueil dipinto da Manet nel 1882, qualche mese prima della sua morte. La necessità che Manet conserva fino all’ultimo di dipingere en plein air è uno dei tratti comuni che lo legano ancora all’esperienza impressionista. Qui però la dimensione di dialogo intimo che egli rende avvertibile nella sua opera è un’assoluta novità. Quando infatti gli impressionisti dipingevano un giardino era per ambientarvi una scena di famiglia o per esaltare la propria abilità nel rendere i giochi di chiaroscuro che la luce creava con la vegetazione. È quanto si può vedere nel Parco a Yerres dipinto da Caillebotte. A una visione più aperta e meno scintillante di riverberi luminosi, si rifà Pissarro che a distanza di vent’anni l’una dall’altra dipinge due opere, gli Orti a L’hermitage, Pontoise del 1874 e gli Alberi in fiore. La casa dell’artista a Éragny, in cui lo spazio del giardino è riletto come luogo di vita, dove l’uomo appare con le fatiche del lavoro quotidiano. Per molti degli impressionisti il giardino continuerà a esser letto come il luogo della fioritura, della vita felice che nasce. Questo tipo di soggetto non poteva che affascinare van Gogh al suo arrivo a Arles, nella primavera del 1888. Il Frutteto stretto dai cipressi è infatti il tentativo felicemente riuscito di fermare sulla tela la bellezza effimera e gioiosa che la natura stava regalando ai suoi occhi. E anche se sono riconoscibili dei debiti nei confronti della cultura figurativa giapponese, è altrettanto evidente che, proprio in queste opere, van Gogh torna quasi istintivamente a riallacciarsi al più puro stile impressionista. Con la formulazione commovente di una pittura della luce e dello spazio che è tra gli esiti di più intima poesia leggibili nella sua opera. Il tema del giardino è però forse quello che per eccellenza va ricondotto all’opera di Monet e al tempo ultimo della sua vita a Giverny. La mostra infatti si conclude, lontanissima da dove era partita, già ben dentro il Xx secolo. Eppure, d’altro canto, vicina a certi quadri di Turner che, ancor prima della metà del secolo precedente, erano già dispersione dentro la tempesta del colore. Fosse essa di luce o neve. Alcune visioni del giardino, dei glicini e delle ninfee di Monet, esposte nell’ultima sala della mostra, sigillano, nella decantazione della materia dipinta, un percorso fatto ormai di fiorite sottrazioni di luce. La natura è diventata il respiro del cosmo, la voce di un infinito nata dallo stagno incantato di Giverny. .  
   
   
CONDIVIDENDO IL SOGNO « LE TELE DI AMANDA LEAR » SPAZIO HOUSE MODENA  
 
Modena, 23 ottobre 2006 - Così si è espressa Amanda Lear in una intervista realizzata in occasione di una sua personale presso la Margutta Arcade di Roma: “La gente mi conosce unicamente come personaggio dello spettacolo e non sa quanto per me sia più importante l’arte, rispetto al trucco e ai costumi di scena. Lo spettacolo paga l’affitto, ma la pittura è la mia unica vera passione: dunque, mi definisco una pittrice che fa anche spettacolo. L’arte è per me una sorta di terapia, grazie alla quale riesco ad interpretare i miei sentimenti: angoscia, rabbia, speranza e desiderio sessuale, che esprimo attraverso l’uso di colori forti, accesi e violenti, quali il rosso, il giallo e il verde. Una tela vuota davanti ai mie occhi è sinonimo della libertà assoluta di espressione, quella di poter dare voce al mio mondo segreto”. Amanda Lear è apprezzata dal pubblico per la sua tagliente ironia e la sua forte personalità. Un’anima pulsante di vita che riesce a comunicare concetti e sensazioni articolate anche in una sola battuta. Ma Amanda non è solo questo. In lei, da sempre, vive e si manifesta una vena artistica che l’ha portata a realizzare opere pittoriche esposte in prestigiose gallerie internazionali, da Rotterdam, Parigi, New York a Berlino, Milano, Ginevra, Bruxelles. Amanda nasce pittrice; sa e sente che questa è la sua grande e vera passione. Il resto è a corollario della sua poliedrica natura. La tematica espressa da Amanda riflette solo in parte l’arte surrealista del suo maestro. L’incontro con il grande Salvator Dalì, più che fortunato appuntamento con il destino, ha rappresentato un karmico ricongiungimento. In lei si agita un profondo turbamento, una pietas verso la condizione dell’intera umanità. Troviamo un senso spiccato della decadenza della vita, che si esprime in quadri dal titolo esplicito quali “Decadence”, “Degenerescence”, oppure “Apocalypse”,”melanconico” a cui fanno da contro altare figure angeliche e fughe nei piaceri della carnalità, concepiti come un sollievo o un rifugio dalla fatica del vivere e dalla precaria condizione umana. Si vedano ad esempio le opere dal titolo “Angelo 2”, “Lust Luxure” e soprattutto “Midas”, dove il Re che rendeva oro tutto ciò che toccava, viene rappresentato nudo come le statue degli antichi eroi, a significare che i piaceri offerti dalla ricchezza vengono allegoricamente equiparati a quelli sessuali che, se da un lato innalzano l’uomo quasi allo stato di un semidio in terra, dall’altro diventano emblemi di un’effimera carnalità e del potere irrisorio dell’oro. E per comprendere appieno il grande spessore simbolico delle opere di Amanda occorre rivolgersi al dipinto intitolato “Double” dove una donna appare nuda, quasi completamente di schiena, accanto a sé medesima capovolta. La condizione di tutti gli esseri si riflette in questa rappresentazione, quando ci si accorge di essere diversi da come ci eravamo immaginati. Diversi e contrari, addirittura capovolti a testa in giù, uno stato che ancora una volta evidenzia la precarietà del nostro vivere. L’artista interpreta la sessualità come necessità di liberarsi dai pensieri e dalle melanconie, un non pensare, per un breve volgere di tempo, all’esistenza terrena, come fa chi omaggia Bacco, l’unico fra gli dei dell’Olimpo che ama veramente l’uomo, perché gli permette, per un attimo, di annullare la propria individualità, e di abbracciare quell’oblio che è il solo in grado di liberarlo dalle costrizioni della ragione. Platone affermava che gli uomini erano simili agli animali, relegati ad una non vita, finché non avrebbero raggiunto la vera conoscenza di se stessi, che è scintilla divina. Forse è per questo che fra i soggetti di Amanda spiccano cavalli al galoppo, allegoria della natura degli uomini, al tempo stesso frementi e concitati. Lasciarsi andare ai piaceri e alla gioia del vivere - e questo Amanda lo sa - a volte è necessario, per ritemprare le forze. .  
   
   
GIORGIO SOMMER – EDMONDO BEHLES VIAGGIO IN ITALIA 1855/1865  
 
 Milano, 23 ottobre 2006 - Sono passati ormai due secoli dall’Italia del Grand Tour. Oggi si tratta di un paese radicalmente diverso. Un tempo il sole smussava i contorni del paesaggio e gli alberi proiettavano lunghe ombre all’orizzonte. Le città rivelavano il loro lontano passato e antiche rovine ospitavano remote memorie. Una storia durata migliaia di anni aveva disseminato le sue tracce in molti luoghi. Così, nobili e ricchi borghesi Europei abbandonavano le loro terre per lunghi periodi in cerca di storia, di arte, di istruzione. Viaggiavano a lungo alla ricerca di ciò che non avevano. E tutti si fermavano in Italia. Dove trovavano il sole, il mare, la luce, l’amore. L’arte antica. Tutti avevano bisogno di qualche ricordo con cui tornare in patria. Piccoli dipinti, disegni, fotografie. Nel 1839 era ufficialmente nata la fotografia e da lì a poco un precoce professionismo, costituitosi grazie alle nuove lastre al collodio che permettevano tempi di esposizione relativamente brevi. Molti viaggiatori del Grand Tour, dunque, raccoglievano nei propri album le immagini più celebri e affascinanti dei luoghi che avevano visitato. Il meraviglioso golfo di Napoli con il Vesuvio in lontananza, il Tempio di Nettuno a Paestum, Sorrento, il Camposanto a Pisa, la Certosa di Pavia entravano immancabilmente a far parte di un immaginario collettivo ed emotivo. Di chi l’Italia l’aveva già vista e di chi ancora doveva cominciare il viaggio. A seguito dei viaggiatori e delle loro esigenze un folto gruppo di fotografi professionisti si trasferisce nelle città d’arte italiane aprendo nuove attività commerciali. E’, tra questi, il caso del noto fotografo Giorgio Sommer, arrivato in Italia da Francoforte nel 1857. Negli stessi anni apre una società con il tedesco Edmondo Behles e l’uno a Napoli, l’altro a Roma forniscono a chiunque lo desideri incantevoli ricordi visivi da conservare e custodire. Per ricordare. In mostra due differenti nuclei di immagini (uno primitivo - della seconda metà degli anni Cinquanta dell’Ottocento e l’altro dei primi anni Sessanta) raccontano i tempi e i luoghi dimenticati di un’Italia che non esiste più. Venticinque delicate albumine (e carte salate) rivelano una dopo l’altra panorami assolati, maestosi monumenti, vedute di genere e scorci romantici. Si osservano, lentamente. E si ripensa alla storia, alla nostra storia. Giorgio Sommer (Francoforte 1834 - Napoli 1914). Inizia la sua attività di fotografo in Svizzera dove esegue una documentazione fotografica dei rilievi montuosi per la Confederazione Elvetica. Nel 1857 si trasferisce a Napoli dove rimane per tutta la vita. Ha lavorato come fotografo in tutta Italia, in Austria, in Svizzera e a Malta. Nel 1867 sciglie la sua società commerciale con Edmondo Behles e continua a lavorare in proprio. Tingo Design Gallery 9 novembre al 23 dicembre 2006.  
   
   
AL LANIFICIO 25 “IL VUOTO E IL PIENO” LA DISTRUZIONE DELL’OPERA PER LA CREAZIONE DELL’ARTE. IL PUBBLICO È CHIAMATO A CONSUMARE L’OPERA, AD ATTRAVERSARLA SINO AL SUO COMPLETO ANNICHILIMENTO.  
 
Napoli, 23 ottobre 2006 - Il vuoto come momento dialettico che segue il pieno, la sintesi come punto di partenza per un nuovo percorso, la fine che genera una nuova origine. Martedì 24 ottobre ore 18 Lanificio 25 presenta “Il vuoto e il pieno”, istallazione del gruppo “Quartapittura”, esito di dieci anni di ricerca e sperimentazione degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli coordinati da Ninì Sgambati e Franz Iandolo. La mostra evento nasce come ultima evoluzione dell’installazione “Il pieno e il vuoto” già presentata dal gruppo presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli nel maggio scorso. Quartapittura approda al Lanificio 25 di Porta Capuana e celebra la sua fine, il suo svuotamento. Il “pieno”- costruito attraverso fasi successive di lavoro collettivo, alla ricerca di un’opera d’arte di massa - dà vita ora allo “svuotamento creativo”, la distruzione del tutto a completamento del ciclo di vita. Lanificio 25, ex-opificio industriale dell’Ottocento riconvertito in centro di produzione artistica, continua nella sua missione di supporto e promozione artistica e culturale e si offre come spazio intermedio tra la dimensione sperimentale del laboratorio e la realtà distributiva della galleria. Si fa luogo di fruizione attiva dell’arte e non semplice spazio espositivo: il gruppo Quartapittura invita il pubblico a partecipare a questo momento finale, invadendo l’opera d’arte, integrandosi in essa. Camminando e respirando lo spettatore si farà attore e l’istallazione si farà performance collettiva. Integrazione e decontestualizzazione: anche il catalogo della mostra, ideato da Zelig, riflette questa scelta: la struttura è flessibile e non vincola ad un ordine di lettura, la consultazione è essa stessa pretesto di intervento del pubblico sull’opera, il progetto si conclude ma lascia tracce ispirative che ne amplificano il senso. All’interno testi critici di Ninì Sgambati e Carlo De Rita. Creazione e distruzione dinamica, e nella distruzione la generazione del momento creativo. Superando i vincoli di staticità dell’opera d’arte tradizionale, gli artisti di Quartapittura scelgono di sottrarre e ridurre quanto realizzato, non più accrescere. L’atto conclusivo al centro del processo artistico, svuotamento e chiusura come alimento per ogni successiva esperienza d’arte. .  
   
   
ALLLOOKSAME?/TUTTTUGUALE? ARTE DA CINA, COREA, GIAPPONE 8 NOVEMBRE 2006 - 11 FEBBRAIO 2007  
 
Torino, 23 ottobre 2006 - Nell’ambito dell’anno dedicato ad Oriente, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta nello spazio espositivo di Torino, dall’8 novembre 2006 all’11 febbraio 2007, Alllooksame?/tutttuguale? Arte da Cina, Corea, Giappone. La mostra, a cura di Francesco Bonami, riunisce quaranta artisti tutti con radici asiatiche, ma con esperienze, background, usi di linguaggio eterogenei. Il loro sguardo multiplo porterà all’attenzione del pubblico un territorio vasto, uno dei più popolosi della terra, una delle zone centrali del mondo, dove si decide il destino dell’umanità, ma anche dove si consumano conflitti e violente contraddizioni, interpretato attraverso installazioni, fotografie, opere pittoriche, video, e sculture. Il titolo è preso in prestito da un sito internet alllooksame. Com creato dal giapponese Dyske Suematsu un po’ per scherzo un po’ per celebrare il luogo comune della diversità. Alllooksame?/tutttuguale? ironizza sulla difficoltà dell’occhio occidentale di distinguere sembianze, ma anche tradizioni, usi e costumi tra cinesi, giapponesi e coreani. La mostra tenta di ribaltare questa prospettiva generalista dalle radici profonde e di far emergere la diversità di visioni su una situazione sociale e politica in vertiginosa trasformazione. Il progetto espositivo vuole quindi essere un viaggio all’interno delle realtà asiatiche più contraddittorie, ma anche più sperimentali. Alla luce delle numerose rassegne realizzate sulla Cina negli ultimi anni, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo volge l’attenzione, attraverso l’arte contemporanea, sulle tensioni, le relazioni e le similitudini che esistono tra artisti Cinesi, Coreani e Giapponesi. La storia di questi paesi infatti si intreccia in più occasioni e i linguaggi che ne derivano sono ibridi, ma al tempo stesso portatori di tre identità distinte. La mostra mette a confronto i lavori di artisti asiatici delle ultime generazioni che sono cresciuti in contesti non più afflitti da un senso d’inferiorità verso l’occidente. Gli artisti, alcuni già affermati sulla scena internazionale, altri emergenti, sono quasi tutti attivi nei loro paesi d’origine (pochi sono residenti in Europa) e si esprimono con un’estetica nuova, forte e imprevedibile. Le loro riflessioni vertono su temi attuali come i processi di trasformazione urbanistici, i rapporti tra natura e civiltà post industriale, le strutture di potere nella società asiatica, i legami con la tradizione o con le icone occidentali e i cambiamenti culturali in atto. Dalle immagini video di Lee Yong Beak (Corea) emergono silhouette di soldati con tute mimetiche a fiori, le sculture di Lee Hyungkoo (Corea) riproducono gli scheletri dei personaggi dei fumetti occidentali come Willy Coyote e Bugs Bunny. Shing Yong (Cina) presenta dei light box con scorci notturni di Shanghai gremiti di grattacieli; le fotografie di Huyang (Cina) riprendono con la stessa prospettiva interni delle case private di Shangahi, molto ricche o molto modeste. Sayaka Akiyama (Giappone) ricama sulle carte geografiche delle presunte traiettorie con fili colorati, mentre il protagonista del video di Aida Makoto (Giappone) è un improbabile Bin Laden dissoluto e gaudente. Sulla facciata della Fondazione sarà installata una fotografia di grandi dimensioni di Jang Zhi (Cina) che cattura una scena di vita in spiaggia sovrastata da un arcobaleno luminoso, simbolo del consumismo. Sempre all’esterno, accoglieranno i visitatori degli ideogrammi di neon realizzati dall’architetto Ma Quing (Cina) che rappresentano i caratteri della Cina, del Giappone e della Corea. Gli artisti in mostra sono: cinesi: Cao Fei, Chen Qiulin, Chen Shaoxiong, Chen Xiaoyun, Hu Yang, Jiang Zhi, Kan Xuan, Li Shurui, Liang Juhui, Liu Ding, Liu Wei, Lu Chunsheng, Qingyun Ma, Shi Yong, Song Tao, Wang Xingwei, Xu Zhen, Yang Yong, Yang Zhenzhong. Coreani: Baik Hyunjhin, Choi Ho Chul, Gim Hongsok, Gook Im, Kim Beom, Kim Kira, Koo Donghee, Lee Hyungkoo, Lee Yong-baek, Junebum Park, So Young Choi. Giapponesi: Makoto Aida, Chihiro Mori, Etsuko Fukaya, Manabu Ikeda, Kathy, Michiko Shoji, Ayoama Satoru, Sayaka Akiyama, Teppei Kaneuji, Tomoki Kakitani. Durante il periodo di mostra verranno realizzati laboratori per studenti delle materne, elementari, medie e superiori. .  
   
   
ELISEO MATTIACCI ENERGIA 8 NOVEMBRE 2006 – 27 GENNAIO 2007  
 
 Milano, 23 ottobre 2006 - Dall’8 novembre al 27 gennaio, alla Galleria Fonte d’Abisso di Milano, si terrà la mostra dello scultore Eliseo Mattiacci uno degli artisti più significativi del panorama italiano dalla metà degli anni Sessanta ad oggi. L’esposizione, dal titolo Energia, presenterà un allestimento pensato e realizzato da Mattiacci stesso, dove troveranno spazio due installazioni inedite: ´Attrazione gravitazionale’ e ‘Scultura che guarda’ accanto a lavori già noti. A coinvolgere in questi anni l’immaginario di Mattiacci è l’ipotesi di un ambiente raccolto che racchiuda le tensioni nello spazio vicino e lontano. Lo spazio ricreato è proprio lo spazio cosmico ma tutt’altro che vuoto: è vibrante, brulicante di onde elettromagnetiche. Non a caso alcune delle sue sculture più recenti si intitolano Captasegnali, Captaspazio, e Sonde spaziali che, protese verso il cielo con le loro parabole e i loro bracci avvolgenti, sembrano antenne tese a cogliere il ronzio misterioso delle onde che attraversano gli spazi interstellari. Mattiacci percorre le vie del cosmo con l’audacia e il piglio dell’esploratore. Come afferma in catalogo Paolo Mauri ‘’ Guardando le opere mi sono spesso domandato che cosa in realtà le rendeva così imponenti e così leggere, così giocose e così severe, in una sorta di epifania ossimorica che finisce sempre col sorprendere chi le guarda, coll’inquietarlo e insieme, per seguitare la catena virtuosa degli opposti, col pacificarlo. Bene in altra disciplina l’attenzione di Mattiacci all’equilibrio si chiamerebbe metrica e l’opera di Mattiacci tout court poesia’’. Nel lavoro di Mattiacci, che si definisce “fabbro”, convivono felicemente masse grevi e minacciose di ferro sostenute da potenti magneti e “corpi” quasi aerei che conducono lo sguardo verso l’alto a scoprire la fissità delle stelle, il lento girare dei pianeti, la corsa delle meteoriti, l’eclissi del sole e della luna, l’ordine e il caos. Note biografiche Eliseo Mattiacci nasce nelle Marche nel 1940. Nel 1964 si trasferisce a Roma. Del 1967 è la sua prima mostra personale alla Galleria La Tartaruga di Roma. Nello stesso anno partecipa alla mostra collettiva Imspazio e Arte Povera curata da Germano Celant alla Galleria Bertesca di Genova. Espone in diverse mostre alla Galleria L’attico di Roma dal 1968 in poi e alla Galleria Iolas a Milano, Parigi e New York. Partecipa a quattro edizioni della Biennale di Venezia con due sale personali nel 1972 e nel 1988. Espone in molti spazi pubblici, segnaliamo la grande mostra ai Mercati di Traiano di Roma nel 2001. In questi ultimi anni ha allestito mostre allo studio Casoli di Milano nel 2000, alla Galleria Dello Scudo di Verona nel 2002 e alla Galleria Dell’oca di Roma nel 2004. Le sue opere sono presenti in Musei e collezioni pubbliche e private. Citiamo tra gli altri il Museo di Capodimonte, la Fondazione Prada, la Fondazione Gori, l’Università di Los Angeles. L’ultima opera installata permanentemente è del 2006 e si trova a Reggio Emilia: Danza degli astri e delle stelle. Fa parte di un progetto di cinque artisti (Luciano Fabro, Sol Le Witt, Eliseo Mattiacci, Robert Morris e Richard Serra) ideato da Claudio Parmiggiani. E’ di recentissima installazione al Mart di Rovereto l’opera Sonda spaziale, 1993 -1995 nello spazio aperto dedicato alla scultura. .  
   
   
XXIV^ MOSTRA INTERNAZIONALE D’ILLUSTRAZIONE PER L’INFANZIA “LE IMMAGINI DELLA FANTASIA” TAMTAM D’AFRICA SARMEDE (TV), 21 OTTOBRE – 17 DICEMBRE 2006  
 
Sarmede (Tv), 23 ottobre 2006 - Pantere e leoni, giraffe ed elefanti danzano al suono di un tamtam. Lo sentite? Sta arrivando da lontano! È un tamtam che raggiunge Sàrmede, il paese della fiaba, dopo aver percorso i deserti e le savane, e ci porta il ritmo e i colori delle fiabe dell´Africa. Sono storie di uomini e di animali immersi nella natura, storie antiche trasformate dal tempo, storie magiche illuminate dal caldo sole africano, storie meravigliose raccontate al ritmo di un tamtam. Basta fermarsi ad ascoltare: lo sentite? Dal 21 ottobre 2006, quel suono riecheggerà tra le colline ai piedi del Gran Bosco del Cansiglio. Quel giorno si inaugurerà infatti la ventiquattresima edizione de "Le immagini della Fantasia", la più importante e conosciuta mostra internazionale di illustrazione per l’infanzia che si svolga in Italia. L’africa sarà la protagonista di questa rassegna che ha come obiettivo quello di dare visibilità ai linguaggi dell´illustrazione, cercando di cogliere l´esemplarità del percorso creativo di ogni autore nel contesto mondiale. 38 artisti provenienti da 20 paesi, oltre 300 opere realizzate da illustratori di tutto il mondo, propongono ai visitatori un viaggio fantastico attraverso le fiabe, le leggende ed i racconti d´ogni paese narrati con le parole dell´arte. La Mostra, assieme al suo volume, si offre dunque come strumento di conoscenza e di valorizzazione di ciò che viene prodotto di anno in anno in questo campo a livello internazionale. L´esposizione comprende due ampie sezioni speciali: “Le voci dei tamtam, storie dall´Africa”, nella quale saranno presentate al pubblico anche le illustrazioni per il libro omonimo pubblicato da Franco Cosimo Panini Ragazzi in collaborazione con la Mostra, e la sezione dedicata ad un ospite d´onore, che quest´anno sarà l’artista slovacco Dusan Kallay. Proporre le nuove tendenze e gli orientamenti più originali dell´illustrazione contemporanea ad un pubblico sempre più ampio, è tra gli obiettivi di questa manifestazione. Così, oltre che nelle tradizionali sedi espositive di Sàrmede e Treviso, a partire dal 1991, la Mostra è stata presentata a Venezia, Madrid, Aix en Provence, al Palazzo Ducale di Genova, al Centre Pompidou di Parigi, a Lubiana, a Lugano, a Lisbona, a Siviglia, a Udine, a Salisburgo, alla Kunsthaus di Vienna, ad Essen, ad Istanbul, a Napoli, a Monza, a Stoccarda, a Siena, a Roma, a Belluno, a Bratislava e a Verona. Sin dalle prime edizioni la Mostra ha affiancato al fatto puramente espositivo una serie di attività didattiche, affermando e promuovendo l´importanza culturale e la valenza pedagogica del libro illustrato. Grazie alla ricchezza delle opere esposte e attraverso le visite guidate, molteplici sono i percorsi proponibili e adattabili alle età e agli interessi dei giovani fruitori. Il percorso didattico introduce i visitatori nel mondo del libro; dall´osservazione di alcuni pannelli esplicativi che svelano il lavoro dell´illustratore, si passa poi alla visione degli originali da cui parte il discorso sui linguaggi dell´arte; si confrontano così le varie tecniche pittoriche e si scoprono i segreti delle immagini. La Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia, è annualmente ospitata nei locali del Municipio di Sàrmede, edificio che nel mondo degli illustratori viene definito come “la Cappella degli Scrovegni della fantasia”. Le cinque arcate della facciata esterna, infatti, l’ingresso del Municipio e la Sala Consiliare sono stati trasformati da uno dei più grandi maestri dell’illustrazione: Jozef Wilkon che, anno dopo anno, aggiunge nuovi elementi al suo capolavoro. La seriosa sede municipale è ora regno dell’immaginazione e della fantasia: per entrare nell’ufficio del Sindaco si passa tra tigri, orsi e leoni, i lampadari sono enormi dragoni di metallo, mentre dal soffitto un grande pipistrello dà a tutti il benvenuto. Creature perfettamente ambientate nella giungla o nelle profondità marine nelle quali continuano a lavorare – certamente con il sorriso – gli addetti all’anagrafe e all’Ici. Altri protagonisti del mondo dell’illustrazione, calamitati tra queste colline dalla magnetica personalità di Stepan Zavrel che qui aveva trovato rifugio, hanno lasciato il loro segno sulle pareti di molte case della zona, trasformando veramente Sarmede nel “Paese della fiaba”. Persino la Comunità Europea ha riconosciuto questa unicità decretando un suo finanziamento per i percorsi “Luoghi di Fiaba” che, percorrendo le Prealpi Trevigiane ai piedi del Gran Bosco del Cansiglio, portano il visitatore a scoprire angoli di assoluta suggestione resi ancora più indimenticabili dagli affreschi, tutti rigorosamente dedicati alla interpretazione di fiabe o di antiche storie locali, realizzati dai maggiori illustratori di mezzo mondo. Il clima da fiaba avvolgerà, per tutta la durata della Mostra, ogni luogo di Sàrmede. Sono infatti più di cento le iniziative proposte dentro e fuori la Mostra: incontri con gli illustratori, letture animate, laboratori per bambini, concerti e attività per adulti (con le presenze, tra gli altri, dei Solisti Veneti, di Ottavia Piccolo e con omaggi anche a Mina e Battisti), laboratori per “illustrare sorridendo”, di gommapiuma, sul tema del Natale, corsi di illustrazione, scrittura creativa e persino un corso per insegnare “come raccontare le fiabe ai bambini”. Tornano anche le Fiere del Teatro, i due grandi appuntamenti che vedono l’intera Sàrmede trasformarsi in un luogo della favola. Le fiere sono previste per domenica 26 novembre e domenica 3 dicembre, mentre la Rassegna Teatrale, sempre molto affollata, si terrà dal 6 al 24 novembre. Finanziata dalla Regione del Veneto è “La Scuola va a Teatro” quest’anno dedicata alle molteplici sfaccettature dell’immaginario, dell’arte e della cultura africana, “la cui conoscenza certo renderà – afferma il Presidente della Regione Giancarlo Galan - i nostri giovani più maturi ed attenti nel relazionarsi e interagire con le moltissime persone che, provenienti da quei lontani Paesi, hanno scelto la nostra regione come seconda patria”. Dopo la ‘prima’ di Sàrmede la Mostra, come le precedenti, prende le vie del mondo riproposta in città italiane ed europee. Ogni edizione viaggiante incanta ovunque un pubblico che – stando alle stime degli organizzatori – supera (per l’insieme delle edizioni in tutte le loro tappe) le duecentocinquantamila persone. Duecentocinquantamila bambini di ogni età che con Sàrmede hanno sognato, sorriso, pensato. .  
   
   
SMALTO CORSOVENEZIAOTTO, MILANO 6 DICEMBRE – 30 GENNAIO 2007  
 
 Milano, 23 ottobre 2006 - Il 6 dicembre 2006 Corsoveneziaotto arte contemporanea inaugura Smalto, mostra collettiva interamente al femminile, a cura di Luca Beatrice. Alla francese, dall’effetto granita, colorato o trasparente, lo smalto per le unghie funziona come immediato rimando all’universo donna. Procurarsi una bellezza acquistata, artificiale, significa barare, truccare, conquistare l’oggetto del desiderio con qualunque mezzo, anche peccando di lussuria e di orgoglio. Il potere di seduzione femminile va ben oltre l’apparenza e la fisicità, sconfina nella sfera intellettiva avvicinandosi a quel processo mediato, lento, sottile, pericoloso, descritto nel Seduttore psichico da Søren Kirkegaard. L’obbiettivo è la conquista della preda a livello psicologico e il godimento raffinato che ne deriva. Tra le personalità più celebri che hanno saputo unire astuzia, fascino e intelligenza spiccano Mata Hari, la ballerina esotica olandese che fu accusata, condannata e giustiziata per spionaggio durante la prima guerra mondiale, Eva Peron, una delle figure più significative del secolo scorso, paladina dei descamisados, abile stratega, emblema del peronismo, fino alla contemporanea Rānia al-‘Abd Allāh, Regina di Giordania, definita la Jacqueline Kennedy del terzo millennio, costantemente impegnata sul piano sociale e umanitario. Il filosofo danese riteneva che la genialità sensuale fosse irriducibile a qualsiasi forma d’arte, con la sola esclusione della musica, trattandosi di qualcosa di troppo intimo e profondo per essere rappresentato spazialmente o plasticamente dalla pittura e dalla scultura. La sensibilità pittorica di Francesca Forcella, la ricerca fotografica di Donatella Spaziani incentrata sulla sperimentazione delle forme e dei limiti del proprio corpo nello spazio, l’erotismo talora sottile, talora esplicito nelle visione iperrealistiche pittoriche e fotografiche di Sabrina Milazzo, così come le campiture monocrome, leggere tessiture di grigi a sfondo autobiografico di Imma Indaco e le atmosfere intime e private di Elisa Rossi che indagano una femminilità quotidiana, incluse le composizioni astratte di Laura Viale, l’estetica della distruzione di Loredana Longo e i disegni di Maria Francesca Tassi tradiscono fatalmente il pensiero di Kirkegaard. Dalle loro opere trapelano il respiro, la forza e la passione dell’animo femminile, il potere della bellezza e dell’ambiguità, dell’eleganza e della trasgressione. Mostrano un’arte capace catturare, sedurre e conquistare lo sguardo e la mente di chi osserva. Ognuna con il suo “smalto”, con la propria cifra stilistica. Francesca Forcella è nata nel 1974 ad Atri (Teramo), vive e lavora a Torino. Imma Indaco è nata nel 1969 a Napoli, dove vive e lavora. Loredana Longo è nata nel 1967 a Catania, dove vive e lavora. Sabrina Milazzo è nata nel 1975 a Torino, dove vive e lavora. Elisa Rossi è nata nel 1980 a Venezia, vive e lavora a Modena. Donatella Spaziani è nata nel 1970 a Ceprano (Frosinone), vive e lavora tra Frosinone e Parigi. Maria Francesca Tassi è nata nel 1977 a San Pellegrino Terme (Bergamo), vive e lavora a Milano. Laura Viale è nata nel 1967 a Torino, dove vive e lavora. .  
   
   
BERT FEDDEMA A CURA DI GLORIA GRADASSI  
 
Cupra Marittima (Ap) 23 ottobre 2006 - Conclusasi la mostra di Pastorello, la Galleria Marconi prosegue con le mostre del progetto “Nudi come vermi”, per il secondo appuntamento sarà presentata la personale dell’artista olandese Bert Feddema, la mostra, che è curata da Gloria Gradassi, e si avvale dei testi critici di Gloria Gradassi e Sander Boschma, è organizzata in collaborazione con la Galerie De Meerse di Hoofddorp in Olanda, dove contemporaneamente sarà inaugurata la personale di Hanry Walsh, dando vita ad uno scambio sinergico delle esperienze portate avanti dalle due realtà. Bert Feddema propone un’arte a forte impatto sociale, che si esprime in una profonda critica all’attuale società dei consumi, che ha generato un tipo di sviluppo isterico e difficilmente sostenibile. La tecnologia, che viene commercializzata dalle multinazionali, è sostituita velocemente da prodotti più sofisticati, che, con il martellante intervento dei media, arrivano a sembrare indispensabili. “Il lavoro di Feddema, attraverso il meccanismo dell’imitazione, impone un cortocircuito estetico allo spersonalizzante ciclo di produzione/comunicazione/consumo delle società contemporanee. Portando nell’arte la comunicazione e il linguaggio delle multinazionali Feddema opera uno slittamento linguistico che produce esiti stranianti. Il primo atto è quello che l’artista compie mutando il proprio nome in Htbt (High Tech Brain Technilogies). Htbt è il nome di una immaginaria multinazionale, una sigla dal sapore commerciale che ruba l’identità all’artista, come le multinazionali con il loro potere ci privano della libertà di autodeterminazione. Bert Feddema scompare dietro Htbt, in una sigla anestetizzata che colloca l’artista in una posizione appartata e distante. Come ci spiega Feddema: «…diventando una multinazionale Bert Feddema ha la possibilità di riflettere sul potere manipolatorio del mercato globale e della comunicazione; E ciò lo rende capace di porsi nella posizione di un osservatore esterno… Un aspetto importante del lavoro di Feddema è l’uso dei colori fluorescenti. Essi rappresentano in senso concettuale la parte esteriore della tecnologia e ne rappresentano anche l’inumanità». L’opera d’arte assume i connotati della realtà rendendone assoluti alcuni aspetti spersonalizzanti. Htbt individua in alcuni colori (Radiated Orange, Active Yellow, Atomic Blue, Genetic Pink, Neuro Green), gli elementi linguistici ai quali ridurre il mondo e mette in atto un poderoso progetto di riscrittura del reale attraverso identificazioni cromatiche. La provocazione di Feddema è nel sostituire la realtà con una sua alterazione cromatica, con una geometrizzazione della visione, e con un’identità artistica virtuale che è il suo alter ego creativo. (Gloria Gradassi) “Nudi come vermi” è un progetto che tende a creare un ponte fra diverse realtà artistiche, facendo nascere un contatto tra artisti giovani ed affermati e incontrando anche l’arte al di là dei confini nazionali. Lo scopo è riuscire a vedere ed estrapolare il bello anche dalle più cupe realtà che ci circondano, in questo modo quello che normalmente è un modo di dire dispregiativo assume una nuova valenza estetica e diventa un nuovo canone di bellezza. .  
   
   
CLAES OLDENBURG COOSJE VAN BRUGGEN. SCULTURA PER CASO: LA RASSEGNA AL CASTELLO DI RIVOLI  
 
 Milano, 23 ottobre 2006 - La rassegna al Castello di Rivoli. Nel corso della loro collaborazione artistica, Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen hanno ridefinito il concetto di scultura, contribuendo in maniera significativa alla sua storia. Avventurandosi in nuovi territori, aprono la loro arte all’interazione con altre discipline, arrivando a creare un inedito linguaggio artistico. Scrive Claes Oldenburg: “Coosje e io abbiamo trascorso insieme trent’anni, senza separarci quasi mai, lavorando come un’unica mente su qualunque progetto”. Scultura per caso si propone di indagare gli ultimi vent’anni del lavoro degli artisti, incluse le opere più recenti. La rassegna presenta, al secondo piano del Castello di Rivoli, oltre duecento tra opere e grandi installazioni comprendenti i progetti per numerosi “large-scale projects”, opere per interni, oltre a maquettes, progetti, disegni. Il percorso espositivo si sviluppa attraverso sale tematiche che svelano la varietà delle proposte artistiche ma soprattutto la comune tensione di Oldenburg e van Bruggen verso un’arte che interagisce con la realtà. La mostra si apre con gli elementi della performance Il Corso del Coltello, presentata a Venezia nel 1985. “Avevamo bisogno di un’immagine plurivalente – scrive Coosje van Bruggen – abbastanza flessibile da poter unire performance e architettura, e in grado di riconciliare il passato e il presente. Io, come elemento principale visualizzai un coltellino svizzero su cui Oldenburg aveva già fatto degli studi […]. Il coltello poteva essere utilizzato sia per la sua abituale funzione di tagliare, tema ricorrente in architettura, sia in modo simbolico, avulso dalla sua funzione, nella performance”. Oltre a un’ampia selezione di disegni preparatori de Il Corso del Coltello, sono esposte la grande scultura Houseball (Casa palla), 1985, Architectural Fragments (Frammenti architettonici), 1985, Dr. Coltello Costume – Enlarged Version (Costume del Dottor Coltello – Versione ingrandita), 1986, Frankie P. Toronto Costume – Enlarged Version (Costume di Frankie P. Toronto – Versione ingrandita), 1986, e Georgia Sandbag Costume – Enlarged Version (Costume di Georgia Sandbag – Versione ingrandita), 1986, sculture che prendono spunto dai personaggi della performance veneziana. Il percorso prosegue con una serie di sessanta studi, realizzati tra il 1960 e il 2006, appartenenti alla collezione degli artisti e raramente esposti. Nelle sale successive vengono presentate opere su carta e modelli in vari materiali, lavori scultorei che illustrano la fase che intercorre dal progetto alla realizzazione delle grandi opere, tra cui ricordiamo il modello di Dropped Cone (Cono rovesciato) per la Neumarkt Galerie di Colonia del 2000 e il più recente Cupid’s Span (Arcata di Cupido) per il Rincon Park di San Francisco (2002). Particolarmente rilevante è Project for the Walls of a Dining Room […] (Progetto per le pareti di una sala da pranzo […]), 1987, presentato per la prima volta con gli studi preparatori. L’opera, eseguita per la Triennale di Milano del 1988, ha la particolarità di incorporare due progetti distinti. Il tavolo con il modellino è infatti il prototipo della fontana realizzata per la città di Miami ed inaugurata nel 1990, mentre il gigantesco piatto rotto con le uova strapazzate è il progetto destinato alle pareti di una sala da pranzo. Entrambe costituiscono un insieme che si frantuma nello spazio. Una successiva sezione della rassegna è dedicata a sculture realizzate con i materiali più diversi che hanno come soggetto strumenti musicali. E’ uno degli aspetti più recenti del lavoro degli artisti che hanno creato un mondo fantastico di clarinetti inclinati e ingigantiti, viole molli, corni da caccia srotolati, note musicali cadenti, Stradivari affettati e trombe annodate. La sala seguente ospita Model for The European Desktop (Modello per il piano del tavolo europeo), 1989-1990, istallazione ispirata a poesie e riflessioni di van Bruggen sulla storia d’Europa, esposta nel 1990 alla Galleria Christian Stein di Milano. La grande opera viene presentata con gli studi preparatori. I “large-scale projects” per i quali Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen sono conosciuti in tutto il mondo, diventano realtà grazie ad un minuzioso lavoro che si svolge in diverse fasi e che rimane sconosciuto al grande pubblico. Per la prima volta si ha la possibilità di conoscerlo nei suoi sviluppi grazie alla presenza in mostra oltre che di modelli, anche di un “corpus” di disegni. La retrospettiva presenta infatti la raccolta Solitude for Two (Solitudine per due), 1983-2004, oltre settanta disegni eseguiti per lo più su pagine di taccuino: studi intimi che permettono l’accesso all’aspetto immaginifico di opere spesso tradotte in dimensioni monumentali. Il tema della musica include Resonances, after J. V. (Risonanze, da J. V. ), 2000, opera a muro, ma tridimensionale, realizzata con materiali diversi, ispirata ai temi musicali presenti nelle opere di Johannes Veermer. Scrive Richard Morphet: “In Resonances, after J. V. (Risonanze, da J. V. ), 2000, come forse lascia intendere il titolo, hanno un ruolo cruciale gli strumenti ad arco, motivo ricorrente nell’arte di Veermer. Questa scultura si ispira in particolare a due dipinti dell’artista Giovane donna in piedi accanto a un virginale e Giovane donna seduta a un virginale, entrambi alla National Gallery di Londra. Coosje van Bruggen vede i due dipinti come altrettanti “fermo immagine” in cui per un attimo si ferma un continuum narrativo che ha per tema l’amore […]”. La mostra si chiude con due sale dedicate a grandi installazioni. Nella prima troviamo From the Entropic Library (Dalla biblioteca entropica), opera realizzata nel 1989 per la mostra Magiciens de la Terre, presentata a Parigi, composta da libri e fermalibri sovradimensionati. Scrive Dieter Koepplin: “From the Entropic Library, un’opera frutto della creazione congiunta di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen, non cita la storia dell’arte. Guarda invece verso l’Europa, e da essa verso l’Africa, meditando sul passato coloniale dell’Occidente. Più che un dipinto è una scultura pittorica, un quadro scultoreo. Considerando la sua mole, si potrebbe quasi chiamarlo un monumento: un monumento a una cultura scritta europea in corso di disfacimento, in qualche modo profuga. […] Il moto interno, la ricchezza e la strana integrità dell’opera si fondano su due tipi di processi: da un lato l’azione di forze che spingono, premono, urgono, condensano, mentre altre suscitano crollo, rovina, precipizio, caduta, abbattimento, dissolvimento. Il lavoro si compone di oggetti dalle forme familiari: libri allineati fra due fermalibri sovrastati da una lampada rotta. Per associazione questi suggeriscono altri oggetti e altri processi, oltre a fornire la prova del loro stesso reciproco gioco di ritmi al di là dell’effetto di concretezza che in apparenza domina il tutto. ” La mostra si chiude con Dropped Flower (Fiore caduto), 2006, una gigantesca scultura realizzata espressamente per la mostra al Castello di Rivoli. Scultura per caso presenta anche un’ampia selezione di film e documentari sulle opere degli artisti ed è corredata da un catalogo edito da Skira, riccamente illustrato, inclusivo di saggi, apparati scientifici, la documentazione completa del lavoro realizzato dal 1985 ad oggi e appendici bio-bibliografiche. .  
   
   
GIO PONTI IN VETRINA DA ELITE CASA A BRESCIA  
 
Milano, 23 ottobre 2006 - Organizzata dal Museo Doccia di Richard Ginori, l’interessante piccola mostra itinerante dedicata a Gio Ponti fa tappa questa volta a Brescia. Alcune opere del grande maestro, già direttore artistico della storica manifattura di porcellane di Sesto Fiorentino, saranno esposte in vetrina da Elite Casa (via Vittorio Veneto 32 - Brescia) a partire dal 25 ottobre, dove si potranno ammirare fino al 4 novembre. L’itinerario dell’esposizione continua quindi con successo in questa città, dopo aver toccato nei mesi precedenti altri tre capoluoghi lombardi: Milano (da Argenterie Dabbene), Pavia (da Pesci, corso Cavour 8) e Mantova (da le Fruttiere, via Roma 1). .  
   
   
RATTI LECTURES: STEFANO RODOTÀ LA VITA E LE REGOLE VENERDÌ 27 OTTOBRE 2006 COMO  
 
Como, 23 ottobre 2006 - Venerdì 27 ottobre si terrà la seconda Ratti Lecture della programmazione autunnale, dal titolo La Vita e le Regole, che vedrà ospite Stefano Rodotà. L’intero ciclo di appuntamenti è patrocinato dal Comune di Como, Assessorato alle Politiche Educative e Università. Professore ordinario di Diritto civile alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma “La Sapienza”, Rodotà è stato dal 1997al 2005 Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, l’organo collegiale previsto dalla “Legge sulla privacy” (art. 30 della Legge 675/1996). Stefano Rodotà propone una conversazione che parte dal tema del diritto contemporaneo, dei suoi limiti e delle sue trasformazioni, in Italia e in Europa. Secondo Rodotà “Il diritto non può entrare nella vita con prepotenza, con imposizioni di tipo autoritario. Deve partire dal riconoscimento che ciascuno deve poter governare liberamente la propria esistenza, il proprio corpo. Deve, al tempo stesso, individuare i principi intorno ai quali si costruisce il rispetto che ciascuno deve a sé e agli altri, a partire dal principio di dignità, per evitare anche che una nuova legge “naturale”, quella del mercato, disciplini con la sua logica il modo d’essere di tutti” (La vita e le regole. Tra diritto e non diritto, Feltrinelli, Milano, 2006). I ritmi dell’esistenza sono sempre meno scanditi da leggi “naturali”, così noi scopriamo continuamente possibilità di scelta individuale anche là dove prima dominavano il destino o il caso. Fino a che punto questo nuovo stato delle cose può essere affidato alla libera determinazione di ciascuno e dove, invece, esige una più intensa presenza di regole giuridiche? Il diritto è davvero sempre la cura sociale più adeguata? Queste alcune delle questioni che verranno affrontate nell’incontro. Stefano Rodotà (Cosenza, 1933) è stato Presidente del Gruppo dei garanti europei (2000-2004), Membro del Gruppo europeo per l’etica delle scienze e delle nuove tecnologie (1993-2005) e Membro della Convenzione per la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (2000). Docenze: Visiting Fellow, All Souls College, Oxford, Visiting Scholar, Stanford School of Law, Professore alla Faculté de Droit, Paris 1, Panthéon-sorbonne (2006). Laurea honoris causa Università « Michel de Montaigne », Bordeaux. Corsi e seminari in molte università europee, degli Stati Uniti, del Canada, dell’Australia e dell’America latina. Politica: Deputato al Parlamento italiano (1979-1994) e al Parlamento Europeo (1987), Membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (1983-1994), Vice Presidente della Camera dei deputati (1992), Presidente del Gruppo parlamentare della Sinistra Indipendente (1983-1991), Presidente del Partito democratico della sinistra (1991-1992). Tra i suoi libri più recenti: Libertà e diritti in Italia, Donzelli, Roma, 1997; Repertorio di fine secolo, Laterza, Roma-bari, nuova ed. , 2000; Tecnopolitica, Laterza, Roma-bari, nuova ed. , 2004; Le fonti di integrazione del contratto, nuova ed. , Giuffrè, Milano, 2004; Intervista su privacy e libertà, Laterza, Roma-bari, 2005; La vita e le regole. Tra diritto e non diritto, Feltrinelli, Milano, 2006. .  
   
   
PIAZZA ARMERINA: 5 OFFERTE PER LA VILLA ROMANA DEL CASALE  
 
Milano, 23 Ottobre 2006 - L’on. Le Vittorio Sgarbi Alto Commissario della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, scaduti i termini di presentazione, constata con soddisfazione il notevole interesse che gli imprenditori del settore dei restauri hanno riservato al bando pubblicato lo scorso agosto per l’affidamento dei lavori di recupero e conservazione della villa. Ed infatti, nonostante la notevole consistenza economica dell’appalto nel suo complesso e della quota di esso destinata al restauro (che costituisce per questo un unicum nel settore), i restauratori italiani hanno risposto con interesse partecipando numerosi (ben cinque offerte); il bando, preparato con minuziosa attenzione dagli Uffici della Sovrintendenza e dai suoi consulenti, ha individuato un felicissimo equilibrio tra qualità delle imprese e sufficiente concorrenza tra gli offerenti. Ciò malgrado le maldestre contestazioni di una organizzazione imprenditoriale catanese che, come una Cassandra, evocava addirittura una gara deserta. La parola, adesso, all’Urega di Enna, cui affidato il delicato compito di celebrare la gara. .  
   
   
MOSTRA ARGENTI. POMPEI, NAPOLI, TORINO TORINO, MUSEO DI ANTICHITÀ. 25 OTTOBRE 2006 – 4 FEBBRAIO 2007  
 
 Torino, 23 ottobre 2006 – la città piemontese presenta la grande mostra “Argenti. Pompei, Napoli, Torino”, realizzata per iniziativa del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Campania, promossa e sostenuta dalla Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo. La mostra di Torino riprende quella conclusa con grande successo il 2 ottobre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e la completa, oltre che con un nuovo, apposito allestimento, con l’esposizione delle argenterie d’età romana conservate nel Museo di Antichità di Torino: il Tesoro di Marengo e il vasellame appartenente alle col­lezioni sabaude di antichità greco-romane. L’accostamento tra i reperti pompeiani e i preziosi oggetti torinesi offre al visitatore la possibilità di ricostruire un percorso ideale che, da Pompei alle collezioni del Museo Archeologico di Napoli alle collezioni del Museo torinese abbraccia più di tre secoli di storia del grande artigianato artistico antico e introduce alla formazione del gusto e del collezionismo moderni. In tale iniziativa il ruolo della Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo è altresì organizzativo, sulla base dell’esperienza maturata con la mostra sul Papiro di Artemidoro, realizzata a Torino nel 2006. Obbiettivo peculiare e specifico della Fondazione è infatti quello di valorizzare le raccolte museali ed in particolare quelle che, pur dotate di pregevoli opere, non sono ancora adeguatamente conosciute dal pubblico. Gli argenti e gli affreschi da Pompei I ritrovamenti di argenterie, rinvenute presso i corpi delle vittime dell’eruzione, in contesti domestici tra le suppellet­tili delle case più abbienti o conservati in luoghi giudicati sicuri sono annotati nella storia degli scavi sia di Pompei che del suo suburbio: si tratta quasi sempre di interessanti e pregiati esemplari di vasellame per bere (argentum po­torium) e di vasellame per mangiare (argentum escarium) o di oggetti legati alle abitudini quotidiane più raffinate, come specchi o utensili da toeletta, appartenenti a quella produzione di argenteria che si colloca cronologicamente tra il primo secolo avanti Cristo e il primo secolo dopo Cristo. L’ampia varietà funzionale e formale documentata si traduce anche nel vasto differenziarsi quantitativo della com­posizione dei servizi d’argento presentati in Mostra, che va da un paio di recipienti alle centinaia di pezzi che com­pongono i tesori. I 260 pezzi provenienti da Pompei documentano come lo stretto rapporto tra ceto del proprietario e sfarzo si declinas­se nella proprietà di servizi del genere, divenuti simboli di stato e, come tali, ambiti da quasi tutte le classi sociali. Aiutano a definire un articolato quadro di insieme i numerosi affreschi ed il ninfeo in pasta vitrea presentati in Mostra, suggerendo all’immaginario del visitatore la ricostruzione dello spazio fisico all’interno del quale gli argenti erano utilizzati nonché le modalità dell’utilizzo stesso. La storia moderna di questo Tesoro inizia nel 1928, in località Spinetta Marengo, presso Alessandria, nelle cui cam­pagne venne casualmente rinvenuto interrato in una fossa. Il complesso occupa un posto preminente nell’argenteria della piena età romana: la presenza del bellissimo busto, in grandezza naturale, dell’imperatore Lucio Vero fornisce un temine per la datazione alla seconda metà del Ii secolo d. C. L’eterogeneità qualitativa, funzionale e cronologica del materiale, il luogo e le condizioni di conservazione al mo­mento del ritrovamento lasciano ipotizzare che anche in questo caso – come per gli argenti da Pompei – sia stato un evento particolare (la fuga precipitosa dopo un saccheggio o, al contrario, il tentativo di preservarli dalla razzia) – a garantirne la conservazione ed il successivo recupero. I 20 oggetti presentati in mostra sono probabilmente pertinenti – assieme ad altri frammenti minori, non esposti – ad un edifico di culto, al cui apparato decorativo potrebbe appartenere una fascia decorata a rilievo con un teoria di divinità e del cui materiale votivo farebbe parte un’iscrizione votiva a Fortuna Melior. Gli argenti delle collezioni sabaude Alle collezioni museali derivate dalle raccolte antiquarie della dinastia Savoia, costituite fin dal Cinquecento, appar­tiene un gruppo di quindici vasi (un vassoio ovale, patere con manico e coppe) quasi tutti decorati a incisione e a sbalzo con motivi figurati e vegetali di origine ellenistica, rielaborati da artisti argentieri tra il I e il Ii/iii secolo d. C. Di origine sconosciuta, questi vasi trovano in parte confronti in argenti romani coevi delle province transalpine (Gal­lia e Germania). Ad essi si aggiunge una pregevole coppa decorata a sbalzo con raffigurazione di Amazzonomachia, rinvenuta alla fine del Settecento nella riva del Po, presso la città romana di Industria – Monteu da Po (Provincia di Torino). .  
   
   
AL VIA IL NUOVO STATUTO PER IL TEATRO ALLA SCALA DI MILANO: SODDISFAZIONE DEL MINISTRO RUTELLI  
 
Roma, 23 ottobre 2006 - Nei prossimi giorni con l’approvazione del nuovo statuto il Teatro alla Scala di Milano potrà riprendere la sua attività, forte di un Consiglio di Amministrazione che passa da sette a nove membri, con l’ingresso immediato di un rappresentante della Provincia che viene riconosciuta d’ora in poi come socio fondatore dell’ente lirico e di un altro rappresentante del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Già ieri il Cda e l’Assemblea dei Fondatori, d’accordo con il Mibac, avevano approvato importanti nuove e più efficaci regole per il voto di assemblea e per la rappresentanza nel Cda dei soci privati. “Sono molto soddisfatto, ha dichiarato Rutelli, di vedere finalmente conclusa una situazione che rischiava di rallentare l’attività di un teatro che rappresenta per il nostro Paese, per Milano e la Lombardia il più prestigioso biglietto da visita internazionale. Sono certo che il nuovo statuto consentirà una piena e ricca collaborazione con quanti sapranno cogliere le opportunità che le nuove disposizioni offrono: in particolare i soci privati della fondazione”. .  
   
   
TEATRO ARSENALE: ALLA MÈTA - COMPONIMENTO PER UN UOMO UNA MEZZA DONNA E UN ARTIFICIO DI THOMAS BERNHARD  
 
Milano, 23 ottobre 2006 - Dopo l’anteprima di Castiglioncello dello scorso luglio, ecco finalmente a Milano il nuovo, visionario allestimento del Teatrino Giullare, che si confronta questa volta con il delirio verbale di Thomas Bernhard e con la vertiginosa profondità della sua scrittura. L’umanità alterata dei personaggi di Bernhard si incontra felicemente con la poetica del Teatrino Giullare, che ha fatto del rapporto tra umano ed artificio il proprio terreno di ricerca. La messa in scena è rigorosa e innovativa, con soluzioni sceniche sorprendenti che esaltano il ritmo e la natura fascinosamente ambigua della pièce. Una madre poco umana ed una figlia rigida preparano la loro consueta partenza per il mare; tra vecchi vestiti e vecchi ricordi, aleggia l’agitazione per l’imminente arrivo del nuovo e quasi sconosciuto compagno di viaggio. Il rituale del fare e disfare le valige e la sensazione angosciosa di raggiungere una meta che già sappiamo essere deludente, raccontate da un grande autore spigoloso cinico lucidissimo controverso divertente e cupo. In occasione dello spettacolo, il Teatrino Giullare terrà dal 26 al 28 ottobre presso il Teatro Arsenale il laboratorio “L’attore e il suo doppio”, incentrato sul rapporto tra l’attore in carne ed ossa e l’inanimato, l’oggetto o simulacro che in scena si affianca all’attore, ovvero la maschera, il fantoccio, il marchingegno. Questo rapporto viene esaminato dal punto di vista drammaturgico, scenico e scenografico e nel segno del gesto e della parola, con particolare riferimento alla drammaturgia di Thomas Bernhard, Samuel Beckett e Bernard-marie Koltés. Martedì 24 ottobre 2006 - ore 21,15 Repliche fino a domenica 29 ottobre 2006 .  
   
   
DAL 31 OTTOBRE AL TEATRO CIAK DI MILANO NERI MARCORÉ IN LA LUNGA NOTTE DEL DOTTOR GALVAN  
 
 Milano, 23 ottobre 2006 - Per la prima volta a Milano, al Teatro Ciak dal 31 ottobre al 12 novembre, Neri Marcoré è il Dottor Galvan, giovane tirocinante protagonista di un divertente delirio contemporaneo firmato Daniel Pennac. Dopo un anno pieno di successi, arriva finalmente a Milano un trinomio di eccezione: Daniel Pennac, Neri Marcoré e Giorgio Gallione che, insieme, hanno dato vita alla versione teatrale di un delirio contemporaneo di sapore quasi molièriano: La lunga notte del Dottor Galvan, racconto già pubblicato in Italia da Feltrinelli. Un divertente monologo in pieno “stile Pennac” – comico, surreale, ma ben radicato nelle contraddizioni del nostro tempo - che disegna un mondo al confine tra scienza e idiozia, dove medici e medicina tentano goffamente di mettere ordine nel caos delle nostre tragicomiche esistenze. Diretto da Giorgio Gallione, Marcoré si trova qui alle prese con le bizzarre avventure di un giovane medico tirocinante. In una notte di plenilunio, mentre sogna superlussuosi biglietti da visita per il suo di certo radioso futuro da Primario, e nel frattempo, con incrollabile idealismo, “cuce, tampona, ricuce, inietta, sutura, aspira, drena, sonda, zaffa, medica e addirittura previene” il suo dottor Galvan si trova coinvolto in una serie incredibile di incidenti, malintesi, assurde e improbabili patologie che invadono la vita di un Pronto Soccorso dai tratti quasi farseschi. Quasi contemporaneamente alle repliche al Ciak, troveremo il poliedrico artista Neri Marcoré anche sul piccolo e sul grande schermo. Al cinema con “Baciamo piccina”, l’ultimo film di Roberto Campanelli, dove recita al fianco di Gianni Cavina, Elena Russo e Vincenzo Salemme. In televisione, oltre alla ripresa dell’oramai tradizionale conduzione della trasmissione ”Per un pugno di libri”, interpreterà Giovanni Paolo I nel film tv “Papa Luciani. Il sorriso di Dio”, in programmazione per ottobre su Rai Uno. .  
   
   
DA MARTEDÌ 7 A DOMENICA 19 NOVEMBRE IN SCENA AL TEATRO GRASSI FRANCO BRANCIAROLI, REGISTA E ATTORE, CON “FINALE DI PARTITA” DI SAMUEL BECKETT  
 
 Milano, 23 ottobre 2006 - In scena la dimensione tragicomica dell’esistenza. Da martedì 7 novembre, al Teatro Grassi, Franco Branciaroli, nella duplice veste di regista e attore, porta in scena “Finale di Partita”. Branciaroli sceglie il centenario della nascita di Beckett per rappresentare questo capolavoro, considerato il maggior lavoro teatrale dello scrittore irlandese. Quando Beckett lo scrisse fu difficile per lui trovare qualcuno disposto a metterlo in scena, in quanto risultava essere troppo lontano dal gusto medio delle persone. Perfino alcuni attori rifiutarono la parte perché sarebbero dovuti comparire in scena dentro a bidoni della spazzatura. Solo dopo molto tempo pubblico e critica si sarebbero accorti della grandezza di questo lavoro. L’allestimento dello spettacolo ha lo scopo di mettere in scena la dimensione tragicomica dell’esistenza, che vede gli uomini in bilico tra l’incapacità di comunicare e la condanna a continuare a produrre parole e rumore, come se il silenzio rappresentasse la fine della vita. I personaggi dello spettacolo vivono in situazioni di infermità: motoria, linguistica e visiva per il protagonista e addirittura pre - agonica per i genitori, che sono ridotti a monconi e vivono in bidoni della spazzatura (i quali rappresentano il passato). Ad accompagnare e rendere più efficace la regia di Branciaroli, le scene e i costumi di Margherita Palli e le luci di Gigi Saccomandi, volti gli uni a dare consistenza materiale al vuoto esistenziale beckettiano, le altre a rendere sensibile la consistenza assolutamente antinaturale di ogni residua esistenza. Branciaroli dà un taglio nuovo al testo beckettiano introducendo sorprese, tocchi e accenti originali come la scelta di dare risalto all’ispirazione clownesca dei personaggi. Scrive Branciaroli nelle sue note di regia: “Il messaggio di Beckett sull’uomo è tragicamente vero, la sfida che mi sono proposto è farlo arrivare cercando di togliere peso alle parole. Non per togliere peso al tragico: anzi, per renderlo più efficace”. Come diceva lo stesso Beckett : “Non c’è nulla di più comico dell’infelicità”. Www. Piccoloteatro. Org .  
   
   
WINNIE THE POOH PROTAGONISTA DI UN GRANDE SPETTACOLO PER LE FAMIGLIE FIRMATO DISNEY  
 
Milano, 23 ottobre 2006 - Per la prima volta in Italia arriva l’allegra compagnia del Bosco dei Cento Acri per festeggiare il compleanno di Zinnie. Finalmente Winnie the Pooh arriva in Italia, con un magico spettacolo dedicato ai suoi piccoli amici. L’orsetto più amato dai bambini di tutto il mondo è infatti il protagonista di “Una giornata speciale con Winnie the Pooh”, il primo show dal vivo dedicato alle famiglie firmato Disney. Tutta la magia, la simpatia e la tenerezza degli amici del Bosco dei Cento Acri per una serata unica, in cui i veri protagonisti saranno proprio i piccoli spettatori che potranno augurare “Buon Compleanno!” al loro personaggio preferito. A partire dal 16 novembre, infatti, grazie ad Applauso Spettacoli, arriverà per la prima volta anche in Italia “Una giornata speciale con Winnie the Pooh”, per un tour che toccherà alcune delle principali città italiane, tra cui Torino, Milano, Napoli e Roma. Dopo la trionfale tournee che ha registrato il sold out in tutto il mondo, dall’Australia al Messico, dall’Olanda al Giappone, passando per gli Stati Uniti, la Cina e la Thailandia, lo show arriva nel Belpaese proprio in occasione degli 80 anni di Winnie The Pooh, per una festa davvero d’eccezione. E infatti lo spettacolo vede tutta la simpatica compagnia del Bosco dei Cento Acri impegnata nei preparativi di una festa di compleanno d’eccezione, alla quale saranno invitati anche tutti i bambini, I più piccoli potranno infatti fare gli auguri al loro simpatico eroe e giocare con Tigro, Pimpi e tutti gli altri personaggi del mondo di Winnie. “Una giornata speciale con Winnie the Pooh è in assoluto il primo spettacolo dal vivo firmato Disney ad arrivare in Italia e costituirà l’occasione per le famiglie di vivere un’esperienza di gioco e di divertimento assolutamente nuova”, spiega Fiorenza Sarotto Vice President Marketing Walt Disney Company Italy, “Winnie the Pooh è il personaggio più amato dai bambini italiani che avranno modo per la prima volta di festeggiare con lui il suo compleanno”. “Lo spettacolo rappresenta un’esperienza indimenticabile per tutta la famiglia”, spiega il produttore Kenneth Feld, presidente e amministratore della Feld Entertainment, produttrice dello spettacolo, “Per molti bambini sarà la prima esperienza teatrale, ed è proprio questo genere di spettacolo che si aspetteranno di vedere per il resto della vita”. I bambini saranno catapultati nell’atmosfera del Bosco dei Cento Acri, perfettamente ricreata sul palcoscenico grazie alle spettacolari ambientazioni realizzate da un team di artisti Disney e ad effetti speciali davvero eccezionali. Un cast di 15 performer si alterneranno sul palcoscenico tra svolazzanti farfalle colorate, foglie che cadono dagli alberi, divertenti coreografie e musiche degne dei migliori produzioni di Broadway. Insomma, uno show davvero unico, pensato appositamente per i bambini e le loro famiglie, che potranno passare insieme un’esperienza indimenticabile in compagnia dei loro personaggi Disney preferiti, che parlano, cantano e ballano in italiano. In Italia lo show è curato da Applauso Spettacoli, che opera in questo settore da oltre un ventennio e che negli ultimi anni si è specializzata proprio nella realizzazione dei family show. Tel. Info@applauso. It .  
   
   
LA FINALE DEL CHALLENGE TOUR AL SAN DOMENICO GOLF ANCHE NEL 2007 JOSÉ MARIA ARRUTI-MASSIMILIANO BIANCO VINCONO LA PRO-AM DI CHIUSURA  
 
Savelletri di Fasano (Br) 23 ottobre 2006 - Anche nel 2007 la gara conclusiva del Challenge Tour europeo, l’Apulia San Domenico Grand Final, si disputerà sul percorso del San Domenico Golf. Ne ha dato l’annuncio il presidente Sergio Melpignano nel corso della premiazione della Pro Am, ultimo atto della grande settimana golfistica pugliese. Come noto il torneo, che è stato vinto dall’inglese James Hepworth con 271 colpi, ha anche assegnato le venti “carte” per il prossimo European Tour ai primi venti classificati nell’ordine di merito in cui si è imposto il gallese Mark Pilkington (119,152 euro guadagnati in stagione) che ha sorpassato in extremis lo svedese Johan Axgren (euro 105. 699). Tra i 54 team partecipanti alla Pro Am, sponsorizzata da Emc2, si è imposto con 60 colpi quello formato dalle spagnolo José Maria Arruti e da Massimiliano Bianco, direttore dell’Acquedotto Pugliese, che ha preceduto Juan Parron-mark Shaw, Gareth Wright-giovanni Trione e James Hepworth-francesca Accordi, tutti con 61 e nell’ordine per le norme Fig. Da ricordare che Trione ha appena dodici anni, ma non è stato l’unico giovanissimo in campo dove hanno ben figurato anche Michele Camicia, undici anni e figlio di Mario, noto giornalista, e Pasquale Natuzzi junior, figlio del re dei divani, che ha già vinto l’anno scorso e a 16 anni dimostra di avere una grande padronanza di gioco. Non potevano mancare i due trionfatori dell’Apulia San Domenico Grand Final, appunto James Hepworth in coppia con Francesca Accordi, moglie di Riccardo Patrese, anch’egli nel parterre della Pro-am, e Mark Pilkington, che ha giocato con l’imprenditore barese Giampiero Finizio. Tra gli amatori c’erano anche l’ex presidente degli industriali italiani Giorgio Fossa, i giornalisti Giovanni Valentini di Repubblica, Nicola Forcignanò, vice-direttore de Il Giornale, Silvio Conconi, direttore della rivista Golf e Turismo, gli imprenditori Massimo e Giuseppe Cobol, della Somed, i Trione della Emc2 e perfino un celebre avvocato britannico, Mark Shaw, e l’industriale degli occhiali Sean Collins. In più numerosi ospiti degli sponsor Rolex, Sanpaolo Banco di Napoli e Canterbury, provenienti anche da Gran Bretagna e Francia. A fare gli onori di casa Sergio Melpignano, proprietario del San Domenico Golf, della Masseria San Domenico e della Masseria Cimino, ossia le tre splendida strutture ideali per una invitantissima vacanza turistico golfistica. Ha giocato con lo spagnolo Alvaro Salto, mentre il figlio Francesco, ha partecipano insieme al tedesco Martin Kaymer, tra le rivelazioni del Challenge Tour e quarto nel ranking finale. Dopo aver annunciato la presenza a San Domenico della prestigiova gara per il terzo anno consecutivo Melpignano ha concluso: “Siamo molto soddisfatti di come sono andate le cose. Il prossimo anno rivedremo in azione i campioni di domani e coinvolgeremo in modo ancora più massiccio il territorio e le realtà locali. Il golf in Italia sta crescendo e noi vogliamo dimostrare di non essere secondi a nessuno”. .  
   
   
GOLF - EUROPEAN TOUR: TADINI, 21° INSIEME A CANONICA IN SPAGNA, MANTIENE LA “CARTA” PER IL CIRCUITO 2007  
 
Milano, 23 ottobre 2006 - Alessandro Tadini si è classificato 21° con 285 colpi (74 70 70 71) insieme a Emanuele Canonica (71 73 72 69) nel Mallorca Classic, la penultima gara stagionale dell’European Tour svoltasi sul percorso del Pula Golf Club nell’ isola spagnola di Mallorca. Con questo risultato e con i quasi 19. 000 euro guadagnati è salito al 110° posto dell’ordine di merito e ha mantenuto la “carta” anche per il prossimo anno. Quanto a Canonica, 57° nella money list, potrà prendere parte al Volvo Masters che chiuderà la stagione nella prossima settimana a Valderrama in Spagna, insieme a Francesco Molinari, che a Mallorca si è classificato 32° con 287 (73 73 68 73). In bassa classifica Edoardo Molinari, 66° con 294 (72 75 71 76). Quinto titolo nel circuito per il trentaquattrenne svedese Niclas Fasth (275 - 66 71 70 68), che ha lasciato a tre colpi lo spagnolo Sergio Garcia (278 - 70 70 70 68). Terzi con 279 José Manuel Lara e Marc Warren, quinto con 280 Peter O’malley. Lpga Tour: Silvia Cavalleri Si Classifica 31ª In Thailandia - Silvia Cavalleri si è classificata al 31° posto con i 216 colpi del par (71 72 73) nell’Honda Thailand (Lpga Tour), che si è concluso sul percorso all’Amata Spring Cc di Chonburi in Thailandia. Con un gran giro in 67 colpi si è imposta la coreana Hee-won Han (202 - 67 68 67) davanti a Diana D’alessio (207 - 68 69 70). Terze con 208 Candie Kung, Gloria Park e Nicole Castrale, che aveva iniziato il turno finale al comando insieme alla Han ed è poi crollata con un 75. Nel 73 della Cavalleri due birdie e tre bogey. Alps Tour: Remesy In Play Off - Il francese Jean-françois Remesy ha vinto in play off il Masters 13 (Alps Tour) al Pont Royal Golf Club di Marsiglia, in Francia. Chiusi i quattro giri con lo score di 278 colpi (73 68 67 70) alla pari con il connazionale Bertrand Cornut (70 70 68 70), lo ha poi superato alla seconda buca di play off. Al terzo posto con 280 altri due francesi, Dominique Nouailhac e Julien Millet. Migliore degli italiani Emmanuele Lattanzi, 15° con 288 (71 73 73 71), quindi Stefano Reale 25° con 292 (74 68 74 76) e 40° Giorgio Grillo con 299 (75 70 75 79). Seniors Tour: Giuseppe Cali’ 13° - Ancora una buona prova di Giuseppe Calì, che ha concluso al 15° posto con 216 colpi (72 70 74) l’Estoril Seniors Open of Portugal (Seniors Tour) disputato al Quinta da Marinha Oitavos Golfe a Cascais in Portogallo. Ha dominato l’inglese Carl Mason (204 - 64 69 71), che ha distanziato di quattro colpi l’australiano Stewart Ginn (208 - 69 67 72) e lo scozzese Sam Torrance (67 70 71). In quarta posizione con 210 Tony Johnstone e Juan Quiros. Per Mason e la quattordicesima vittoria nel circuito, la terza nella stagione e nelle ultime quattro gare disputate. Us Pga Tour: Troy Matteson Nuovo Leader - Troy Matteson (197 - 67 65 65) è il nuovo leader del Funai Classic (Us Pga Tour), che si disputa sui due percorsi di Disney World a Lake Buena Vista, in Florida, il Magnolia e il Palm Course. Lo seguono con 198 Joe Durant e con 199 Justin Rose, in vetta nei primi due turni. Al quarto posto con 200 Davis Love Iii e Charles Howell Iii, al 14° con 203 Mike Weir, al 24° con 204 Chris Dimarco, al 32° con 205 Vijay Singh. .  
   
   
450 MILA EURO PER SOCIETA´´ SPORTIVE DILETTANTISTICHE  
 
 Faedis, 23 ottobre 2006 - Sono 37 le società sportive non professionistiche del Friuli Venezia Giulia (abbinate a 22 discipline sportive) che, complessivamente, beneficeranno di un contributo regionale di 450 mila euro, assegnato su proposta dell´assessore alle Attività Produttive, Enrico Bertossi, in base delle indicazioni giunte dal Comitato regionale del Coni. Il finanziamento sarà erogato al Coni Friuli Venezia Giulia, incaricato della successiva liquidazione a favore delle società sportive regionali. .  
   
   
A CANEGRATE (MI) NEL 2007 I MONDIALI DI MINIGOLF  
 
Milano, 23 ottobre 2006 - Uno sport atipico, considerato dai più un gioco e un passatempo estivi, che in pochi conoscono a fondo e praticano, anche se nel 2005 oltre 12 milioni di italiani hanno giocato a minigolf almeno una volta e la Wmf (la Federazione mondiale golf su pista) certifica che i praticanti in Europa sono 300 milioni. Il golf su pista, denominazione ufficiale del minigolf, celebrerà l´anno prossimo il primo appuntamento iridato che sia mai stato organizzato in Italia, e in particolare in Lombardia. Due gli eventi mondiali presentati il 19 ottobre in Regione, alla presenza dell´assessore allo Sport, Giovani e Turismo, Pier Gianni Prosperini: il primo è la Coppa delle Nazioni, dal 19 al 27 maggio, e a seguire i Campionati Mondiali, dall´11 al 25 agosto. Luogo di gara per entrambi gli appuntamenti il Minigolf Relax time di Canegrate (Mi), centro sportivo che è stato teatro, in più occasioni, degli allenamenti della nazionale italiana e dove, dal prossimo mese di novembre, si svolgeranno i ritiri degli azzurri per la preparazione al mondiale. Sede delle cerimonie di apertura e chiusura delle competizioni, invece, sarà il castello di San Giorgio a Legnano. "E´uno sport che potrebbe avere una diffusione enorme - ha sottolineato Prosperini - sulla base della pratica ludica che lo contraddistingue, e perciò merita di uscire dal ruolo di comprimario in cui è confinato, tra gli sport di nicchia. E´ prima di tutto una pratica sportiva dove concentrazione e precisione sono essenziali: grazie a questo appuntamento iridato ci sarà anche l´occasione per farlo conoscere a più persone possibili, grazie all´operazione di marketing territoriale che gli organizzatori hanno ideato per promuovere quella parte della provincia di Milano, l´Alto Milanese, che nel 2007 ospiterà le due sessioni di gare". Finché non lo si vede giocare a livello agonistico non se ne ha un´idea. Perché nel minigolf si sommano le geometrie del biliardo, rese ancora più complicate dal fatto che le "sponde" non sono diritte ma curve o piegate a formare angoli sempre diversi, e la precisione di chi deve centrare un bersaglio con la gradevolezza di uno sport all´aria aperta. Il tutto condito, nell´immaginario collettivo, da valori positivi. Perché dire minigolf significa pensare al divertimento in famiglia o alle sfide tra compagnie di amici. "Si tratta di un´occasione irripetibile - ha detto oggi Giuliano Banfi, presidente della Figsp, la Federazione italiana golf su pista - sia per la disciplina sportiva sia per il territorio che ospiterà le manifestazioni. Sarà una importante occasione anche per far capire che il minigolf non è solamente un "passatempo", ma uno sport senza riserve, dove la concentrazione, la preparazione fisica e il talento sono doti assolutamente fondamentali". Sia la Coppa delle Nazioni sia il Campionato del Mondo si svolgeranno, come da regolamento della Wmf, su due discipline: "tradizionale" (le classiche 18 buche da tutti conosciute) e "miniature" (mini-piste in metallo della lunghezza massima di 6 metri e mezzo). Secondo le stime della Federazione internazionale minigolf saranno circa 800 le persone, tra atleti e dirigenti di oltre trenta nazioni differenti, che si ritroveranno nell´Alto Milanese per 15 giorni nel mese di agosto del prossimo anno e 300, provenienti da 12 Paesi per 9 giorni, a maggio. Oltre a familiari, amici, tifosi e spettatori. A livello di pratica sportiva, l´Europa conta oltre 3,5 milioni di atleti (circa 150. 000 gli italiani) che prendono parte a tornei ufficiali. I tesserati agonisti, che arrivano agli assoluti nazionali e alle competizioni internazionali, sono circa 34. 000 in Europa (1. 072 in Italia) e oltre 100. 000 negli altri continenti. .  
   
   
"ITA 85" INIZIA LA SUA NAVIGAZIONE VERSO LA COPPA AMERICA 2007  
 
 Valencia. 23 ottobre 2006 - "Ita 85" inizia a veleggiare. Dopo la presentazione di giugno e gli ultimi lavori di messa a punto il nuovo scafo del consorzio di "+39" (che nella Coppa America del 2007 difenderà i colori del Circolo Vela Gargnano) muoverà, nei prossimi giorni, le prime miglia di navigazione. Da qui alla primavera 2007 durerà la messa a punto prima degli impegni nelle regate di qualificazione della Coppa America, gli Atti della Louis Vuitton Cup. Sabato (oggi 21 ottobre ore 12) alla presenza dell´equipaggio, dello staff dirigenziale, del gruppo che ha collaborato alla costruzione la barca è scesa in acqua. Il capo progettista Giovanni Ceccarelli, il coordinatore Sebastiano Morassutti, gli uomini di Dannaval-sicilicraft e dei cantieri Soleri hanno "simbolicamente" consegnato a Luca Devoti, Iain Percy e tutto il suo equipaggio la nuova imbarcazione (unico assente " giustificato" Stefano Rizzi, lo skipper friulano impegnato nella Middle Sea Race di Malta con Paul Cayard sul 30 metri Maximus). Lo scafo esce dopo oltre 40 mila ore di lavoro, qualcosa come 2. 500 kg di fibre al carbonio, più altri 1500 Kg usati per lo stampo femmina. Il "look" è caratterizzato dai colori arancione e blu, le due anime del gruppo: la Sicilia e il lago di Garda. Gli allenamenti del team di "+39" erano già ripresi nelle passate settimane con uno stage a bordo di due 30 piedi concentrato sulla tecnica del Match-race con partenze, virate, boline e manovre in tutte le andature. "+ 39" ha come partners: Regione Sicilia, Fondiaria-sai, Db-line, Yamamay, Gilli, Sergio Tacchini. Principali Caratteristiche "Ita 85"
Scafo +39-01
Principale designer Giovanni Ceccarelli
Design N° Cyd 0104
Numero velico Ita 85
Lunghezza fuori tutto 26. 00 Mt. Loa
Larghezza fuori tutto 3. 80 Mt. Bmax
Pescaggio 4. 10 Mt. Draft
Dislocamento in assetto di stazza Kg. 24000 Dspl Peso scafo nudo solo composito Kg. 2000 Hull Weight
Peso zavorra Kg. 20. 000 Ballast
Altezza albero Mt. 34. 00 Mast Height
Superficie velica bolina 365 sqm. ( Randa + Genoa Max )
.
 
   
   
IL TEAM EMIRATES NEW ZEALAND SI PREPARA ALL’AMERICA’S CUP CON UNA NUOVISSIMA BARCA: NZL 92  
 
Milano, 23 ottobre 2006 – Alla presenza del Primo Ministro neozelandese Helen Clark, il Team Emirates New Zealand ha varato, nella sua base di Auckland, Nzl 92, il secondo dei due scafi con cui affronterà la preparazione finale alla Xxxii Coppa America. Alla cerimonia, alla presenza di Gary Chapman - Presidente di Emirates Group Service – e Richard Vaughan, Senior Vice Presidente delle operazioni commerciali di Emirates nell’Est Asiatico e in Australasia, hanno partecipato più di 800 persone. “Emirates e il Team Emirates New Zealand condividono questa importante partnership ormai da più di 2 anni, durante i quali Emirates è diventata strategica per New Zealand, così come a livello internazionale, poiché il team è cresciuto e si è sviluppato. Tutto ciò non è solo una coincidenza; condividiamo, infatti, diversi aspetti e valori con New Zealand” commenta Gary Chapman - Presidente di Emirates Group Service. “Entrambi siamo assolutamente concentrati, siamo convinti di avere le persone e l’equipaggio giusto, ma soprattutto crediamo che trasmettere capacità e competenze come un vero team sia fondamentale per il nostro successo. ” ”Ora abbiamo le barche su cui, come team, dovremo costruire una grande equipaggio vincente. Per riuscirci dovremo correre contro il tempo. Abbiamo fino al prossimo 16 aprile per mettere insieme tutti quello che ci permetterà di vincere la Coppa America” Commenta Grant Dalton – Team Managing Director. “Crediamo molto nella nuova Nzl 92 e ringraziamo Emirates per la fiducia dimostrata oggi come in tutti questi anni passati insieme. ” .